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Il ponte dorato dell’amicizia - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:27

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    Il ponte dorato dell’amicizia

    In questa puntata della serie “Impariamo da La nuova rivoluzione umana”, pubblicata sul Seikyo Shimbun del 27 novembre 2019, il vicepresidente Hiromasa Ikeda evidenzia alcuni punti salienti del tredicesimo volume

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    In questa puntata della serie “Impariamo da La nuova rivoluzione umana”, pubblicata sul Seikyo Shimbun del 27 novembre 2019, il vicepresidente Hiromasa Ikeda evidenzia alcuni punti salienti del tredicesimo volume

    Punti principali:

    • Un’amicizia tra Cina e Giappone che possa durare per l’eternità
    • La chiave per costruire una terra di felicità si trova nello sviluppo degli esseri umani
    • I punti essenziali per rendere gli zadankai meravigliosi e ispiranti

    Il 5 dicembre 1974, il presidente Ikeda incontrò il premier cinese Zhou Enlai durante la sua seconda visita in Cina. Quest’anno (2019, n.d.t.) ricorre il quarantacinquesimo anniversario di quell’incontro.
    Nel primo capitolo del volume 13, dal titolo “Ponte dorato”, viene descritto in modo dettagliato il contesto storico in cui Shin’ichi Yamamoto annunciò la sua proposta per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Giappone durante l’undicesima riunione generale del Gruppo studenti della Soka Gakkai, che ebbe luogo l’8 settembre del 1968.
    Il desiderio di Shin’ichi di creare legami di amicizia tra i due paesi era anche il voto del suo maestro, Josei Toda, i cui sentimenti verso la Cina erano «eccezionalmente forti e profondi» (pag. 5). Nel 1956, Toda aveva composto una poesia che esprimeva la sua determinazione:

    Ai popoli dell’Asia
    che pregano per vedere la luna
    attraverso le nubi,
    doniamo invece
    la luce del sole.

    Prima di annunciare la sua proposta, Shin’ichi incontrò diverse personalità giapponesi che avevano dedicato la propria vita a migliorare le relazioni tra Cina e Giappone, tra cui l’imprenditore Tatsunosuke Takasaki.
    Shin’ichi e Takasaki si incontrarono a settembre del 1963. Dopo aver condiviso le sue osservazioni sulla situazione in Cina, Takasaki gli chiese di fungere da forza promotrice per l’amicizia tra i due paesi: «Desidero che lei lavori per l’amicizia tra Giappone e Cina!» (pag. 18). A quelle parole Shin’ichi, determinato a costruire un eterno ponte dorato tra Cina e Giappone, rispose: «Certamente! Stia certo che mi impegnerò fin quando ciò non sarà realizzato!» (Ibidem).
    Poiché il governo giapponese dell’epoca aveva adottato una politica ostile verso la Cina, Shin’ichi sapeva perfettamente che il suo appello all’amicizia tra Cina e Giappone sarebbe stato aspramente criticato. Tuttavia, avendo inciso nel cuore il desiderio del suo maestro e di tutti coloro che avevano dedicato o stavano dedicando la loro vita a questa causa, decise di esprimersi apertamente su questo argomento: «Non ho scelta. […] Qualunque cosa accada, devo agire con ferma determinazione!» (pag. 32).
    Ispirato dalla proposta di Shin’ichi, Kenzo Matsumura, membro della Dieta giapponese e sostenitore del ripristino dell’amicizia bilaterale, gli disse: «Grazie alla sua recente proposta, ho l’impressione di avere acquisito un milione di alleati. […] Mi piacerebbe moltissimo presentarla al primo ministro Zhou Enlai» (pag. 65).
    In questo modo, Takasaki e Matsumura, che avevano entrambi oltre quarant’anni più di Shin’ichi, gli affidarono il futuro delle relazioni tra Giappone e Cina.
    Nel primo capitolo, inoltre, si legge di come Shin’ichi Yamamoto riconobbe che «lo storico compito di costruire un ponte dorato di amicizia duratura tra Giappone e Cina non poteva essere compiuto in una sola generazione» (pag. 33). È per questo motivo che scelse di annunciare la sua proposta proprio alla riunione generale del Gruppo studenti: era infatti «fermamente convinto che tra gli studenti sarebbero emersi i giovani che avrebbero dedicato la loro vita a concretizzare la sua visione» (cfr. Ibidem).
    A oggi, il presidente Ikeda ha visitato la Cina dieci volte e continua a promuovere ampiamente gli scambi tra i giovani dei due paesi, così come quelli a livello culturale ed educativo. Il “ponte dorato” della pace e dell’amicizia tra Cina e Giappone da lui creato attraverso instancabili sforzi, è ormai incrollabile.
    Il presidente Ikeda ha anche ricevuto numerose onorificenze accademiche da varie università e istituzioni cinesi. Inoltre, finora circa quaranta università in Cina hanno fondato al loro interno centri di ricerca sulla filosofia e il pensiero di Daisaku Ikeda. E l’Università Soka in Giappone continua a intrattenere scambi accademici con oltre sessanta università e istituzioni cinesi.
    A partire dal prossimo anno (2020, n.d.t.), l’Associazione concertistica Min-On ospiterà un tour dello Shanghai Dance Theater, che si esibirà nello spettacolo “Ibis giapponese” in trenta città del Giappone. Non solo, presso il Museo Fuji di Tokyo, in autunno è prevista una mostra che presenterà l’arte collegata all’antica Via della seta.
    Gli scambi tra i giovani della Soka Gakkai e la Federazione della gioventù cinese (All-China Youth Federation, ACYF) risalgono al 1985, e quest’anno ricorrerà anche il quarantesimo anniversario dall’inizio degli scambi tra le donne e giovani donne della Soka Gakkai e la Federazione delle donne della Cina (All-China Women’s Federation, ACWF).
    Ora è missione dei giovani e dei membri del Gruppo futuro rendere eterno questo “ponte dorato” tra Giappone e Cina costruito dal ­maestro Ikeda.

