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Il centoventesimo anniversario della nascita del mio maestro Josei Toda - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:00

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Il centoventesimo anniversario della nascita del mio maestro Josei Toda

Se i discepoli uniscono saldamente i loro cuori al grande desiderio del maestro, come le ruote di un ingranaggio, e lottano con lo spirito di itai doshin, riusciranno assolutamente a vincere, senza alcun dubbio

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Se i discepoli uniscono saldamente i loro cuori al grande desiderio del maestro, come le ruote di un ingranaggio, e lottano con lo spirito di itai doshin, riusciranno assolutamente a vincere, senza alcun dubbio

Il canto dei giovani rappresenta la campana che annuncia l’alba della speranza.
È un suono che riesce a superare anche le notti più oscure in cui imperversano bufere di neve, e annuncia con forza e decisione una nuova alba.
A gennaio ho ascoltato le splendide voci dei miei cari amici e amiche del Gruppo giovani d’Europa che mi hanno inviato la registrazione della loro nuova canzone Torchbearers (Tedofori), presentata per la prima volta in occasione del Summit europeo a Francoforte, di fronte ai rappresentanti di trentacinque paesi. I giovani europei intonano con fierezza:
«Siamo i tedofori della giustizia / che si battono per ciò che è giusto / tedofori del coraggio / che si sforzano di essere la luce / Siamo i tedofori della libertà / per tutta l’umanità».

Ho saputo che per comporre il testo hanno studiato insieme la Canzone dei compagni scritta dal maestro Toda mentre lottava per superare le persecuzioni che subiva a causa della sua dedizione alla Legge mistica.
Nella canzone dei giovani europei è racchiusa la determinazione che ciascuno di loro possa diventare un giovane portabandiera, un giovane tedoforo in grado di tenere alto il vessillo dell’umanesimo buddista, la fiaccola del grande voto di kosen-rufu, per rispondere all’ardente desiderio che il maestro Toda espresse nella sua canzone:
«Giovani portabandiera […] Accorrete! Ora, in gran numero» (RU, 3, 18).
Ho ascoltato la nuova canzone dei giovani europei più e più volte, con il desiderio di trasmettere il loro cuore al mio maestro Toda.
Il prossimo 11 febbraio saranno trascorsi esattamente centoventi anni dalla nascita di Toda, nel 1900.
Attualmente la schiera di Bodhisattva della Terra che il mio maestro ha richiamato e fatto emergere avvolge il mondo intero.
Il canto dei giovani cittadini globali Soka annuncia quella nuova alba di pace e umanesimo nella storia del genere umano che il mio maestro desiderava con tutto se stesso.

Apriamo una breccia dal luogo in cui ci troviamo
Con cuore intrepido e valoroso,
mettiamoci in viaggio
per diffondere la Legge mistica
fino ai confini dell’India.

Toda compose questa poesia waka nel gennaio del 1952.
Inoltre, nel mese successivo, durante un seminario di studio del Gruppo giovani condivise la sua visione lungimirante della cittadinanza globale. In quel periodo drammatico in cui la guerra di Corea imperversava causando tragedie indicibili, il mio maestro guardava a un futuro di coesistenza pacifica dell’umanità in cui la Legge mistica si sarebbe propagata in tutto il mondo e rifletteva incessantemente su come porre fine alle sofferenze delle persone dell’Asia e di tutto il pianeta.
Continuando a mostrare ai giovani la sua visione profonda e lungimirante, il mio maestro ogni giorno riversava tutto il suo essere per aiutare la singola persona che aveva di fronte. In altre parole, si impegnava negli incoraggiamenti cuore a cuore e nello shakubuku.
Nichiren Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, dichiara: «Le sofferenze a cui sono sottoposti tutti gli esseri viventi […] sono tutte sofferenze di Nichiren» (Sul rimproverare Hachiman, RSND, 2, 879), e poi: «Le sofferenze differenti che tutti gli esseri viventi sopportano sono tutte sofferenze personali di Nichiren» (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 117, 52).
Facendo proprio questo spirito del Daishonin, Toda ha sfidato e fronteggiato con determinazione tutte le avversità e le sofferenze che affliggevano le persone nella vita reale, tra cui le sofferenze derivanti da malattie, da difficoltà economiche o da discordie familiari: questo perché il cambiamento nel destino dell’umanità ha inizio dalla rivoluzione umana di un singolo individuo.
All’epoca Toda disse ai suoi discepoli: «Per favore, diventate felici!», e poi: «Impegnatevi fino in fondo nella fede e nello shakubuku in quanto discepoli di Toda!».
Tuttavia, propagare la Legge mistica è la più difficile di tutte le azioni. Per raggiungere lo scopo del mio maestro di convertire 750.000 famiglie c’era ancora molta, troppa strada da fare.
In quel momento io, un giovane di ventiquattro anni, mi alzai da solo in quanto suo discepolo diretto con la determinazione incrollabile di ripagare il mio debito di gratitudine.
Insieme ai compagni di fede del capitolo Kamata, con cui condivido un profondo legame karmico, diedi inizio alla “campagna di febbraio” per aprire una breccia nell’espansione del nostro movimento.

