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Ogni istante è il primo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:15

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Ogni istante è il primo

“Raccogliere la propria fede, sentendosi giunto all’ultimo momento”, non è un’indicazione da usare solo prossimi alla morte. Al contrario, utilizzare tutte le proprie forze ed esprimere il meglio di se stessi è un’occasione di continua rinascita

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“Raccogliere la propria fede, sentendosi giunto all’ultimo momento”, non è un’indicazione da usare solo prossimi alla morte. Al contrario, utilizzare tutte le proprie forze ed esprimere il meglio di se stessi è un’occasione di continua rinascita

Carpe diem, cogli l’attimo, recitava il grande poeta romano Orazio. E quante volte lo ripetiamo a noi stessi o alle persone che ci sono vicine. Cogliere l’attimo, assaporare ogni momento e, di conseguenza, tutta un’esistenza, ricorda il principio buddista di ichinen sanzen.
La parola ichinen proviene dal giapponese e alla lettera vuol dire “attimo” o “pensiero”, ma anche pensare in un istante. Sanzen significa tremila e sta a indicare il numero di possibilità che abbiamo in ogni ichinen (attimo) e si ottiene dalla moltiplicazione dei dieci mondi per il loro mutuo possesso (cioè ognuno dei dieci stati vitali contiene dentro di sé tutti e dieci i mondi) per i dieci fattori per i tre regni dell’esistenza. Anche se può sembrare complicato, è un modo per descrivere il potenziale infinito della vita che permea l’universo e anche il fatto che l’universo è contenuto in ogni singolo istante e manifestazione della vita. Un potere immenso di cui spesso non si è consapevoli.
Abbracciare la filosofia buddista è come aprire una grande rete e scoprire, nodo dopo nodo, come tutto sia collegato insieme, e ottenere una percezione della vita di gran lunga più ampia. Tanto per cominciare, non si può parlare di vita senza tener conto anche della morte. Imparare a fare i conti serenamente con questa realtà inevitabile migliora indubbiamente la qualità della vita. «Non occorre conoscere le parole di Martin Heidegger – scrive Daisaku Ikeda, nel commento all’Eredità della Legge fondamentale della vita – “la stessa esistenza umana è vivere andando incontro alla morte”, per capire che la morte giace sotto la vita. In realtà incontriamo la morte a ogni istante, e in ogni istante torniamo a vivere. La stessa consapevolezza della morte offre alla vita un senso di grande soddisfazione: senza questa non possiamo vivere pienamente come esseri umani, né utilizzare al meglio il nostro tempo. Il problema della morte è il problema della vita: se rimane irrisolto, l’esistenza non può essere veramente ricca» (La vera entità della vita, Esperia, 1996, pag. 99).
Dunque morte e vita s’intrecciano permanentemente nella trama dell’esistenza e l’esserne consapevoli permette di esprimere se stessi al meglio.
Proviamo a ricordare quando siamo dovuti restare a letto per un malessere: le cose di sempre, in apparenza di routine e a cui non davamo un particolare significato, diventano improvvisamente qualcosa di significativo che aneliamo a riprendere al più presto. Oggettivamente non è cambiato niente, ma diverso è il punto di vista con cui si guardano le cose di sempre. Ed esse acquistano un colore nuovo. Qualcosa di analogo può accadere se cambia la percezione della propria esistenza: da una ripetizione infinita di momenti simili fra loro a istanti, ognuno dei quali risplende nella propria unicità.
«Per chi, sentendosi giunto al suo ultimo momento, raccoglie la sua fede e recita Nam-myoho-renge-kyo, il sutra proclama: “Dopo la morte mille Budda gli tenderanno le mani per liberarlo dal timore e impedirgli di cadere nei cattivi sentieri”» e « Sii fermamente deciso a risvegliare il grande potere della fede e recita Nam-myoho-renge-kyo con una mente corretta fino al momento della morte. Non cercare assolutamente un altro modo per ereditare la Legge fondamentale della vita; questo è il significato di “i desideri terreni sono Illuminazione” e di “le sofferenze di nascita e morte sono nirvana”» (SND, 4, 222-223; 225-226). Il Daishonin non suggerisce solo un atteggiamento corretto da tenere al momento della morte fisica, ma si riferisce alla vita e alla morte che si intrecciano in ogni attimo. L’enorme positività che sviluppano le persone che affrontano pesanti malattie e guariscono, spesso deriva da questo “beneficio invisibile” rappresentato dal dover affrontare una malattia e quindi essere costretti a rivedere i parametri fondanti della propria vita. «E se muoio domani?» non vorrei lasciare in sospeso né sogni agognati senza il coraggio di pronunciarli ad alta voce, né rapporti irrisolti. E poi vorrei anche…
È l’atteggiamento di ogni istante a dare la qualità alle nostre esistenze.
Recitare Daimoku è l’unico mezzo che permette di manifestare la condizione di Buddità ogni volta che lo decidiamo. Ora, adesso, qui dove siamo.
Nella prima frase del capitolo Hoben, Espedienti, del Sutra del Loto compare la parola Niji, che significa “Allora” nella frase «Allora l’Onorato dal mondo si risvegliò serenamente dalla sua meditazione». Questo riferimento temporale simboleggia la forza di determinarsi spontaneamente, indica l’istante in cui si fa emergere da se stessi il proprio spirito di ricerca e la più alta condizione vitale, con l’atteggiamento risoluto “da adesso in poi trasformo la mia vita in positivo”, espresso dal principio di hon’in myo (da adesso in poi).