    Ricordando il castello di Shuri

    Il quarto capitolo, “Terra di felicità”, descrive in modo dettagliato la visita di Shin’ichi a Okinawa nel febbraio 1969. All’epoca, l’arcipelago di Okinawa stava affrontando una serie di questioni, tra cui il ritorno sotto la sovranità giapponese dopo la cessione agli Stati Uniti nel periodo post-bellico.
    In questo capitolo si legge: «In definitiva, la pace e la prosperità di un qualsiasi luogo dipendono solamente dalla determinazione delle persone che ci vivono. […] La chiave per costruire una terra di felicità si trova interamente nello sviluppo degli esseri umani» (pag. 253). Fu con questo spirito che Shin’ichi visitò Okinawa, «deciso a piantare profondamente nel cuore di ogni membro le radici di una fede forte e incrollabile» (pag. 254).
    Durante la sua permanenza, i membri organizzarono un festival delle arti, in cui un cast di più di cento persone si esibì in un dramma storico di novanta minuti, dal titolo Il giovane Sho Hashi, che raccontava la storia del capo militare del XV secolo che unificò le isole Ryukyu (Okinawa) e ampliò il castello di Shuri.
    I membri di Okinawa sentivano una forte somiglianza tra il tumultuoso periodo in cui era vissuto Sho Hashi e le sofferenze che essi stessi avevano sperimentato durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Per questo scelsero la storia della vita di Sho Hashi per esprimere la loro determinazione di rendere Okinawa una terra prospera e pacifica.
    Il castello di Shuri fu distrutto da un incendio nella spietata battaglia di Okinawa, durante la Seconda guerra mondiale. I lavori di ricostruzione iniziarono nel 1989 e nel 1992 furono restaurati la sala principale e altri edifici del castello.
    Il capitolo “Terra di felicità” è stato pubblicato a puntate sul quotidiano Seikyo Shimbun a partire dal mese di ottobre del 2002. Immagino che il presidente Ikeda lo abbia scritto mentre ricordava vividamente la sua visita al castello durante un suo viaggio a Okinawa, a febbraio 1994.
    Il castello di Shuri è, per Okinawa, un simbolo non solo della sua storia e della sua cultura, ma anche l’emblema della pace. Recentemente, la sala principale del castello e altri edifici sono stati distrutti da un incendio: deve essere stato estremamente doloroso per gli abitanti dell’isola. Prego sinceramente affinché il castello di Shuri venga restaurato, in modo tale da poter ammirare nuovamente la sua figura maestosa e imponente.

