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Lettera a Niike - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:00

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Lettera a Niike

Niike Gosho
Gosho Zenshu, pag. 1439
Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, pag. 243

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Niike Gosho
Gosho Zenshu, pag. 1439
Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, pag. 243

brano scelto

Come siamo fortunati noi che siamo nati nell’Ultimo giorno della Legge al tempo di kosen-rufu! Che pena mi fanno quelli che, pur essendo nati in questo periodo, non possono credere nel Sutra del Loto!
Nessuno può sfuggire all’impermanenza una volta nato come essere umano, quindi perché non praticare per la vita futura? Osservando attentamente ciò che accade, vedo che tutti, sebbene a parole professino fede nel Sutra del Loto e ne abbraccino i rotoli, agiscono contro lo spirito del sutra e perciò non possono evitare i cattivi sentieri. Per fare un esempio, noi abbiamo cinque organi principali[ref]Cinque organi interni principali: polmoni, cuore, milza, fegato e reni.[/ref]: se uno di questi si danneggia, provoca una malattia che danneggia tutti gli altri e alla fine muoriamo. Il Gran Maestro Dengyo affermò: «Pur lodando il Sutra del Loto, ne distrugge lo spirito»[ref]Hokke shuku.[/ref]. Voleva dire che, anche chi abbraccia, legge e loda il Sutra del Loto, se ne tradisce lo spirito, uccide Shakyamuni e tutti i Budda dell’universo.
La somma dei nostri errori terreni e del nostro cattivo karma può essere grande come il monte Sumeru ma, una volta che prendiamo fede in questo sutra, tutte le colpe svaniranno come brina e rugiada al sole del Sutra del Loto. Tuttavia, se commettiamo una o due delle quattordici offese a questo sutra, sarà quasi impossibile espiare la colpa. Uccidere un solo Budda è una colpa più grave che uccidere tutte le creature dell’universo e tradire lo spirito del sutra equivale a uccidere tutti i Budda delle dieci direzioni. Chi infrange queste regole è un calunniatore della Legge.
L’Inferno è una terribile dimora di fuoco, l’Avidità è la miserabile condizione di chi morendo di fame divora i propri figli. La Collera è conflitto e l’Animalità è ferirsi o uccidersi l’un l’altro. L’Inferno del loto rosso (guren jigoku) è così chiamato perché il suo freddo intenso costringe a piegarsi in due finché la schiena si spezza e la carne sanguinante emerge come un fiore di loto color cremisi. Ancora peggiore è il Grande inferno del loto rosso. Se si cade in tali luoghi terribili, un trono o un titolo di generale non valgono nulla: tormentati dai guardiani dell’inferno non si è diversi da una scimmia ammaestrata che deve obbedire al suo padrone. In tale condizione, potranno ancora aver senso la fama e la fortuna, l’arroganza e l’ostinazione?
Fermati e rifletti! Chi fa offerte, anche una sola volta, con straordinaria sincerità al prete che conosce il Sutra del Loto, non si perderà nei cattivi sentieri; i meriti di dieci, venti offerte, di cinque, dieci anni o di un’intera vita di offerte sono incalcolabili anche per la saggezza di un Budda. Il Budda ha insegnato che il merito di una sola offerta al devoto di questo sutra è centomila miliardi di volte superiore al merito di offrire innumerevoli tesori a Shakyamuni per otto miliardi di eoni. Abbracciando questo sutra, traboccherai di felicità e verserai lacrime di gioia. Sembra impossibile ripagare il debito di gratitudine verso Shakyamuni, ma con le frequenti offerte che fai a me, isolato fra queste montagne, potrai ripagare il debito di gratitudine al Sutra del Loto e al Budda Shakyamuni.
Sforzati più che mai nella fede e non cedere alla negligenza. All’inizio tutti sembrano credere sinceramente quando abbracciano il Sutra del Loto, ma col passare del tempo tendono a diventare meno devoti, non rispettano e non servono più il prete e nutrono arrogantemente opinioni distorte. Questo è terribile, veramente terribile!
Sviluppa sempre più la tua fede dal primo all’ultimo istante, altrimenti avrai dei rimpianti. Per esempio, il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la luna sopra la capitale? Qualunque cosa accada, rimani vicino al prete che conosce il cuore del Sutra del Loto, continua a imparare sempre più le verità del Buddismo e prosegui il viaggio della fede.
Come passano rapidamente i giorni! Non sappiamo quanto poco ci resta da vivere. Gli amici con i quali ammiriamo la fioritura dei ciliegi una mattina di primavera, sono spazzati via insieme ai fiori dal vento dell’impermanenza, lasciando di sé nient’altro che i loro nomi. Benché i fiori siano scomparsi, la prossima primavera sbocceranno ancora, ma quando rinasceranno quelle persone? I compagni con i quali componiamo poesie in onore della luna nelle sere d’autunno scompaiono insieme alla luna dietro le nubi dell’impermanenza. Solo le loro mute immagini rimangono nei nostri cuori. La luna è tramontata dietro le montagne a occidente e nel prossimo autunno noi comporremo per lei altre poesie. Ma dove sono ora i nostri compagni scomparsi? Persino quando la tigre dell’impermanenza ci ruggisce all’orecchio, noi non la sentiamo. Quanti giorni ancora sono rimasti alla pecora destinata al macello?
Sulle Montagne Nevose vive un uccello chiamato Kankucho che la notte si lamenta, torturato dal freddo pungente, e decide che la mattina seguente si costruirà il nido. Ma quando si fa giorno, se ne dimentica e dorme riscaldato dai tiepidi raggi del sole del mattino. Così, senza costruirsi il nido, continua a lamentarsi vanamente per tutta la vita. Lo stesso è vero per le persone. Quando cadono nell’inferno e soffocano tra le sue fiamme, desiderano rinascere come esseri umani e giurano di rinunciare a tutto per servire i tre tesori e ottenere l’Illuminazione nella prossima vita. Ma, nelle rare occasioni in cui capita loro di rinascere sotto forma umana, i venti della fama e della fortuna soffiano violenti e la lampada della pratica buddista si spegne facilmente. Senza scrupolo essi sperperano le loro ricchezze per cose inutili, ma lesinano anche la più piccola offerta al Budda, alla Legge e al prete. Questa è una cosa molto seria, poiché sono soggiogati dai messaggeri dell’inferno. Come dice il proverbio, «Il male vince di gran lunga sul bene».

