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Vincere per incoraggiare gli altri - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:47

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Vincere per incoraggiare gli altri

Nell’iniziare il nostro viaggio in questo 2021, presentiamo alcune esperienze per accendere in ognuno di noi la decisione di realizzare insieme un anno di speranza e di vittoria

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Nell’iniziare il nostro viaggio in questo 2021, presentiamo alcune esperienze per accendere in ognuno di noi la decisione di realizzare insieme un anno di speranza e di vittoria

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Andrew Valenti, Bologna – Tokyo

Per la felicità di ogni studente

Conquistato dal sistema educativo di Makiguchi, grazie a un serio impegno Andrew riesce ad accedere all’Università Soka per realizzare il sogno di diventare un educatore capace di comprendere il cuore degli studenti

Ho iniziato a praticare il Buddismo nel 2013, in seguito a varie sofferenze che stavo affrontando in quel momento, soprattutto in famiglia.
Una delle cose che più mi tormentava era il senso di fallimento legato alla scuola: i miei voti non erano granché, ero stato rimandato per tre anni di fila e più volte mi era stato suggerito dai professori di valutare la possibilità di non proseguire gli studi perché non era la mia strada.
Dopo poco aver iniziato a praticare, cominciai a interessarmi al sistema educativo Soka elaborato da Tsunesaburo Makiguchi, il primo presidente della Soka Gakkai. Mi colpirono queste parole del maestro Ikeda: «Qual è dunque l’obiettivo dell’educazione? Piuttosto che individuare complesse interpretazioni teoriche, sarebbe meglio iniziare osservando il bambino che vi siede sulle ginocchia e chiedersi: come posso far sì che questo bambino conduca una vita veramente felice?» (L’educazione Soka, Esperia, pag. 9).
Decisi che avrei utilizzato tutte quelle sofferenze legate al mondo della scuola con il sogno di diventare un educatore in grado di trasformare il sistema pedagogico italiano, per far sì che gli studenti del futuro trovino un ambiente sano e incoraggiante che metta al centro la felicità di ognuno di loro.
In quello stesso periodo, venni per la prima volta a conoscenza dell’Università Soka, fondata nel 1971 dal maestro Ikeda per rendere realtà il sogno del suo maestro Toda, che a sua volta lottò per vedere realizzata la visione del suo maestro Makiguchi.
Tuttavia non mi sentivo ancora pronto per provare a iscrivermi all’Università Soka: volevo prima affinare le mie capacità e diventare un bravo studente.
Finito il liceo, mi iscrissi alla facoltà di Lettere dell’Università di Bologna. All’inizio fu davvero difficile. Non avevo conoscenze propedeutiche utili per affrontare i corsi, non ero allenato allo studio e non capivo quasi niente di quello che leggevo.
Tuttavia, di lì a poco cominciai a fare attività nel Gruppo studenti e trovai così un altro motivo per sfidarmi più intensamente nei miei studi: portare agli altri studenti esperienze di vittoria e ripagarli in qualche modo delle esperienze che loro offrivano a me.
Studiare per realizzare kosen-rufu, lottare per la felicità di ogni persona: questa è la missione alla base dell’impegno degli Studenti Soka.
All’inizio del 2020 mi trovavo con ancora otto esami da dare e la tesi da scrivere, nonostante il mio forte desiderio di laurearmi. Pensavo di non potercela fare e svalutavo continuamente me stesso. Contemporaneamente, cominciò anche il lockdown a causa della pandemia di Covid-19.
Un incoraggiamento di Nichiren Daishonin ripreso più volte dal maestro Ikeda mi ha incoraggiato in modo determinante: «Se in un singolo istante di vita esauriamo le sofferenze e gli sforzi di milioni di kalpa, allora istante dopo istante sorgeranno in noi i tre corpi del Budda di cui siamo eternamente dotati. Nam-myoho-renge-kyo è proprio una tale pratica diligente» (BS, 124, 56).
Riuscii a raccogliere tutta la mia convinzione, con la decisione di fare azioni concrete basate sul Daimoku.
Le vittorie non tardarono ad arrivare. In meno di tre mesi riuscii a dare sette esami con la media del 27/30 e a scrivere la mia tesi.
Contemporaneamente, decisi di iscrivermi all’Università Soka di Tokyo che sarebbe cominciata a settembre. Poco più di un mese dopo ho ricevuto la risposta: ammesso all’Università Soka a Tokyo! Quello stesso giorno ho sostenuto l’ultimo e più difficile esame che mi restava e, purtroppo, non l’ho passato. Questo mi ha impedito di laurearmi in estate.
Avevo comunque deciso di affrontare definitivamente il senso di sconfitta che da sempre mi attanagliava, così davanti al Gohonzon ho cominciato a pregare intensamente per una vittoria impossibile, continuando a studiare ogni giorno.
A causa della pandemia, ho iniziato il semestre all’Università Soka dall’Italia. Ogni giorno, a causa del fuso orario, mi svegliavo circa all’una e mezza del mattino per prepararmi, fare Daimoku e seguire le lezioni fino alle 07:30 o 09:30, in base al programma. Subito dopo mi incontravo virtualmente con gli altri studenti per preparare il festival annuale dell’Università Soka, mentre di giorno studiavo per poter passare l’ultimo esame all’Università di Bologna.
Ho recitato Daimoku in ogni momento possibile, sebbene più volte ho rischiato di addormentarmi davanti al Gohonzon! Ho iniziato inoltre a fare attività con il gruppo degli studenti internazionali in Giappone, dai quali ho ricevuto fin da subito un sostegno inimmaginabile.
A metà settembre ho affrontato finalmente l’ultimo esame: l’ho passato e il professore ha riconosciuto il valore del mio impegno.
A fine ottobre sono finalmente partito per il Giappone. Pochi giorni dopo ho sostenuto online la discussione della mia tesi, da Tokyo.
La mia gratitudine va alla mia famiglia, che mi ha sostenuto moltissimo ogni volta che stavo per arrendermi; alla mia ragazza, che mi ha sempre ricordato che il mio valore dipende da me; ai miei compagni di fede in Italia e anche in Giappone, che mi hanno dato un caldo benvenuto fin dal primo giorno all’Università Soka. Infine, la mia gratitudine va a Sensei, al quale ho promesso di diventare un educatore capace che grazie alle numerose difficoltà affrontate può comprendere il cuore degli studenti che ha davanti, per contribuire a trasformare il sistema educativo italiano.

