Arrampicati su una pila di libri, si può anche toccare il cielo con un dito… Quando ci facciamo portare in giro dalle parole dei nostri amati autori, siamo più forti e ci possiamo scoprire a vagare nello spazio della fantasia dove ogni avventura è possibile. Possiamo essere il conte di Montecristo, come immaginava Josei Toda, o un filo d’erba di una poesia di Walt Whitman, autore caro a Daisaku Ikeda. Sia Toda che Ikeda immaginavano che un’epoca di speranza sarebbe stata possibile anche grazie all’apertura vitale che le buone letture possono offrire. Lo apprendiamo dalla testimonianza di chi ama leggere i classici, e che in questi ha trovato un forte sostegno, e da chi è riuscito da poco tempo ad arrivare in fondo a una storia narrata scoprendo così sulla sua pelle che leggere apre la mente.
«Nella mia esperienza – confessa Gioia nel Grandangolo – ho spesso provato la difficoltà ad accogliere il nuovo, il diverso, il cambiamento sentendomi come sulla soglia di un bivio, perché in quel caso le scelte sono due: aprire o chiudere. Ecco, in quel momento è necessario essere coraggiosi, perché indietreggiare di fronte al cambiamento significa restare a guardare e non partecipare; e io, sarà perché ormai ho imparato a vivere come se stessi anch’io scrivendo la mia storia, amo continuare a essere la protagonista, proprio come nei libri che ho letto». Si tratta di una ricerca attiva perché, come scrisse Seneca: «I metalli di scarso valore si trovano a fior di terra; quelli preziosi si nascondono nel sottosuolo, ma daranno una soddisfazione più piena alla tenacia di chi riesce a estrarli».
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