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La Legge è eterna - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:24

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La Legge è eterna

15. Avendo rivelato la propria Buddità da comune mortale, Nichiren iscrisse il Gohonzon affinché tutti potessero creare un legame diretto con la Legge

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15. Avendo rivelato la propria Buddità da comune mortale, Nichiren iscrisse il Gohonzon affinché tutti potessero creare un legame diretto con la Legge

IKEDA: Un Budda autentico è una persona che agisce per far sì che tutte le persone creino un legame diretto con la via per la felicità che egli stesso ha percorso. Shakyamuni aveva percepito che la sua vita incarnava la Legge mistica e così la vita di tutte le altre persone che dunque erano in grado di ottenere la stessa gioia illimitata che deriva dalla legge[ref]La gioia illimitata che deriva dalla Legge è la felicità suprema e fondamentale del Budda, il beneficio della Legge mistica. In Felicità in questo mondo il Daishonin afferma: «Non c’è felicità più grande per gli esseri umani che recitare Nam-myoho-renge-kyo. Il sutra afferma: “Le persone lì (nella mia terra) sono felici e a loro agio». Felici e a loro agio sta a indicare la gioia [illimitata] che deriva dalla Legge» (SND, 4, 157).[/ref]. Sfortunatamente le persone non se ne rendevano conto e, immerse nelle proprie illusioni, continuavano a compiere azioni stupide che le conducevano a soffrire. Shakyamuni nutriva compassione per i suoi simili, si rattristava delle loro sofferenze che sentiva come proprie, perciò non si stancò mai di esporre i propri insegnamenti – il Dharma o Legge – per risvegliare tutte le persone alla verità contenuta nella loro vita. Si dedicò con tutto il cuore a cercare di aprire gli occhi della gente alla stessa “Legge eterna” alla quale si era illuminato.

SAITO: La vera identità di Shakyamuni viene spiegata nel sedicesimo capitolo del Sutra del Loto, Durata della vita del Tathagata. È quella del “Budda eterno che è una sola cosa con la Legge”.

IKEDA: Shakyamuni concretizzò nella sua vita questa unicità con la “Legge eterna”. Comprese di essere l’incarnazione della “eterna Legge mistica” e il “Budda che lotta eternamente per la felicità degli esseri viventi”. È questo il “Budda che ottenne l’Illuminazione nel remoto passato” di cui si parla nel capitolo Durata.

MORINAKA: Il “Budda che ottenne l’Illuminazione nel remoto passato” è colui che, dopo aver ottenuto l’Illuminazione in una passato inconcepibilmente lontano, ha continuato ad agire nel mondo reale per condurre tutti gli esseri all’Illuminazione. Per contro la visione del Budda che emerge nella maggior parte dei sutra è quella di chi ha svolto un immenso numero di pratiche nel corso di innumerevoli vite passate, ha ottenuto l’Illuminazione per la prima volta nella vita presente, e dopo la morte è entrato nel Nirvana[ref]Condizione di libertà dalla sofferenza. Nei sutra diversi dal Sutra del Loto viene rappresentato come uno stato di pace e tranquillità assoluta e si spiega che un Budda che entra nel Nirvana non riapparirà mai più in questo mondo.[/ref].

IKEDA: Il Budda che si è risvegliato alla “Legge eterna” agisce eternamente per condurre le persone all’Illuminazione. È una maniera rivoluzionaria di intendere il Budda e un diverso modo di concepire la natura eterna della vita.

SAITO: La differenza consiste nell’identificare l’eternità con la pace e la tranquillità del Nirvana oppure con una serie incessante di atti di compassione.

IKEDA: Esatto. Il Daishonin cominciò a iscri-vere il Gohonzon dopo aver “abbandonato il transitorio e rivelato il vero” (giapponese hosshaku kempon: abbandonare l’identità transitoria e rivelare la vera identità) a Tatsunokuchi, perché voleva guidare tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge sul grande cammino della felicità eterna.
E lo fece rivelando, da persona comune, la sua vera identità di Budda di gioia illimitata, illuminato dal tempo senza inizio che è uno e inseparabile con la “Legge eterna”.

SAITO: Con immensa compassione Nichiren Daishonin rivelò la “Legge eterna” alla quale si era illuminato sotto forma di un insegnamento che permettesse a tutti coloro che avrebbero vissuto nei diecimila anni e più dell’Ultimo giorno della Legge di ottenere la felicità.

IKEDA: Nichiren Daishonin chiamò questa “Legge eterna” Nam-myoho-renge-kyo, che è il nome della Legge ma anche della vita del Budda che è una sola cosa con essa, la vita di Nichiren Daishonin. Questa Legge è la sorgente originaria di tutti i Budda. Perciò l’oggetto di culto non dovrebbe essere Shakyamuni o qualche altro Budda ma la “Legge eterna” stessa.
In Domande e risposte sull’oggetto di culto il Daishonin spiega: «Per quanto riguarda l’oggetto di culto, dovreste adottare quello che è superiore a tutti gli altri» (GZ, 366). E spiega ulteriormente che questo oggetto di culto[ref]«L’oggetto di culto che ho menzionato in precedenza è l’oggetto di culto di Shakyamuni, Taho, e di tutti i Budda delle dieci direzioni. Questo è il vero intento del devoto del Sutra del Loto» (GZ, 365). Con “Shakyamuni” si intende il Budda descritto nel Sutra del Loto che ottenne l’Illuminazione nel remoto passato. “Taho” è il Budda che attesta la correttezza dell’insegnamento esposto nel Sutra del Loto e “i Budda delle tre esistenze e delle dieci direzioni” sono tutti i Budda del passato, presente e futuro, in tutti i mondi dell’universo.[/ref] non è Shakyamuni, il “signore degli insegnamenti” ma è il Sutra del Loto stesso, l’oggetto di culto di Shakyamuni, Taho (Molti tesori) e di tutti i Budda delle tre esistenze e delle dieci direzioni.

