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L’acqua color smeraldo dell’isola di Jeju - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:20

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    L’acqua color smeraldo dell’isola di Jeju

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    In questo mese

    8 settembre 1957
    Dichiarazione di Josei Toda contro le armi nucleari

    12 settembre 1271
    Persecuzione di Tatsunokuchi

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    Lo scorso luglio, nei giorni 21, 22 e 23, si è tenuto il nostro corso nazionale (il report è presente in NR, 610, 17). Abbiamo scritto diverse volte al nostro maestro per tenerlo informato sulla preparazione, sullo svolgimento e il risultato del corso.
    Il presidente Ikeda ha risposto tre volte, ringraziando tutti per l’impegno, specialmente le donne e gli uomini che hanno lavorato dietro le quinte, e porgendo i suoi migliori saluti a tutti i partecipanti della Divisione futuro.
    Siamo stati poi informati che sensei avrebbe citato il corso Futuro italiano nel suo saggio successivo dedicato alla Divisione futuro, che è stato pubblicato sul Seikyo Shimbun del 1° agosto. Nel saggio sensei ha scritto: «Al corso nazionale italiano i partecipanti hanno studiato un Gosho. Il Gosho che è stato scelto è lo stesso che io spiegai in passato alla Divisione scuole superiori: L’eredità della Legge fondamentale della vita. La lezione è stata tenuta da un responsabile che fu uno dei partecipanti alle mie lezioni, che faceva parte della prima classe della Divisione scuole superiori. Dopo mezzo secolo il grande fiume dove crescono persone di valore si è ampliato in tutto il mondo e il suo ulteriore sviluppo è simultaneo in tutto il pianeta» (di prossima pubblicazione su Il Nuovo Rinascimento).

    Siamo pieni di gratitudine verso sensei e pronti a iniziare il nuovo anno scolastico con speranza e voglia di dare il massimo in ogni aspetto della vita!

    I responsabili nazionali della Divisione futuro

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    Spiegate le ali verso il futuro / L’acqua color smeraldo dell’isola di Jeju
    di Daisaku Ikeda

    Nel maggio del 1999 visitai l’isola di Jeju, nella Corea del Sud, su invito dell’università locale. Quest’isola è conosciuta per le sue “tre bellezze”: il paesaggio naturale, la frutta deliziosa e lo spirito caloroso dei suoi abitanti; e per i suoi “tre tesori”, ovvero il pesce, le piante rare e un dialetto unico al mondo.
    L’isola di Jeju dista meno di un’ora di volo da Fukuoka, nell’isola di Kyushu, nel sud del Giappone. Una volta arrivato, mi sentii subito rinfrescato da una piacevole brezza che recava con sé il profumo di una vegetazione rigogliosa. L’isola era circondata da un’acqua color smeraldo.

    […] L’isola di Jeju è una famosa località turistica definita patrimonio naturale dell’umanità, e ha dovuto resistere a una lunga storia di avversità, compreso il rigido dominio coloniale giapponese.
    Il mio caro amico, il professor Moon Boo Cho, ex rettore dell’Università di Jeju, ha vissuto in tale periodo turbolento.
    Riflettendo sui traguardi raggiunti dalle grandi figure del passato di entrambi i nostri paesi, il professor Cho e io ci siamo impegnati in un aperto dialogo sugli aspetti oscuri e illuminati della lunga storia dei nostri rispettivi paesi. Il nostro desiderio era trasmettere il nostro messaggio ai giovani leader del futuro attraverso la pubblicazione di due dialoghi.
    Durante la mia prima visita all’isola di Jeju, il professor Cho venne ad accogliermi all’arrivo in aeroporto. Il suo aspetto trasmetteva dignità e fiducia, un sorriso caloroso e accogliente. Il suo sguardo era gentile e perspicace. Era la seconda volta che ci vedevamo dopo il nostro incontro a Tokyo dell’anno precedente (marzo del 1998).
    Mentre lottava per portare avanti i suoi studi, Cho si chiedeva perché i leader del suo paese non facessero nulla per aiutare coloro che stavano soffrendo. La popolazione piangeva nella miseria a causa della mancanza di un leader saggio e autentico. Dopo la laurea, prima di far ritorno alla città natale, Cho decise di costruire la sua carriera nel campo dell’educazione, in modo da poter formare persone capaci per il futuro.
    Per molti anni si dedicò con passione all’educazione e allo sviluppo dell’Università di Jeju. I suoi sforzi erano permeati di compassione e dello spirito di mettersi al servizio delle persone, qualità maturate e affinate durante gli anni difficili della giovinezza.

    […] È dal 1999 che hanno luogo scambi culturali tra gli studenti dell’Università di Jeju e l’Università Soka in Giappone. Una volta il professor Cho invitò gli studenti dell’Università Soka a studiare presso l’Università di Jeju con queste parole: «Nella vita, e in particolare durante la giovinezza, potete scegliere tra due strade: quella della lotta o quella delle cose facili. Siete ancora giovani. Decidere di intraprendere la strada della lotta vi porterà grandi benefici nella vita. Ciò che conta è avere lo spirito di offrire il proprio contributo alla società e agli altri. Senza questo spirito non potrete dire di aver tratto davvero beneficio dai vostri sforzi. […]».

