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Un perfetto lavoro di squadra - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:30

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Un perfetto lavoro di squadra

Preparazione, ricerca di nuove strade, determinazione, perfetto accordo fra i componenti del gruppo sono le qualità che hanno permesso la scalata dell’Everest. Un racconto che diventa spunto di riflessione sul senso della collaborazione

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Preparazione, ricerca di nuove strade, determinazione, perfetto accordo fra i componenti del gruppo sono le qualità che hanno permesso la scalata dell’Everest. Un racconto che diventa spunto di riflessione sul senso della collaborazione

In onore dei membri brasiliani che hanno fatto un lungo viaggio per essere qui con noi oggi vorrei citare le parole di Antonio Austregésilo (1876-1960), medico e scrittore brasiliano: «La donna rappresenta una grande forza perché la famiglia è lei».
Le nostre famiglie sono una base importante nella vita quotidiana. Quando sono solide e sicure ognuno può sforzarsi fino in fondo per kosen-rufu. Sono le donne che si assumono una grossa parte di questa responsabilità, nelle famiglie in cui ci sono donne solide anche gli uomini lo sono. Se invece gli uomini sono forti ma le donne no, nella maggior parte dei casi soffriranno entrambi. Il potere delle donne è immenso.
Austregésilo affermava anche che le donne sono «il carattere, la scuola e lo spirito dell’umanità». Sono assolutamente d’accordo, nelle nostre attività per kosen-rufu le donne stanno dimostrando la loro forza e le loro fenomenali capacità e vorrei lodarle con immensa gratitudine.
Congratulazioni anche ai membri provenienti da venti paesi del mondo che sono in Giappone per partecipare ad alcuni corsi. Grazie per i vostri sforzi. [Il presidente Ikeda ringrazia singolarmente i membri di ogni paese menzionando l’evento più importante della loro attività attuale. Rispetto all’Italia si congratula «per la fresca partenza sotto la guida del nuovo direttore generale Tamotsu Nakajima», n.d.t.]
Nel 1953 uno storico di grande lungimiranza scrisse per un quotidiano giapponese un articolo su come sarebbe stato il mondo dopo cinquant’anni, nel 2003. Era Arnold J. Toynbee, con cui ho pubblicato un dialogo.
Toynbee sottolineava il fatto che nel 2003, in mezzo a un crescente vuoto spirituale, avremmo assistito a una nuova fioritura religiosa. E, nei suoi ultimi anni, iniziò a nutrire grandi aspettative nei confronti della Soka Gakkai, come movimento religioso in grado di guidare la civiltà umana nel nuovo secolo. I grandi pensatori mondiali vedono la verità in maniera chiara e priva di distorsioni.
Oggi, nel 2003, il periodo che Toynbee era stato capace di immaginare con tanto acume, la SGI è diventata un’organizzazione di grande rilevanza sulla scena internazionale, nella quale i giovani sono particolarmente attivi. Ha veramente giocato un ruolo significativo nell’adempiere alla profezia di Toynbee sull’ascesa di una nuova era dello spirito. Sono certo che ne sarebbe felice.
Il dialogo fra Toynbee e me è stato tradotto e pubblicato in ventiquattro lingue. Molti dei leader mondiali che ho incontrato l’hanno letto, viene utilizzato come materiale di studio nelle università di tutto il mondo e ha avuto un peso importante nel conferimento di molte delle centotrentanove cattedre e dottorati onorari che ho ricevuto da istituzioni accademiche di ogni parte del globo.
Lou Marinoff, filosofo e presidente dell’American Philosophical Practitioners Association, è un altro studioso che ha dimostrato profondo interesse per il mio dialogo con Toynbee. Marinoff è anche autore di molti best-seller di filosofia divulgativa pubblicati in più di quaranta paesi [uno dei più noti è Platone è meglio del Prozac, ed. Piemme 2001, n.d.r.]. Nel suo lavoro più recente, in corso di pubblicazione da parte di un’importante casa editrice inglese col titolo Le grandi domande, Marinoff fa riferimento al Buddismo di Nichiren.
Da quanto mi hanno riferito, in questo testo Marinoff elenca novantanove grandi filosofi, antichi e moderni, che hanno lasciato all’umanità insegnamenti ricchi di saggezza pratica, come Socrate, Platone, Kant, Confucio e il Budda Shakyamuni. In questa lista di grandi filosofi che hanno illuminato la storia spirituale dell’umanità ha incluso Nichiren Daishonin e, con mio grande onore, anche il mio nome, accanto a quello di altri pensatori viventi come Elie Wiesel, lo scrittore e Premio Nobel, che fra l’altro ho avuto il privilegio di incontrare.
