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Domande e risposte - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:37

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Domande e risposte

Durante i due giorni di corso è stato possibile approfondire la fede e sciogliere alcuni dubbi attraverso una sessione di domande e risposte 

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Durante i due giorni di corso è stato possibile approfondire la fede e sciogliere alcuni dubbi attraverso una sessione di domande e risposte 

Qual è l’importanza di porsi obiettivi numerici?

Tamotsu Nakajima: Gli scopi numerici sono importanti, è come nel tiro con l’arco: se scagli una freccia verso l’alto non sai dove andrà a finire, ma se miri verso un obiettivo preciso, sicuramente puoi colpire il bersaglio. Inoltre l’obiettivo numerico ci permette di fare il massimo sforzo entro un termine prestabilito: ognuno di noi crede di fare sempre il proprio massimo, eppure il Buddismo afferma che le nostre capacità sono molto più grandi di ciò che pensiamo. Lo scopo numerico è necessario per spingerci a sfidarci fino in fondo. Per esempio, se vogliamo comprare una casa, abbiamo bisogno di una certa somma di denaro. Se non abbiamo chiara la cifra e pensiamo “un giorno avrò il denaro sufficiente”, non riusciremo mai a raggiungere questa meta.

Per decidere uno scopo bisogna analizzare bene la situazione attuale e chiedersi cosa siamo capaci di fare. Se attualmente siamo in grado di fare dieci, ad esempio, darsi come obiettivo venti o trenta è troppo. Bisogna valutare con saggezza.

Nelle linee guida per i dipendenti della Soka Gakkai uno dei punti è quello di non dimenticare mai quali sono i “nemici”. Nella nostra realtà quotidiana che cosa significa?

Hideaki Takahashi: Parlando della figura del nemico in generale, credo che il più grande, il più potente, sono io stesso. Esso si manifesta attraverso le mie debolezze, come per esempio il voler oziare, o il non credere nella mia e nell’altrui Buddità. Da un punto di vista più specifico, nella storia del Buddismo periodicamente sono emersi dei nemici. All’epoca di Shakyamuni Devadatta attentò alla sua vita varie volte e provocò uno scisma tra i suoi seguaci; ai tempi di Nichiren Daishonin, invece, Hei no Saemon, che rappresentava l’autorità, tentò di ucciderlo sulla spiaggia di Tatsunokuchi approfittando del suo potere. Nella nostra storia recente, il presidente Ikeda per lungo tempo è stato attorniato anche da persone che hanno cercato di distruggere lui e la Soka Gakkai. Ciò ci insegna che i nemici non sono un qualcosa di vago, astratto o lontano da noi. Anzi, a volte si manifestano concretamente in molte forme, anche come Demone del sesto cielo. La storia di Shakyamuni ci insegna che nel momento in cui egli affrontò Devadatta, confutando le sue idee e smascherando le sue intenzioni, egli ne ha sconfitto la funzione demoniaca [cfr. Saggezza, 2, 12 [2, 157], n.d.r.]. Situazioni simili non capitano tutti i giorni, ma è importante essere consapevoli che il Demone del sesto cielo può apparire per tentare di distruggere il nostro movimento, per questo è importante non rilassarsi.

Ma aggiungo anche che non dobbiamo mai considerare i nostri compagni di fede dei nemici, anche nel caso in cui ci siano scontri a causa di opinioni differenti o per conflitti caratteriali. Tutti i membri della nostra organizzazione, tutti i responsabili, stanno dando il proprio meglio per kosen-rufu.

Il presidente Ikeda ha affermato che quando una persona riceve una nuova nomina sono determinanti i primi cento giorni1. Ci può spiegare meglio questo concetto?

Hideaki Takahashi: In Giappone, i primi tre mesi da quando viene affidata una responsabilità, si considerano determinanti per i successivi cinque anni. A volte qualcuno pensa di essere come un “diesel”, cioè di avere bisogno di più tempo per dare il meglio di sé, magari un anno. Nel Gosho La scelta del tempo il Daishonin spiega l’importanza di comprendere il tempo giusto per realizzare kosen-rufu. Adesso è un momento cruciale perché viviamo nella stessa epoca di sensei e ci stiamo impegnando con lui, per questo è indispensabile che ognuno di noi prenda la decisione di far avanzare il movimento di kosen-rufu nel luogo in cui vive. Con Ikeda alla guida del nostro movimento, non me la sentirei di dire di aver bisogno di un anno per partire. Dato che ho questa grandissima fortuna, cerco di dare il meglio da subito, di sforzarmi di avanzare al suo stesso ritmo. È importante, quando ci viene affidata una responsabilità, avere il desiderio di entrare subito in azione con la stessa determinazione del maestro.

Perché cento giorni? Questi tre mesi rappresentano l’arco di tempo entro il quale un nuovo responsabile può andare a trovare tutti i membri di cui è responsabile o coloro che stanno portando avanti kosen-rufu in prima linea. Incontrare personalmente i nostri compagni di fede ci dà modo di avere una visione chiara e generale della situazione in cui si trova la nostra organizzazione. Inoltre, creare una relazione diretta con i compagni di fede ci permette di conoscere le loro lotte e di recitare Daimoku per sostenerli, con scopi chiari: solo in quel momento ci possiamo considerare responsabili della Soka Gakkai. Per questo motivo, basandosi sulla propria esperienza personale, sensei ha indicato questo periodo di tempo e sono convinto che lui stesso ha messo in pratica questo incoraggiamento.

È consigliabile che i membri di una famiglia partecipino alle attività in gruppi diversi? Due membri della stessa famiglia possono essere corresponsabili?

Franco Malusardi: Non credo che il problema sia che due persone, che portano avanti l’attività buddista insieme, facciano parte della stessa famiglia o no. L’importante è che abbiano una fede salda e abbiano chiara la missione di far progredire il movimento di kosen-rufu. Anche per quanto riguarda i gruppi non c’è una regola, né una situazione si può considerare giusta o sbagliata di per sé. Per fare un esempio, può capitare che i figli non si sentano tranquilli a parlare dei problemi di fronte a un genitore, poiché a volte questi problemi li coinvolgono direttamente. In questo caso può essere utile che genitori e figli non partecipino alla stessa riunione, ma questa non è una regola. Se recitiamo per la felicità di ogni persona acquisiamo la saggezza per fare la cosa giusta, per incoraggiare, sostenere e far crescere le persone valutando ogni situazione. Prendersi cura di ogni singola persona significa questo. Non è utile la ricerca di regole assolute. Una qualità del leader è capire nella situazione reale qual è la cosa giusta da fare.

1. Insegnamenti per la vittoria basati sull’umanesimo / 80, www.ilvolocontinuo.it

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