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Ti rispetterò sempre - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:30

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Ti rispetterò sempre

Come possiamo seguire la pratica del bodhisattva Mai Sprezzante, nell’Ultimo giorno della Legge? Con il dialogo, l’incoraggiamento, rispettando tutti e facendo sì che gli altri si avvicinino al Buddismo tramite il nostro comportamento umano

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Come possiamo seguire la pratica del bodhisattva Mai Sprezzante, nell’Ultimo giorno della Legge? Con il dialogo, l’incoraggiamento, rispettando tutti e facendo sì che gli altri si avvicinino al Buddismo tramite il nostro comportamento umano

Riassumiamo la lezione su un brano del Mondo del Gosho tenuta da Yuichiro Kitano, vicepresidente della Soka Gakkai, durante il corso nazionale della Divisione uomini svoltosi a Chianciano dal 31 maggio al 2 giugno, e i punti essenziali del suo intervento di chiusura.

Sia il Budda Shakyamuni che Nichiren Daishonin hanno dedicato la vita a dialogare con le persone per salvarle. E hanno continuato a farlo anche in condizioni difficili e travagliate, dedicandosi a incoraggiare direttamente le persone. Il Gosho non è stato scritto isolandosi dal mondo, ma dialogando e lottando fra la gente. Esiste un’immagine distorta del Buddismo come religione che si pratica in ritiro e isolamento mentre questo, fin dalle origini, si pratica correttamente solo fra la gente, dialogando. «Ognuno di voi, che vi sforzate tra la gente – ha osservato Kitano – sta facendo la cosa giusta. Dopo una giornata di lavoro, andate a trovare i membri a casa, incoraggiate le persone, partecipate alle riunioni. Siate certi che andare in mezzo alle persone e incoraggiarle è la maniera più corretta di praticare».
Mettere in pratica nella vita quotidiana il Buddismo significa stare con i membri, ascoltare i loro problemi, sostenerli, recitare Daimoku con loro, studiare e fare esperienze insieme. Secondo il Sutra del Loto e Nichiren Daishonin, chi può propagare Nam-myoho-renge-kyo e aiutare tutte le persone a superare le loro difficoltà con il potere del Gohonzon, è un Bodhisattva della Terra. E ognuno di noi lo è. Abbiamo questa missione. Lo abbiamo promesso prima di nascere in questa vita. Nella vita quotidiana, questa missione si realizza con la trasformazione della nostra vita, che consiste nel vincere sui problemi e sui limiti personali, vincere nel lavoro e vivere una vita piena e realizzata.
Cosa succede se si dimentica che lo scopo della nostra esistenza è propagare Nam-myoho-renge-kyo a più persone possibile, in modo che diventino capaci di manifestare pienamente la loro forza e saggezza, e gioire nel vederli diventare felici? Allora prevale il bisogno di avere un riconoscimento, l’interesse personale, l’orgoglio, i cattivi sentieri, insomma gli stati vitali inferiori. Così, si pratica in modo formale, ma questa è una vita senza valore. Ognuno di noi ha abbracciato il Buddismo per risolvere problemi e sofferenze. Però, se ci limitiamo a questo, rispetto al vero obiettivo del Daishonin, la nostra rimane una pratica molto superficiale.
Per noi il punto cruciale del Gosho La vera entità della vita (SND, 4, 229-235) è che la missione dei Bodhisattva della Terra è vivere basandosi sul Gohonzon, dentro la Soka Gakkai, per realizzare kosen-rufu. Bisogna avere questa consapevolezza. Alla fine della lettera, il Daishonin scrive: «Esercitati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo. Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. Sia la pratica che lo studio devono sorgere dalla fede. Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o una sola parola». Questo vale anche per noi. «Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo». Dovremmo essere severi con noi stessi nel ricordare questo punto.
La via della pratica consiste nel recitare Gongyo e Daimoku per manifestare la Buddità, come pure nell’insegnare, incoraggiare e consigliare per far emergere la Buddità degli altri. La via dello studio è studiare la filosofia del rispetto per l’essere umano, e mettere in pratica lo studio significa rispettare e lodare ogni singola persona. Credere fino in fondo nella Buddità di tutte le persone è fede nel Gohonzon, e la persona che percorre le due vie di pratica e studio è la persona che ha fede.
Come contrastare le forti tendenze allo scontro, alla guerra, proprie dell’Ultimo giorno della Legge, cioè della nostra epoca? L’unico modo è svolgere la missione della Soka Gakkai come eredi di Nichiren Daishonin; propagare la consapevolezza che tutti hanno alla base della loro vita la Buddità e Nam-myoho-renge-kyo; rispettarsi e lodarsi l’un l’altro: questa è l’essenza della pratica di shakubuku, che è la stessa del bodhisattva Mai Sprezzante (Fukyo).
Questo bodhisattva di cui si parla nel ventesimo capitolo del Sutra del Loto, si inchinava con profondo rispetto davanti a tutte le persone e ripeteva: «Nutro per voi un profondo rispetto. Non oserei mai trattarvi con disprezzo o arroganza. Perché? Perché voi tutti state praticando la via del bodhisattva e conseguirete certamente la Buddità». Cacciato dagli arroganti, si allontanava e continuava da lontano a manifestare il suo rispetto profondo.