MORINAKA: Nello stesso scritto afferma anche: «Il Sutra del Loto è il padre e la madre di Shakyamuni e gli occhi di tutti i Budda. Poiché Shakyamuni, Mahavairochana e tutti i Budda delle dieci direzioni nascono dal Sutra del Loto, io faccio di questa Legge, che è l’origine di tutti i fenomeni, l’oggetto di culto» (GZ, 366)». E quando parla del Sutra del Loto, il Daishonin sta riferendosi specificamente a Nam-myoho-renge-kyo.

IKEDA: In un altro Gosho il Daishonin afferma che Nam-myoho-renge-kyo è «la maestra di tutti i Budda del passato, presente e futuro, l’insegnante di tutti i bodhisattva delle dieci direzioni e la guida che permette a tutti gli esseri viventi di raggiungere la via del Budda» (WND, 317 – SND, 4, 144).
Il Budda eterno che è una sola cosa con la Legge è il maestro di tutti i Budda attraverso il tempo e lo spazio. Shakyamuni si risvegliò a questa Legge e la prese come maestra per tutta la vita. Questa Legge viene chiamata Dharma o Tathagata[ref]“Colui che così è venuto”: cioè una persona che è ritornata dalla verità.[/ref].
Inoltre penso che anche nelle ultime parole che pronunciò poco prima di entrare nel Nirvana, in cui incoraggiava i suoi discepoli a contare su se stessi e sulla verità fondamentale del Buddismo, Shakyamuni volesse esortare le persone che avrebbero vissuto dopo la sua morte a creare un legame con la “Legge eterna”[ref]«Siate la vostra stessa lampada. Siate il vostro stesso rifugio. Non vi recate in alcun rifugio esterno. Tenete stretta la verità come una lampada. Tenete stretta la verità come vostro rifugio. Non cercate rifugio in altri che in voi stessi» (Dialogues of the Buddha, parte 2, Oxford, The Pali Text Society, 1995, 108).[/ref].

MORINAKA: La rivelazione della vera identità del Budda che ottenne l’Illuminazione nel remoto passato, nel capitolo Durata del Sutra del Loto, significa che si dovrebbe fare affidamento sulla Legge e farne il proprio oggetto di culto.

IKEDA: Il Sutra del Loto esorta le persone a ricercare assiduamente la Legge che fu la “maestra” di Shakyamuni e insegna come creare una relazione diretta con essa.

SAITO: Già questa è una grande rivoluzione religiosa. Anche oggi molte persone nutrono l’idea errata che il Budda sia un essere illuminato che dimora in qualche luogo lontano e occasionalmente scende fra gli esseri viventi per trasmettere loro il proprio insegnamento.

MORINAKA: La concezione popolare del Budda è quella di un essere immensamente superiore. Ma in realtà il Budda è grande in virtù della grandezza della Legge che dà origine alla sua Buddità.
Naturalmente a noi persone comuni, soggette a varie illusioni, l’esistenza di un Budda facilita la comprensione della verità. Questa è una delle grandi virtù del Budda.

IKEDA: Riassumendo, il Budda è una persona che conduce gli altri alla “Legge eterna che è una sola cosa con il Budda eterno”, alla quale egli stesso si è illuminato, e che ha preso come propria maestra. Il Budda è una persona che si sforza continuamente di aprire gli occhi alle persone in modo che possano creare un legame diretto con la Legge.
Il suo sforzo si basa sulla profonda consapevolezza che la “Legge eterna” esiste nella vita di tutti, ed è la base che rende possibile stabilire un legame fra tutte le persone del mondo.
Lo psicologo austriaco Viktor E. Frankl[ref]Viktor E. Frankl (1905-97): padre della psicologia esistenziale e della logoterapia. Studiò con Sigmund Freud e Alfred Adler. Fu perseguitato dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale e descrisse la sua terribile esperienza nel libro Man’s Search for Meaning: Experiences in the Concentration Camp.[/ref], imprigionato dai nazisti in un campo di concentramento durante la Seconda guerra mondiale, diceva: «Migliaia d’anni fa l’uomo sviluppò il monoteismo. Oggi occorre un altro passo avanti. Lo chiamerei monantropismo. Non la fede in un Dio unico ma la consapevolezza di un’unica umanità, dell’unità dell’umanità»[ref]Victor E. Frankl, The Will to Meaning: Foundations and Applications of Logotherapy, New York, The World Publishing Company, 1969, pag. 98.[/ref]. Altrimenti, egli afferma, sarà impossibile trovare un significato della vita, comune a tutte le persone.
Una simile aspirazione ci avvicina ancor di più al Sutra del Loto. Come appare chiaro dal voto di Shakyamuni di «rendere tutte le persone uguali a me, senza alcuna distinzione fra noi» (SDL, 2, 45) lo scopo del Buddismo è aiutare tutte le persone a raggiungere la stessa condizione vitale del Budda.
Non dobbiamo pensare a Shakyamuni che ottenne l’Illuminazione nel remoto passato come a un essere speciale paragonabile con una divinità assoluta di una religione monoteistica. Al contrario, il Sutra del Loto rivela la condizione vitale degna di supremo rispetto verso la quale tutte le persone dovrebbero tendere. Secondo questa prospettiva universale, il Budda che ottenne l’Illuminazione nel remoto passato non si riferisce solo a una persona, Shakyamuni, ma esprime una “Legge” universale. Il vero valore del Sutra del Loto sta nello spiegare questa “Legge eterna”.
Il titolo del Sutra del Loto, Myoho-renge-kyo, esprime la relazione inscindibile fra la vita del Budda e la Legge fondamentale

SAITO: Nel Sutra del Loto non è contentuta una spiegazione precisa del titolo. Ma penso che Myoho-renge-kyo esprima la vita del Budda nella quale sboccia completamente l’inesauribile potere della Legge mistica come un puro fiore di loto che fiorisce così com’è, senza alcuna impurità. È l’espressione più profonda della vita del Budda.

