«I giovani devono essere trattati con rispetto» diceva Toda. E ribadiva la sua immensa fiducia nei confronti delle giovani generazioni e la necessità di dedicare ogni energia a farle crescere: «È importante che i discepoli diventino grandi esseri umani. Si parla di un “grande” maestro quando i suoi discepoli, i suoi successori, sono diventati “grandi”. È questo che lo rende “grande”»
Il defunto presidente della Cina, Zhou Enlai (1898-1976), per il quale nutro grande ammirazione e rispetto, ha dato la vita lottando per i suoi ideali rivoluzionari giovanili. È passato da uno scontro all’altro, da una vittoria all’altra, volando dall’oggi al domani, da un anno all’altro, da vero rivoluzionario qual era.
La Soka Gakkai è un’organizzazione impegnata a realizzare kosen-rufu. Il movimento di kosen-rufu non consente inattività. Abbiamo necessità di andare avanti e crescere di continuo, questo è il modo di vivere di chi sostiene la Legge mistica, una fonte di vitalità illimitata che non conosce battute d’arresto.
Swami Vivekananda (1863-1902) è un filosofo indiano degli inizi dell’epoca moderna. Nel febbraio di quest’anno, ho ricevuto un dottorato onorario dall’Università Rabindra Bharati di Kolkata (Calcutta), legata al grande poeta Rabindranath Tagore, e la cui vice rettrice, Bharati Mukherjee, è nota per le sue ricerche sul pensiero di Vivekananda.
Lo scrittore francese Romain Rolland (1866-1944) scrisse una biografia di Vivekananda, in cui quest’ultimo parla del suo maestro, il pensatore Sri Ramakrishnan (1836-86) e dichiara che tutto ciò che egli è, lo deve al suo maestro e che di suo non avrebbe nemmeno un pensiero infinitesimo da sviluppare. In ogni campo dell’attività umana, tutte le persone si nutrono attraverso la relazione con i loro maestri.
Nichiren Daishonin afferma: «Se maestro e discepolo non sono in accordo, non possono realizzare nulla di grande» (SND, 4, 34). Il mio mentore è stato il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda. Era un maestro splendido ma severo. Mi interrogava in continuazione su quello che stavo studiando: «Daisaku, che cosa stai leggendo adesso? Dimmi di che cosa tratta». Allo stesso tempo aveva un’assoluta fiducia in me e mi trattava con grande gentilezza. Mi voleva sempre al suo fianco e quando non mi vedeva anche per breve tempo chiedeva: «Dov’è Daisaku?». Essendo insieme dalla mattina alla sera poteva utilizzare tutta la sua energia per insegnarmi.
Quando, durante i fatti di Osaka, fui arrestato sulla base di false accuse, Toda era pronto a prendere il mio posto. Mentre ero in prigione, il presidente Toda, pur minato nel fisico, riuscì a raggiungere la Procura distrettuale di Osaka per chiedere il mio rilascio. «Per quanto intendete tenere in carcere il mio discepolo?» ruggiva in faccia al pubblico ministero. «Se è me che volete, arrestatemi ora!». Le sue focose rimostranze traboccavano d’amore per il suo discepolo. Sono grato di aver avuto un simile maestro.
Da ragazzo ero debole fisicamente e i medici dicevano che probabilmente non avrei superato i trent’anni. Sentivo che il mio tempo era limitato ma sentivo anche che volevo vivere senza rimpianti. È per questo che ho imboccato con decisione il sentiero del maestro e del discepolo. Ho seguito le istruzioni del mio maestro con sincerità e fiducia. Ho agito solo in accordo con l’intento del Budda. Non ho mai nutrito l’ambizione di diventare qualcuno o di ricevere un trattamento speciale. Volevo solo proteggere il presidente Toda e dedicare la mia vita a servirlo. Sarei soddisfatto se il mio potesse essere un esempio per le future generazioni di come un vero discepolo del signor Toda, un maestro senza pari, dovrebbe condurre la sua vita.