Come possiamo seguire la pratica del bodhisattva Mai Sprezzante, nell’Ultimo giorno della Legge? Con il dialogo, l’insegnamento e l’incoraggiamento; rispettando tutti e facendo sì che gli altri si avvicinino al Buddismo tramite il nostro comportamento umano.
Poi, può succedere che “io rispetti tutti ma quel compagno di fede proprio no, non ci riesco”. Siamo convinti della correttezza generale di un principio ma poi, nella vita quotidiana, nel lavoro e nell’attività buddista, è difficile metterlo in pratica. «Questa lezione – ha detto Kitano – serve perché possiate trattare con quelle persone per cui non nutrite simpatia».
A questo proposito, il presidente Ikeda dice, nel diciottesimo capitolo del Mondo del Gosho (non ancora pubblicato in italiano): «Il Buddismo mette al centro di questo problema l’“oscurità”. A tutti può essere capitato, in un modo o nell’altro, di pensare: “Sapevo che era una cosa sbagliata, ma era più forte di me, e ho fatto il contrario del bene”». Il Buddismo spiega che nella vita degli esseri umani esiste l’oscurità, che è l’ignoranza fondamentale e il potere negativo. Ma esiste allo stesso tempo anche la vera natura dei fenomeni, l’Illuminazione che possiamo manifestare spezzando l’oscurità». Abbiamo la consapevolezza che in noi e negli altri ci sono entrambi questi aspetti?
Nella nostra era caratterizzata dalla tendenza allo scontro, occorre lottare con tutte le forze contro le tendenze demoniache. Questo significa prima di tutto lottare contro la propria oscurità fondamentale e vincere nella propria vita, facendo emergere la propria Illuminazione. Si tratta di trasformare la propria parte oscura in Illuminazione, attraverso il proprio miglioramento. Non cancellare o recidere ma trasformare.
Immaginiamo che la nostra vita sia come un bicchiere con della sporcizia depositata sul fondo. È possibile pulire il bicchiere prima di versarvi l’acqua. Ma non è possibile far questo con la nostra vita. L’unico modo di avere acqua pulita nel bicchiere della nostra vita è continuare a versare acqua pura e intanto mescolare, finché tutta la sporcizia, venendo a galla, esce dal bicchiere. È necessario continuare ad aggiungere acqua pura (che corrisponde alla pratica di recitare Daimoku e dedicarsi alle attività per kosen-rufu). L’attività buddista e shakubuku, cioè tutte le azioni che compiamo per propagare il Buddismo, aiutano molto a rimescolare e a far venire a galla la sporcizia, perché possa uscire dal bicchiere. È importante che, soprattutto svolgendo queste attività, non ci ribelliamo alle critiche che ci obbligano a riflettere su noi stessi, e cerchiamo anche di vedere qualità e pregi delle persone in cui vediamo solo difetti.
Nel momento della confusione, è necessario tornare al punto d’origine, allo spirito originario: ripartire di fronte al Gohonzon, dal Gosho, dai discorsi del presidente Ikeda. Se invece andiamo avanti nella confusione, la situazione peggiora sempre più. Non possiamo pensare che sia meglio andare avanti comunque a fare il bagno, se ci accorgiamo che siamo entrati nella vasca vestiti; o che sia meglio continuare comunque ad abbottonare la camicia, se ci accorgiamo che abbiamo abbottonato i primi bottoni in maniera errata. In certi casi, bisogna ricominciare da capo.
Così, se col dialogo il contrasto con una persona non si risolve, è necessario tornare al punto d’origine, cioè sedersi davanti al Gohonzon e recitare insieme. Poi dialoghiamo di nuovo e, se non basta, ritorniamo di nuovo insieme davanti al Gohonzon e dopo dialoghiamo ancora.
«Quando il dialogo da solo non basta – spiega Kitano – è perché evidentemente per farlo bastare ci vorrebbe una compassione che noi, al momento, non abbiamo. In tal caso, occorre appunto tornare all’origine recitando Daimoku insieme. E anche studiando insieme le guide di sensei».
Alla chiusura del corso, Kitano ha ricordato che, dallo scorso anno, il presidente Ikeda afferma che l’Italia, i membri italiani, stanno iniziando una nuova partenza verso kosen-rufu. «In questo processo ognuno di voi è una colonna portante. Mettiamo in pratica le guide del presidente Ikeda».
Alla fine della sua lezione sul Mondo del Gosho, il vicepresidente Kitano ha letto alcune brevi indicazioni di Daisaku Ikeda per la Divisione uomini:
I buoni rapporti iniziano dai saluti. Tutto dipende da una voce fresca: è il primo passo per creare fiducia, abbatte i muri e crea relazioni di amicizia. In qualsiasi situazione, non esercitate pressioni su una persona che sta attraversando un momento difficile. Sostenetela. Questo significa essere buddisti.
Recitiamo Daimoku per quella persona che ci è poco simpatica. Questo ci permette di aprire la nostra condizione vitale, ed è una importante pratica buddista. «Naturalmente, non vuol dire – ha commentato Kitano – recitare Daimoku perché l’altra persona abbia punizioni e si accorga dei suoi errori. Si tratta di lottare insieme, recitare insieme».

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