IKEDA: Se ricerchiamo un oggetto di culto nel Sutra del Loto è più appropriato scegliere Myoho-renge-kyo piuttosto che Shakyamuni che ottenne l’Illuminazione nel remoto passato. Nichiren fu il primo a spiegarlo chiaramente. Senza il suo insegnamento le persone non avrebbero compreso il significato del Sutra del Loto come rivelazione dell’oggetto di culto.

MORINAKA: Myoho-renge-kyo esprime “il Budda eterno che è una sola cosa con la Legge eterna”, cioè la vera identità di Shakyamuni. Il vero valore del Sutra del Loto, che espone l’Illuminazione di tutte le persone, consiste nella rivelazione di questa entità fondamentale.
Ma col passare del tempo sempre meno persone compresero il vero valore del Sutra del Loto. Se ci si limita a leggerne il testo è difficile capire che il Sutra del Loto è qualcosa di più di una favola o di un’antica leggenda. Anche se le persone, dopo averlo letto, sono convinte che Shakyamuni fosse un grande Budda, non gli passa per la mente di essere Budda a loro volta. Per questo occorreva un modo per far sì che le persone stabilissero una relazione più diretta con la Legge.

IKEDA: Questo è uno dei significati dell’iscrizione del Gohonzon da parte di Nichiren Daishonin: far sì che tutti potessero creare un legame diretto con la Legge e sperimentarla nella propria vita.

SAITO: Questo non significa che attraverso il Sutra del Loto si arrivi alla Legge bensì che il Daishonin, concretizzando la Legge in forma grafica nel Gohonzon, stabilì il mezzo col quale tutte le persone potevano entrarvi direttamente in relazione.

IKEDA: Per questo riveriamo il Daishonin come vero Budda dell’Ultimo giorno della Legge. Il momento cruciale della sua vita, che portò il Daishonin a decidere di iscrivere il Gohonzon, fu quando “abbandonò il transitorio e rivelò il vero”, durante la persecuzione di Tatsunokuchi.

MORINAKA: Lei ha affermato che nella persecuzione di Tatsunokuchi il Daishonin dimostrò un comportamento vittorioso come essere umano. Rimanendo una persona comune sconfisse la natura demoniaca del potere e mise in moto gli dei buddisti in tutto l’universo. Questo ci fa riflettere sulla grande forza che scaturì dalla profondità del suo voto.

IKEDA: Sì, formulare un voto porta a manifestare in maniera illimitata il potenziale latente di una persona.
Il Daishonin aveva fatto voto di dedicare fino in fondo la sua vita a ricercare, proteggere e diffondere la Legge. Egli visse interamente per la Legge e la rese accessibile alle persone. Non esiste voto più grande. Per dedicarsi alla Legge occorre dedicarsi anima e corpo alla felicità delle persone.
Nei diciotto anni trascorsi dalla fondazione del suo insegnamento alla persecuzione di Tatsunokuchi il Daishonin portò avanti la sua battaglia per propagare la Legge, senza un momento di tregua. E la persecuzione di Tatsunokuchi fu il momento culminante. La sua vita è un esempio di cosa significa per una persona comune vivere in unità con la Legge.

MORINAKA: Potremmo affermare che il Daishonin dimostrò la grandezza della Legge?

IKEDA: Per essere esatti la sua vita dimostrò la grandezza di un essere umano che è diventato una sola cosa con la Legge.

MORINAKA: Consideriamo ancora alcuni aspetti del principio di “abbandonare il transitorio e rivelare il vero”. Nel suo significato originario, applicato al Sutra del Loto, “transitorio” si riferisce a Shakyamuni che ottenne l’Illuminazione per la prima volta nella sua vita presente in India e “vero” sta per Shakyamuni che ottenne l’Illuminazione nel remoto passato. “Abbandonare il transitorio e rivelare il vero” dunque si riferisce a Shakyamuni che abbandona la sua condizione transitoria per rivelare la sua vera identità.
Nel caso del Daishonin “abbandonare il transitorio e rivelare il vero” si riferisce a quando, durante la persecuzione di Tatsunokuchi, egli abbandonò la propria “condizione transitoria “ di “comune mortale allo stadio di ascoltare il nome[ref]Persona comune allo stadio di ascoltare il nome e le parole della verità (Myoji-bompu): si tratta di qualcuno che si trova nello stadio di Myoji-soku (ascoltare il nome e le parole della verità) che corrisponde al secondo dei sei stadi della pratica di bodhisattva del perfetto insegnamento. In pratica si tratta di una persona che per la prima volta sente parlare del Buddismo e decide di convertirsi.[/ref] e le parole della verità” e rivelò la sua vera identità di “Budda di gioia illimitata[ref]È il Budda eterno che si è risvegliato alla Legge fondamentale, la incarna e ne usa liberamente i benefici. “Tempo senza inizio” sta per eternità e “Budda di gioia illimitata” si riferisce all’illimitata capacità del Budda di fare uso dei benefici della Legge alla quale si è illuminato.[/ref] illuminato sin dal tempo senza inizio” pur rimanendo una persona comune.

