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La vita e gli insegnamenti di Nichiren Daishonin - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:05

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La vita e gli insegnamenti di Nichiren Daishonin

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La struttura del testo 

Il nuovo materiale, realizzato dal Dipartimento di studio della Soka Gakkai, è suddiviso in tre parti: le prime due trattano del Buddismo di Nichiren ­Daishonin, della visione buddista della vita, della fede e della pratica, e della missione dei Bodhisattva della Terra.
Una novità importante è costituita dalla terza parte, intitolata “Kosen-rufu nel mondo e la Soka Gakkai”, suddivisa in vari capitoli, in cui si delinea la storia del nostro movimento attraverso il pensiero e le azioni dei tre presidenti della Soka Gakkai: Makiguchi, Toda e Ikeda.
Un capitolo analizza gli errori dottrinali della Nichiren Shoshu e le sue azioni mirate a distruggere kosen-rufu, mentre un altro tratta delle origini e della tradizione dell’umanesimo buddista allo scopo di chiarire la nostra posizione nel panorama delle varie scuole buddiste.
Questo testo sarà un riferimento importante per chi si avvicina al Buddismo di Nichiren e offrirà a tutti i membri, impegnati o meno nella preparazione degli esami, un quadro di insieme del nostro Buddismo e un punto di partenza per ulteriori approfondimenti.

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1. La vita di Nichiren Daishonin

Nichiren Daishonin (1222-1282) dedicò la vita alla propagazione della Legge mistica, Nam-myoho-renge-kyo, animato dall’impegno incrollabile e dalla compassione di voler sradicare la sofferenza e mettere in grado tutte le persone di manifestare la propria Buddità innata. Difficoltà e persecuzioni lo accompagnarono per tutta la vita, mentre cercava di porre fine ai mali che ostacolavano la felicità delle persone.

I primi anni

Il Daishonin nacque il 16 febbraio 1222 nel borgo costiero di Kataumi, nel villaggio di Tojo del distretto di Nagasa, nella provincia di Awa (attualmente parte della città di Kamogawa nella prefettura di Chiba). Era figlio di persone umili e la sua famiglia si guadagnava da vivere con la pesca.
All’età di dodici anni iniziò il suo percorso di formazione in un tempio vicino, chiamato Seicho-ji, e in quel periodo formulò il voto di diventare la persona più saggia di tutto il Giappone (cfr. Il maestro del Tripitaka Shan-wu-wei, RSND, 1, 155). Ricercava negli insegnamenti buddisti la saggezza che permettesse di superare le sofferenze di vita e morte e condurre così i suoi genitori e tutte le persone a conseguire un’autentica felicità.
All’età di sedici anni, desideroso di comprendere più a fondo gli insegnamenti buddisti, entrò formalmente nel clero presso il Seicho-ji dove fu istruito da un prete anziano di nome Dozen-bo. Poco tempo dopo, come scrive lui stesso, ottenne «un gioiello di saggezza splendente come la stella del mattino» (Ibidem). Ciò si può interpretare come la saggezza della Legge mistica, che è l’essenza del Buddismo.
Il Daishonin si recò poi a Kamakura, Kyoto, Nara e in altri centri di apprendimento buddista dove studiò attentamente i sutra e i commentari conservati nei templi più importanti, come l’Enryaku-ji sul monte Hiei, sede della scuola Tendai e acquisì la padronanza delle dottrine fondamentali di tutte le scuole buddiste. Ebbe così la conferma che il Sutra del Loto era il supremo fra tutti i sutra e che la Legge di Nam-myoho-renge-kyo, alla quale si era risvegliato, era l’essenza del sutra e il mezzo per liberare tutte le persone dalla sofferenza al livello più profondo. Si risvegliò anche alla missione di diffondere Nam-myoho-renge-kyo come l’insegnamento che permette alle persone dell’Ultimo giorno della Legge1 di ottenere l’Illuminazione.

