In queste pagine, dedicate alle persone che sono entrate da poco a far parte della Soka Gakkai, presentiamo le esperienze di due donne che hanno ricevuto il Gohonzon in questo periodo segnato dalle difficoltà dovute alla pandemia
Un nuovo modo di vivere per affrontare la malattia
Da tempo Bruna soffre di una malattia che l’ha portata alla cecità. Il lockdown ha rappresentato per lei il momento per approfondire la fede e decidere di ricevere il Gohonzon
Bruna Plater, Aosta
Nel corso del tempo ho perso progressivamente la vista a causa di una malattia genetica.
Oggi di fatto sono non vedente. La pratica buddista mi ha dato lo spunto e la forza per cercare un nuovo modo di vivere e affrontare la mia malattia.
La precarietà del momento che abbiamo vissuto a causa del Covid-19 mi ha aiutato a decidere di ricevere il Gohonzon. In quei momenti ho capito quanto è preziosa l’opportunità di averlo a casa.
Ho ricevuto il Gohonzon a luglio e l’ho collocato nel punto centrale del salone.
Oggi sento di poter andare oltre i limiti imposti dalla malattia. Davanti al Gohonzon mi sento libera dai miei condizionamenti mentali e ho capito che questa grave malattia è in realtà la grande occasione grazie a cui sto trasformando la mia vita. E che, nonostante tutto, posso affrontare nuove sfide, ancora più grandi. Per me è stato determinante mantenere i contatti con i miei compagni di fede nelle riunioni online, grazie a cui ho rafforzato la mia fede e la mia determinazione nel ricevere il Gohonzon. Vorrei ringraziare tutti per l’aiuto e il sostegno e per le grandi emozioni che ho vissuto il giorno in cui ho ricevuto il Gohonzon.
Grazie a Nam-myoho-renge-kyo so che con gli occhi del cuore posso vedere più in profondità la mia vita e quella delle altre persone, proprio come scrive Nichiren Daishonin nel Gosho Ripagare i debiti di gratitudine: «Se la compassione di Nichiren è veramente grande e onnicomprensiva, Nam-myoho-renge-kyo si diffonderà per diecimila anni e più, per tutta l’eternità, perché ha il potere di aprire gli occhi ciechi di ogni essere vivente del Giappone» (RSND, 1, 658).
Questo è l’incoraggiamento che mi è stato letto durante la cerimonia di consegna del Gohonzon, e che mi ha toccato profondamente.
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La mia “rivoluzione” è in cammino
Barbara conosce il Buddismo a novembre del 2019 e scopre “la dimensione” che da tempo stava cercando. È l’inizio di grandi cambiamenti nella sua vita
Barbara Beccaria, Torino
Ho conosciuto il Buddismo e la Soka Gakkai nel momento in cui ne avevo più bisogno.
A 58 anni, dopo una vita passata a combattere da sola, ho trovato nel Buddismo la mia dimensione, gli strumenti che stavo cercando per leggere e affrontare la vita.
Sapevo che dovevo fare quella che nel Buddismo si chiama “rivoluzione umana”, per sentirmi come desideravo e guardare le persone con un’empatia più profonda.
Quando ho conosciuto il Buddismo l’idea della preghiera mi era lontana, invece nel giro di un mese, a novembre 2019, ho abbracciato la fede e ho trovato tante persone con cui condividere il mio desiderio di rivoluzione umana.
Andare al Centro culturale e agli zadankai era un grande aiuto, anche se ho potuto farlo solo per quattro mesi a causa del Covid-19.
Comunque la mia vita ha cominciato a cambiare. Ho cominciato a recitare Daimoku, a sentirmi connessa con il mondo…
Ho pregato perché mio marito uscisse bene da un brutto incidente, e così è stato.
E ho realizzato una cosa che cercavo da sette anni: che mio padre, ottantasette anni, e mio fratello riprendessero a parlarsi. Sono stati anni di dolore terribile, durante i quali ho avuto un esaurimento nervoso e tanto altro.
Le mie preghiere avevano come orizzonte kosen-rufu e questo le rendeva grandiose, potenti. Mi sono resa conto che kosen-rufu – pregare per la realizzazione dei miei desideri, ma in un’ottica aperta che coinvolge chi ho intorno e il desiderio che tutti siano felici – era un ideale che avevo dentro da sempre, ma al quale non ero riuscita a dare una forma precisa prima di incontrare il Buddismo. In fondo come si fa a essere felici in un mondo di infelici? Impossibile.
Quando mi è stato detto che a luglio avrei potuto ricevere il Gohonzon, anche se accompagnata da poche persone, mi è sembrato meraviglioso.
È stata una cerimonia semplice ma potente, calata nel tempo che stiamo vivendo.
Spesso la strada è dura, ma ora non ho più paura, non sarò mai più sola.
Sapevo di avere dentro la forza necessaria, ma spesso non sapevo come farla emergere. Adesso lo so. Pregando il Gohonzon trovo tutte, ma proprio tutte le mie risposte.
Sento una profonda gratitudine verso i nostri maestri, verso i miei compagni di fede e verso me stessa. La mia “rivoluzione” è in cammino. Fede, pratica e studio: il Buddismo è certamente una pratica impegnativa, ma è come un investimento che dà tantissimo. Ne sono così felice!
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«Proprio perché siamo in un momento di cambiamento, cerchiamo di essere “rivoluzionari” attraverso idee e azioni nuove! Con saggezza e senza timore di sbagliare continuiamo a sfidarci con coraggio! Apriamo una nuova strada verso il futuro!».
Daisaku Ikeda, 13 agosto 2020