IKEDA: Il Daishonin si rivelò come Budda di gioia illimitata il “Budda eterno che è una sola cosa con la Legge’ e oltrettutto lo fece da persona comune.

MORINAKA: Lei ha già affermato che è stato proprio grazie a questo che il Daishonin ha aperto la strada dell’Illuminazione a tutte le persone dell’Ultimo giorno.

IKEDA: E non solo. Anche il significato dell’iscrizione del Gohonzon per l’Illuminazione di tutti gli esseri viventi dell’Ultimo giorno deriva dalla sua rivelazione di essere il Budda di gioia illimitata pur restando una persona comune. Data l’importanza di questo punto conviene discuterlo approfonditamente.

SAITO: Partiamo dal fatto che Nichiren Daishonin iniziò a iscrivere il Gohonzon dopo la persecuzione di Tatsunokuchi.

IKEDA: Da ciò deriva il concetto di “insegnamenti precedenti a Sado e successivi a Sado”[ref]Si riferisce alla differenza fra gli insegnamenti precedenti e successivi alla persecuzione di Tatsunokuchi in cui “abbandonò il transitorio e rivelò il vero”. Nei diciotto anni precedenti all’esilio a Sado il Daishonin non aveva mai menzionato le tre grandi Leggi segrete e si era concentrato sulla propagazione del Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo. Solo dopo Tatsunokuchi cominciò a rivelare i suoi insegnamenti come Budda dell’Ultimo giorno della Legge.[/ref].

MORINAKA: In Lettera a Misawa il Daishonin scrive «Quanto ai miei insegnamenti, considerate quelli anteriori al mio esilio nella provincia di Sado come i sutra predicati dal Budda prima del Sutra del Loto». E prosegue: «Ma la notte del 12 settembre dell’ottavo anno di Bun’ei (1271) rischiai di essere decapitato a Tatsunokuchi; da quel momento ho avuto pietà dei miei seguaci pensando che non avevo ancora rivelato loro la verità, e da Sado ho segretamente comunicato questo insegnamento ai miei discepoli. Dopo la morte del Budda, grandi maestri e filosofi quali Mahakashyapa, Ananda, Nagarjuna, Vasubandhu, T’ien-t’ai, Miao-lo, Dengyo e Gishin, conoscevano questo insegnamento, ma lo tennero segreto nei loro cuori e non lo espressero a parole. La ragione era che il Budda aveva comandato: “Dopo la mia morte, questa grande Legge non dev’essere rivelata finché non si entri nell’Ultimo giorno della Legge”[ref]Non si tratta di una citazione vera e propria ma di un’interpretazione che il Daishonin espone di vari brani del Sutra del Loto.[/ref]. Io, Nichiren, posso non essere l’inviato del Budda, ma l’epoca corrisponde a quella [indicata dal Budda] e poiché ho inaspettatamente compreso questo insegnamento, ora lo espongo in preparazione alla venuta del Saggio[ref]“Saggio” qui si riferisce al Bodhisattva Pratiche Superiori (Jogyo) a cui Shakyamuni affidò la missione di propagare la Legge mistica nell’Ultimo giorno, nel ventunesimo capitolo del Sutra del Loto, Poteri sovrannaturali. In molti scritti il Daishonin si definisce umilmente un precursore del Bodhisattva Pratiche Superiori.[/ref].
«Dopo la comparsa di questo insegnamento, quelli esposti dai maestri e filosofi del Primo e del Medio giorno saranno come la luce delle stelle dopo il sorgere del sole o come un inetto apprendista accanto a un abile artigiano. È stato predetto che in questa epoca i templi e le pagode, le immagini del Budda e i preti del Primo e del Medio giorno avrebbero perso le loro miracolose virtù e che solo questa grande Legge sarebbe stata propagata in tutto il mondo» (SND, 5, 189).

IKEDA: Quando il sole sorge, le stelle splendenti che riempiono il cielo notturno diventano invisibili. Così quando la grande Legge dell’Ultimo giorno sorge luminosa gli insegnamenti del Primo e del Medio giorno della Legge svaniscono.
«Solo questa grande Legge sarebbe stata propagata in tutto il mondo [lett: in tutto il paese di Jambudvipa]». Questa era la convinzione di Nichiren Dashonin e oggi la Soka Gakkai, con la sua diffusione a livello mondiale l’ha resa realtà. Il Buddismo del sole non sta forse giungendo al suo zenith? I benefici del Buddismo di Nichiren, come la luce del sole, stanno fluendo nel mondo intero. Ovunque andiamo vi sono persone che praticano il Buddismo di Nichiren. Adesso abbiamo la grande opportunità di diffondere questo insegnamento in tutto il globo perché tutti possano goderne i benefici nella propria vita. Non dobbiamo perderla. Non c’è motivo di indugiare; non ci sono ostacoli davanti a noi.
Il Gohonzon esiste per permetterci di diventare felici; per permettere a tutti di diventare felici. Ed è la nostra missione, come membri della Soka Gakkai, mettere in grado le persone di tutto il mondo di assaporare completamente i benefici del Buddismo del sole che Nichiren ci ha lasciato. Ogni membro è un nobile emissario del Budda dell’Ultimo giorno della legge e un emissario del Gohonzon. Poichè pratichiamo per realizzare concretamente l’aspirazione del Budda non può esistere ricordo più meraviglioso della nostra vita presente in questo mondo umano (vedi SND, 7, 24) che dedicarci a questa missione.