È meraviglioso vedere quanta attenzione stia suscitando la grande filosofia buddista di Nichiren Daishonin che incarna la saggezza dell’universo, perché è una verifica importante del successo di kosen-rufu nel mondo.
Marinoff sintetizza la caratteristica della dottrina del Daishonin nella verità piena di speranza che «la via del Budda è aperta a tutti, in questa stessa vita». E descrive Nichiren come «un monaco studioso degli insegnamenti di Gautama (Shakyamuni) che riuscì a sfidare con successo le scuole ufficiali buddiste corrotte del suo tempo».
Anche noi dobbiamo nutrire questo spirito di sfida, di riforma. Kosen-rufu, la propagazione della Legge, è una battaglia per la trasformazione sia negli esseri umani che nel mondo e il Daishonin assunse personalmente la guida di questo movimento. Senza lotta non possiamo condurre vite di supremo valore, anzi, la nostra vita sarà vuota. Un giovane che non accetta sfide, che non lotta, non è un giovane autentico. Lottiamo insieme!
Marinoff spiega molto precisamente anche che «Nichiren distillò il Sutra del Loto in un potente mantra, Nam-myoho-renge-kyo, che restituì l’essenza del Buddismo alle persone comuni». E osserva acutamente: «Ciò causò anche a Nichiren seri problemi politici – come accadde a Socrate, Gesù, Lutero e ad altri riformatori del genere. Sfuggì a malapena all’esecuzione e subì l’esilio. Ma oggi il Buddismo di Nichiren prospera in tutto il mondo grazie alla Soka Gakkai Internazionale».
Questa è la consapevolezza che esprime un filosofo di fama mondiale.
L’associazione presieduta da Marinoff esprime un giudizio molto positivo sulla nostra dedizione nel promuovere la filosofia umanistica e fra breve mi hanno annunciato che riceverò, in quanto vostro rappresentante, un’onorificenza da parte loro.
Marinoff perse il padre all’età di quindici anni e anche, tristemente, due fratelli minori. Sin da giovane ha dovuto affrontare una grande perdita e un grande cordoglio, ha vinto ed è riuscito a costruire la propria vita. Sono queste esperienze che hanno reso la sua filosofia così profonda, forte e piena di compassione.
Una persona con una filosofia di vita è forte. Spero che voi tutti, che possedete la grande filosofia del Buddismo, viviate la vostra esistenza con forza.
Marinoff ha detto: «Dobbiamo avere il coraggio delle nostre convinzioni, qualsiasi cosa accada. Quel coraggio nasce dalla forza del carattere». È il coraggio che costruisce un forte carattere. Coraggio e carattere sono la stessa cosa.
Ha anche osservato: «Affrontare le sofferenze della vita è come forgiare il ferro col fuoco. A questo proposito ritengo che l’insegnamento buddista di “cambiare il veleno in medicina” sia una profonda verità».
La cosa importante è non darsi per vinti, qualunque cosa accada. Voi membri della Divisione giovani siete gli eredi della SGI. Siete le persone coraggiose che contribuiranno a riscattare l’umanità. Come tali non dovete mai lasciarvi sconfiggere. La caratteristica dei veri eroi è sempre un fermo rifiuto a farsi abbattere da qualsiasi difficoltà.
Sono passati cinquantacinque anni da quando mi convertii al Buddismo del Daishonin e da allora non mi sono mai dato per vinto. Ho trionfato su tutto, anche sugli attacchi incessanti di persone mosse dall’invidia. È grazie alla fede e a una continua rivoluzione umana che possiamo far emergere la condizione vitale indistruttibile come il diamante della Buddità.
Voi membri della Divisione giovani praticate la suprema filosofia del Buddismo per la felicità dell’umanità, per la pace e la prosperità della società. Non esiste giovinezza più nobile, non esiste altra strada nella vita così grande e ricca di soddisfazioni. Siete l’avanguardia dell’umanità, un modello per i giovani di tutto il mondo.
Josei Toda era un grande maestro e, poiché lo seguivo, ogni giornata della mia gioventù era piena di sfide, di allenamento e di studio. Parlavamo insieme di tante cose, fra l’altro del filosofo francese Jean-Jacques Rousseau (1712-78) che asseriva che la persona retta deve rifiutare qualsiasi compromesso col male.
Coloro che non si schierano contro le azioni sbagliate e l’ingiustizia non sono persone rette. Non sono persone forti, ma ambigue e preoccupate solo di se stesse. Toda spesso diceva severamente: «Coloro che lasciano correre il male e non lo combattono, per quanto all’apparenza possano sembrare persone notevoli o di buon cuore in realtà sono senza princìpi, non hanno convinzioni. Sono prive di vero carattere. Sono persone ambigue che pensano solo a se stesse». Così se i responsabili della nostra organizzazione non combattono quando è il momento, cancelleranno la propria buona fortuna.