Il mio mentore ha messo tutto il suo cuore nell’insegnarmi, e io ho corrisposto alle sue aspettative con tutto me stesso. Oggi sono colui che sono grazie alla lotta di maestro e discepolo, che va oltre la vita e la morte. Allo stesso modo, la Soka Gakkai ha raggiunto il suo attuale sviluppo globale perché abbiamo propagato la Legge, animati dallo spirito di inseparabilità di maestro e discepolo, che ci ha insegnato Nichiren Daishonin. Non dobbiamo mai dimenticarlo. Voglio ribadirlo qui oggi, a beneficio dei nostri successori.
Aristotele, filosofo dell’antica Grecia vissuto tra il 384 e il 322 a.C., dice: «L’uomo per esser felice avrà pertanto bisogno di amici virtuosi». Meravigliose amicizie e rapporti con persone di ogni età arricchiscono la nostra vita.
Nella Soka Gakkai è tradizione che i più anziani nella fede crescano i giovani in modo che diventino ancor più capaci di loro. È deplorevole che i membri anziani siano invidiosi della crescita dei nuovi membri o che si rilassino e si prendano il merito degli sforzi dei giovani. Quando gli anziani pregano con tutto il cuore per lo sviluppo dei nuovi membri e fanno del loro meglio per aiutarli, la loro generosità e il loro altruismo si trasformano in un potente incoraggiamento. Per tutta risposta, chi pratica da meno tempo desidererà essere all’altezza delle aspettative e si sforzerà ancor di più per crescere e migliorare. Tutto questo genererà fiducia reciproca e unità fra loro. Nichiren Daishonin scrive: «In generale che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo in itai doshin, senza alcuna distinzione fra di loro, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita. In ciò consiste il vero obiettivo della propagazione di Nichiren» (SND, 4, 224) [La frase in corsivo manca nell’edizione italiana, n.d.t.].
La Gakkai ha trionfato grazie alla fede dei suoi membri uniti nello spirito di itai doshin (molti corpi diversi, una stessa mente).
Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) ribadiva la necessità di «trattare con fermezza chiunque cercasse di ostacolare le sue azioni rivolte al bene». Kosen-rufu, il nostro sforzo per realizzare la pace, il più alto tra tutti gli obiettivi, è una lotta. Lottare risolutamente contro chiunque cerchi di ostacolare le nostre azioni per il bene: questo è il vero spirito della Soka Gakkai. «Pieno di nemici è il mondo – scriveva il poeta tedesco Friedrich von Schiller (1759-1805) – Su ogni sentiero, l’inganno / Ha teso le sue trappole insidiose / Per irretire l’innocenza dal cuore puro». “Trappole insidiose”: è proprio la descrizione del mondo d’oggi. È per questo che tutti coloro che sostengono il bene devono trionfare. È per questo che devono unirsi.
Sulla tomba di Wang Anshi (1021-1086), statista e poeta della dinastia Song, nella Cina meridionale, si legge: «Anche una persona onesta e giusta, deve lottare, se desidera eliminare il male». Il filosofo statunitense Ralph Waldo Emerson (1803-1882) osservò acutamente: «l’immenso potere della rettitudine, in politica, è soggetto a essere dimenticato». Le autorità politiche cercano di sfruttare il lavoro e le energie della popolazione per il proprio tornaconto, ma il popolo non deve lasciarsi prendere in giro! La gente comune deve unirsi e affermare il “potere della rettitudine”.
Con le sue battaglie basate sullo spirito di maestro e discepolo, la Soka Gakkai ha superato ogni ostacolo. Non dobbiamo mai permettere a nessuno di distruggere questo spirito. I più insidiosi mascalzoni sono quelli interni. Era così, perfino ai tempi di Shakyamuni e del Daishonin.
Kautilya, un brillante primo ministro dell’antica India, diceva: «Per il re esiste [il pericolo della] rivolta all’interno oppure nelle regioni esterne. Così come quello di un serpente, il pericolo di una sollevazione all’interno è un male maggiore che non quello di una sollevazione nelle regioni esterne».
Sofocle, il grande drammaturgo dell’antica Grecia (496-406 a.C.) in una delle sue tragedie scrive: «Vorrei che un uomo gettasse tutto ciò che ha di più prezioso, la sua vita stessa, pur di non rinnegare un vero amico … ». Tradire il proprio maestro è tradire se stessi. Le cause negative poste dagli ex membri che hanno disprezzato la Soka Gakkai e tradito i loro compagni di fede, si manifesteranno visibilmente nella loro vita. Aristotele insegnava l’importanza di riconoscere la presunzione e l’ipocrisia: «La falsità è di per sé cattiva e colpevole, la verità è nobile e degna di lode».