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Eva Geraldine Fontanelli, Milano

Una fede libera dal dubbio è il tesoro più prezioso

Dopo aver incontrato la pratica buddista Eva si trasferisce a New York e realizza una brillante carriera professionale come fashion editor. Basandosi sulla relazione con il maestro decide di creare ancora più valore nel suo lavoro e riesce ad aprire una nuova strada nell’ambito della moda etica, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Come è iniziato il tuo viaggio con il Buddismo?

Sono metà italiana e metà francese, cresciuta in Toscana.
A diciotto anni sono andata via di casa in modo piuttosto ribelle. Ho incontrato la pratica buddista nel 2002, e mi sono posta l’obiettivo impossibile di andare a vivere New York, nonostante gli impedimenti economici e il fatto di non conoscere nessuno lì. A New York ho ricevuto il Gohonzon e da quel giorno non ho mai smesso di praticare. Nam-myoho-renge-kyo e il Gohonzon sono sempre stati la base della mia vita.
Ho fatto una rivoluzione incredibile in ogni aspetto, a cominciare dalla mia famiglia.
A New York ho iniziato a lavorare nella moda e ho potuto sviluppare la mia carriera come fashion editor per riviste molto famose, fino ad arrivare al top nel mio campo.

Come hai realizzato la tua crescita professionale?