La dichiarazione della fondazione del suo insegnamento

Attraverso gli studi compiuti presso importanti centri buddisti, il Daishonin ebbe la conferma della sua missione di diffondere la Legge mistica, Nam-myoho-renge-kyo, e del mezzo con cui attuarla. Intraprese così la sua battaglia, ben sapendo che avrebbe inevitabilmente incontrato grandi opposizioni e persecuzioni.
Il 28 aprile 1253, intorno a mezzogiorno, presso il tempio Seicho confutò pubblicamente il Nembutsu e altri insegnamenti buddisti dei suoi giorni, rivelandone gli errori, e dichiarò che Nam-myoho-renge-kyo era l’unico insegnamento buddista corretto che poteva condurre tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge all’Illuminazione. Questo evento è noto come la dichiarazione della fondazione del suo insegnamento. Aveva trentadue anni a da allora adottò il nome Nichiren (letteralmente Sole Loto).
La sua denuncia delle dottrine Nembutsu suscitò le ire di Tojo Kagenobu, l’amministratore locale – un funzionario del governo di Kamakura incaricato di far rispettare la legge e di raccogliere le tasse – che era un fervido credente Nembutsu. Questi pianificò un attacco armato contro il Daishonin, il quale riuscì a scappare poco prima.
Il Daishonin giunse poi a Kamakura, sede del governo militare, dove si stabilì in una piccola dimora presso Nagoe (in una località che in seguito fu chiamata Matsubagayatsu) e iniziò a propagare i suoi insegnamenti. Di pari passo con la confutazione degli insegnamenti Nembutsu e Zen, che avevano acquisito una notevole influenza fra la gente di Kamakura, il Daishonin diffuse l’insegnamento di Nam-myoho-renge-kyo. Fu in questo primo periodo di propagazione che si convertirono ai suoi insegnamenti alcuni dei suoi discepoli più noti come Toki Jonin, Shijo Kingo (Shijo Yorimoto) e Ikegami Munenaka.

La presentazione del trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese e le successive persecuzioni

Nel periodo in cui il Daishonin iniziò le sue attività di propagazione a Kamakura, il Giappone venne investito da una serie di disastri naturali e di calamità, fra cui forti sbalzi climatici, terremoti, carestie, incendi ed epidemie. Il terremoto devastante dell’era Shoka, in particolare, che colpì la regione di Kamakura nell’agosto del 1257, distrusse moltissime case e importanti edifici della città.
Quel disastro indusse il Daishonin a scrivere il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese (RSND, 1, 6), per chiarire quale fosse la causa fondamentale della sofferenza delle persone ed esporre il mezzo con il quale si poteva sradicare tale sofferenza. Il 16 luglio 1260 sottopose il trattato a Hojo Tokiyori, ex reggente del governo militare di Kamakura, che di fatto era ancora la figura più potente del paese. Fu la prima volta che il Daishonin espose le sue rimostranze alle autorità (episodio noto come la prima rimostranza alle autorità governative).
Nel trattato spiegava che la causa delle calamità che si erano susseguite andava ricercata nell’offesa delle persone nei confronti dell’insegnamento corretto del Buddismo e nel fatto che esse si affidavano a dottrine errate. La causa più grave alla radice di tutto ciò era la dottrina Nembutsu, divenuta popolare in Giappone grazie al prete Honen (1133-1212).
Il Daishonin esortava le persone a smettere di affidarsi a questi insegnamenti errati e abbracciare senza indugio la fede nell’insegnamento buddista corretto; ciò avrebbe garantito la pace e la prosperità del paese. Se invece avessero continuato a basarsi su insegnamenti errati – le ammonisce – il paese sarebbe inevitabilmente andato incontro alle lotte intestine e all’invasione straniera, due delle “tre calamità e sette disastri”2 che non si erano ancora verificati. Ma le autorità governative ignorarono le sincere rimostranze del Daishonin e, con il loro tacito assenso, i seguaci Nembutsu iniziarono a ordire complotti per perseguitarlo.
Una sera, poco tempo dopo che il Daishonin aveva sottoposto all’ex-reggente il suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, un gruppo di credenti Nembutsu fece irruzione nella sua dimora per attentare alla sua vita (episodio noto come la persecuzione di Matsubagayatsu).
Tuttavia il Daishonin riuscì a fuggire illeso e dopo questo episodio lasciò per un breve periodo Kamakura. Ritornatovi l’anno seguente, il 12 maggio 1261 fu arrestato e condannato all’esilio a Ito nella provincia di Izu (questa persecuzione è nota come l’esilio di Izu).
Dopo il condono dell’esilio fece ritorno a Kamakura nel febbraio 1263.
Nel 1264 si recò nella provincia di Awa per far visita alla madre ammalata. L’11 novembre di quell’anno, mentre si stava recando a Amatsu (sempre nella provincia di Awa) insieme a un gruppo di compagni presso la residenza di un seguace di nome Kudo, gli fu tesa un’imboscata presso un luogo chiamato Matsubara, nel villaggio di Tojo, da parte di una banda di uomini armati guidati dall’amministratore locale Tojo Kagenobu. In quell’attacco il Daishonin riportò una ferita alla fronte e la frattura della mano sinistra, e uno dei suoi accompagnatori venne ucciso (episodio noto come la persecuzione di Komatsubara).