“Raccogliere la propria fede e recitare Nam-myoho-renge-kyo, sentendosi giunto al suo ultimo momento” si può fare ogni volta che si recita Daimoku. Se si pratica il Buddismo come fosse l’ultima preziosissima possibilità per diventare felici, si vive pienamente e senza rimpianti.
Commentando come il Daishonin insegni ad aver fede come “se fosse l’ultimo momento della propria vita, Ikeda dà un’ulteriore chiave di lettura: «Il Daishonin spiega l’importanza di perseverare nella fede affermando che “La Buddità si trova nel mantenere la fede” (SND, 4, 153). La chiave per mantenere la fede risiede nel pensare che adesso è l’ultimo momento della propria vita; con una fede simile se anche la vostra vita finisse ora non avreste rimpianti. Una simile fede, devota, pura e senza rimpianti ci permette di diventare una sola cosa con la Legge mistica e mantenerla per tutta la vita, ci consente di ottenere la Buddità in questa esistenza».
Questo significa vivere in modo dinamico, ma non sempre è facile percepire il ritmo gioioso della vita. Sempre ne Il mondo del Gosho Ikeda spiega questo tipo di condizione: «Quando ad esempio stiamo affrontando una prova dolorosa è quasi impossibile credere di poter ottenere l’Illuminazione. E quando invece godiamo di momentanea pace e tranquillità, la Buddità o l’Illuminazione non ci sembra poi così necessaria. Sia nei momenti duri che in quelli facili tendiamo a perdere l’aspirazione a raggiungere la Buddità» (Nuovo Rinascimento, 278, 14).
Queste sensazioni nascono dall’illusione tutta umana, di percepire la vita come statica. L’esistenza, invece, in tutte le sue forme, è caratterizzata da una perenne dinamicità: i momenti scorrono velocemente e si susseguono senza sosta mentre il presente in un soffio è già passato. Ogni volta che sboccia un fiore, ogni volta che nasce un bambino, ogni volta che arriva la bella stagione, ogni volta che si comincia un nuovo entusiasmante progetto, si può percepire questa profonda dinamicità, questo sforzo della vita che apre nuove positive strade e prospettive. Ma il “comune mortale”, tende a cadere prigioniero delle illusioni, e quale illusione è “più comoda” di pensare che le cose rimangano sempre uguali?
Attraverso la recitazione di Daimoku si può illuminare la propria vita e riacquistare la gratitudine e la gioia della vita. E la recitazione, abbondante e concentrata del Daimoku “sveglia” il coraggio di affrontare le questioni irrisolte.
«Quest’esistenza passa in un istante – osserva Daisaku Ikeda – ma le nostre vite di per sé sono eterne. Abbiate piena e totale fiducia che tutti i vostri sforzi presenti contribuiranno alla vostra felicità eterna. Per questo è importante non ritirarsi mai nella fede per quanto ardue siano le difficoltà che si possono incontrare. Non abbiate paura. Se vi ritirate o vi fate dominare dalla paura, sarete voi a perderci» (Nuovo Rinascimento, 276, 5).
Non c’è niente da fare: la paura paralizza. È come un tappo che impedisce alla forza vitale e alla saggezza di sgorgare e affrontare le situazioni. Per questo è necessario elevare innanzitutto lo stato vitale. E poi?
In prima battuta decidere di risolvere la situazione, poi chiarirsi lo scopo.
Per chiarire il proprio obiettivo è importante avere una determinazione (ichinen) rivolta al futuro.
L’ichinen rivolto al passato spinge ad affrontare le situazioni con un atteggiamento di lamentela del tipo “perché mi è successo questo?” oppure “perché mi trovo in difficoltà dopo tanti anni di pratica?” oppure, peggio ancora “è tutta colpa degli altri se mi trovo in questa situazione”. Questo atteggiamento non fa che alimentare la propria sofferenza.
L’ichinen rivolto al presente tiene conto della situazione attuale e fa scaturire un atteggiamento del tipo: “come posso fare?” oppure “vorrei stare meglio” o ancora “desidero che gli altri cambino”. Ma l’atteggiamento necessario per risolvere drasticamente i problemi è senz’altro quello che si cura del futuro. Decidere, pregando, di cambiare il proprio karma.
Una volta chiarito lo scopo si dovrebbe pregare con sincerità come fosse l’ultimo istante di vita, fino a quando la situazione non è completamente trasformata. La cosa più difficile è mantenere la propria determinazione quando si ha la sensazione di stare nel deserto, ma è solo andando oltre questa illusione (non siamo mai nel deserto, la vita si muove sempre anche quando non lo percepiamo) che sperimentiamo i grandi benefici che derivano dal Gohonzon.
«Sviluppa sempre di più la tua fede, – incoraggia nel Gosho Nichiren – dal primo all’ultimo istante, altrimenti avrai dei rimpianti. Per esempio, il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la luna sopra la capitale? Qualunque cosa accada rimani vicino al prete che conosce il cuore del Sutra del Loto, continua a imparare sempre più le verità del Buddismo e prosegui il viaggio della fede» (SND, 4, 245).
Un lungo viaggio che inizia e finisce ogni giorno, ogni istante. Perché sia Kamakura che Kyoto sono adesso, qui, vicino a noi.

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