    […] Nichiren Daishonin afferma: «Il debito di gratitudine verso padre e madre è vasto quanto il grande mare» (Il comportamento filiale, RSND, 1, 917). Il debito di gratitudine verso i vostri genitori e verso coloro che vi hanno aiutato a crescere è più profondo dell’oceano. Possedere il nobile spirito di ripagare tale debito di gratitudine è la premessa di una vita ammirevole.
    Essere buoni con i vostri genitori è il vero comportamento umanistico. Vi prego di essere forti, positivi e mai sconfitti durante la vostra gioventù, donando gioia ai vostri genitori e alla vostra famiglia.
    Il pioniere coreano della letteratura per ragazzi Bang Jeong-hwan (1899-1931) lodava i giovani per la loro dinamica forza vitale e per il loro potenziale di crescita, e li considerava come la fonte dello sviluppo e del progresso dell’intera razza umana.
    Tutti voi membri della Divisione futuro, che siete la speranza dell’umanità, state combattendo ogni giorno per lucidare lo specchio della vostra vita. I vostri sforzi sinceri e perseveranti condurranno direttamente alla primavera della pace mondiale.

    (1 dicembre 2015)

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    Le nostre storie / Nulla è impossibile

    di Lorenzo Boccucci, 15 anni, Torino
    Passioni: skateboard, nuoto agonistico, libri fantasy

    Ho iniziato a praticare il Buddismo seriamente due anni fa su consiglio dei miei genitori, entrambi praticanti. La mia prima vera esperienza risale allo scorso anno scolastico. La mia situazione a scuola era quella di chi fa il minimo indispensabile, giusto per accaparrarsi un sei. Alla fine del primo quadrimestre nella mia pagella risultavano però due insufficienze. Sapevo bene che questi voti non rispecchiavano quello che potevo dare veramente.
    Dentro di me ha cominciato a farsi strada il desiderio di dare valore alle ore che passavo ogni giorno a scuola. Decisi così di recitare Nam-myoho-renge-kyo determinando che avrei cambiato questa situazione.
    Qualche sera dopo la pubblicazione della pagella, mia madre mi disse che la sua azienda aveva istituito una borsa di studio per chi riusciva a raggiungere la media dell’otto. Il mio primo pensiero fu che quella era l’occasione che stavo aspettando. Dati i miei voti, vedevo però quel traguardo come una meta impossibile e dentro di me pensavo che non ce l’avrei mai fatta.
    Ma ho deciso di sfidarmi. Più che raggiungere la media dell’otto a tutti i costi, ho determinato di impegnarmi con tutto me stesso, per far sì che quelle sei ore di scuola al giorno diventassero utili per la mia vita. Da quel momento la mia situazione è completamente cambiata.
    Ho cominciato ad appassionarmi alle materie e questo ha reso molto più facile prendere ottimi voti. Finendo la scuola con ottimi risultati avrei potuto scegliere liberamente quale sarebbe stato il mio percorso futuro, senza ritrovarmi con dei limiti nella preparazione. A darmi forza è stato proprio il desiderio di avere la libertà di scegliere. E allora perché non cominciare già da ora? Grazie alla pratica non mi sono mai lasciato sopraffare dalla voglia di arrendermi.
    Una cosa che mi ha aiutato molto è stato applicarmi di più nello studio del Buddismo. Vorrei condividere con voi una frase di Daisaku Ikeda che mi ha incoraggiato tanto: «Dovete essere forti. Non c’è speranza di vincere in questo mondo caotico se siete deboli. Qualsiasi cosa gli altri facciano o dicano sviluppate le vostre capacità per poi utilizzarle. Una profonda fede è il miglior mezzo per far emergere la forza interiore. Ognuno di voi ha un’importante missione e spero che risvegliandovi a essa ve ne sentiate fieri» (Giorno per giorno, 24 giugno). Posso dire con orgoglio che alla fine dell’anno scolastico la mia media è stata dell’otto pieno!
    Ho sperimentato che non bisogna mettere mai dei limiti a ciò che vogliamo realizzare. Possiamo trasformare quello che ci sembra impossibile in possibile, perché in realtà nulla è impossibile se noi non pensiamo che lo sia.

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    Domande e risposte con il presidente Ikeda

    Un ragazzo della Divisione futuro ci ha chiesto quali sono le qualità necessarie per parlare e stringere amicizia con persone di altre culture e religioni, così come sta facendo lei, presidente Ikeda.

    Si tratta essenzialmente di creare relazioni tra esseri umani. Studiare e praticare il Buddismo del Daishonin ci permette di conversare con gli altri cuore a cuore, raggiungendo il livello più profondo della vita. Ricordate che fare amicizia con persone di altri paesi non è diverso dal farlo con persone della vostra città. La cosa importante è rispettare gli altri, essere onesti e aperti con loro e cercare di capirli come esseri umani. Coloro che sono in grado di salutare gli altri e dialogare con entusiasmo possono essere chiamati cittadini globali. Inoltre, una caratteristica comune di molti degli eccezionali leader internazionali che ho incontrato è la loro determinazione nel mantenere le promesse. (D. Ikeda, Il mondo vi attende, pag. 52)

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