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Diffondere gli ideali del Buddismo nella società - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:11

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    Diffondere gli ideali del Buddismo nella società

    In questa puntata della serie “Impariamo da La nuova rivoluzione umana”, pubblicata sul Seikyo Shimbun del 25 marzo 2020, il vicepresidente Hiromasa Ikeda evidenzia alcuni punti salienti del diciassettesimo volume

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    In questa puntata della serie “Impariamo da La nuova rivoluzione umana”, pubblicata sul Seikyo Shimbun del 25 marzo 2020, il vicepresidente Hiromasa Ikeda evidenzia alcuni punti salienti del diciassettesimo volume

    Punti principali:

    • Lo sviluppo della “seconda fase di kosen-rufu
    • Percorrere il sentiero di maestro e discepolo
    • Il ventunesimo secolo: il secolo delle donne

    L’11 marzo 2020, esattamente nove anni dopo il terremoto e lo tsunami che hanno colpito la regione del Tohoku, il maestro Ikeda ha pubblicato un saggio intitolato L’inverno si trasforma sempre in primavera. Nella parte conclusiva ci invita a incidere ancora una volta nel nostro cuore il famoso brano del trattato L’apertura degli occhi, in cui Nichiren Daishonin afferma: «Sebbene io e i miei discepoli possiamo incontrare varie difficoltà, se non nutriamo dubbi nei nostri cuori, conseguiremo naturalmente la Buddità. Non dubitate semplicemente perché il cielo non vi protegge. Non scoraggiatevi perché non godete di un’esistenza facile e tranquilla in questa vita» (RSND, 1, 256).
    Questo brano è citato anche nel terzo capitolo del diciassettesimo volume de La nuova rivoluzione umana, “Cittadella della gente”, dove viene descritta la scena in cui fu letto ad alta voce da tutti i partecipanti alla riunione dei responsabili della Soka Gakkai (aprile 1973). Alla riunione del mese precedente Shin’ichi aveva citato lo stesso passo e aveva affermato con grande energia: «Questo è il vero significato della fede. Per favore, incidete queste parole nella profondità del vostro essere, per tutta la vita» (pag. 193).
    Ora più che mai, mentre il mondo sta affrontando grandi sfide e difficoltà, incidiamo nel nostro cuore la convinzione assoluta di Nichiren Daishonin, preghiamo seriamente per la pace e la sicurezza nella nostra società, per la felicità di tutte le persone e impegniamoci ad agire prendendo sempre l’iniziativa, con saggezza e compassione.

    Il 1973 segnò a tutti gli effetti l’inizio della “seconda fase di kosen-rufu”, un’epoca in cui la società si sarebbe accordata con i princìpi del Buddismo.
    Quell’anno, oltre a essere l’Anno dello studio, era anche l‘Anno dei giovani.
    Come si legge nel primo capitolo del diciassettesimo volume: «Approfondire gli insegnamenti e i princìpi buddisti è indispensabile per un ulteriore sviluppo» (pag. 3). Questo, insieme ai giovani che si schierano con entusiasmo in prima linea nel nostro movimento, costituisce la formula immutabile per il progresso di kosen-rufu.
    In occasione di una riunione dei giovani uomini della regione del Kanto, Shin’ichi sottolineò che «se manca la decisione personale e la volontà di agire in nome di questo ideale, non possiamo essere chiamati campioni della seconda fase del nostro movimento» (pag. 71).
    Le attività per kosen-rufu non sono un obbligo, né qualcosa a cui prendere parte passivamente solo perché qualcuno ci ha chiesto di farlo. Piuttosto, è importante che ci alziamo e ci sfidiamo basandoci sul voto che abbiamo formulato. Proprio perché intraprese di nostra iniziativa, le azioni per kosen-rufu ci consentono di sperimentare vera gioia e crescita personale.
    Nel 1973 Shin’ichi iniziò l’anno concentrando le sue energie sull’incoraggiamento dei membri di Tokyo, la “fortezza principale” dove si trova la sede centrale della Soka Gakkai.
    Successivamente, così come viene descritto nel quarto capitolo, “Campi verdeggianti”, spostò la sua attenzione sul rafforzare l’organizzazione nelle altre prefetture del Giappone.
    Shin’ichi infatti «riteneva necessario che ogni prefettura diventasse autonoma, sviluppando le proprie idee e mettendo in campo delle attività consone alle condizioni e ai bisogni locali» (pag. 254). A tal fine, propose la nuova posizione di responsabile di prefettura; le nomine furono completate in tutto il Giappone entro il mese di settembre del 1973. Da quel momento in poi, ogni prefettura si sforzò di far avanzare il movimento Soka utilizzando al massimo le proprie peculiarità.
    Inoltre, a maggio del 1973 fu istituita la Conferenza europea della Soka Gakkai, un evento che annunciava l’inizio della seconda fase di kosen-rufu a livello mondiale. In seguito, vennero fondate la Lega Panamericana della Soka Gakkai (agosto) e il Consiglio culturale buddista del Sud-est asiatico. Due anni più tardi, il 26 gennaio 1975, fu fondata la Soka Gakkai Internazionale (SGI).
    Così, all’inizio della seconda fase di kosen-rufu, Shin’ichi prese costanti e importanti iniziative per far progredire il movimento sia a livello locale che globale. Col tempo, i semi da lui piantati con la risoluta determinazione che quello fosse un anno decisivo, sbocciarono magnificamente.

