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Il punto di origine della mia vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 20:42

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Il punto di origine della mia vita

In questi giorni celebriamo il sessantesimo anniversario della nomina del maestro Ikeda a terzo presidente della Soka Gakkai, avvenuta il 3 maggio 1960.  Da allora la Soka Gakkai si è sviluppata come religione mondiale grazie all’impegno instancabile di Sensei, che si è dedicato alla propagazione della Legge mistica senza lesinare la propria vita. Abbiamo intervistato Tamotsu Nakajima che era presente a quella cerimonia di sessant’anni fa 

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In questi giorni celebriamo il sessantesimo anniversario della nomina del maestro Ikeda a terzo presidente della Soka Gakkai, avvenuta il 3 maggio 1960. Da allora la Soka Gakkai si è sviluppata come religione mondiale grazie all’impegno instancabile di Sensei, che si è dedicato alla propagazione della Legge mistica senza lesinare la propria vita. Abbiamo intervistato Tamotsu Nakajima che era presente a quella cerimonia di sessant’anni fa

Il 3 maggio del 1960 tu eri presente alla cerimonia di nomina del terzo presidente. Eri molto giovane, che ricordi hai di quella riunione?

Avevo diciotto anni, avevo finito il liceo e mi ero da poco trasferito a Tokyo. Quel giorno fin dalle 6 del mattino noi giovani eravamo in strada per fare attività di accoglienza ai membri che arrivavano da tutto il Giappone. Alcuni di loro avevano viaggiato per molte ore. Mentre i membri prendevano posto in sala – c’erano ventimila posti – la banda suonava ininterrottamente Ifu dodo no uta. Alla fine, per ultimi siamo entrati noi degli staff, e io mi sono seduto in cima alle scale. A mezzogiorno è iniziata la riunione. Ricordo che Sensei è entrato e si è diretto verso il palco fissando un punto in alto; io da lì non vedevo bene, ma poi ho capito che guardava il ritratto di Toda.
Accanto al ritratto c’erano queste parole: «Con cuore intrepido e valoroso, mettiamoci in viaggio / per diffondere la Legge mistica / fino ai confini dell’India» (NR, 669, 10).
Ciò che mi ha più colpito quel giorno è stata la voce di ­Sensei, aveva una forza enorme. Nella sua voce c’era tutta la sua determinazione.
Quel giorno è stato il punto di origine del mio futuro: da lì è nato il desiderio di seguire il presidente Ikeda per tutta la vita. Perciò nel 1965, dopo la laurea, decisi di venire in Italia per propagare il Buddismo e realizzare kosen-rufu.
Ricordo che alla fine della riunione tanti giovani sono corsi da lui felici, come se avessero vinto il mondiale di calcio! Quanto erano contenti i membri della sua nomina!
Nei mesi precedenti sempre più persone, compresi il direttore generale e i più alti responsabili della Soka Gakkai, tutti desideravano che Ikeda assumesse la carica di terzo presidente, ma lui esitava per via della sua giovane età, per il fatto che il processo di Osaka era ancora in corso, e per la sua salute cagionevole. Tutto questo è descritto nell’ultimo capitolo del volume 12 de La rivoluzione umana, “Nuova alba”.
Nel 1951, quando Josei Toda era diventato secondo presidente, si contavano 3.000 membri in Giappone. Alla sua nomina Toda aveva lanciato la determinazione di arrivare a 750.000 famiglie di praticanti. Un obiettivo che sembrava impossibile. Nessuno ci credeva, tranne il giovane Ikeda che in cuor suo decise di realizzarlo. Così, a dicembre del ’57, si contavano 765.000 famiglie di praticanti!
Poi, dopo altri due anni, a dicembre del ’59, i membri erano diventati 1.300.000: Ikeda si era impegnato con tutto se stesso per raggiungere questo risultato.
Anche dopo la morte di Toda (2 aprile 1958) lo shakubuku non si era mai fermato, e tutti i membri ora desideravano che Ikeda prendesse la guida della Soka Gakkai.
Fino a quel momento era come se lui spingesse il treno da dietro, ma adesso occorreva che si mettesse alla guida per far avanzare la Soka Gakkai: tutti sapevano che solo Ikeda poteva farlo, perché aveva sempre lottato insieme a Toda, realizzando ogni obiettivo.
In quel periodo gli attacchi dall’esterno erano molto forti, si diceva che la Gakkai si sarebbe disgregata. Tutti i membri desideravano una nuova partenza.
Infine, nell’aprile del 1960, il consiglio direttivo chiese formalmente a Ikeda di assumere la presidenza, e il 14 aprile Sensei prese la sua decisione.
Ne La rivoluzione umana racconta così quel momento: «Nel suo cuore si rivolse al presidente Toda, quasi a cercare un modo per rinviare la decisione. […] Sapeva che il Gohonzon possiede un potere infinito e insondabile. Forse non vi era altra scelta se non affidarsi completamente al Gohonzon e svolgere la funzione di leader. […] Il presidente Toda l’aveva cresciuto come suo diretto successore, allenandolo e formandolo per anni. Di cosa doveva avere paura? Era giunto il momento di ripagare il debito di gratitudine che sentiva nei confronti del maestro. Non doveva fare altro che avanzare con coraggio, pronto ad affrontare le sfide che avrebbe trovato davanti a sé. Shin’ichi avrebbe retto il timone del movimento per la diffusione della Legge. Il giovane leone si era levato» (Ibidem, 358-60).

