Jasmina, come rappresenteresti il tuo legame con il maestro?
Il presidente Ikeda è la persona che crede in me e questo mi ispira e mi incoraggia a fare sempre meglio. Sensei mi insegna a rispettare tutte le persone come essere umani. Grazie a questo ho imparato a credere profondamente nel potenziale di ognuno, avere compassione e sentire che la nostra felicità è legata a quella degli altri. Approfondire il legame con il maestro è quello che mi aiuta a sentirmi in armonia con gli altri e con ciò che mi circonda. Ed è per questo che rappresenterei il legame con lui come una grande distesa verde dove l’occhio si perde all’orizzonte.
Hai fatto shakubuku recentemente?
Sì, a una ragazza che ho incontrato in palestra; abbiamo fatto amicizia e si è creato subito un rapporto molto bello basato su un dialogo sincero. Dopo che siamo diventate amiche le ho parlato del Buddismo e lei piano piano ha cominciato a interessarsi. Mi ha fatto molte domande che mi hanno spinta ad approfondire io per prima e così sono riuscita a rispondere ai suoi dubbi e anche a incoraggiarla grazie alle mie esperienze. E lei progredendo nella fede ogni giorno incoraggia me. Non è sempre facile avere fede nel Buddismo e il sostenere questa amica mi stimola a rafforzare e rinnovare la mia fede: più faccio esperienze e progredisco sulla base della pratica, più riesco a incoraggiarla.
Quando è stata l’ultima volta che ti sei sentita sconfitta e cosa hai fatto?
Un punto che spesso mi ha fatto sentire sconfitta è quello sentimentale. Poco tempo fa mi sono messa un obiettivo preciso che ancora non ho raggiunto, però ho cambiato qualcosa dentro di me: ho percepito che la vittoria non è per forza legata alla realizzazione di uno scopo, vincere è piuttosto non perdere. Pensare che la mia felicità possa dipendere da un qualcosa di esterno mi impedisce di fare la mia rivoluzione umana. La felicità risiede unicamente dentro di noi, come ricorda Daisaku Ikeda in una recente guida per il gruppo Kayo-kai. Noi attiriamo le persone con il nostro stesso stato vitale, quindi per costruire una relazione è essenziale la continua ricerca individuale del nostro vero valore e non basarsi solo sui sentimenti che possono cambiare nel tempo.
Il fatto di non realizzare i nostri scopi di solito produce sofferenza, e spesso è proprio la sofferenza che ci impedisce di arrivare a ottenere ciò che desideriamo. Pensiamo: «Questa cosa è troppo difficile, non ce la farò mai!». Ma abbandonare le cose che ci fanno soffrire senza risolverle, fa nascere dei rimpianti. Invece davanti al Gohonzon bisogna coltivare il coraggio di andare fino in fondo nel perseguire i nostri desideri e scoprire se sono veramente la cosa migliore per noi.