Lottiamo. La fede è una lotta. La vita è una lotta. Diventiamo forti lottando e lottando troviamo la nostra via alla felicità. Quel che conta è riuscire a creare qualcosa che abbia valore e tanti ricordi indimenticabili. L’autore cinese Lu Kun (1882-1936) ha scritto: «Senza stimoli esterni si perde lo spirito di migliorarci».
Far sì che ogni persona ottenga la vera felicità: questo era l’unico desiderio del mio maestro, Josei Toda. Egli non era interessato a raggiungere un particolare status sociale, a diventare una celebrità oppure a diventare ricco ma al benessere di ogni singolo individuo, di ogni membro. Era pronto a rischiare la vita per questo. Si rifiutava di lasciar correre gli errori che facevano soffrire la gente e difendeva a gran voce la verità e la giustizia. Questa appassionata dedizione alla lotta per la giustizia è il vero spirito di maestro e discepolo. Tutto quello che io sono viene dal mio maestro, Josei Toda. Le sue idee sono le fondamenta del mio essere. Vorrei ricordare con voi alcune delle sue guide.
Prima di tutto, le parole severe con cui si rivolgeva ai responsabili della Soka Gakkai: «Proteggi il futuro della Gakkai, non arretrare mai di un solo passo!»; «Quali sono le qualità necessarie a un buon responsabile? Forza e capacità»; «Lo spirito della Soka Gakkai e di sforzarsi con dedizione per realizzare kosen-rufu». Nella Gakkai i responsabili si valutano in base ai risultati concreti, alle reali capacità. A quante nuove persone riesce a far conoscere il Buddismo? A espandere la comprensione nei confronti del nostro movimento? A far crescere i membri? A proteggere la Gakkai? È importante usare criteri concreti per valutare i responsabili e il loro lavoro, da un lato lodando chi sta facendo bene, dall’altro occupandosi nella maniera giusta di coloro che non lo fanno. Toda insegnava precisamente che le nomine nella Gakkai devono sempre essere basate sulle reali capacità di ogni persona in termini di fede e di pratica.
Diceva ancora severamente Toda che «espellere i bugiardi e gli arroganti dalle file armoniose della Gakkai affretterà kosen-rufu e ci permetterà di raggiungere vera unità e solidarietà. Solo così avremo un ambiente dove ognuno possa avanzare con piena soddisfazione e gioia». I responsabili della Soka Gakkai non devono mai dimenticare questo spirito deciso a proteggere la purezza del mondo della fede.
Toda incoraggiava anche i membri della Divisione giovani a lavorare sodo dietro le quinte: «Se nelle situazioni difficili ti sfidi con tutto il cuore, puoi raggiungere la vera grandezza come essere umano». Le sue guide erano sempre colme di profonda compassione e comprensione.
Subito prima della Seconda guerra mondiale, l’economia e la società giapponese erano in un tale stato di confusione che oggi è impossibile immaginare. Però il presidente Toda ribadiva con vigore: «Non dobbiamo permettere agli alti e bassi dei tempi di influenzarci. Se fossimo tanto deboli e pusillanimi da farlo, non potremmo mai realizzare il grande obiettivo di kosen-rufu». Per quanto la nostra situazione sia difficile, noi che abbracciamo il Gohonzon possiamo raggiungere uno stato vitale che ci permette di godere di un ambiente in cui regnino pace e sicurezza, come afferma il Sutra del Loto: «La mia terra, rimane salva e illesa» (SDL, 16, 303). È questo lo scopo del Buddismo, lo scopo della nostra fede.