La persecuzione di Tatsunokuchi: “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale”

Nel 1268 giunse a Kamakura una missiva ufficiale dell’impero mongolo in cui si chiedeva la sottomissione del Giappone al rango di stato tributario, minacciando un attacco armato. Il pericolo della calamità dell’invasione straniera stava diventando realtà.
Ciò spronò il Daishonin a scrivere undici lettere di rimostranza ai massimi funzionari governativi, fra cui il reggente Hojo Tokimune, e ai capi dei principali templi buddisti di Kamakura. Nelle lettere affermava che l’incombente pericolo dell’invasione corrispondeva esattamente a ciò che aveva predetto nel suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, e auspicava di incontrare i preti delle varie scuole buddiste in un dibattito pubblico.
Tuttavia, né i politici né il clero prestarono ascolto al suo appello, anzi il governo iniziò a prendere misure repressive contro la comunità dei credenti del Daishonin considerandola come una minaccia al potere costituito.
Circa nello stesso periodo stava crescendo l’influenza dei preti della scuola della Vera parola: il governo li aveva incaricati ufficialmente di pregare per la sconfitta dell’esercito mongolo. Anche Ryokan (Ninsho) del tempio Gokuraku di Kamakura, esponente della scuola dei Precetti-Vera parola, stava accrescendo la sua influenza grazie ai legami con potenti rappresentanti del governo.
Il Daishonin cominciò coraggiosamente a confutare gli errori delle scuole buddiste tradizionali, che stavano esercitando un influsso negativo sulle persone e sull’intera società.
Nell’estate del 1271, in seguito a un prolungato periodo di siccità, il governo ordinò a Ryokan di pregare per la pioggia. Il Daishonin ne venne a conoscenza e gli fece la seguente proposta: se fosse riuscito a far piovere entro sette giorni, lui stesso sarebbe diventato suo discepolo, ma se avesse fallito, Ryokan avrebbe dovuto convertirsi al Sutra del Loto.
Quando, dopo sette giorni, constatò che le sue preghiere non avevano prodotto alcun risultato, Ryokan chiese una proroga di altri sette giorni, ma anche questa volta non piovve; anzi si sollevarono violente tempeste di vento.
Chiaramente aveva perso la sfida, ma invece di ammettere la sua sconfitta, Ryokan diventò ancora più ostile al Daishonin e riuscì ad architettare accuse contro di lui, facendo inoltrare una protesta al governo da un prete Nembutsu a lui strettamente legato. Usò inoltre la sua influenza sui massimi funzionari del governo e sulle loro mogli per far perseguitare il Daishonin dalle autorità.
Pur se largamente rispettato dal popolo come prete virtuoso e devoto, Ryokan in realtà amava i simboli e i privilegi del potere, e cospirava con i funzionari governativi per i propri interessi personali.
Il 10 settembre dello stesso anno (1271) il Daishonin fu convocato dal governo e interrogato da Hei no Saemon-no-jo Yoritsuna (noto anche come Taira no Yoritsuna), vice capo della polizia e dell’Ufficio per gli affari militari (il capo era il reggente stesso). Il Daishonin lo ammonì e sottolineò quale fosse il giusto atteggiamento che i governanti del paese avrebbero dovuto assumere in base al corretto insegnamento del Buddismo.
Due giorni dopo, il 12 settembre, Hei no Saemon-no-jo alla testa di un drappello di soldati fece irruzione nella dimora del Daishonin e lo arrestò, trattandolo come se fosse un traditore.
In quell’occasione il Daishonin espresse con forza le sue rimostranze, avvisandolo che se avessero abbattuto lui, “il pilastro del Giappone”, il paese sarebbe stato colpito dalle calamità della lotta intestina e dell’invasione straniera (le sue dichiarazioni in occasione degli eventi del 10 e 12 settembre costituiscono la seconda rimostranza alle autorità governative).
Quella stessa notte il Daishonin fu improvvisamente condotto da alcuni soldati presso la spiaggia di Tatsunokuchi, alla periferia di Kamakura. A ordinarlo erano stati Hei no Saemon-no-jo e altri che avevano cospirato per farlo decapitare segretamente in quel luogo.
Ma, proprio nel momento in cui il boia sollevava la spada per colpirlo, comparve improvvisamente in cielo una sfera luminosa dalla direzione della vicina isola di Enoshima e sfrecciò nel cielo verso nord-ovest.
I soldati ne furono terrorizzati e il tentativo di uccidere il Daishonin fallì (episodio noto come la persecuzione di Tatsunokuchi).
Questo evento ebbe un significato estremamente importante per il Daishonin. Trionfando sulla persecuzione di Tatsunokuchi, Nichiren abbandonò la sua condizione transitoria di persona comune non illuminata, con il suo fardello di karma e di sofferenza e, rimanendo un comune essere umano, rivelò la sua vera identità di Budda originale dotato di infinita saggezza e compassione (il Budda dal tempo senza inizio o Budda eterno). Ciò è stato denominato abbandonare il transitorio e rivelare l’originale (una spiegazione più dettagliata di questo concetto si trova nel capitolo 4).
Da allora in poi, il comportamento del Daishonin fu quello del Budda dell’Ultimo giorno della Legge: cominciò a iscrivere il Gohonzon affinché tutte le persone potessero riverirlo e abbracciarlo come oggetto di culto fondamentale.