Cenni storici

Questa lettera è datata febbraio 1280. Scritta da Minobu, è indirizzata a Niike Saemon no-jo, un samurai del governo di Kamakura. Niike era così chiamato perché viveva a Niike, un luogo nella zona di Iwata, provincia di Totomi. Lui e sua moglie furono convertiti da Nikko Shonin e mantennero una fede corretta fino alla fine, superando grandi difficoltà. Nichiren Daishonin dopo l’esilio di Sado fece la sua terza rimostranza al governo, nella persona di Hei no Saemon, capo esecutivo dell’ufficio affari militari e di polizia (vedi Il comportamento del Budda, SND, 4, 61-63), e non essendo stato ascoltato, in accordo con un’antica usanza, lasciò Kamakura e si ritirò sul monte Minobu. Era il maggio del 1274 e il Daishonin vi rimase fino al settembre 1282. Anche il signore di Minobu, Hakiri Sanenaga era un discepolo di Nichiren, convertito da Nikko.
Durante i nove anni di permanenza a Minobu, Nichiren Daishonin si dedicò assiduamente a chiarire tutto il suo insegnamento per il futuro; fu proprio a Minobu che il 12 ottobre 1279 iscrisse il Dai-Gohonzon. L’8 settembre 1282 il Daishonin lasciò Minobu ma giunto alla residenza di Ikegami Munenaka si rese conto che la sua morte era imminente. L’8 ottobre 1282 affidò a sei preti anziani (Nissho, Nichiro, Nikko, Niko, Nitcho e Nichiji) la responsabilità della propagazione e, dopo aver nominato Nikko suo successore e capo del tempio Kuon-ji a Minobu, morì il 13 ottobre 1282. Subito dopo la morte del Daishonin sorsero controversie tra i sei preti anziani. Nikko decise di non accettare compromessi, prese il Dai Gohonzon e abbandonò Minobu, trasferendosi in un’area ai piedi del monte Fuji. I cinque preti anziani fondarono altre scuole sempre basate sulla recitazione del Daimoku, ma solo Nikko considerò Nichiren come il Budda dell’Ultimo giorno della Legge.

Spiegazione

Lettera a Niike è sicuramente uno degli scritti più famosi del Daishonin, con esempi immediati e similitudini chiare ed efficaci ma, anche se appare di facile comprensione, in realtà contiene insegnamenti di grande importanza che vanno compresi ma soprattutto messi in pratica per mezzo della fede. Alla fine della lettera il Daishonin suggerisce a Niike: «Fatti leggere questa lettera più e più volte e poni qualunque domanda desideri». Questa indicazione ci insegna quale atteggiamento avere per approfondire la nostra fede: un forte spirito di ricerca e nessun imbarazzo nel chiarire i nostri dubbi.