Alle giovani donne Toda disse una volta: «La forza della Soka Gakkai sta nel fatto che si basa su una valida filosofia». Quando poi gli chiesero quale fosse la chiave per lo sviluppo dell’organizzazione, rispose semplicemente: «Aver cura dei giovani». La crescita dei nostri giovani deciderà del corso e della crescita dell’organizzazione. Per questo Toda era piuttosto severo con i giovani. In molte occasioni ci ricordava che: «I giovani devono assumersi la piena responsabilità di costruire una Soka Gakkai ideale. Per questo io conto su di voi», «La gente è essenziale. Tutto dipende dalla gente. Tutto dipende da ciascun individuo». E ancora: «L’impresa di kosen-rufu consiste in una lotta contro le funzioni demoniache. Non possiamo certo essere vigliacchi di fronte ai loro furiosi attacchi. Se lasciamo che ci sconfiggano, l’umanità resterà per sempre avvolta nell’oscurità».
Come dimostrano le vite di Nichiren Daishonin, del presidente Makiguchi e del presidente Toda, un’esistenza dedicata a kosen-rufu è una lotta senza fine contro le funzioni demoniache. Il Buddismo ingaggia una battaglia continua contro questo instancabile nemico. Se non combattiamo le forze negative, siamo «nemici della Legge buddista» (SND, 1, 207). Ai giovani la missione di ereditare questo spirito combattivo.
Adesso permettetemi di esporvi alcune riflessioni di Toda sul governo: «I politici di oggi non hanno ideali che li guidano. Non sono dei leader e noi abbiamo un disperato bisogno di buoni leader». Il governo esiste per il benessere della gente; questa era l’incrollabile convinzione del presidente Toda. Disse anche: «I leader politici hanno bisogno di grande vitalità che però dev’essere basata sulla preoccupazione per la nazione e sulla dedizione alla verità e alla giustizia». E: «Se i leader politici si accostano alle responsabilità di governo con un atteggiamento svogliato e indifferente, la gente soffrirà. Un atteggiamento del genere è perdente nelle aziende come in ogni altra organizzazione».
Nichiren Daishonin affermava che il popolo è genitore e sovrano, mentre chi governa è lì per servire il popolo. [Il Daishonin scrive: «I governanti dovrebbero considerare il popolo come i propri genitori» (GZ, p.1554). E rimproverava Hei no Saemon, un potente personaggio del governo militare di Kamakura, dicendogli: «Tu sei le mani e i piedi della gente» (GZ, p. 171), n.d.r.]. Quando viceversa la gente, che dovrebbe essere sovrana, viene considerata uno strumento delle autorità di governo, il governo diventa inevitabilmente corrotto. Per questo Toda ci raccomandava di «sorvegliare attentamente la politica e il governo». Il presidente Toda deplorava profondamente la corruzione e la disonestà in politica: «Sono veramente troppi gli uomini politici che pretendono di impegnarsi per il benessere e la felicità della gente e in realtà stanno usando la loro posizione per accumulare ricchezza e prosperità per se stessi». Diceva anche: «È sbagliato abusare della propria posizione di rappresentante eletto causando tanti problemi alla gente».
Toda sperava che si facessero avanti uomini politici con una visione lungimirante che pensassero al futuro della nazione da qui a cent’anni e ammoniva severamente i membri della Soka Gakkai che volevano entrare in politica: «Spero che vivrete in mezzo alla gente, che lotterete per la gente, che morirete tra la gente. Nel mondo di oggi, c’è un grande bisogno di politici veri, liberi dagli interessi personali».
Il signor Toda era molto severo con chi ricopriva una posizione di responsabilità, di cui capiva con facilità la vera natura. «In un momento di crisi si rivela la vera natura dei vigliacchi, di coloro che badano solo al proprio interesse, degli ipocriti e dei simulatori». Tutti noi abbiamo visto persone che fanno grandi discorsi ma non combinano niente. Il peggio è che nei loro cuori disprezzano quelli che sono sinceri e onesti. Nei momenti difficili, sono le tipiche persone che tradiscono i loro compagni. Non fidatevi di loro e non lasciate che la facciano franca. Questo era il severo avvertimento di Toda.
Nessuno è più nobile e ammirevole di chi agisce per kosen-rufu. Toda diceva ai responsabili della Soka Gakkai: «Dovreste amare i membri della vostra organizzazione locale come se fossero vostri figli, aver cura di loro con dignità e fede». Questo è un punto molto importante. La nostra cura per le persone non dovrebbe basarsi su di un approccio secolare ma sulla fede, cioè tradursi nel recitare e agire insieme ai nostri membri.