L’esilio di Sado

Dopo la persecuzione di Tatsunokuchi, mentre il governo stava decidendo le sue sorti, il Daishonin fu detenuto per un mese presso la residenza di Homma Shigetsura (vice conestabile di Sado) a Echi, nella provincia di Sagami (parte dell’attuale città di Atsugi, nella prefettura di Kanagawa). In quel periodo i seguaci del Daishonin a Kamakura erano bersagliati da varie forme di persecuzioni, accusati ingiustamente di appiccare incendi dolosi e di commettere omicidi e altri crimini.
Il Daishonin fu poi condannato all’esilio sull’isola di Sado (nell’attuale prefettura di Niigata). Partì da Echi il 10 ottobre e arrivò nel cimitero di Tsukahara, a Sado, il primo novembre. La dimora che gli era stata assegnata era una piccola cappella in rovina chiamata Sammai-do, che nel passato veniva impiegata per i riti funebri. Le condizioni che il Daishonin dovette affrontare a Sado furono durissime, privo di cibo e vestiti adatti al freddo pungente del luogo. Inoltre era circondato da credenti Nembutsu a lui ostili, che cercavano di attentare alla sua vita.
Intanto i seguaci di Kamakura continuavano a subire persecuzioni. Alcuni furono incarcerati e banditi, oppure videro confiscate le loro terre. Molti altri cominciarono a nutrire dubbi e ad abbandonare la fede spinti dalla paura e per proteggere se stessi. Il 16 e 17 gennaio dell’anno seguente, il 1272, numerose centinaia di preti buddisti provenienti da tutta Sado e dalle vicine province della terraferma si radunarono a Tsukahara con l’intento di uccidere il Daishonin. Furono fermati da Homma Shigetsura, che propose loro di affrontare il Daishonin in un dibattito religioso, durante il quale il Daishonin confutò con precisione gli insegnamenti errati delle varie scuole buddiste del tempo (evento noto come dibattito di Tsukahara).
A febbraio una fazione degli Hojo, che detenevano il potere, si sollevò contro il resto del clan e vi furono conflitti sia a Kamakura sia a Kyoto, rispettivamente sede del governo militare e capitale dell’impero (fatti noti come il tumulto di febbraio e la rivolta di Hojo Tokisuke). La predizione di lotte intestine fatta dal Daishonin si era avverata dopo soli centocinquanta giorni dalla rimostranza che egli aveva rivolto a Hei no Saemon-no-jo in occasione della persecuzione di Tatsunokuchi.
All’inizio dell’estate di quell’anno il Daishonin fu trasferito da Tsukahara a Ichinosawa, sempre sull’isola di Sado, ma la sua vita continuò a essere minacciata da credenti Nembutsu infuriati.
Nikko Shonin, che in seguito divenne il suo successore, rimase al suo fianco durante l’esilio a Sado seguendolo e servendolo fedelmente e condividendone le sofferenze. Mentre era sull’isola il Daishonin continuò ad acquisire seguaci, fra i quali Abutsu-bo e sua moglie, la monaca laica Sennichi.
In questo periodo compose molte opere importanti, tra le quali spiccano L’apertura degli occhi e L’oggetto di culto per l’osservazione della mente.
L’apertura degli occhi, scritto nel febbraio 1272, spiega che il Daishonin è il devoto del Sutra del Loto dell’Ultimo giorno della Legge che sta praticando in esatto accordo con gli insegnamenti del Sutra del Loto. Rivela la sua identità di Budda dell’Ultimo giorno della Legge dotato delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore per condurre tutte le persone dell’ultima epoca all’Illuminazione (L’apertura degli occhi viene considerato “lo scritto che spiega l’oggetto di culto nei termini della persona”).
L’oggetto di culto per l’osservazione della mente, scritto nell’aprile del 1273, spiega l’oggetto di culto di Nam-myoho-renge-kyo abbracciando il quale tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge possono conseguire la Buddità (L’oggetto di culto per l’osservazione della mente viene considerato “lo scritto che spiega l’oggetto di culto nei termini della Legge”).
Nel febbraio del 1274 la pena del Daishonin venne condonata e a marzo lasciò l’isola di Sado per fare ritorno a Kamakura. In aprile incontrò Hei no Saemon-no-jo ed espose nuovamente con forza le sue rimostranze, criticando il comportamento del governo che aveva chiesto ai preti di pregare per la sconfitta dei mongoli utilizzando gli insegnamenti della Vera parola e altri insegnamenti errati. Inoltre, rispondendo a una domanda diretta di Hei no Saemon-no-jo, predisse che l’invasione mongola si sarebbe sicuramente verificata entro la fine dell’anno (questa è nota come la terza rimostranza alle autorità governative).