SAITO: Ora vorrei riassumere ciò che il Daishonin fece dopo la persecuzione di Tatsunokuchi.
Fra gli scritti composti durante l’esilio a Sado, spiccano L’apertura degli occhi e Il vero Oggetto di culto (“L’oggetto di culto per osservare la propria mente” nella nuova edizione, n.d.t.). Sono estremamente signficativi perché spiegano rispettivamente “l’oggetto di culto nei termini della Persona” e “l’oggetto di culto nei termini della Legge” e chiariscono la maniera in cui Nichiren Daishonin rese manifesto l’oggetto di culto e il percorso che intraprese per condurre tutte le persone all’Illuminazione.

IKEDA: L’apertura degli occhi spiega chi fosse Nichiren per aver intrapreso la missione di iscrivere il Gohonzon.

MORINAKA: Se L’apertura degli occhi spiega l’oggetto di culto nei termini della Persona, perché il Daishonin impiega quasi tutto il trattato per rispondere ai dubbi dei suoi discepoli e dell’opinione pubblica? A volte penso che avrebbe fatto prima ad andare direttamente al punto e dichiarare di essere il Budda dell’Ultimo giorno.

SAITO: Ci sarà una ragione profonda per questo. Ne L’apertura degli occhi, Nichiren Daishonin scardina i vari dubbi delle persone comuni citando brani dei sutra e fornendo prove evidenti della propria identità e del proprio ruolo alla luce dei sutra.

IKEDA: Vorrei citare ancora le parole di Frankl che esprimono una profonda comprensione della natura umana in virtù di tutte le difficoltà e sofferenze che egli affrontò e superò, in particolare la persecuzione nazista.
Egli afferma che non si può dare significato alla vita di qualcun altro. L’unica cosa che possiamo offrire a qualcuno, come regalo per il viaggio della vita, è il nostro esempio concreto, la somma complessiva della nostra esistenza. Non c’è una risposta razionale al significato ultimo della sofferenza umana. «Non lo si coglie sul piano intellettuale ma su quello esistenziale, con tutto il nostro essere»[ref]Frankl, The Will to Meaning, pag. 145.[/ref].
Anche se a volte è difficile farlo, Frankl sostiene che solo il nostro esempio concreto, la nostra vita di persone reali ha il potere di condurre gli altri alla felicità.
L’apertura degli occhi descrive la vita reale del Daishonin.
Anch’io ho preso coscienza della grandezza del Buddismo grazie all’incontro con Josei Toda, venendo in contatto con le sue parole e le sue azioni e percependo in esse la vera grandezza umana. Fu l’esempio di Toda ad aprirmi gli occhi sul Buddismo.

MORINAKA: Ne L’apertura degli occhi il Daishonin comincia sostenendo che il Sutra del Loto è il solo “insegnamento per raggiungere la Buddità” per le persone dell’Ultimo giorno della Legge, l’unico che può condurle dalla sofferenza alla felicità. E a questo riguardo espone le cosiddette cinque comparazioni[ref]Cinque comparazioni esposte ne L’apertura degli occhi che dimostrano la superiorità di Nam-myoho-renge-kyo rispetto a tutti gli altri insegnamenti.[/ref].

IKEDA: Per proteggere la Legge e le persone, il Daishonin aveva combattuto i preti malvagi posseduti dalla natura demoniaca che vuole impedire alle persone di ottenere la Buddità e aveva incontrato severe persecuzioni. Dimostrò con la sua esperienza concreta di possedere le “tre virtù di sovrano, maestro e genitore” necessarie per condurre le persone dell’Ultimo giorno all’Illuminazione.

SAITO: Dal resoconto di come lottò contro le grandi persecuzioni che, secondo il Sutra del Loto, avrebbero colpito il suo devoto nell’Ultimo giorno appare chiaro che nel suo cuore albergava il profondo e nobile desiderio di salvare tutte le persone.

IKEDA: Dedicandosi in maniera altruistica a diffondere la Legge, il Daishonin manifestò la sua vera identità, caratterizzata dall’unicità con la Legge suprema. Solo grazie a quest’esempio concreto poté manifestare il significato fondamentale della sua vita, la rivelazione dell’oggetto di culto, cioè la rivelazione della vita del “Budda eterno che è una sola cosa con la Legge eterna”.

SAITO: Il filo che lega tutte le azioni del Daishonin, dal sopportare grandi persecuzioni al raggiungimento di quella suprema condizione vitale, è il suo “grande desiderio”, il suo voto.

IKEDA: Esatto, la sua decisione compassionevole di non risparmiare gli sforzi per condurre le persone dell’Ultimo giorno all’Illuminazione, della quale abbiamo già discusso ampiamente nelle puntate precedenti.
Il vero Oggetto di culto invece rivela l’oggetto di culto nei termini della Legge. In esso il Daishonin spiega in maniera dettagliata come manifestò la realtà interiore della sua vita nel Gohonzon.

SAITO: Il Daishonin rese manifesto il Gohonzon che esisteva all’interno della sua vita come oggetto di culto per tutti.

IKEDA: Il Daishonin non sapeva se sarebbe riuscito a ritornare da Sado; inoltre la sua vita era continuamente in pericolo. Quindi, per i suoi discepoli e per quelli futuri, riteneva necessario rivelare quale fosse la maniera corretta di credere e praticare il Sutra del Loto nell’Ultimo giorno.
L’altra, più importante ragione era che il Daishonin riteneva necessario stabilire il modo in cui le persone potevano concretamente manifestare il mondo di Buddità, così com’erano, come aveva fatto lui. Era indispensabile per perpetuare la Legge dopo la sua morte e far sì che continuasse a diffondersi ampiamente.
Perciò ne Il vero Oggetto di culto il Daishonin spiega che Nam-myoho-renge-kyo è l’essenza del Sutra del Loto e che abbracciare Nam-myoho-renge-kyo è la pratica fondamentale per manifestare la condizione di Buddità da persone comuni, come lui aveva fatto. Questo è il principio di “abbracciare il Gohonzon è di per sé osservare la propria mente”[ref]Significa che attraverso la fede nel Gohonzon iscritto da Nichiren Daishonin si può attingere alla Legge mistica intrinseca alla propria vita e ottenere la Buddità.[/ref].
“Osservare la propria mente” significa percepire i Dieci mondi[ref]«Kanjin [L’osservazione della mente] significa osservare la propria mente e vedervi i dieci mondi» (SND, 1, 217).[/ref] che esistono nella nostra vita. Significa manifestare col cuore e coi pensieri la Buddità, e questo non è un compito facile. Per questo il Daishonin rivelò esplicitamente la Legge spiegando che l’oggetto di culto erano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo.