Alla Divisione giovani donne Toda ricordava: «La Soka Gakkai porta felicità alla gente del mondo attraverso la filosofia della religione, in altre parole, tramite la suprema filosofia del mondo». La più alta filosofia della religione si trova nello studio del Buddismo di Nichiren Daishonin, nel Gosho. Come membri della Divisione giovani donne, possedete la più grande e meravigliosa filosofia del mondo. La vostra missione è condividerla con i vostri amici. Spero che, piene di orgoglio, continuerete a espandere questa rete di giovani felici.
Qual è il potere della giovinezza? Non certo l’autorità, i titoli o le apparenze. Toda diceva: «Quel che conta per i giovani sono le capacità. L’essenziale è lavorare su se stessi per costruire la forza di vincere qualunque ostacolo».
È per questo che ho lottato. Ho dato tutto me stesso per sostenere e proteggere il mio maestro, dalla mattina alla sera. A tarda notte recitavo Daimoku a bassa voce da solo. Lo spirito di maestro-discepolo che ho diviso col mio maestro era semplice e puro. Mi è impossibile descrivere appieno le esperienze della mia giovinezza.
Dovete disfarvi delle scuse e delle pose. Fingere di sforzarsi, e invece far fare tutto agli altri, è insultare il mondo della fede. Siete voi che dovete dare l’esempio per primi.
Con gli occhi sfavillanti il signor Toda disse ai giovani: «Kosen-rufu andrà avanti fin quando ci sarà un individuo che ha voglia di lottare, anche se in prigione o in esilio. Il mio obiettivo è far crescere persone che abbiano questa dedizione». Giurai che sarei stato una di quelle persone e ho tenuto fede al mio voto. Crescere persone che abbiano questa dedizione è l’attuale obbiettivo della Soka Gakkai al quale sto dedicando tutte le mie energie.
«I giovani devono essere trattati con rispetto» dice un famoso detto cinese. Toda, citando queste parole, aggiunse: «È importante che i discepoli diventino grandi esseri umani. Si parla di un “grande” maestro quando i suoi discepoli, i suoi successori, sono diventati “grandi”. È questo che lo rende “grande”». Toda lo ripeteva spesso ai giovani. Il maestro e il discepolo sono una cosa sola. La grandezza del presidente Makiguchi è stata dimostrata dal suo discepolo, il presidente Toda, e io ho proclamato al mondo la grandezza del presidente Toda.
Come possiamo far emergere il nostro vero potenziale? Nel suo romanzo La rivoluzione umana, Toda fa dire all’eroe del romanzo, Gan: «Quando ti sforzi col massimo accanimento, manifesti capacità che non avevi mai avuto prima, o forse dovrei dire, capacità o potenzialità che avevi sempre posseduto ma mai utilizzato». Questo è assolutamente vero. Non dovremmo mai decidere che qualcosa è impossibile, dando per scontato che «…tanto non ci riuscirò mai!». Nella nostra vita è intrinsecamente contenuto il potere dell’intero universo e la Legge mistica lo fa emergere. Decidete con forza «Io posso farlo!». Allora la determinazione delle vostre preghiere e delle vostre azioni spezzerà il muro dei limiti che voi stessi vi imponete.
Una volta Toda disse a una giovane donna: «Dovresti leggere di più il Gosho. Tutto quello di cui hai bisogno è scritto lì». Non c’è maggior perdita che non leggere il Gosho, perché in esso sono contenute le risposte per risolvere tutti i problemi più difficili della vita e della società. Gli scritti del Daishonin sono pieni di una compassione profonda come l’oceano, di un’infinita saggezza, di convinzione e dell’ardente desiderio di lottare. Il Gosho rivela con chiarezza la legge fondamentale che regola sia la vita che l’universo.
In un’altra occasione, Toda disse con voce pacata e solenne: «Non state comunicando abbastanza. Stanno succedendo cose di ogni genere. Perché non le portate alla mia attenzione?» Un resoconto può salvare una vita. D’altro canto, un resoconto fatto in ritardo può causare problemi a molte persone. Questa è una cosa, che come responsabili di tante persone, dovete tenere ben presente.