    La chiave del successo è la preparazione

    Nel secondo capitolo, “Stella guida”, viene sottolineata l’importanza degli zadankai, che costituiscono una vera e propria tradizione del nostro movimento: «Fin dai tempi del presidente Makiguchi, il cuore dell’organizzazione erano gli zadankai» (pag. 135).

    Questo capitolo descrive come Shin’ichi prese l’iniziativa per rivoluzionare gli zadankai. Quando gli fu chiesto quale fosse la chiave per tenere una riunione ideale, egli dichiarò che lo scopo originario degli zadankai era quello di fungere da forum per il dialogo e per la propagazione del Buddismo del Daishonin, nonché per trasmettere ai membri coraggio e fiducia attraverso sincere guide nella fede. Sottolineò inoltre che il successo delle riunioni dipende interamente dalla determinazione dei responsabili (cfr. pag. 136).
    Shin’ichi poi condivise diversi punti essenziali «per rendere le […] riunioni di discussione veramente meravigliose e ispiratrici» (pag. 138):

    • Trattare coloro che portano ospiti col massimo rispetto e incoraggiarli con tutto il cuore;
    • Comprendere che il successo di uno zadankai non dipende solamente da ciò che succede durante la riunione, ma anche dalla preparazione, compresi gli sforzi fatti per invogliare le persone a partecipare;
    • È essenziale che coloro che hanno la responsabilità di una riunione, preghino sinceramente davanti al Gohonzon per il suo successo e partecipino pieni di determinazione e di fiducia incrollabili;
    • I responsabili devono essere risoluti ma allo stesso tempo agire con buon senso e con educazione. In particolare, devono scegliere attentamente le parole;
    • È cruciale che i responsabili abbiano cura di esprimere la loro sincera gratitudine ai membri che hanno offerto la propria casa per la riunione, così che questi si sentano felici di averlo fatto.

    Negli ultimi anni, sul Seikyo Shimbun sono stati pubblicati molti articoli che presentano i vari modi in cui si svolgono gli zadankai della SGI in tutto il mondo. Zadankai, la parola giapponese che indica le nostre riunioni, sta diventando un termine sempre più familiare in tutto il mondo.
    Sempre nel capitolo “stella Guida” si legge: «La Soka Gakkai non esiste in qualche luogo remoto. Essa si trova proprio all’interno degli zadankai. Per questo la chiave dello sviluppo dell’organizzazione è il successo di queste riunioni» (pag. 141).
    Incidendo queste parole nel cuore, continuiamo a impegnarci per migliorare i nostri zadankai a livello locale e ad avanzare con orgoglio come membri della Soka Gakkai, che sta spiccando il volo come religione mondiale.

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    NRU, volume 13

    Contenuti principali

    Capitolo “Ponte dorato”
    L’8 settembre del 1968 Shin’ichi annuncia la Proposta per la normalizzazione delle relazioni tra Giappone e Cina, durante l’undicesima riunione generale del Gruppo studenti.

    Capitolo “Stella guida”
    A settembre Shin’ichi si reca in Hokkaido, prima ad Asahikawa e poi a Wakkanai, una delle città più settentrionali del Giappone.

    Capitolo “Splendida roccaforte”
    A novembre Shin’ichi visita per la seconda volta l’isola di Amami Ōshima. In ogni zona del Giappone si tengono splendidi festival delle arti.

    Capitolo “Terra di felicità”
    A Capodanno del 1969, Shin’ichi dedica a tutti i compagni di fede la poesia intitolata Canto della costruzione. Il 15 febbraio si reca a Okinawa.

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