Qual è lo spirito del 3 maggio?

Lo spirito che caratterizza il 3 maggio è la gioia. È la gioia di fare attività, di realizzare kosen-rufu insieme a Sensei! Quel giorno, il 3 maggio del 1960, il giovane Ikeda dichiarò: «Nonostante la mia giovane età, da oggi assumerò la guida del nostro movimento come rappresentante dei discepoli del presidente Toda e avanzerò insieme a voi verso la “concreta” realizzazione di kosen-rufu. […] La sua voce vibrava di forza e dignità. Era il ruggito di un leone che segnava l’alba di una nuova fase nella diffusione della Legge. I membri espressero con i loro applausi il desiderio di prendere parte all’impresa. Fu il momento di una nuova partenza, il momento in cui il vascello della Soka Gakkai prendeva il largo per affrontare il vasto oceano della pace mondiale e della felicità del genere umano» (RU, 12, 370).
Sensei disse: «Avanzerò insieme a voi verso la “concreta” realizzazione di kosen-rufu». Letteralmente l’espressione usata è “kosen-rufu di ke-gi”, che significa “mettere in pratica concretamente”, nella vita quotidiana.
Il 2 ottobre dello stesso anno Sensei iniziò a viaggiare fuori dal Giappone, per piantare i semi della Legge mistica nel mondo.

Qual è la missione che Sensei sta affidando ai giovani?

Il nuovo secolo è creato dai giovani. D’altra parte siamo arrivati fin qui grazie a tutto quello che si è fatto in passato. Sicuramente i giovani hanno una forza enorme. Adulti e giovani sono entrambi da rispettare. “Spirito giovane” significa continuare a migliorare, continuare sempre ad avanzare. La meta è la felicità di tutti.
Ciò che Sensei ci sta chiedendo è di diventare tutti veramente felici.
I giovani hanno le loro caratteristiche, gli adulti ne hanno altre. L’importante è che adulti e giovani, unendosi, riescano a ottenere il risultato migliore. Un giovane bravissimo e un adulto bravissimo, insieme, possono realizzare un grande risultato, valorizzandosi uno con l’altro. Se invece litigano, non potranno realizzare niente. Il punto fondamentale è il rispetto reciproco. Non è importante chi ha torto o ragione, ognuno ha il suo punto di vista. Bisogna realizzare la felicità di tutti.
il 29 marzo sensei ha scritto: «Dal 2 aprile puntando al 3 maggio, questo è il momento per i discepoli di riportare al maestro una nuova grande vittoria!» (vedi pag. 11). Oggi, in questa situazione così particolare, cosa significa riportare al maestro una “grande vittoria”?
Bisogna utilizzare bene il Buddismo per realizzare al più presto la felicità di tutti: questa è la nostra meta. Ciò che conta è la rivoluzione umana di ogni persona. Ognuno di noi, come sta progredendo, quali passi avanti sta facendo? Parlare è facile, ma deve vedersi un risultato. Ognuno deve “scavare sotto i propri piedi”.
Come vogliamo celebrare questo sessantesimo anniversario? Il punto cruciale è il miglioramento personale.
Accumulando piccoli sforzi, istante per istante, possiamo raggiungere un grande risultato. Bisogna affrontare la vita seriamente, con sincerità. Ognuno conosce i propri pregi e difetti. Quanto ci stiamo sforzando di migliorare per kosen-rufu? Sommando questi piccoli sforzi la nostra vita cambia, e un passo dopo l’altro il miglioramento diventa enorme.
A volte sentiamo di aver perso la determinazione iniziale. Allora bisogna rideterminare, usare bene la vita istante per istante. Anche lo studio è importante, bisogna fare ogni giorno un passo avanti. Non per far vedere agli altri, ma per se stessi.
Nell’incoraggiamento del 29 marzo (pag. 11) Sensei afferma che è l’arroganza che ci impedisce di migliorare, in ogni campo. Solo la relazione maestro discepolo ci permette di sconfiggere l’arroganza.
Ognuno deve combattere con se stesso per sradicarla dalla propria vita, perché rovina tutto. Questa è una guida da mettere in pratica costantemente.
Secondo la decisione che abbiamo, riusciamo a trasformare il veleno in medicina.
Se cambia il nostro ichinen cambia il mondo, cambia tutto!
Comunque, il punto essenziale è sempre la nostra decisione, è come utilizziamo il potere del Daimoku.

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