Ogni giorno, con cura, leggo le relazioni dei miei preziosi membri e le comunicazioni che mi giungono da varie personalità mondiali dei più disparati campi di attività. Non tralascio niente e rispondo a ciascuno con fulminea velocità, a beneficio di un duraturo successo e di un’eterna crescita futura del nostro movimento. Non potrò mai scordare l’affermazione di Toda: «In qualsiasi battaglia, è sicura di vincere la parte che è più saldamente unita». E sollecitava tutti i nostri membri: «Miriamo a sviluppare uno stato vitale magnifico, che sia lodato non semplicemente dai mortali ma dal Budda!».
I nostri vari corsi estivi sono una tradizione che risale ai giorni del presidente Toda. Capaci responsabili si riunivano intorno a Toda, condividevano la loro dedizione e rafforzavano la loro unità verso la realizzazione dello scopo comune, per una nuova vigorosa partenza. Il ritmo annuale di queste occasioni estive di approfondimento per responsabili ebbe un ruolo importante nella formidabile crescita della Soka Gakkai.
L’azione è essenziale. Possiamo fare tutte le riunioni e le discussioni che vogliamo, ma se non le affianchiamo all’azione, alla fin fine non significano nulla. È di vitale importanza dare risposte veloci alle tante questioni importanti, cercando la soluzione più adatta per ciascuna. L’organizzazione capace di fare questo sarà fiorente, crescerà e nel futuro avrà uno sviluppo stabile. Lo scrittore cinese Lu Xun (1881-1936) ha scritto: «In breve, le semplici parole non bastano. È l’azione che conta. Molte persone si devono lanciare nell’azione: le masse e i pionieri [nei loro rispettivi campi]». La mia speranza è che voi responsabili promuoviate in prima persona questa profonda ondata di “rivoluzione attraverso l’azione” per una nuova e fresca crescita del nostro movimento.
«Qualsiasi organizzazione è sempre a rischio di corruzione e ha bisogno di riforme dall’interno» diceva T.S. Eliot (1888-1965). La “riforma dall’interno” è indispensabile per la crescita di qualsiasi organizzazione. Lavar via il sudore della giornata ci dà una sensazione di freschezza e di vigore e fa anche bene alla salute. Allo stesso modo, una continua riforma è vitale nell’organizzazione per kosen-rufu. Quando i responsabili si sentono soddisfatti di sé, si compiacciono e scivolano nel compromesso, l’organizzazione comincia a ristagnare. L’organizzazione deve sforzarsi continuamente per migliorare e rinnovare se stessa. Tutto ha inizio col cambiamento dell’atteggiamento e della determinazione dei responsabili.
Vorrei parlarvi brevemente del poeta che ho citato poco fa, Thomas Stearns Eliot. Nato negli Stati Uniti nel 1888, studiò all’università di Harvard, alla Sorbona di Parigi e a Oxford, in Inghilterra. A Harvard dimostrò interesse per la filosofia indiana e per il Buddismo e questi studi hanno poi esercitato un’influenza sui suoi scritti. I suoi poemi più noti sono La terra desolata e Quattro quartetti. Scrisse anche ottime critiche letterarie, come le Note per una definizione della cultura e ricevette il Nobel per la letteratura. Morì a Londra nel gennaio del 1965.
Ho avuto due occasioni di parlare all’università di Harvard, dove Eliot aveva studiato, e nella seconda conferenza fu John Kenneth Galbraith, economista di fama mondiale, a fare il commento.
Galbraith scrisse: «Sono gli amici che ti danno forza». Niente è più potente dell’amicizia, amicizia con le persone di tutto il mondo, con i nostri vicini, e nella comunità in cui viviamo. È tempo di sforzarci ancor di più per stringere bellissime amicizie con il maggior numero di persone possibile. Spero che superiate tutte le barriere interiori che ve lo impediscono e che creiate tanti legami con gli altri, nel modo che vi è più gradevole e più naturale. Un palcoscenico grande e illimitato si estende davanti a voi.
