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David Krieger - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:24

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    David Krieger

    «Io sono contro la guerra. Sono assolutamente contrario alla guerra!» (Daisaku Ikeda, For the Sake of Peace, Prefazione)

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    «Io sono contro la guerra. Sono assolutamente contrario alla guerra!» (Daisaku Ikeda, For the Sake of Peace, Prefazione)

    David Krieger, presidente della Nuclear Age Peace Foundation
    (intervista tratta da Living Buddhism, settembre 2002)

    Il titolo del dialogo con il presidente Ikeda Scegliere la speranza [di recente pubblicazione in lingua inglese] riflette la nostra convinzione che la speranza dev’essere una scelta consapevole. Sarebbe altrettanto possibile scegliere la disperazione o comunque la convinzione che ci siano ben poche possibilità di cambiare le cose in meglio. È una scelta che conduce alla rassegnazione, all’accontentarsi, all’apatia, la sindrome della nostra epoca.
    Speranza è la fede nel riuscire a realizzare i propri sogni grazie ai propri sforzi. La speranza non è poi così lontana dalla realtà e di certo non è separata dai nostri sforzi personali. Non è una bacchetta magica che da sola può cambiare il mondo, ma sicuramente può conferire direzione e vigore ai propri sforzi.
    E rispetto al problema della guerra e delle armi nucleari, la speranza è il punto di partenza per un cambiamento. La guerra è il mezzo più distruttivo che ci sia per cercare di risolvere i conflitti umani e oltrettutto non li risolve. Con l’aggiunta delle armi nucleari, potrebbe significare la distruzione totale di intere popolazioni, forse anche della specie umana. Per questo non bisogna perdere la speranza che è possibile fare qualcosa per cambiare una realtà così grave. Rinunciare alla speranza significa in un certo senso rinunciare alla nostra umanità. Dobbiamo continuare a sperare e a lavorare per un mondo senza armamenti nucleari e senza guerra. È nostro dovere nei confronti di tutte le generazioni che ci hanno preceduto e che ci seguiranno sulla Terra.
    A volte sembra che i grandi problemi mondiali non abbiano nulla a che fare con la nostra realtà quotidiana ma ovviamente non è così. Dalla loro soluzione dipende il futuro dell’umanità e, se i comuni cittadini rinunciano a scegliere, le decisioni sulla guerra e gli armamenti verranno prese dai leader, i cui interessi non sempre coincidono con quelli dell’umanità e delle generazioni future. Sono problemi troppo importanti per essere lasciati in mano ai capi politici e militari. Voglio invitare i cittadini comuni di tutto il mondo a impegnarsi personalmente rispetto al problema della guerra e della pace; c’è bisogno di loro, della loro voce e dei loro sforzi. Penso che ognuno di noi dovrebbe impegnarsi come se da ciò dipendesse la propria vita; e di fatto è proprio così.
    Jacques Cousteau, una persona che aveva a cuore il benessere delle generazioni future mi disse una volta: «È venuto il momento in cui parlare non basta più, approvare non basta più. Dobbiamo agire». È tempo di agire e mi piacerebbe che fossero i comuni cittadini gli artefici di un mondo senz’armi nucleari. Una prima azione concreta che possono fare è quella di firmare, far conoscere e diffondere l’appello della nostra fondazione per la fine della minaccia rappresentata dagli armamenti nucleari per l’umanità e la vita in genere, che si può trovare sul sito www.wagingpeace.org. E i principi contenuti in questo appello possono guidare le nostre azioni. Non sappiamo se i nostri sforzi avranno il risultato desiderato ma dobbiamo continuare ad andare avanti, dando per scontato che sia così perché l’alternativa, cioè rinunciare a sperare e a fare qualsiasi cosa, è inaccettabile. […] Per questo gli Stati Uniti, che attualmente posseggono una forza militare schiacciante dovrebbero essere i primi a spianare il cammino verso un’eliminazione coordinata, verificabile e irreversibile di tutte le armi atomiche. Ciò richiederebbe saggezza e compassione. Ed è improbabile che un simile senso di responsabilità venga dai leader politici. È più probabile che venga dalla gente, dalle persone comuni come voi e me.

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