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Boston: il potere di uno spirito positivo e ottimista - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:49

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Boston: il potere di uno spirito positivo e ottimista

Questo saggio, pubblicato originariamente nel 2012 sulla rivista giapponese Pumpkin, è dedicato alla città di Boston, definita dal maestro Ikeda “capitale dell’educazione”

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Questo saggio, pubblicato originariamente nel 2012 sulla rivista giapponese Pumpkin, è dedicato alla città di Boston, definita dal maestro Ikeda “capitale dell’educazione”

Oh com’è rigenerante il cielo azzurro!
Com’è abbagliante la luce del sole!
Com’è lussureggiante il verde delle foreste!

Un fresco mattino pieno di energia
quando tutti gli esseri viventi
sembrano rinascere.

La prima volta che visitai Boston, sulla costa orientale degli Stati Uniti, era il settembre del 1991. In quell’occasione composi una poesia per i miei amici che inizia con questi versi che celebrano la gioia del mattino.
La luce del mattino ha il potere di rivitalizzare ogni cosa. E l’educazione, per le persone, è come la luce del mattino che infonde nell’animo il potere rivitalizzante dell’alba.
L’educazione è davvero una fonte di luce, è come il sole.
E Boston è una capitale dell’educazione che trabocca della luce brillante dell’intelletto.

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Molte rinomate istituzioni educative hanno sede a Boston e nei dintorni: l’Università di Boston, l’Università del Massachusetts, l’Università di Harvard, il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e l’Università di Tufts.
Sono templi della cultura dove si sono formati diversi presidenti degli Stati Uniti e premi Nobel in ogni campo.
Qui si radunano le menti più brillanti per affinarsi attraverso lo studio e assumere poi il loro posto sul palcoscenico mondiale. Come cittadella di individui dinamici e impegnati, Boston continua a produrre un flusso costante di menti dotate che svolgono un ruolo attivo nel forgiare il futuro dell’umanità. Il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy (1917-1963), nato a Boston, dichiarò: «I costruttori di pace sono veramente fortunati», e poi: «Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per il servizio pubblico».
Ho molti amici a Boston che impiegano le loro energie e la loro intelligenza nella costruzione di una rete sempre più vasta di persone che si dedicano alla pace e alla felicità dell’umanità.

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Alla vigilia della mia seconda conferenza ad Harvard, nel settembre 1993, visitai la casa natale del presidente Kennedy, riflettendo sulla sua vita. Feci visita anche a una coppia di membri che abitavano nei dintorni, responsabili nella loro comunità locale, e intrattenni una piacevole conversazione con loro, con i familiari e con alcuni amici che erano stati invitati insieme ai loro figli. Li incoraggiai a fare della loro comunità, la comunità locale più felice del mondo.
Ispirati dal motto “Prendi l’iniziativa”, i miei cari amici di Boston stavano cercando, da buoni compagni di fede, il modo di dare un contributo alla società mentre portavano avanti lo studio di una grande filosofia basata sul rispetto della dignità della vita.
Al tempo stesso stavano mettendo in pratica lo spirito democratico americano, impegnandosi a dialogare e a lavorare insieme agli altri per migliorare la propria comunità.

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Helen Keller (1880-1968) studiò al college femminile associato ad Harvard, il Radcliffe College. Pur non potendo vedere, sentire, né parlare fin da bambina, in seguito diventò un’attivista nel sociale. Affermava che i fallimenti non sono altro che prove per il successo finale.
Ammiro profondamente questo spirito americano positivo e ottimista, che si rifiuta di cedere alla disperazione e con audacia apre nuovi sentieri.

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Quando fondai il Centro di ricerca per il ventunesimo secolo di Boston (ora Centro Ikeda per la pace, l’educazione e il dialogo), nei pressi dell’Università di Harvard, il motto che scelsi fu “Siate il nucleo di una rete di cittadini globali, siate un ponte per il dialogo fra le civiltà, siate un faro che illumina il cammino verso un secolo della vita”.
Un dialogo sincero ha il potere di colmare le differenze e di creare armonia e speranza.
La prima direttrice del Centro, Virginia Benson, era un’esperta politologa che aveva lavorato nell’amministrazione del presidente Jimmy Carter. Decisa non soltanto a riconoscere le diversità ma a valorizzarle, costruì una rete di eminenti studiosi di livello mondiale e ancora oggi continua a unire le voci per la pace.
Sono le persone che uniscono le persone. Per questo gli individui dotati di integrità e carattere sono i pilastri della pace.
Una delle persone con le quali la signora Benson strinse una forte amicizia fu Elise Boulding (1920-2010), pioniera degli studi per la pace che viveva vicino a Boston. Poco prima di morire la dottoressa Boulding le disse: «Le culture di pace non si realizzano da sole, siamo noi che dobbiamo crearle.
E lo facciamo insieme… Dobbiamo cominciare là dove ci troviamo».
E proseguì dicendo: «Non possiamo sfuggire il momento presente. Tu devi essere la realizzazione di ciò che hai imparato. Non fermarti. Goditi ciò che stai facendo adesso».
Agire con coraggio e con gioia a partire da questo momento, nel posto in cui ci troviamo adesso, per nostra libera scelta, è il primo passo per costruire una cultura di pace.

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Quando visitai il municipio di Boston (nel 1991), dove incontrai i cittadini e gli amministratori della città, espressi la mia ammirazione per Ralph Waldo Emerson (1803-1882), grande poeta e filosofo originario di Boston.
Emerson esortava le persone ad avere fiducia in se stesse e diceva: «Sicuramente in noi c’è una gran quantità di bene che ancora non abbiamo rivelato».
Dobbiamo tirar fuori una grande forza interiore; ogni giorno della nostra vita è una sfida coraggiosa, un’avventura e un’opportunità di crescita personale.
Le ali che ci sosterranno in questo viaggio si fortificano imparando dalle relazioni con gli altri e dagli sforzi per contribuire alla società.
La fresca luce del mattino di Boston ci sta comunicando che il mondo e la vita quotidiana sono i nostri “campus”, sono l’arena in cui imparare e agire.
Al termine di un’altra delle mie indimenticabili visite negli Stati Uniti (1996), scrissi questa poesia per i miei cari amici:

Torno a casa profondamente grato
per la vostra sincerità.
Possano le vostre vite svilupparsi sempre di più!
Possa l’America crescere sempre di più!

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