BBB:SAITO: Ne L’apertura degli occhi, attraverso la descrizione della propria condotta come “devoto o praticante del Sutra del Loto”, il Daishonin rivelò la realtà interiore della propria vita che era una sola cosa con la Legge mistica. Mentre ne Il vero Oggetto di culto spiega che i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo sono il nucleo dell’oggetto di culto che aveva chiaramente percepito nelle profondità della propria vita.

IKEDA: Questo è il contenuto della prima metà de Il vero Oggetto di culto nel quale il Daishonin rivela che “abbracciare il Gohonzon equivale a osservare la propria mente”. Nella seconda metà spiega perché egli è la persona che può rivelare l’oggetto di culto.

MORINAKA: Il Daishonin spiega di essere uno dei Bodhisattva della Terra[ref]I discepoli di Shakyamuni dal remoto passato a cui nel quindicesimo capitolo del Sutra del Loto, Emergere dalla terra. egli affida la propagazione della Legge mistica dopo la sua morte. Sono così chiamati perché il sutra afferma che emergono dal sottosuolo e la loro guida è Pratiche superiori.[/ref] ai quali Shakyamuni affidò i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nel Sutra del Loto. Pur non affermando esplicitamente di essere la reincarnazione del Bodhisattva Jogyo (Pratiche superiori), capo dei Bodhisattva della Terra, lo sottintende implicitamente.

IKEDA: L’apertura degli occhi e Il vero Oggetto di culto sono complementari. Attraverso questi due trattati, il Daishonon spiega il significato dell’aver iscritto l’oggetto di culto per l’Ultimo giorno della Legge e il significato del proprio insegnamento come Budda di quell’epoca.

SAITO: Dalla sua descrizione del Gohonzon come «il supremo mandala mai conosciuto prima» (SND, 4, 203) possiamo percepire con quanto scrupolo egli si fosse preparato a questa rivelazione.

IKEDA: Ne L’apertura degli occhi il Daishonin descrive gli sforzi compiuti fino a quando ebbe la prova della propria identità come Budda di gioia illimitata illuminato sin dal tempo senza inizio. Nel Il vero Oggetto di culto descrive come abbia iscritto tale oggetto di culto per l’Illuminazione di tutte le persone dell’Ultimo giorno, materializzando in esso la condizione vitale del Budda di gioia illimitata, illuminato sin dal tempo senza inizio.

MORINAKA: L’apertura degli occhi fu composto nel febbraio 1271 e Il vero Oggetto di culto nell’aprile 1273. Con questi due trattati il Daishonin stabilì gli elementi essenziali della propria dottrina. In maggio, compose in rapida successione La pratica dell’insegnamento del Budda e La vera entità della vita (“Il vero aspetto di tutti i fenomeni” nella nuova edizione, n.d.t.) e durante il mese intercalare di maggio, scrisse Sulla profezia del Budda. Quest’ultimo e La pratica dell’insegnamento del Budda sono due scritti estremamente importanti e il Daishonin desiderava che tutti i suoi discepoli li leggessero.

