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Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:46

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    Le nostre storie / Vivere da protagonista

    di Simone, 20 anni – Treviso
    Passioni: basket

    Ho conosciuto il Buddismo tre anni fa, diciassettenne, grazie a una persona che mi fece leggere questa frase del presidente Ikeda: «Le avversità danno vita alla grandezza. Maggiori sono le sfide e le difficoltà che affrontiamo più abbiamo l’opportunità di crescere e svilupparci come persone. Una vita facile non porta frutti. Questo è un fatto incontestabile della vita» (Giorno per giorno, esperia, 25 aprile).
    Ho sempre considerato sofferenza e gioia due cose separate: se c’era l’una non poteva esserci l’altra, mentre qui leggevo che sono proprio le avversità che danno vita alla grandezza. Cominciai a recitare Daimoku per scoprire un altro modo di vivere e se, attraverso la pratica, potevo realizzare i miei obiettivi e trasformare l’ambiente in cui vivevo.
    Una delle prime volte che recitai Daimoku percepii un’ansia fortissima e compresi che vivevo costantemente immerso in quello stato vitale. Vincerla è stata una sfida enorme, ma ciò mi ha permesso di migliorare in molti aspetti della mia vita, compreso il basket, la mia passione. A quel tempo non frequentavo le riunioni di discussione perché ero minorenne e non avevo il consenso dei miei genitori: praticavo di nascosto e tenevo i libri di Ikeda chiusi in cartella.
    Cresceva in me la forza vitale, raggiungevo gli obiettivi e mi impegnavo per la pace e la dignità delle persone: mai nella mia vita avevo conosciuto così tanto valore! Una delle esperienze più significative fu la mia vittoria contro l’ansia causata dalla mia dislessia. Facevo continuamente errori di ortografia e faticavo soprattutto nelle lingue straniere e in italiano. Praticando ho aperto una strada davanti a me perché ogni volta che c’era un’interrogazione o una verifica recitavo Daimoku e mi sforzavo nello studio; quello che prima subivo passivamente ora lo vivevo attivamente, da protagonista.
    Il Buddismo mi ha insegnato che la felicità è lottare per gli altri. Desideravo partecipare alle riunioni liberamente, ma non avevo il coraggio di parlarne ai miei genitori. Decisi di dirlo a mio zio, che mi comprese e mi incoraggiò, accompagnandomi anche a diverse riunioni. Poi, finalmente, ne parlai ai miei genitori e nonostante non comprendessero la mia scelta, decisi di non nascondermi più e di praticare liberamente in casa.
    La prova teorica per la patente fu l’occasione per trasmettere a mia mamma l’importanza del Buddismo per me: ripassare 350 pagine sarebbe stato impossibile ma, nonostante la mia insicurezza, grazie al Daimoku passai l’esame e incoraggiai chi tra i miei coetanei era stato bocciato.
    A settembre 2014 ricevetti il Gohonzon alla presenza di mio padre e mio zio, fu un giorno indimenticabile!
    Parlai della pratica buddista a molte persone col desiderio che potessero essere felici e realizzate. Nella mia classe, nel giro di un anno, hanno iniziato a praticare quattro miei compagni e due di loro hanno ricevuto il Gohonzon. Andare a scuola non era più un peso ma un’opportunità per creare valore.
    A luglio 2015 partecipai al corso nazionale della Divisione futuro a Firenze dove scoprii che tanti altri ragazzi come me condividevano il mio stesso voto di realizzare kosen-rufu insieme al maestro Ikeda.
    Ora frequento la facoltà di Economia e voglio sfidarmi al massimo nello studio con queste parole di sensei nel cuore: «Mi auguro che vi dedichiate a raggiungere il successo nel campo dello studio. Ricordate che studiare con impegno è essenzialmente uguale a dedicarsi alle attività della fede. Non dovete assolutamente ritrovarvi in seguito ad avere rimorsi per non avere studiato ora. Siate profondamente consapevoli del principio di “fede uguale vita quotidiana”: ora come ora per voi fede vuol dire studiare seriamente» (Ai miei cari amici italiani, IBISG, pag. 6).
    A fine ottobre mi è stata offerta la responsabilità di settore giovani uomini. Desidero sostenere in prima linea ognuno di loro e parlare della pratica a tantissimi amici! Tutto questo sarebbe stato impossibile se non avessi avuto il sostegno dei compagni di fede e l’allenamento nella grande palestra che è l’attività soka-han, ma soprattutto senza la profonda relazione con sensei.

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