Proprio come il Daishonin aveva predetto, nell’ottobre 1274 una grande flotta mongola attaccò il Kyushu, la più meridionale delle quattro isole principali che compongono il Giappone (episodio noto come la prima invasione mongola).
Così le due predizioni che aveva formulato nel trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, cioè le lotte intestine e l’invasione straniera, si erano avverate.
Era la terza volta che il Daishonin faceva le sue rimostranze alle autorità governative e prediceva che il paese sarebbe stato colpito dai disastri. Dichiarando che la sua predizione si era avverata, il Daishonin scrisse: «Io mi sono distinto tre volte per questo genere di conoscenza» (La scelta del tempo, RSND, 1, 519).

Il trasferimento sul monte Minobu

Quando il governo respinse la sua ultima rimostranza, il Daishonin decise di lasciare Kamakura per stabilirsi nel villaggio di Hakii, sulle pendici del monte Minobu nella provincia di Kai (l’attuale prefettura di Yamanashi). L’amministratore del luogo era Hakii Sanenaga, che era diventato suo seguace grazie alle attività di propagazione di Nikko Shonin.
Il Daishonin si trasferì alle pendici del monte Minobu nel maggio del 1274, tuttavia ciò non significò un ritiro dal mondo. Qui infatti compose molte delle sue opere principali, fra cui La scelta del tempo e Ripagare i debiti di gratitudine. In questi scritti chiarisce molti insegnamenti importanti, in particolare le tre grandi Leggi segrete (l’oggetto di culto dell’insegnamento originale, il santuario dell’insegnamento originale e il Daimoku dell’insegnamento originale).
Inoltre, attraverso una serie di lezioni sul Sutra del Loto, si dedicò a istruire i discepoli che avrebbero portato avanti kosen-rufu nel futuro.
Durante questo periodo scrisse anche numerose lettere ai suoi seguaci laici in tutto il paese, nelle quali li incoraggiava e istruiva pazientemente in modo che potessero perseverare con forte fede, vincere nella vita e conseguire lo stato di Buddità.

La persecuzione di Atsuhara e lo scopo dell’apparizione del Daishonin in questo mondo

Dopo il trasferimento del Daishonin sul monte Minobu, Nikko Shonin assunse la guida delle attività di propagazione nel distretto di Fuji della provincia di Suruga (l’attuale parte centrale della prefettura di Shizuoka) e riuscì a convincere molti preti Tendai e i loro seguaci ad abbandonare i gruppi religiosi a cui appartenevano in precedenza e a iniziare a praticare l’insegnamento del Daishonin.
Ciò suscitò molestie e persecuzioni da parte dei locali templi Tendai, che minacciarono direttamente le persone che abbracciavano gli insegnamenti del Daishonin.
