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In questo mese - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:23

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    » 2 OTTOBRE
    • 1960: Daisaku Ikeda parte per il primo viaggio all’estero
    • Giorno della pace nel mondo

    » 13 OTTOBRE
    • 1282: muore Nichiren Daishonin

    » 19 OTTOBRE
    • 1961: prima visita del presidente Ikeda in Italia
    • Giorno d’Italia

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    Le nostre storie / Al nostro prossimo incontro

    di Mirko Lugli, vice responsabile nazionale della Divisione futuro

    Sono nato in una famiglia di praticanti e il mio rapporto con il Buddismo è stato sempre positivo: ricordo quando mia mamma mi insegnava alcune parti di Gongyo da piccolo e quando ho cominciato a recitare Daimoku con papà a circa sette anni. Ho un bel ricordo degli amici dei miei genitori membri della Soka Gakkai, mi sembravano belle persone, molto accoglienti, e che mi volevano bene. Quest’anno anche mio fratello è diventato membro della Soka Gakkai.
    All’inizio della pratica mi sono confrontato con alcune situazioni che mi facevano soffrire, come la separazione dei miei genitori, episodi di bullismo a scuola con violenza verbale e fisica, e in generale un forte senso di solitudine. Per fortuna ho potuto affrontarli con il Daimoku e farne una fonte di crescita e di forza! Dopo un po’ di anni posso dire che tutto è andato per il meglio. I miei studi sono proseguiti bene sia alle medie che al liceo. Anche ai primi tre anni di università i risultati sono stati eccellenti. Verso la fine della laurea triennale è stato molto difficile scegliere in che università andare per finire gli studi. Ero molto confuso e soffrivo per questo.
    Allora, grazie all’incoraggiamento di un mio amico, ho deciso che avrei affrontato la situazione scrivendo una lettera al presidente Ikeda. In questa lettera gli ho promesso cosa avrei studiato e come avrei vissuto la mia vita fino alla fine. Grazie a questa promessa fatta al maestro la mia confusione svanì ed emerse il sole.
    Gli anni successivi sono stati difficili, continuare gli studi è stata una vera sfida e i risultati non sono stati esaltanti, ma non mi sono arreso. I miei genitori e i miei amici mi hanno sostenuto molto. Poco prima di laurearmi per la seconda volta, nel 2015, sono andato in Giappone per il corso mondiale giovani insieme a tanti amici da tutto il mondo. Durante quel corso, il 4 settembre abbiamo incontrato il nostro maestro.
    Sensei e sua moglie Kaneko erano a bordo di una macchina che si muoveva lentamente. Sensei ci ha salutato e ringraziato, e per un attimo ci siamo guardati negli occhi, da vicino. Questo incontro è il momento più importante della mia vita. In un istante si è concentrata l’eternità della vita.
    Alla fine di quella lettera che gli scrissi anni prima c’era una mia poesia per lui, che finiva così:

    Al nostro prossimo incontro
    ci riconosceremo con uno sguardo.
    Ne sono certo,
    vivrò per questo.

    Quella lettera è arrivata in Giappone il 4 settembre 2011, lo stesso giorno che abbiamo incontrato sensei, quattro anni prima. Questo per me significa che quando un discepolo fa una promessa, il maestro risponde sempre.
    Ogni giorno incontro il presidente Ikeda quando recito Daimoku, quando leggo i suoi incoraggiamenti e quando mi impegno seguendo il suo esempio per la pace e la felicità di tutti, studiando e stando accanto ai miei amici. Non importa quanto possa essere dura la vita, maestro e discepolo lottano sempre insieme e alla fine vincono. Credo che questa sia la gioia più grande, che ci unisce tutti e ci permette di trasformare ogni situazione per essere felici. Voglio vivere così, tutta la mia vita.