Negli Insegnamenti orali (Ongi kuden), che spiegano i principi essenziali del Buddismo di Nichiren, questi afferma a proposito del significato del beneficio (giapponese kudoku): «Ku significa estinguere il male e doku far emergere il bene» (GZ, 762). È uno dei miei brani preferiti. I benefici sorgono dallo sradicare il male e creare il bene. Che meravigliosi benefici derivano dal combattere contro il male! Ciò conduce alla crescita personale, allo sviluppo e alla costruzione di una condizione di felicità assoluta.
Il Daishonin insegna ripetutamente che si manifesta un beneficio quando combattiamo il male per kosen-rufu e che quando non si agisce così non si manifesta alcun beneficio. E ci esorta a seguire il suo esempio. La Soka Gakkai è un’“organizzazione di kosen-rufu”, un’“organizzazione di shakubuku” che agisce in totale accordo con gli insegnamenti del Daishonin. È un’organizzazione di suprema unità umana.
I tempi si fanno sempre più caotici. E i leader della società ne sono responsabili. Per questo la gente deve diventare forte, per questo dobbiamo avere il coraggio di difendere apertamente il bene. I criteri per distinguere il bene dal male sono diventati confusi e la gente non sa più ciò che è bene e ciò che è male. Se una persona appare in televisione è una celebrità. Se qualcuno scrive un libro è una celebrità. Farsi sviare da queste tendenze mutevoli non soltanto è estremamente superficiale ma anche pericoloso. Significa ignorare una filosofia corretta. Oggi siamo davvero in quella che le scritture buddiste chiamano “l’epoca dei conflitti” che caratterizza le condizioni sociali dell’Ultimo giorno della Legge, un tempo di infiniti dissidi e scontri.
Dal suo esilio a Sado Nichiren Daishonin scriveva: «È nella natura delle bestie minacciare il debole e temere il forte. Gli studiosi contemporanei si comportano come le bestie» (SND, 4, 75). Egli mette in luce la condizione perversa in cui proprio coloro che dovrebbero guidare la società nella giusta direzione sono in realtà animati solo dall’interesse personale. Quando persone simili vedono qualcuno più forte di loro si comportano in maniera servile e strisciante ma quando vedono qualcuno più debole cercano di intimidirlo e di approfittare di lui. Oggi è esattamente lo stesso e molti si lamentano del deplorevole stato in cui sono caduti i modelli di comportamento in Giappone.
Per questo mi appello ai giovani della SGI. Tirate fuori un cuore di leone e diventate forti! Diventate forti! Siate sempre saggi! E siate vittoriosi!
Il destino del ventunesimo secolo dipende dai giovani della SGI. Dobbiamo affidare tutto ai giovani. Vorrei che la Divisione giovani si alzasse e prendesse sulle sue spalle la piena responsabilità della prossima fase di sviluppo della SGI.
Tutte le difficoltà e le persecuzioni sono “infinitamente piccole” se paragonate a quelle incontrate dal Daishonin. Sono parole famose del fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi. Anche quando fu incarcerato per essersi opposto alle autorità militariste durante la guerra, Makiguchi ritenne che fosse un problema insignificante in confronto a quelli affrontati dal Daishonin. Questo era lo spirito del nostro grande maestro nella fede.
Il Daishonin afferma: «I discepoli di Nichiren non possono realizzare niente se sono codardi». Se si è codardi non ci si può chiamare discepoli di Nichiren e non si otterrà alcun beneficio. Una persona simile non può definirsi membro della gloriosa Divisione giovani della Soka Gakkai, la cui tradizione è quella di prendere iniziative coraggiose con passione.
Quand’ero nella Divisione giovani anch’io ho combattuto senza timore contro le ingiuste persecuzioni. Non importa quale gruppo ne fosse responsabile, andavo di persona e cercavo di risolvere la situazione. Vorrei che voi della Divisione giovani aveste lo stesso spirito. Non diventate mai quel tipo di patetici codardi che pontificano con arroganza nell’organizzazione e poi non combattono il male. L’essenza del Buddismo di Nichiren e della Soka Gakkai sta nell’iniziativa coraggiosa, nel refutare gli errori e far conoscere il Buddismo agli altri.
Il mio maestro Toda diceva: «Non c’è bisogno di prestare alcuna attenzione alle calunnie e alle critiche ispirate dalla gelosia! Però alla fine occorre porvi termine, altrimenti diventeranno ancor più virulente». Non dimenticatelo mai.