IKEDA: Il Daishonin era ancora in esilio a Sado e a Kamakura i suoi discepoli stavano subendo le conseguenze della sua persecuzione. Agli occhi della società apparivano come un misero esiliato e i seguaci che gli erano rimasti.
Ma, ne La pratica dell’insegnamento del Budda, il Daishonin esorta i suoi discepoli a raccogliere una forte fede consapevoli delle persecuzioni che avrebbero dovuto affrontare. Inoltre afferma che «la battaglia fra gli insegnamenti provvisori e quello vero» (SND, 4, 11) è appena iniziata e chiede loro di diffondere il vero insegnamento mirando alla creazione di una società ideale. In sintesi li incita a sviluppare una forte fede basata sul desiderio di propagare ampiamente la Legge[ref]Ne La pratica dell’insegnamento del Budda si legge: «Il Budda mi ha ordinato di nascere in questa epoca e sarebbe impossibile andare contro la sua volontà. Così ho riposto tutta la mia fede nel sutra e ho scatenato la battaglia fra l’insegnamento provvisorio e quello vero. Indossando l’armatura della perseveranza e impugnando la spada del vero insegnamento, ho innalzato il vessillo di Myoho-renge-kyo, l’essenza degli interi otto volumi del Sutra del Loto. Quindi, tendendo l’arco della dichiarazione del Budda “non ho ancora rivelato la verità” e scoccando la freccia di “scartare onestamente gli insegnamenti provvisori” sono salito sul carro trainato dal grande bue bianco e ho abbattuto i cancelli degli insegnamenti provvisori. Attaccando prima una setta e poi l’altra, ho confutato la setta Nembutsu, Shingon, Zen, Ritsu e le altre. Alcuni dei miei avversari sono fuggiti precipitosamente, mentre altri si sono ritirati e altri ancora sono stati sconfitti e sono divenuti miei discepoli. Continuo a respingere i loro attacchi e a sconfiggerli, ma ci sono legioni di nemici che si oppongono all’unico re della Legge e a quel piccolo gruppo che lo segue. Così, la battaglia continua ancora oggi» (SND, 4, 11).[/ref].
In Sulla profezia del Budda il Daishonin dimostra una fiducia ancor maggior in questo supremo ideale. Per la prima volta afferma che il suo insegnamento è il Buddismo del sole che si diffonderà in tutto il mondo. Si tratta della cosiddetta trasmissione del Buddismo verso ovest[ref]In Sulla profezia del Budda il Daishonin scrive: «La luna appare a ovest e gradualmente risplende verso est, mentre il sole sorge a est e proietta i suoi raggi verso ovest. Lo stesso è vero per il Buddismo. Nel Primo e nel Medio giorno della Legge si diffuse verso est, ma nell’Ultimo giorno si propagherà da est verso ovest» (SND, 4, 27-28).[/ref].
Questi due scritti sono un potente incoraggiamento ai suoi discepoli affinchè realizzino kosen-rufu.
Ne La vera entità della vita indirizzato a un discepolo di Sado, Sairen-bo, il Daishonin afferma esplicitamente che Shakyamuni è un Budda provvisorio e che la propagazione della grande Legge di Nam-myoho-renge-kyo è la missione dei discepoli di Nichiren, i Bodhisattva della Terra.
In questi scritti traspare la profonda convinzione del Daishonin che il Gohonzon da lui rivelato fosse davvero la grande Legge universale che avrebbe permesso a tutte le persone dell’Ultimo giorno di ottenere l’Illuminazione, E in base a tale convinzione – con uno stato vitale luminoso come un cielo limpido – chiedeva ai suoi discepoli di impegnarsi con tutte le proprie forze nella propagazione della Legge.
Questi tre scritti hanno un importante elemento in comune. Cioè pongono l’accento sul fatto che il maestro che rivela la Legge suprema da propagare ampiamente è una persona comune. Ne La pratica dell’insegnamento del Budda egli sottolinea che il maestro che conduce tutte le persone dell’Ultimo giorno all’Illuminazione è «una persona comune» e che i suoi discepoli sono «uomini malvagi contaminati dai tre veleni»[ref]Uomini malvagi contaminati dai tre veleni: sono le persone che rifiutano il Buddismo, incapaci di credere in esso, perché le loro vite sono fortemente influenzate dai desideri terreni fondamentali di avidità; collera e stupidità.[/ref] (SND, 4, 9). Per questo motivo le persecuzioni sono più gravi nell’Ultimo giorno che all’epoca di Shakyamuni e per questo i tre potenti nemici attaccano così ferocemente i praticanti.
In Sulla profezia del Budda il Daishonin cita le azioni del Bodhisattva Fukyo (Mai sprezzante) per ribadire che poiché non è un Budda come Shakyamuni a diffondere l’insegnamento nell’Ultimo giorno della Legge ma «un comune mortale di myoji-soku [stadio della pratica di chi ascolta il nome e le parole della verità, n.d.t.]» (SND, 4, 26) quella persona incontrerà grandi persecuzioni. E lo spiega attraverso il concetto delle «sei azioni difficili e delle nove azioni facili»[ref]Paragone esposto nell’undi-cesimo capitolo del Sutra del Loto per insegnare quanto fosse difficile abbracciare e propagare il sutra nell’Ultimo giorno della Legge. Fra le sei azioni difficili: diffondere, insegnare e prendere fede nel Sutra del Loto; le nove azioni facili comprendono imprese come scagliare un sistema maggiore di mondi in un’altra parte dell’universo.[/ref].
Ne La vera entità della vita il Daishonin scrive: «Il comune mortale è l’entità dei tre corpi[ref]Entità dei tre corpi: un Budda che appare in forma concreta e che è dotato dei tre corpi o proprietà illuminate (della Legge, della saggezza e dell’azione).[/ref], è il vero Budda» (SND, 4, 230), per affermare che il vero Budda è una persona comune. Per questo nell’Ultimo giorno della Legge un Budda splendente, dotato dei trentadue attributi e delle ottanta caratteristiche, non può essere il vero signore degli insegnamenti. Il vero maestro dell’Ultimo giorno della Legge è una persona comune sotto tutti gli aspetti, ma la sua vera identità quella di un Budda. Se così non fosse, realizzare un ampia propagazione in un mondo di persone comuni, contaminate dai tre veleni, sarebbe impossibile.
Perciò se, per esempio, l’oggetto di culto fosse una statua del Budda che lo rappresenta con caratteristiche sovrumane, ci sarebbe una contraddizione fra il maestro della Legge e l’oggetto di culto.
Inoltre una statua di legno o un dipinto, per quanto pregevoli dal punto di vista artistico, riescono a esprimere solo parzialmente la complessità della mente umana, né tantomeno riescono a manifestare il mondo di Buddità che è una sola cosa con la Legge. Il fatto che il Gohonzon sia composto di caratteri scritti ha un grande significato. Ma lo approfondiremo in un’altra occasione.
La cosa importante è che la vita del “Budda eterno che è una sola cosa con la Legge eterna” si esprime in maniera totalmente umana, nei fatti, nelle azioni, nei pensieri e nelle parole. Insegnando la Legge e superando grandi persecuzioni, Nichiren Daishonin manifestò personalmente la vita del Budda di gioia illimitata, che è illuminato sin dal tempo senza inizio ed è una sola cosa con la “Legge eterna”. In altre parole, tale condizione si ottiene grazie alle proprie azioni, parole e pensieri. Questa è la condizione vitale iscritta nel Gohonzon.
Il Daishonin scrive: «Io, Nichiren, ho scritto questo Gohonzon in sumi, trasfondendovi la mia anima, perciò credi in esso. Il volere del Budda è il Sutra del Loto, ma l’anima di Nichiren non è altro che Nam-myoho-renge-kyo» (SND, 4, 150) [«Ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi in esso con tutto il tuo cuore…» (WND, 412)]. Di conseguenza se vogliamo che la nostra vita sia in armonia con il Gohonzon che incarna la vita di Nichiren Daishonin, dovremo offrire sincere preghiere su cui basare ogni nostra azione, parola o pensiero.
È il cuore che conta. E cuore significa fede. Nel brano appena citato il Daishonin dice: «Credi in esso con tutto il tuo cuore». Poco dopo la mia conversione, il presidente Toda mi disse: «C’è una frase di Gosho che dovresti incidere nella tua vita». E poi mi citò un brano degli Insegnamenti orali che afferma: «Quando compi gli sforzi di cento milioni di kalpa in un singolo istante di vita, le tre proprietà illuminate del Budda emergeranno continuamente dalla tua vita» (GZ, 790).
Quando ci impegniamo per kosen-rufu, concentrando in ogni momento gli sforzi di cento milioni di eoni, l’immensa vita del Budda emerge immancabilmente da dentro di noi, con le tre proprietà illuminate di saggezza, coraggio e compassione di cui siamo originariamente dotati.
Il Daishonin rivelò il Gohonzon affinchè le persone potessero diventare consapevoli di questa forza vitale illimitata. Usando il Gohonzon come uno specchio limpido dovremmo sviluppare fiducia nell’esistenza di questo potere nella nostra vita, in quella dei nostri amici e di tutte le persone. Credere nel Gohonzon significa credere che il vero potenziale di tutte le persone è la “vita del Budda di gioia illimitata”.