Ho cercato di basarmi sempre sulla strategia del Sutra del Loto come incoraggia Nichiren Daishonin. Dedicarmi agli altri è stato fondamentale perché mi ha permesso di vincere sul mio ego, sul mio piccolo io. Inoltre la buona fortuna e la protezione dovute alla pratica buddista mi hanno permesso di imboccare ogni volta la strada migliore per me, anche se la mia testa mi suggeriva un’altra direzione.
Ho parlato del Buddismo a tantissime persone e circa una cinquantina di loro attualmente stanno praticando. Ho sempre fatto molta attività per gli altri, in prima linea come membro della Soka Gakkai. Questa è stata la mia fortuna, insieme alla costruzione passo dopo passo della relazione con il maestro, che mi ha permesso di trasformare aspetti molto profondi della mia vita. Proprio io che volevo sempre cavarmela da sola, ho scoperto quanta forza si può tirar fuori dalla propria vita percorrendo la strada di maestro e discepolo.
Avevo fatto una grande promessa a Sensei: prima di passare al Gruppo donne avrei creato armonia nella mia famiglia. Avevo deciso di farlo entro il 18 novembre di quell’anno (2018). Circa due mesi prima sono successe delle cose assurde, la situazione sembrava peggiorare. Decisa a portare fino in fondo la mia promessa a Sensei, ho perseverato recitando Daimoku e impegnandomi nel dialogo con ogni persona. È stato incredibile, nel giro di poche settimane tutto si è sciolto, mio padre è venuto a zadankai (non ci eravamo parlati per dieci anni), mia sorella e mia madre hanno ricevuto il Gohonzon, e la moglie di mio padre sta partecipando alle attività.
Oggi posso dire che la mia è davvero una famiglia armoniosa. Per me è stata una grande prova concreta.

E nel lavoro cosa è successo?

Dopo aver raggiunto grandi risultati nella carriera, a un certo punto, quattro anni fa, ho sentito che volevo fare un salto, volevo creare più valore. Ero convinta che il mondo della moda fosse troppo futile per questo. Proprio in quel periodo mi sono trovata a fare una consulenza per le Nazioni Unite e così ho scoperto l’ambito della moda etica: incredibile, lavorare per le Nazioni Unite era un mio obiettivo fin da quando avevo iniziato a praticare! Così ho scoperto gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e ho trovato uno scopo chiaro: contribuire a realizzare l’Agenda 2030 con il mio lavoro.
La mia mente diceva che per creare valore avrei dovuto cambiare strada, invece continuando a impegnarmi in tutto ciò che avevo costruito fino a quel momento, come ci insegna il maestro Ikeda, proprio lì dove mi trovavo ho aperto una strada nuova.
Grazie al Daimoku e al Gohonzon mi sento “invincibile”. Quando riesco a basarmi su una fede profonda, una fede libera dal dubbio è il mio tesoro più prezioso. Come scrive la signora Kaneko «Qualsiasi difficoltà incontrerò, la supererò impavida, infondendo speranza e coraggio agli altri» (NR, 622, III).

La pandemia ha causato problemi al tuo lavoro?

Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 ho avviato una mia Startup basata sui valori che ho appreso dal Buddismo e che sono anche propri dell’Agenda 2030. Poi è arrivato il Covid e tutto sembrava perduto, ogni attività era bloccata e quindi anche la mia Startup. Ho iniziato a recitare Daimoku come per tirar fuori l’acqua dal deserto, volevo realizzare una prova concreta ma non sapevo come.
Insieme ai compagni di fede del mio gruppo e unita con i miei shakubuku abbiamo iniziato a recitare Daimoku per ogni nostro obiettivo: quanto sono importanti i compagni di fede!
E così, grazie alla saggezza emersa dalla preghiera, mi è venuta un’idea che ha dato vita a nuove opportunità. A giugno abbiamo iniziato la produzione di una serie tv che parla e promuove la mia startup e che veicola i messaggi che mi sono cari: sostenibilità, etica, moda e viaggi. Ciò mi ha permesso di evitare che il progetto si bloccasse e anzi di promuoverlo e creare lavoro anche per altre persone in un periodo in cui siamo tutti in difficoltà. Così una situazione che sembrava senza via d’uscita si è rivelata ricca di prospettive. Anche questa volta la mia sincera preghiera al Gohonzon mi ha spinta a tirar fuori molto di più rispetto a quello che la mia mente suggeriva. Con questa esperienza abbiamo potuto incoraggiare tanti compagni di fede del nostro settore a non perdere la speranza.

Qual è la tua sfida interiore?