Come siamo fortunati noi che siamo nati … la fama e la fortuna, l’arroganza e l’ostinazione?

«Sappi che queste persone hanno rinunciato volontariamente alla ricompensa che hanno meritato per le loro azioni pure e, nell’epoca successiva alla mia estinzione, mosse da compassione per gli esseri viventi, sono nate in questo mondo malvagio per poter propagare ampiamente questo sutra. Se dopo la mia morte uno fra questi uomini o donne devoti sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera» (SDL, 208-209).
Queste affermazioni contenute nel sutra sono così interpretate da Daisaku Ikeda: «L’epoca successiva alla scomparsa del Budda indica in particolare l’Ultimo giorno della Legge. Shakyamuni spiega come si dovrebbe vivere in un’epoca in cui regna la confusione tra insegnamenti corretti ed erronei» (Saggezza, 2 , 73).
Noi siamo nati nel periodo più importante di tutti, perché ora è l’epoca giusta per realizzare kosen-rufu. I Bodhisattva della Terra, che appaiono nel quindicesimo capitolo del Sutra del Loto, promettono di propagare la Legge meravigliosa nel periodo più difficile, mappo. Secondo Shakyamuni, i grandi bodhisattva come Ananda e Shariputra non sono in grado di farlo e, in risposta alla domanda del Budda su chi propagherà la Legge nel futuro, una moltitudine di bodhisattva meravigliosi e forti emergono dalla terra. Secondo Nichiren quelle persone meravigliose sono coloro che recitano il Daimoku nell’epoca attuale, cioè siamo noi. Dice il Daishonin che se non fossimo Bodhisattva della Terra non potremmo recitare Nam-myoho-renge-kyo. Nel lontano passato, mossi da compassione, abbiamo deciso di rinascere in questa epoca per dimostrare agli altri la grandezza del Gohonzon e per questo abbiamo scelto di avere un karma negativo. È in ogni caso molto difficile per noi comuni mortali percepire questo, perché mappo è un’epoca di conflitti e perché noi siamo comuni mortali. Nel Mondo del Gosho [di prossima pubblicazione, n.d.r.] Ikeda afferma che è come se fossimo mossi da una forza inarrestabile che sospinge sia i singoli individui sia le nazioni da un conflitto all’altro. Sono però proprio queste condizioni avverse che permettono agli esseri umani di risvegliarsi alla loro vera natura. Il fiore del loto rimane puro e incontaminato pur nascendo in uno stagno; anzi più lo stagno è melmoso, più il fiore sarà bello. Se l’acqua dello stagno è pulita nessun fiore di loto riuscirà a nascere. Lo stesso vale per noi: per risvegliare la nostra natura di Budda abbiamo bisogno di condizioni avverse, di difficoltà. Dall’ignoranza del fatto che tutte le persone sono Budda perfettamente dotati, deriva l’impossibilità di avere una chiara visione della realtà. Pensiamo che i nostri problemi siano causati da circostanze esterne e che la colpa delle nostre sofferenze sia da attribuire a qualcun altro: cioè percepiamo la realtà separata dalla nostra soggettività. Nichiren Daishonin invece ha insegnato che realtà e saggezza sono una cosa sola, che noi e il nostro ambiente siamo una cosa sola, che il nostro corpo e la nostra mente sono una cosa sola: cioè noi siamo il centro, possiamo decidere qualunque cosa e abbiamo libertà assoluta, ed è per questo che possiamo realizzare ogni nostro obbiettivo. Se recitiamo Daimoku ci risvegliamo alla nostra vera natura. La cosa più importante dunque è credere in quello che il Budda insegna e agire di conseguenza. Per questo motivo Nichiren Daishonin ci chiarisce che non è sufficiente abbracciare il Sutra del Loto formalmente, ma bisogna coglierne e metterne veramente in pratica lo spirito. Si riferisce specificamente alle scuole buddiste della sua epoca che pensavano principalmente a proteggere se stesse e si erano allontanate dall’obiettivo di salvare le persone. Anche oggi ovviamente vale lo stesso principio, in altre parole il Buddismo è una “pratica”, è azione. Dice Ikeda nel Mondo del Gosho: «Via via che appare sempre più chiaro che questa è un’epoca di conflitto, l’umanesimo attivo del Buddismo del Daishonin si dimostra più necessario che mai» (Ibidem).
Qualunque errore abbiamo commesso, qualunque karma negativo abbiamo, non sono più potenti della fede nel Gohonzon. La cosa cui prestare attenzione è di non commettere nessuna delle quattordici offese. Queste chiariscono qual è lo spirito del Sutra del Loto. In ultima analisi non commettere nessuna delle quattordici offese vuol dire credere nel fatto che tutti gli esseri umani possiedono la natura di Budda e che grazie alla fede nel Gohonzon tutti otterranno la Buddità; perciò disprezzare una persona vuol dire tradire lo spirito del sutra e questo significa uccidere tutti i Budda dell’universo. L’azione da fare, ovvero il modo corretto di praticare il Sutra del Loto, consiste nella pratica del rispetto, simboleggiata nel sutra dal comportamento del Bodhisattva Mai Sprezzante.
Nell’ultima parte di questo brano è proposta una immagine “forte” dei mondi bassi (i quattro cattivi sentieri). È un passaggio che chiarisce benissimo cosa è importante veramente e cosa è illusione.
Nella società attuale arrivano costantemente e continuamente messaggi illusori. Il nostro sforzo è proprio quello di continuare a far brillare la natura del Budda nella nostra vita grazie alla fede nel Gohonzon. Questo è ciò che ci porteremo come bagaglio nel momento della morte e nelle vite successive.