Quest’anno cade il cinquantesimo anniversario della prima scalata completa del Monte Everest, il picco più alto del mondo. Era il 29 maggio del 1953 quando per la prima volta gli esseri umani posero il piede sulla sommità dell’Everest. [Le prime due persone a giungere in vetta furono lo scalatore Sir Edmund Hillary e lo sherpa nepalese Tenzin Norgay, entrambi membri della spedizione inglese, n.d.r.]
In questa sala c’è una foto dell’Himalaya che scattai da una collina nei pressi di Kathmandu in Nepal, dove si vede la montagna all’imbrunire tinta di colori rosati e il fumo dei fuochi per la preparazione del pasto serale. Per arrivarci avevamo guidato per quasi un’ora su un sentiero di montagna scosceso e sconnesso. Pensavamo che la macchina si rovesciasse da un momento all’altro e, quando finalmente arrivammo a destinazione, si stava avvicinando il crepuscolo. Se il sole fosse tramontato avrei dovuto rinunciare a fare le fotografie. Avevo solo pochi minuti, così premetti lo scatto diverse volte in rapida successione. Ricordo anche con piacere di aver chiacchierato con i bambini che giocavano sulla collina.
Scalare il Monte Everest è indubbiamente un’impresa ardua. In vetta il freddo è terribile, con temperature anche inferiori a venti gradi sotto zero. Ci sono forti venti che raggiungono i centoquaranta chilometri l’ora. Tenzin Norgay diceva che il vento sembrava «il ruggito di mille tigri».
Anche un solo momento di disattenzione poteva essere fatale. Come fece la spedizione inglese ad avere successo in circostanze così estreme? Ci sono molte spiegazioni possibili ma un fattore importante fu che si erano preparati accuratamente con largo anticipo. Erano giunti sull’Himalaya due mesi prima della scalata, per acclimatarsi all’altitudine e allenarsi adeguatamente in modo da poter essere pronti a ciò che li aspettava.
Prepararsi in anticipo è molto importante. Sia che vi stiate recando a una riunione di discussione per far conoscere il Buddismo agli altri o che stiate andando a lavorare, avrete successo se vi siete preparati in precedenza. La preparazione più importante e fondamentale è Gongyo e Daimoku. Recitare al Gohonzon con la forte determinazione di avere successo è la preparazione migliore di tutte. Per quanto possiate essere abili a improvvisare non potrete essere certi di vincere se andate a casaccio, senza alcuna preghiera o preparazione preventiva.
Di solito si pensa al famoso spadaccino del diciassettesimo secolo Miyamoto Musashi come se fosse fin dall’inizio un abile guerriero, ma naturalmente non era così. Uno dei suoi più leggendari incontri fu un duello sull’isola Ganryujima contro Sasaki Kojiro, famoso per la sua speciale tecnica di combattimento, in cui utilizzava una spada d’acciaio molto lunga. Musashi, che usava spesso spade di legno nelle sue battaglie, aveva intagliato il remo di una barca fino a farne una spada, leggermente più lunga di quella che Sasaki utilizzò per il duello. Alla fine vinse. Dunque anche Musashi si era preparato con cura per assicurarsi la vittoria.
In qualsiasi impresa la persona che si prepara in anticipo è in vantaggio. Per avere successo dobbiamo occuparci dei preparativi con tutta la nostra energia e nella maniera che più si adatta a noi. Nessuno è in grado di tener testa a una persona preparata e determinata a vincere.
Un altro fattore che contribuì al successo della spedizione britannica fu il rifiuto di basarsi su idee preconcette. Il percorso che seguirono per la scalata era un sentiero estremamente insidioso che era stato scartato da diverse spedizioni precedenti in quanto ritenuto troppo pericoloso. Ma, dopo accurate ricerche, essi scoprirono una nuova via per l’ascensione proprio nel tragitto che gli altri avevano scartato, che si rivelò poi la strada della vittoria.
Un altro fattore cruciale fu la ferma determinazione del capo della spedizione a raggiungere la vetta, che galvanizzò anche gli altri membri del gruppo. Questo non è altro che il principio buddista dei “tremila regni in un singolo momento di vita” messo in pratica. Il forte intento di riuscire del capo, senza dubbio, alimentò la speranza negli altri membri.
E forse il fattore che ebbe maggior peso nel successo della spedizione fu l’eccellente lavoro di squadra dei suoi membri e il loro perfetto accordo. Il capo della spedizione britannica Sir John Hunt dichiarò con orgoglio: «Abbiamo condiviso una grande impresa, abbiamo visto scene di grande bellezza e imponenza, abbiamo costruito un duraturo cameratismo fra noi e abbiamo visto i frutti di quel cameratismo maturare nel successo».