Incoraggiamo ogni singola persona

Noi compagni di fede del capitolo Kamata abbiamo continuato a pregare e pregare, a camminare in lungo e in largo per incontrare le persone, e a dialogare e ancora dialogare.
Ricordo vivamente che ci sfidavamo a dialogare “con una persona in più”, a incontrare “un’altra famiglia ancora”, canticchiando insieme le canzoni della Gakkai lungo il cammino.
Nella Raccolta degli insegnamenti orali Nichiren Daishonin, paragonando i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo al corpo umano, afferma chiaramente: «Le gambe corrispondono a kyo» (cfr. BS, 110, 53). Utilizzando le nostre gambe per camminare e agire per il bene della Legge e dei nostri amici, siamo in grado di diffondere ampiamente la buona fortuna che deriva dalla Legge mistica.
I miei compagni di fede lottarono duramente per mostrare la prova concreta della vittoria, mentre facevano del loro meglio per portare avanti gli impegni della vita quotidiana.
Nonostante venissero ricoperti di insulti a causa della mancanza di comprensione della gente nei confronti della Soka Gakkai, continuavano a pregare per la felicità di chi avevano di fronte e a coltivare e diffondere con tenacia legami con il Buddismo. Che persone coraggiose, nobili e degne di lode!
Angustiarsi per il fatto di non riuscire a fare shakubuku: non è forse questa la preoccupazione del Budda?
Ci incoraggiammo a vicenda citando le parole del Gosho: «E tuttavia non sono scoraggiato» (Gli elementi essenziali per conseguire la Buddità, RSND, 1, 664). Camminando ovunque, un giorno dopo l’altro, ci sfidammo fino in fondo in dialoghi sinceri e coraggiosi con il desiderio di riportare la nostra vittoria al maestro Toda.
In questo modo riuscimmo a realizzare l’obiettivo di duecentouno famiglie in un mese, un record nella propagazione che nessun capitolo aveva ancora mai raggiunto.
Se i discepoli uniscono saldamente i loro cuori al grande desiderio del maestro, come le ruote di un ingranaggio, e lottano con lo spirito di itai doshin, riusciranno a far emergere gli incommensurabili poteri e benefici del Budda; riusciranno assolutamente a vincere, senza alcun dubbio.
Possiamo affermare che la “campagna di febbraio” mostrò a tutti i membri della Soka Gakkai questo punto essenziale della fede.
Durante quella dura battaglia giurai che avrei continuato a pregare per tutta la vita, anzi per l’eternità, per la vittoria di questi miei compagni di lotta condivisa.
Ciò che mi rende felice più di ogni cosa è che i loro familiari e amici, in quanto Bodhisattva della Terra, stanno percorrendo il cammino dei successori di kosen-rufu in Giappone e nel mondo intero, a cominciare dall’America.
Il mese scorso negli Stati Uniti si sono tenuti con allegria e vitalità corsi e riunioni delle responsabili del Gruppo donne in Florida, a New York e a Los Angeles. Mia moglie e io abbiamo ammirato con gioia le immagini dei volti sorridenti di tutte le partecipanti.
Tra loro vi erano anche delle rappresentanti provenienti da Guam, dove fu fondata ufficialmente la Soka Gakkai Internazionale (SGI), quarantacinque anni fa.
A questi eventi hanno preso parte con entusiasmo anche compagne di fede che sono state responsabili nazionali dei Gruppi donne e giovani donne della SGI-USA, con cui condivido cari ricordi. Mia moglie ha applaudito a lungo questa meravigliosa unione solidale di donne che incarnano le parole del Gosho: «Diventerai più giovane e accumulerai fortuna» (L’unità di marito e moglie, RSND, 1, 410).

I due “conti di Montecristo”