Fermati e rifletti! Chi fa offerte, … gratitudine al Sutra del Loto e al Budda Shakyamuni.

In questo brano si sottolinea l’importanza della “sincerità” dell’offerta. È anche fondamentale a chi facciamo offerte. In molti Gosho il Daishonin afferma che i benefici che derivano dall’offrire la propria vita al Gohonzon sono incalcolabili anche per il Budda. Ne La persona e la Legge si legge: «Tokusho Doji, che offrì una torta di fango al Budda rinacque poi come re Ashoka. Poiché il Budda è degno di rispetto, il ragazzo potè ricevere questa grande ricompensa, benchè la torta fosse solo di fango. Tuttavia, il Budda Shakyamuni insegna che chi fa offerte al devoto del Sutra del Loto in mappo anche per un solo giorno, acquisterà una fortuna incomparabilmente più grande che se offrisse innumerevoli tesori al Budda per centomila eoni». Nel Gosho ci sono spesso affermazioni di questo genere; servono a chiarire che la Legge è superiore al Budda poiché è la maestra di tutti i Budda delle tre esistenze. La Legge però da sola non si propaga, è importante dunque il devoto che la insegna. Noi membri della SGI offriamo il nostro tempo quando recitiamo Daimoku, quando partecipiamo alle attività buddiste, quando andiamo a incoraggiare qualcuno e quando parliamo del Buddismo agli altri. Inoltre sosteniamo anche economicamente tutte le attività che svolgiamo per promuovere kosen-rufu. Oggi chi svolge il lavoro del Budda sono i membri della SGI. Dunque secondo il brano del Gosho noi tutti stiamo accumulando benefici incalcolabili. Ecco perché, in accordo con il desiderio del Budda di rendere tutte le persone felici, la pratica dell’offerta indicata da Nichiren Daishonin produce risultati straordinari ed è un aspetto fondamentale della pratica buddista.

Sforzati più che mai nella fede e non cedere alla negligenza … e prosegui il viaggio della fede.