La mia sfida più grande ogni volta è tirar fuori il coraggio di essere me stessa.
È una lotta costante con la sfiducia, con i limiti che l’ambiente mi pone, per riuscire a creare speranza nelle situazioni più difficili, cercandola dentro di me.
Tengo sempre con me questo incoraggiamento del maestro Ikeda per non perdermi in questa sfida della rivoluzione umana: «Noi che abbiamo sempre continuato ad abbracciare la Legge mistica, non ci troveremo mai a un punto morto. In qualunque situazione critica potremo sempre aprirci un varco e sormontare le difficoltà facendo erompere una fresca, impetuosa forza vitale, e aprendo un nuovo cammino. […] Credete in voi stessi, vivete con fiducia per la causa di kosen-rufu e diffondete nelle vostre comunitа la luce di felicitа della Legge mistica» (NR, 651, 29).
Sento che grazie a questa lotta sto costruendo la mia vera indipendenza.
Dentro di noi c’è un potere senza limite che ci consente di trasformare il veleno in medicina, quel veleno che ci impedisce di vedere la nostra natura di Budda. Ognuno ha una missione da compiere, per questo è così importante conoscersi, essere veramente se stessi e trovare il modo di realizzare la propria e altrui felicità.

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Un gruppo di “buoni amici”

I membri del gruppo Liverani (Firenze) raccontano come l’attività online li ha portati a realizzare una grande crescita

Qual è stata la vostra esperienza con gli zadankai online?

Paolo: A settembre 2019 sono entrato a far parte di questo gruppo con il desiderio di incoraggiare e crescere nella fede insieme agli altri. Poi è arrivata la pandemia, che ho vissuto come un forte impedimento per la realizzazione del mio obiettivo, senza contare la mia forte reticenza iniziale nel fare attività online.
Tuttavia, spronato da un ardente desiderio di vincere insieme agli altri, mi sono sfidato e ho iniziato ad approfondire i legami di fede con le persone del gruppo, e non solo, tutto “grazie” al web. Ho iniziato a essere grato perché quello che inizialmente mi faceva soffrire si è trasformato in fonte di gioia.
Ora tutti i membri sono attivi e, nonostante le nostre differenze, ci sosteniamo per vincere sulle nostre debolezze e per incoraggiare gli altri. Come buoni amici ci sproniamo naturalmente nel praticare il Buddismo con gioia. Sono aumentati i partecipanti e siamo riusciti a coinvolgere anche persone che si erano allontanate.

C’erano persone del gruppo che avevano problemi con la tecnologia? Come li avete superati?

Giovanna: Nei mesi del lockdown ho recitato molto Daimoku per i tanti problemi che emergevano. Mi mancavano gli incontri in presenza, ma vedevo i miei figli che si impegnavano usando il web per fare in modo che l’attività non si fermasse.
Più pregavo e più ricordavo la tanta attività nel Gruppo giovani, le tante visite a casa. Allora ho iniziato a fare chiamate e video-chiamate, ho visto la gioia negli occhi delle persone, ho cercato di dare il mio contributo e spronare gli altri a fare altrettanto. I miei figli mi hanno aiutata a usare le piattaforme online per le riunioni.
Ho determinato di annullare le distanze, siamo lontani ma uniti. Mi sento vicina a Sensei in un modo indescrivibile.

Quali sono gli incoraggiamenti del maestro Ikeda che vi hanno ispirato?

Ilaria: «Spero che avanziate sempre con speranza, qualsiasi cosa accada. Vi prego di insistere con sempre maggiore fiducia nelle circostanze più difficili. Non smettete di sfidarvi con spirito positivo e non trascurate la vostra salute» (Giorno per giorno, Esperia, 12 novembre). Questa è la frase di Sensei che mi sta sostenendo in questi lunghi mesi di emergenza Covid.

C’è stato un momento in cui avete cambiato la vostra determinazione?

Riccardo: Alcune persone del nostro quartiere hanno legami con alcuni praticanti di Bergamo. Quando è scoppiata la pandemia ci siamo mobilitati per sostenerli, prima di tutto con la preghiera. L’entusiasmo all’inizio è stato grande, ma dopo mi sono scontrato con la mia chiusura, la mia oscurità: profondamente mi sentivo lontano da tutto quello che stava succedendo.
Ho combattuto ogni giorno davanti al Gohonzon per superare quello che riconoscevo come un mio limite, e qualcosa è cambiato. Ho potuto affrontare la pandemia e i miei problemi di salute in modo più risoluto. Dedicarmi agli altri mi ha permesso di rinnovarmi e utilizzare la rete per portare avanti l’attività in questa “nuova normalità”, come ci ha consigliato il maestro Ikeda.

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