    Il sentiero di maestro e discepolo

    In occasione dell’inizio della seconda fase di kosen-rufu, il Gruppo giovani in Giappone avviò una serie di attività, tra cui una petizione a livello nazionale per l’abolizione delle armi nucleari. Quando il responsabile dei giovani uomini chiese a Shin’ichi cosa avrebbero dovuto tenere a mente nel momento in cui la Soka Gakkai avesse intrapreso delle attività rivolte direttamente alla società, egli rispose senza esitazione: «Seguire il sentiero di maestro e discepolo» (pag. 7).
    Proseguì spiegando: «Sviluppare un movimento che diffonde ampiamente gli ideali del Buddismo nella società è come una forza centrifuga. Più è forte la forza centrifuga, più è importante avere una potente forza centripeta incentrata sul Buddismo. Il nucleo di questa forza centripeta è il legame maestro e discepolo» (Ibidem).
    Shin’ichi continuò descrivendo la relazione tra maestro e discepolo che aveva unito il presidente fondatore della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi e il secondo presidente Josei Toda, aggiungendo: «Anch’io mi sono dedicato con tutto me stesso al mio maestro Toda, l’ho protetto e ho assolto la mia missione di discepolo» (pag. 14).

    Il decimo volume de La rivoluzione umana contiene un altro passaggio in cui viene sottolineata l’importanza di percorrere fino in fondo la via della non dualità di maestro e discepolo: il discepolo comprende profondamente l’intenzione del maestro e la fa propria, al punto che questa arriva a pulsare nella sua vita e inizia a guidare le sue azioni, manifestandosi spontaneamente. Il passaggio si conclude con la seguente frase: «Questo è un processo difficile, che può essere compiuto solamente attraverso una forte fede» (RU, 10, 98).

    Attualmente, la Soka Gakkai è impegnata in una vasta gamma di attività per promuovere la pace, la cultura e l’educazione, tra cui la campagna “Soka Global Action 2030”, avviata dal Gruppo giovani in Giappone. Proprio perché stiamo promuovendo un movimento così poliedrico, non dobbiamo mai dimenticare il sentiero fondamentale di maestro e discepolo.
    Inoltre, nel primo capitolo del diciassettesimo volume de La nuova rivoluzione umana, dal titolo “La fortezza centrale”, il sentiero di maestro e discepolo viene descritto come «severo e impegnativo» (pag. 14); proprio per questo, è essenziale sforzarci fino in fondo nella pratica per noi stessi e per gli altri.
    Shin’ichi continuò sempre a dialogare nel proprio cuore con il maestro Toda: «Mi chiedo continuamente che cosa farebbe in una data situazione, e che cosa mi direbbe se vedesse quello che sto facendo» (pag. 15).
    Anche noi possiamo compiere grandi passi avanti nella nostra personale rivoluzione umana impegnandoci costantemente a dialogare nel cuore con il nostro maestro.

    Il secolo delle donne

    Alla riunione dei responsabili tenutasi il primo gennaio 1973 Shin’ichi, rivolgendosi a una responsabile delle giovani donne, dichiarò con grande emozione: «Il ventunesimo secolo sarà il secolo delle donne» (pag. 16).
    Secondo la sua visione, era fondamentale che alle donne fosse data la possibilità di «sviluppare se stesse, di dimostrare le proprie capacità creative e di prendere parte alla vita politica, sociale e culturale. In altre parole, le donne dovevano diventare eclettiche e dotate di talento» (pag. 82).
    Questa sua convinzione lo portò a fondare un sistema scolastico nel Kansai che «permettesse alle donne di esprimere al massimo il loro amore innato per la pace e di agire per il bene delle loro comunità, della loro nazione e del mondo intero» (pag. 81).
    Nel secondo capitolo del diciassettesimo volume, intitolato “Speranza”, viene descritta in modo dettagliato la fondazione delle scuole medie e superiori femminili Soka.
    Le studentesse della prima classe della scuola superiore erano nate nel 1957, l’anno in cui Shin’ichi era stato arrestato e imprigionato con false accuse – episodio noto come “l’incidente di Osaka” – mentre le studentesse della prima classe della scuola media erano nate nel 1960, l’anno della sua nomina a terzo presidente della Soka Gakkai. Per questo, Shin’ichi percepiva un profondo legame karmico con loro.
    Alla cerimonia di ammissione, Shin’ichi «parlò dell’importanza di stabilire buone tradizioni, sottolineando il fatto che attraverso le loro imprese quotidiane, realizzate sulla spinta dei loro ideali, le studentesse avrebbero potuto costruire una tradizione meravigliosa da tramandare alle generazioni future» (pag. 97). Con queste parole incise nel cuore, le studentesse fecero costanti sforzi, riuscendo così a creare splendide tradizioni scolastiche che da allora vengono tramandate di anno in anno.
    Come è riportato nel sesto e ultimo capitolo del trentesimo volume, “Il voto”, a dicembre del 2000 si tenne la riunione dei responsabili che avrebbe segnato la partenza verso il ventunesimo secolo, congiuntamente alla riunione generale delle donne del Kansai.
    In quell’occasione Shin’ichi dichiarò: «L’epoca attuale si sta evolvendo velocemente. Nel futuro, potranno prosperare solo le società e le organizzazioni che rispettano e apprezzano le donne» (NRU, 30, 169).
    Senza alcun dubbio, la sorgente che permette al ventunesimo secolo di essere il “secolo della vita”, nel vero senso della parola, è racchiusa nel potenziale delle donne e nella loro immensa capacità di amare la pace e di prendersi cura della vita sopra ogni cosa.