Il 21 settembre 1279 venti contadini, seguaci del Daishonin, della zona di Atsuhara, un villaggio della provincia di Suruga, furono arrestati in base a false accuse e portati a Kamakura. Qui, presso la residenza di Hei no Saemon-no-jo, vennero sottoposti a duri interrogatori che equivalevano alla tortura. Nonostante le pressioni affinché abbandonassero la fede nel Sutra del Loto, rimasero tutti fedeli al loro credo. Tre di loro, i fratelli Jinshiro, Yagoro e Yarokuro, alla fine furono giustiziati, mentre i restanti diciassette furono banditi dal luogo in cui abitavano (questa serie di eventi è nota come la persecuzione di Atsuhara).
L’esempio di questi contadini, che avevano perseverato nella fede a costo della vita, convinse il Daishonin che umili persone comuni, prive di qualsiasi posizione sociale, avevano sviluppato una fede sufficientemente forte per resistere a grandi persecuzioni. In Le persecuzioni che colpiscono il santo, datato 1 ottobre 1279, ventisette anni dopo la proclamazione del suo insegnamento, egli parla dello scopo della sua apparizione in questo mondo (cfr. RSND, 1, 884).
Quando era ancora un bambino il Daishonin aveva fatto voto di diventare un saggio in grado di comprendere l’essenza del Buddismo e liberare tutte le persone dalla sofferenza al livello più profondo. L’adempimento di questo voto fu lo scopo di tutta la sua vita.
Esponendo l’insegnamento di Nam-myoho-renge-kyo, la Legge fondamentale per l’Illuminazione di tutte le persone, e rivelando le tre grandi Leggi segrete, cioè l’oggetto di culto dell’insegnamento originale, il santuario dell’insegnamento originale e il Daimoku dell’insegnamento originale, egli pose le fondamenta di kosen-rufu nel mondo, che sarebbero durate per l’eternità.
Durante la persecuzione di Atsuhara, persone comuni che abbracciavano la fede in Nam-myoho-renge-kyo che comprende le tre grandi Leggi segrete, si dedicarono a kosen-rufu senza lesinare la propria vita. Il loro comportamento dimostrò che il Buddismo di Nichiren Daishonin era un insegnamento che sarebbe stato sostenuto dalle persone comuni, un insegnamento per l’Illuminazione di tutta l’umanità. Il Daishonin adempì così allo scopo della sua apparizione in questo mondo.
Quello che fu in seguito definito il Gohonzon del secondo anno dell’era Koan (1279) fu iscritto durante questo periodo.
All’epoca della persecuzione di Atsuhara, i seguaci del Daishonin si impegnarono nella fede, uniti nello spirito di “diversi corpi, stessa mente”. Il suo giovane discepolo Nanjo Tokimitsu, amministratore di un villaggio nei pressi di Atsuhara, lavorò instancabilmente per proteggere i compagni di fede.