Hanna Arendt, filosofa politica (1906-75) costretta ad abbandonare la Germania, il luogo dove era nata, per sfuggire alla persecuzione nazista, disse che non è possibile mentire a lungo: «C’è sempre un punto oltre al quale mentire diventa controproducente». La storia alla fine dimostra sempre la verità. Che cosa succede a chi diffama o perseguita i membri della Soka Gakkai che si stanno sinceramente impegnando tanto per kosen-rufu? Toda dichiarò che cadranno nell’inferno d’incessante sofferenza: «I membri della Soka Gakkai si sono uniti in quanto seguaci di Nichiren Daishonin e si impegnano sotto il vessillo di kosen-rufu perché sono emissari del Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge. Perciò chiunque li calunni commette un’offesa che lo farà precipitare nell’inferno di incessante sofferenza».
Nichiren Daishonin era altrettanto severo. Nella Scelta del tempo cita un brano di Dengyo: «Coloro che lo calunniano commettono una colpa che li condannerà all’inferno della sofferenza incessante» (SND, 2, 106). E in Itai doshin il Daishonin scrive: «Il popolo del Giappone offenderebbe il Sutra del Loto più che mai e cadrebbe nell’inferno dell’incessante sofferenza» (SND, 4, 268). Anche in Domande e risposte sulla fede nel Sutra del Loto dice: «Questo brano significa che chi disprezza, odia, invidia o porta rancore nei confronti di coloro che leggono e abbracciano il Sutra del Loto, cadrà dopo la morte nella grande fortezza dell’inferno Avichi» [WND, 61, vedi anche SND, 7, 17. Nella versione italiana questa frase è omessa e compare solo la citazione del Sutra del Loto, pressoché identica, a cui si riferisce, n.d.t.].
Stando così le cose, possiamo avanzare con fiducia e ottimismo, sapendo che alla fine trionferemo senza alcun dubbio.
Insegnando ai giovani l’essenza del Buddismo, Toda diceva: «Al maestro non piace affatto che i discepoli gli massaggino le spalle e si prendano cura di lui. Quello che fa felice un maestro è che i suoi discepoli capiscano anche una sola delle cose che sta cercando di insegnare loro».Quando seguiamo gli insegnamenti del nostro maestro, unendo il nostro cuore al suo, possiamo diventare individui veramente capaci.
Disse una volta Toda: «Desidero dedicare la mia vita a kosen-rufu. Non mi interessa minimamente il guadagno o il beneficio personale». Questo era il suo atteggiamento in ogni situazione, l’atteggiamento di un vero buddista, di un rivoluzionario.
Toda dava un immenso valore all’organizzazione: «L’organizzazione della Soka Gakkai è più preziosa della mia stessa vita» diceva. L’organizzazione di kosen-rufu non è una semplice riunione di persone, è una riunione di Budda. Nella Soka Gakkai pulsa la Buddità dell’intero universo. Chiunque metta in ridicolo la nostra organizzazione, la sfrutti per scopi personali, o cerchi di distruggerla sta commettendo quella grave offesa, che il Buddismo chiama “rompere l’armoniosa unità dei credenti”. Toda insegnava che «la compassione buddista implica lottare contro i traditori e gli ingrati. La Soka Gakkai è il mondo più gioioso e armonioso dell’universo. Non possiamo permettere alle forze demoniache di distruggerla. Non dobbiamo mai lasciare che anche un solo individuo armato di cattive intenzioni si avvicini alla nostra nobile organizzazione!».
Ai responsabili diceva: «Quando, come responsabili, ricoprite la vostra carica con vera gioia e apprezzamento, l’organizzazione raggiungerà risultati sempre più grandi». E dava loro le seguenti guide: «L’arroganza in un responsabile è segno di stupidità, di ignoranza, di mancanza di carattere e di poca fede». «I responsabili sono i servitori dei membri. I membri non dovrebbero aver bisogno di cercare d’ingraziarsi i responsabili. Destituirò immediatamente qualsiasi responsabile che sia arrogante o presuntuoso».
«La nostra organizzazione esiste per kosen-rufu. Se i suoi responsabili diventano arroganti, tirandosi indietro e sfruttando l’organizzazione, la Gakkai crollerà».
Una felicità duratura non si conquista ricercando il potere o la fama. Chi lotta maggiormente per la Legge, per gli altri e per la società godrà della maggiore felicità. Questa è la severa legge buddista di causa-effetto. Le attività della Soka Gakkai rappresentano il sentiero per raggiungere la Buddità.
