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Domande e risposte durante la riunione giovani - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:12

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Domande e risposte durante la riunione giovani

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Molti giovani che iniziano a praticare hanno problemi con i genitori che si oppongono alla pratica…

Nakajima: Le difficoltà si possono manifestare in tanti modi. Per ogni cosa che accade c’è un motivo. Noi pensiamo che l’ostacolo sia un fastidio, ma non è così. Questa è un’epoca molto complessa, la società è capovolta, invece che verso la creazione di valore è immersa nei tre veleni di avidità, collera e stupidità. In un’epoca di questo tipo la difficoltà è normale. Occorre incoraggiare questi giovani a vedere la situazione dal punto di vista del Buddismo. Apparentemente il problema sono i genitori, ma se guardiamo le cose in questo modo, ci sentiamo in trappola. Invece noi possiamo sempre fare qualcosa. Come figlio come mi comporto? Sono un figlio esemplare? Cosa significa essere un bravo figlio dal punto di vista del Buddismo? C’è una frase di Gosho in cui Nichiren Daishonin, rivolgendosi al giovane Nanjo Tokimitsu, dice: «Siamo sempre attenti a procurare loro ogni sorta di cose buone o, quando è impossibile farlo, a rivolgere loro almeno due o tre sorrisi al giorno» (RSND, 2, 600). Ci sono persino diversi modi di sorridere… Cerchiamo di migliorare noi di fronte a qualsiasi situazione e avere gratitudine nei confronti dei genitori.

Rispetto agli obiettivi che ci mettiamo nell’attività, come possiamo ispirare gli altri, oltre che con il nostro sforzo personale?

Nakajima: Prima di ogni cosa bisogna recitare Daimoku. Noi da una parte vogliamo credere, dall’altra non crediamo. Il problema non è fuori, è dentro di noi. Bisogna agire per primi, non aspettare gli altri.
La fede è uguale alla vita quotidiana, non sono separate. Sensei decide e agisce. La sua decisione è aiutare le persone, lui per prima cosa decide di contribui­re alla loro felicità, e questa decisione si manifesta con le azioni.
È il nostro cambiamento, la nostra rivoluzione umana che ispira gli altri. Come praticanti dobbiamo migliorarci ogni giorno e ciò non avviene automaticamente, ci vuole un impegno costante. La difficoltà è un’occasione per fare un Daimoku combattivo. Ikeda è il nostro esempio, e tutti insieme stiamo cercando di seguire il maestro. Ognuno ha una sua missione, quindi le differenze vanno apprezzate.

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