Mantenere al centro della propria vita il Gohonzon. All’inizio abbiamo lo spirito di ricerca, la fede sincera, ma col tempo pensiamo di aver capito il Buddismo, di conoscerlo ormai a sufficienza, e così facendo facilmente lo interpretiamo a modo nostro aggiungendo idee personali. Questo pericolo riguarda tutti, è comune a tutti noi, deriva dall’arroganza presente nella nostra vita. Nel Gosho, più volte il Daishonin ci esorta a rafforzare ogni giorno la nostra fede, a sforzarci assiduamente. Il presidente Ikeda dice che la cosa importante è fare un passo avanti ogni giorno, anche soltanto un millimetro, l’importante è avanzare. La lotta contro le nostre tendenze negative è difficile, non si sa neanche quanto durerà. Il viaggio da Kamakura a Kyoto indicato dal Daishonin può essere interpretato in due modi:
1) quando affrontiamo una difficoltà dobbiamo perseverare nella fede fino alla soluzione del problema stesso, questo vuol dire vedere la bella luna sulla capitale;
2) qualunque siano i risultati raggiunti fino a ora, la cosa più importante è proseguire il nostro viaggio di fede fino all’ultimo istante della vita. Se ci fermiamo a metà, non potremo ammirare la bella luna sulla capitale.
Riassumendo: dobbiamo essere consapevoli del fatto che ci saranno difficoltà durante il nostro viaggio; non ci dobbiamo fermare per nessun motivo, qualunque cosa accada!
Poi Nichiren ci chiede di rimanere vicino al «prete che conosce il cuore del Sutra del Loto», mantenendo uno spirito di ricerca attivo e quindi proseguendo il viaggio di fede. La relazione maestro-discepolo è essenziale per vedere la bella luna sulla capitale. Noi siamo molto fortunati perché abbiamo incontrato il Gohonzon, e questo grazie al fatto che Tsunesaburo Makiguchi da solo ha iniziato a far rivivere il Buddismo del Daishonin. Dopo di lui il secondo presidente della Soka Gakkai Toda e Ikeda hanno continuato la sua opera. Oggi il presidente Ikeda ha fatto conoscere questo Buddismo in 186 paesi e continua a ispirare i membri di tutto il mondo. Credo che non dobbiamo sottovalutare questo punto. È grazie a queste tre persone che oggi noi pratichiamo; loro ci hanno fatto conoscere e insegnato il Buddismo del Daishonin. Mi sento di affermare che è raro vivere insieme a persone di questo tipo e condividerne gli ideali. A questo punto possiamo decidere di sceglierli come maestri e continuare a imparare come praticare correttamente. Questa evidentemente è una nostra libertà, credo però che sia un punto fondamentale sul quale ognuno deve riflettere bene. Cosa vuol dire decidere di seguire il maestro? Significa lottare al suo fianco con lo stesso scopo e realizzare quello che lui ci chiede. Dobbiamo dunque mettere in pratica le sue indicazioni per realizzare le sue aspettative. Questo fa emergere le nostre più alte potenzialità dalla nostra vita.

Sulle Montagne Nevose vive un uccello chiamato Kankucho … «Il male vince di gran lunga sul bene».

Questo è uno degli esempi più conosciuti. Evidentemente sappiamo tutti molto bene cosa vuol dire il Daishonin quando parla dell’atteggiamento dell’uccello Kankucho.
Nascere come esseri umani può sembrare facile e normale, ma il Budda dice che invece è molto raro, e che rappresenta una grande fortuna. Prendiamo grandi decisioni, facciamo grandi promesse in momenti cruciali, ma facilmente ce ne dimentichiamo quando le cose migliorano.
Spiega Daisaku Ikeda nel Mondo del Gosho: «Probabilmente è capitato a tutti in un certo momento e in una certa misura di fare l’esatto opposto di ciò che è bene, pur sapendo che era sbagliato. Il Buddismo spiega che è l’ignoranza fondamentale o illusione, cioè la forza che origina il male, esiste nella vita umana. Allo stesso tempo spiega anche che le persone possono liberarsi da questa ignoranza e manifestare la loro natura del Dharma o illuminazione intrinseca» (Ibidem).
Due aspetti presenti contemporaneamente nella vita di ognuno. Basarsi sulla vera natura dei fenomeni in concreto vuol dire vivere basandosi sulla fede nel Sutra del Loto. Il Daishonin indicò quale modello della pratica buddista nell’epoca di mappo le azioni del bodhisattva Mai Sprezzante che Nichiren identifica nella pratica di rispettare le persone. Sensei dice che rispettare le persone è il pensiero centrale del Sutra del Loto e deve essere l’asse principale della pratica buddista e ci elogia perché ogni giorno dedichiamo la nostra vita proprio a questo tramite l’azione specifica di shakubuku e manifestando la nostra forza nella vita quotidiana.
Non esiste altra possibilità che manifestare il Buddismo nella realtà quotidiana.
Dunque tutto inizia e finisce nella vita di ognuno. «Credere nella Buddità sia di sé che degli altri e manifestarla è il comportamento del buddista. Nello stesso tempo questo diventa le fondamenta dell’umanesimo che noi stiamo promuovendo» (Ibidem). Ripartiamo dalla nostra pratica individuale, riconsideriamo lo scopo del Buddismo e sforziamoci per realizzare la nostra felicità e quella delle altre persone tramite la pratica del rispetto insegnata dal Budda. Questa è la chiave per risolvere qualunque difficoltà.

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