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    Diario giovanile 1949-1960

    di Daisaku Ikeda

    MERCOLEDÌ 4 OTTOBRE 1950 – Pioggia

    Risvegliarsi da soli è molto importante. Chi si fa guidare dalle circostanze senza cercare di risvegliarsi da solo sarà sopraffatto dalle tempeste della vita. Non si può anzi dire che risvegliarsi da soli stia alla base di ogni ideologia?
    Nella società si incontrano persone che vincono e persone che perdono. Non si può fare affidamento sulla fortuna e sulla sfortuna. Anche se vinciamo la nostra euforia non durerà per sempre. Ma una persona che si sveglia da sola, anche se subisce una sconfitta è in grado di costruirsi un futuro più vasto, più grande e più profondo. Finché non siamo sconfitti nel profondo di noi stessi, possiamo continuare ad avanzare passo dopo passo, certi che alla fine vinceremo.
    Solo chi ha provato il gusto amaro della sconfitta può assaporare la gioia della vittoria. Essere troppo sicuri di se stessi nella vittoria e sconfortati nella sconfitta sono due cose fondamentalmente ridicole. L’unica cosa che veramente conta è vedere per cosa stiamo lottando e se abbiamo deciso di risvegliarci da soli. Risvegliarsi da soli è possibile solo attraverso la fede.
    (esperia, 2011, pag. 85)

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    La violenza è un male assoluto

    La violenza è un male assoluto. Se ricorrete alla violenza, per qualunque ragione lo facciate, avete perso. Potete pensare di avere sconfitto il vostro avversario, ma in definitiva avete perso. Perché quando fate del male a un altro, in realtà avete fatto del male a voi stessi. Essenzialmente, coloro che ricorrono facilmente alla violenza e non hanno alcun rispetto per la vita degli altri, non hanno rispetto della propria vita.
    […] L’essenza della violenza è la vigliaccheria. È a causa della loro vigliaccheria che le persone fanno ricorso alla forza bruta. Non hanno il coraggio di cercare il dialogo. La nonviolenza è un’espressione di vero coraggio. Ci vuole molto più coraggio a seguire il sentiero della nonviolenza che quello della violenza. Il Mahatma Gandhi affermò: «La nonviolenza non è l’alibi per la vigliaccheria, ma la suprema virtù del coraggioso. […] La vigliaccheria è totalmente incompatibile con la nonviolenza. […] La nonviolenza presuppone la capacità di combattere».
    La disponibilità a impegnarsi in un dialogo è la caratteristica di una persona ragionevole. Ovviamente, la responsabilità del prevalere della violenza nel mondo attuale ricade sugli adulti e in particolare su chi guida la società, come i politici, gli educatori e chi controlla i mass media. Ma nulla cambierà limitandosi a criticarli. Sta a voi giovani alzarvi con determinazione per creare una società diversa. La cosa importante è che cominciate a compiere azioni nonviolente, partendo dal vostro ambiente.
    Che fate, ad esempio, quando vedete un amico che sta imboccando il sentiero sbagliato? Se veramente vi sta a cuore, dovete restargli vicino. Spero che ognuno di voi si comporti da buon amico, non solo ascoltando con attenzione quello che i vostri amici hanno da dire, ma anche ammonendoli, quando è necessario, con frasi del tipo: «Ciò che stai facendo è sbagliato», oppure: «Non gettare via la tua vita!». Nichiren Daishonin nel Gosho cita le famose parole: «Se uno è amico di una persona, ma manca della compassione di correggerla, in realtà è un suo nemico». Ovviamente è necessario usare tutta la vostra saggezza per parlare ai vostri amici. E per trovare questa saggezza, dovete recitare sinceramente per loro, pregando che cambino atteggiamento e tornino sulla retta via. Quando recitate Nam-myoho-renge-kyo, il coraggio sorgerà da dentro di voi e sentirete sgorgare la saggezza, che vi metterà in grado di capire in quale modo incoraggiarli. Cosa ancor più importante, così facendo svilupperete il sincero desiderio che i vostri amici diventino felici e loro, se siete davvero sinceri, un giorno capiranno le vostre intenzioni. Anche se sul momento dovessero risentirsi per ciò che avete detto e smettessero di esservi amici per un certo tempo, la vostra preoccupazione per il loro benessere li accompagnerà. La vostra sincerità un giorno darà frutti e i vostri amici capiranno che ciò che dicevate era giusto.

    da Amore e amicizia, esperia, pagg. 63-65

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