La morte del Daishonin e la successione di Nikko Shonin

L’8 settembre 1282 il Daishonin, a causa delle condizioni di salute che stavano peggiorando, lasciò Minobu, dove aveva abitato per nove anni. Partì con l’intenzione di recarsi a scopo terapeutico alle sorgenti calde nella provincia di Hitachi (parte dell’attuale prefettura di Ibaraki e Fukushima), su raccomandazione dei suoi discepoli. Quando giunse alla residenza del suo seguace Ikegami Munenaka (il maggiore dei fratelli Ikegami) a Ikegami, nella provincia di Musashi (attuale quartiere di Ota a Tokyo), iniziò a dare disposizioni per il periodo successivo alla sua morte.
Il 25 settembre, nonostante fosse gravemente malato, si dice che abbia tenuto una lezione ai suoi seguaci sul trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese.
Il Daishonin morì nella casa di Ikegami Munenaka il 13 ottobre 1282, all’età di sessantun anni, concludendo così la sua nobile vita di devoto del Sutra del Loto.
Dopo la sua morte, solo Nikko Shonin portò avanti lo spirito impavido del maestro e continuò ad agire per kosen-rufu. Consapevole di essere il successore del Daishonin, Nikko Shonin continuò a denunciare l’offesa alla Legge e a fare rimostranze alle autorità governative. Fece tesoro degli scritti del Daishonin, a cui attribuì il nome onorifico di Gosho (scritti onorevoli) e incoraggiò tutti i suoi discepoli a leggerli e a studiarli come le scritture sacre per l’Ultimo giorno della Legge.
Si dedicò anche alla formazione di molti eccellenti discepoli che si impegnavano seriamente nella pratica buddista e nello studio.

1. Ultimo giorno della Legge: un’epoca in cui gli insegnamenti di Shakyamuni perdono il potere di condurre le persone all’Illuminazione. Tradizionalmente si riteneva che indicasse il periodo che aveva inizio duemila anni dopo la morte del Budda. In Giappone si pensava che questa epoca fosse iniziata nel 1052.

2. Tre calamità e sette disastri: sono descritti in vari sutra e differiscono leggermente a seconda della fonte. Le tre calamità sono: l’alto prezzo dei cereali, ovvero l’inflazione (che causa la carestia), la guerra e la pestilenza. Fra i sette disastri si enumerano eventi naturali come comportamenti straordinari di stelle e pianeti e temporali fuori stagione.

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