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    NRU, volume 17
    Contenuti principali

    Capitolo 1 “La fortezza centrale”
    Nel 1973 Shin’ichi concentra tutte le sue energie nella costruzione della “fortezza principale di Tokyo”.
    Sessioni di foto commemorative in ogni parte della città.

    Capitolo 2 “Speranza”
    L’11 aprile Shin’ichi partecipa alla prima cerimonia di ammissione alle scuole medie e superiori femminili Soka.

    Capitolo 3 “Cittadella della gente”
    Shin’ichi si reca nei quartieri di Arakawa, Sumida, Ota e Toshima, dove da giovane aveva creato una storia vittoriosa.
    L’8 maggio parte per l’Europa.

    Capitolo 4 “Campi verdeggianti”
    Fermamente deciso a “coltivare immense schiere di persone capaci in ogni zona del Giappone”, Shin’ichi incoraggia i compagni di fede ovunque vada, come a Fukui e a Gifu.

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    Il Gosho e La nuova rivoluzione umana

    Di seguito una frase tratta dal Gosho e commentata dal maestro Ikeda nel diciassettesimo volume de La nuova rivoluzione umana

    «In generale, che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, senza alcuna distinzione fra loro, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita»
    (L’eredità della legge fondamentale della vita, RSND, 1, 190).

    Avanziamo basandoci sull’unità di “diversi corpi, stessa mente”

    A giugno 1973, durante la sua quinta visita alla prefettura di Fukui, Shin’ichi spiega il significato dell’unità e incoraggia i responsabili a creare unità rendendo la loro zona un modello per l’intera organizzazione.

    Il Daishonin esorta i suoi discepoli a superare “tutte le distinzioni fra loro” e la convinzione erronea che la loro vita sia separata da quella degli altri. Ciò significa, ad esempio, superare la tendenza egoistica a preoccuparsi soltanto dei propri interessi oppure a considerare gli altri con indifferenza, o come rivali. Se i cuori delle persone che appartengono a un’organizzazione sono divisi, la vera eredità del Buddismo non può essere trasmessa. Ecco perché il Daishonin nei suoi scritti metteva in guardia i suoi discepoli contro questo tipo di comportamento.
    “Uniti come i pesci e l’acqua” si riferisce alla profonda consapevolezza che le nostre vite sono inestricabilmente legate a quelle dei nostri compagni di fede. I pesci e l’acqua è una metafora del sostegno e del rispetto reciproco che i membri, uniti dalla comune missione di kosen-rufu, devono coltivare fra loro. “Diversi corpi, stessa mente” si riferisce a un insieme di individui che sfruttano al massimo le loro qualità uniche e il loro talento mentre avanzano in unità verso il nobile scopo di kosen-rufu.
    In sostanza, il Daishonin chiarisce che l’eredità della Legge mistica che fluisce nella sua vita viene trasmessa attraverso l’unità di “diversi corpi, stessa mente” e che di conseguenza essa pulsa nella vita di ciascun individuo che si dedica al grande desiderio di kosen-rufu.
    […] L’unità è spesso considerata unicamente come un mezzo per raggiungere un obiettivo, tuttavia l’unità di cui parla il Daishonin, basata sulla realizzazione della felicità di tutte le persone attraverso l’insegnamento corretto, è essa stessa il simbolo dell’armonia umana e il vero ritratto di kosen-rufu. L’unità è lo scopo, non il mezzo. (NRU, 17, 260)

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    La nuova rivoluzione umana
    Citazioni tratte dal volume 17

    Siate come un sole
    «Non importa quanto è profonda l’oscurità! Quando sorge il sole tutto viene inondato di luce. Ecco perché il sole risplende sempre intensamente. Per favore, sia come un sole, qualunque cosa accada» (pag. 48).

    Il Daimoku al primo posto
    «Il dubbio è la fonte dell’illusione della vita che il Buddismo chiama oscurità fondamentale, ed è la causa delle nostre ansie e della nostra disperazione.
    La fede, invece, è la lotta contro il dubbio che alberga nel nostro cuore. Il potere di vincere questa lotta scaturisce dal Daimoku. Chi mette il Daimoku al primo posto è un vero campione» (pag. 243).

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