Spero che anche il legame fra compagni di fede nella Divisione giovani della Soka Gakkai sia così. Cameratismo e amicizia sono una forza eterna.
All’epoca della prima scalata del Monte Everest da parte di Hillary e Tenzin, nel 1953, ero un giovane di venticinque anni. Fu in quell’anno che, come responsabile del primo corpo della Divisione giovani uomini, cominciai sul serio la mia scalata alla montagna di kosen-rufu. Non dimenticherò mai quanto fui fiero e onorato di ricevere la bandiera del primo corpo, la bandiera di kosen-rufu, direttamente dalle mani del presidente Toda. Da allora sono passati cinquant’anni.
Tengo a dire ai membri della Divisione giovani, che da giovane io ho cominciato come responsabile di settore, nella prima linea dell’organizzazione. Non sono diventato presidente onorario della Soka Gakkai o presidente della SGI in un giorno. E questo mi ha portato dove sono adesso. Lo stesso vale per mia moglie che, sin da quando era nella Divisione giovani donne, si è impegnata al massimo in ogni incarico le fosse assegnato. Abbiamo cominciato dal livello di settore, come molti di voi qui riuniti e abbiamo continuato ad andare avanti, lavorando anima e corpo per il progresso di kosen-rufu. Questa è la cosa di cui andiamo più fieri.
Senza sforzo e senza duro lavoro non si possono costruire fondamenta e senza fondamenta solide non si può diventare una persona di autentico spessore. Non fatevi illusioni. I furbi che riescono a evitare di sforzarsi e arrivano in alto in un colpo solo alla fine cadono immancabilmente. Nel regno della fede siamo tutti uguali, la severa legge di causa ed effetto non fa differenze.
Recentemente l’ex cosmonauta sovietico Alexander Serebrov, col quale ho condotto un dialogo [pubblicato a puntate sul mensile legato alla Soka Gakkai Ushio, n.d.r.], mi ha detto: «L’esistenza della Soka Gakkai è assolutamente indispensabile per il mondo di oggi. Ho grandi speranze per il futuro della Soka Gakkai e della SGI, i cui membri conducono vite autenticamente nobili. Spero che il numero delle persone così continui ad aumentare sul nostro pianeta. Se questo accade la guerra giungerà al termine e sicuramente diminuiranno anche le grandi tragedie del nostro mondo».
Dato che ci sono qui con noi alcuni membri del Regno Unito vorrei condividere alcune frasi dello scrittore britannico Thomas Carlyle. Carlyle nacque in Scozia nel 1795 e morì il 5 febbraio 1881 all’età di ottantacinque anni. In una delle sue opere più conosciute Sugli eroi, sul culto degli eroi e l’eroismo nella storia, che ho letto molte volte da giovane, Carlyle considera la vita e le realizzazioni di vari personaggi che hanno fatto la storia dal punto di vista del loro più importante contributo.
“Eroi della fede”, “eroi della parola”, “eroi del pensiero”, “eroi dell’azione”, sarebbero parole adatte a descrivere la Soka Gakkai, a descrivere voi. In quest’epoca, in cui il mondo è giunto a un vicolo cieco in molti campi, abbiamo bisogno di eroi che guidino l’umanità nella giusta direzione. Se non si manifesterà un gran numero di persone coraggiose, il mondo non avrà futuro. Credo che questa sia una delle ragioni per cui è apparsa la Soka Gakkai.
Carlyle diceva che «un uomo è retto e invincibile, virtuoso e sulla strada della sicura conquista, nel momento preciso in cui si unisce alla grande profonda Legge del Mondo». Per noi della SGI la grande e profonda Legge del Mondo è la Legge fondamentale dell’universo, Nam-myoho-renge-kyo. Quando recitiamo il sutra e invochiamo Daimoku davanti al Gohonzon, ci uniamo o “ci fondiamo” con la Legge mistica e allora un’immensa saggezza sgorga da dentro di noi e ci permette di avanzare sulla strada della sicura conquista, cioè la vittoria nella vita.
Carlyle disse anche che gli individui meschini e codardi, per quanto possano a prima vista far colpo, per quanto siano pieni di onori e diplomi, per quanto vengano osannati, rimangono comunque meschini e codardi e come tali andranno incontro al loro destino. Anche nel regno del Buddismo non c’è dubbio che simili persone meschine che calpestano le persone brave e rette e si approfittano di loro, faranno una fine miserabile.

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