SAITO: Praticamente in tutti gli scritti dove spiega il significato del Gohonzon, Nichiren Daishonin insegna che lo stesso stato vitale materializzato nel Gohonzon esiste dentro di noi.

MORINAKA: C’è un famoso brano de Il vero aspetto del Gohonzon in cui afferma: «Non cercare mai questo Gohonzon al di fuori di te. Il Gohonzon esiste solo nella carne mortale di noi persone comuni che abbracciamo il Sutra del Loto e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo. Il corpo è il palazzo della nona coscienza[ref]Nona coscienza o coscienza amala è la natura di Budda, la forza purificatrice fondamentale, libera da ogni impedimento karmico. Qui il Daishonin la identifica con Nam-myoho-renge-kyo[/ref], l’immutabile realtà che regna su tutte le funzioni della vita» (SND, 4, 203-204).
E ne La Torre Preziosa esprime lo stesso concetto: «Perciò Abutsu-bo è la Torre Preziosa stessa, e la Torre Preziosa è Abutsu-bo stesso. Senza questa consapevolezza tutto il resto è inutile. È la Torre Preziosa adornata dai sette tipi di gioielli: ascoltare il vero insegnamento, credere in esso, osservare i precetti, ottenere la pace della mente, praticare assiduamente, dedicarsi senza egoismo e cercare sempre il miglioramento personale. Potresti pensare di aver fatto offerte alla Torre Preziosa del Budda Taho, ma non è così. Le hai offerte a te stesso. Tu stesso sei un vero Budda che possiede le tre virtù dell’Illuminazione. Recita Nam-myoho-renge-kyo con questa convinzione. Allora, il luogo dove vivi o reciti Daimoku è il luogo della Torre Preziosa» (SND, 4, 212-213).

SAITO: Limitarsi a collocare su un altare un immagine del Budda e venerarla non ci permetterebbe affatto di sperimentare l’unicità della nostra vita e di quella del Tathagata dotato delle tre proprietà illuminate.
La Legge fondamentale che permette a tutti i Budda di ogni tempo e luogo di diventare tali è Nam-myoho-renge-kyo. Nichiren Daishonin è il Tathagata di Nam-myoho-renge-kyo, che iscrisse la sua vita in un mandala e venerare il Gohonzon di Nam-myoho-renge-kyo fa sgorgare nei nostri cuori il Nam-myogo-renge-kyo che è dentro di noi.
Il significato del Gohonzon consiste nel permettere di risvegliarci al fatto che la nostra stessa vita è un’entità della mistica Legge.

IKEDA: Questo è “l’oggetto di culto per osservare la mente”. Non v’è altro modo per condurre tutte le persone all’Illuminazione che aiutarle a manifestare l’oggetto di culto nella propria vita. Ed è ciò che fa il Gohonzon, offrendo questa possibilità a chiunque, in pari misura.
L’oggetto di culto per osservare la mente rappresenta un cambiamento radicale nell’idea di oggetto di culto. In ciò risiede l’essenza di una religione per l’umanità che rispetta al massimo grado il potenziale umano e rende possibile un vero cambiamento.

MORINAKA: Nichiren Dashonin ha materializzato la “Legge eterna” che ci consente di vivere dinamicamente anche nella più malvagia delle epoche e ha dimostrato come una persona comune possa manifestare quella Legge. L’espressione ultima di questo principio è la persecuzione di Tatsunokuchi.

IKEDA: Sul luogo dell’esecuzione a Tatsunokuchi, Nichiren Daishonin dimostrò la grandezza dell’essere umano e grazie a questo riuscì a materializzare in forma grafica la Legge fondamentale che permette a tutte le persone di realizzare questo supremo potenziale rimanendo esseri umani.
Il Gohonzon, che consente a tutti di ottenere l’Illuminazione, è la manifestazione essenziale del voto del Daishonin per la salvezza di tutte le persone. È “l’oggetto di culto per osservare la mente” di Nichiren Daishonin.

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