Il concetto di “cittadinanza globale” che il mio maestro Toda espose nel corso della campagna di febbraio, è un punto essenziale su cui baso sempre i miei dialoghi.
Ne parlai ampiamente durante i miei incontri con Nelson Mandela (1918-2013), che dedicò la sua vita a combattere la discriminazione razziale.
Mandela fu un “conte di Montecristo dei diritti umani” che sopportò con tenacia le difficoltà e le sofferenze di ventisette anni e mezzo di carcere, e fu liberato proprio l’11 febbraio di trent’anni fa (1990).
Misticamente, questa data coincide con il novantesimo anniversario della nascita del mio maestro Toda, che aveva dato al protagonista del suo romanzo La rivoluzione umana – basato sulla sua esperienza personale – il nome di Gankutsuo, in cui era racchiuso lo spirito del “conte di Montecristo della Legge mistica”.
Non potrò mai dimenticare quando, nell’autunno di quello stesso anno (31 ottobre 1990, n.d.t.), accolsi insieme ai miei preziosi giovani amici Nelson Mandela che visitava il Giappone per la prima volta. Lo incontrai ancora cinque anni dopo, quando visitò nuovamente il Giappone come neo presidente della Repubblica del Sudafrica: fu una grande gioia per entrambi.
Per riuscire a porre fine all’apartheid – la politica di segregazione razziale che stava dilaniando il suo paese – Mandela si impegnò incessantemente a sollevare ondate di dialogo grazie alle quali persino i suoi carcerieri e oppressori diventarono suoi amici.
Qual è stata l’origine della sua forza?
Mandela affermò che la chiave fu credere fortemente di poter fare affidamento sull’umanità di ogni persona: «Nel fondo del cuore di ogni individuo alberga una fiamma di bontà e umanità che non potrà estinguersi mai del tutto. Nel momento in cui si riesce a toccare profondamente il cuore di una persona, questa fiamma può arrivare a trasformarla completamente».
Anche il profondo rispetto del Bodhisattva Mai Sprezzante nei confronti delle persone, descritto nel Sutra del Loto, si basa sull’incrollabile convinzione che la natura di Budda è inerente a tutti gli esseri umani.
Oggi i giovani Soka, con lo stesso spirito del Bodhisattva Mai Sprezzante, stanno espandendo la rete solidale dell’eguaglianza e della sacralità della vita. Non posso fare a meno di pensare che sia il maestro Toda che Nelson Mandela, due “conti di Montecristo”, stanno vegliando su di loro con un sorriso.

Qualcosa di positivo per il pianeta

Molte volte, durante i miei numerosi dialoghi con leader di tutto il mondo, a cominciare da quello con il premier cinese Zhou Enlai (1898-1976), ho provato una forte e profonda emozione nel pensare che la persona che avevo di fronte fosse della stessa generazione del mio maestro Toda. Provai la stessa emozione durante il mio incontro con il grande imprenditore statunitense Armand Hammer (1898-1990) a Los Angeles, proprio nel febbraio del 1990, quando si diffuse la splendida notizia del rilascio di Nelson Mandela.
Hammer, che all’epoca del nostro incontro aveva novantuno anni, ebbe un ruolo chiave nel realizzare il vertice tra il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e il premier dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbaciov, che aprì la strada alla fine della Guerra Fredda.
Quattro mesi dopo il nostro primo incontro, Hammer visitò l’Università Soka, dove mi parlò del suo lavoro dietro le quinte in occasione di quel vertice. Mi disse che ciò che sosteneva il suo operato fu il costante desiderio di voler fare qualcosa di positivo per questo pianeta ricco e fertile, e di voler condividere con tutte le persone la bellezza della vita e la gioia di vivere.
Negli ultimi anni delle loro vite, Hammer e tutte le grandi personalità della stessa generazione del mio maestro con cui ho stretto un profondo legame, hanno riposto nella Soka Gakkai grandi speranze per il futuro.

Avanziamo con lo spirito di non dualità

In un passo del Gosho che studiai insieme al mio maestro e che rimarrà per sempre inciso nel mio cuore è scritto: «Il Budda […] avrebbe dovuto vivere fino all’età di centoventi anni, ma morì dopo ottant’anni, offrendo a noi gli altri quarant’anni» (I quattro debiti di gratitudine, RSND, 1, 39).
«La Soka Gakkai è più importante della mia stessa vita»: con queste parole Josei Toda ci ha affidato la Soka Gakkai, l’organizzazione religiosa che opera in accordo con il mandato del Budda.
La vita del maestro, che quest’anno avrebbe compiuto centoventi anni, continua a pulsare fiera nell’armoniosa comunità Soka.
È fondamentale che voi e io, uniti dal legame di non dualità, facciamo emergere e fluire copiosamente una forza e una saggezza illimitate per realizzare il grande voto di kosen-rufu attraverso la compassionevole propagazione della Legge mistica, continuando sempre ad avanzare nell’unità di itai doshin.
In questo mese della “campagna di febbraio”, una tradizione della nostra organizzazione, i primi fiori di susino hanno iniziato a schiudersi con grazia, orgogliosi e intrepidi, nonostante il gelido vento invernale.
È giunto il momento di avanzare traboccanti di coraggio insieme ai nostri amici con cui condividiamo il voto di kosen-rufu.
Diffondendo nella società e nel mondo la fragranza del grande potere benefico della Legge mistica, intoniamo il gioioso canto della primavera!

(Seikyo Shimbun, 7 febbraio 2020)

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