Ciò a cui mira il Buddismo di Nichiren Daishonin è la felicità di tutta l’umanità. Questo è lo scopo di shakubuku, diffondere l’insegnamento corretto. È una lotta piena di compassione per guidare chi soffre a raggiungere l’Illuminazione. La linfa vitale del Buddismo di Nichiren Daishonin non esiste al di fuori della pratica di shakubuku. Lo spirito di shakubuku è il fondamento della Gakkai. Il Gran Maestro T’ien-t’ai disse: «La pratica del Sutra del Loto è shakubuku, la confutazione delle dottrine provvisorie» (SND, 4, 11). Abbracciando queste auree parole, lo stesso Daishonin si è dedicato a shakubuku con grande energia. Per tutta la vita ha confutato le false dottrine e gli insegnamenti deviati.
I responsabili che non sono motivati a fare shakubuku non sono seguaci del Daishonin e non possono sperare di ricevere i veri benefici della pratica buddista. Il Daishonin scrive: «Il Buddismo è come il corpo e la società come l’ombra. Quando il corpo si piega, si piega anche l’ombra» (Confronto fra il Sutra del Loto e gli altri sutra, SND, 5, 70). Faremmo esattamente l’opposto di quel che dovremmo se, troppo impegnati a compiacere gli altri e ottenere successo nella società, compromettessimo il nostro spirito fondamentale. Questa è una cosa importante da ricordare.
I tempi e la società cambiano in continuazione. Va da sé che anche nella Gakkai, le strutture e il modo di fare attività possano cambiare. Però, indipendentemente da dove o con chi siate, è essenziale denuciare apertamente gli errori e le ingiustizie e dare agli altri una immagine corretta del nostro movimento. Non dobbiamo mai perdere lo spirito di “confutare ciò che è sbagliato e rivelare il vero”.
Coloro che propagano la Legge mistica nell’Ultimo giorno hanno la certezza di sperimentare la persecuzione. Il Sutra del Loto lo dice chiaramente quando afferma che le persone «ci malediranno e parleranno male di noi» (SDL, 13, 253) e «poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?» (SDL, 10, 212). Il Daishonin ha citato questi brani, e altri simili, molte e molte volte e ha affermato che coloro che non incontrano persecuzioni non sono veri devoti del Sutra del Loto ma impostori.
[Il Daishonin scrive: «Comprendi allora che il devoto che pratica il Sutra del Loto esattamente come il Budda insegna sarà sicuramente attaccato dai tre potenti nemici» (SND, 4, 16) e “Senza grandi ostacoli non esisterebbe alcun devoto del Sutra del Loto” (SND, 4 , 261), n.d.r.].
Ai giorni nostri, solo la Soka Gakkai viene criticata, calunniata e perseguitata perché sostiene la Legge. Il clero, che manca completamente dello spirito di shakubuku, non è mai stato perseguitato per aver promosso kosen-rufu.
Il presidente Toda proclamò con un possente ruggito da leone: «Nel mondo della religione, la Soka Gakkai è il re!». Ha lasciato queste parole per i giovani delle generazioni future.
L’ardente desiderio di Toda era che in tutto il Giappone e in tutto il resto del mondo ci fosse gente che leggesse il Seikyo shimbun. Il Daishonin disse che «Il Budda salva la gente attraverso la parola scritta» (GZ, p.153). Il Seikyo shimbun è un giornale dedicato agli ideali dell’umanesimo buddista, un giornale che porta “le parole di kosen-rufu”. Aumentare il numero delle persone che leggono e si abbonano al Seikyo shimbun equivale a far crescere kosen-rufu. È il nobile lavoro del Budda e corrisponde a shakubuku e chiunque partecipi a questa attività raccoglierà benefici in proporzione agli sforzi compiuti. Il vostro orizzonte personale di kosen-rufu si amplierà e vi sentirete addosso una nuova energia. Spero che come massimi responsabili della nostra organizzazione, vi impegniate ancora più in questa attività, trasmettendo ai membri la gioia di promuovere il Seikyo shimbun. Per favore, incoraggiate con umiltà e con sincerità tutti i membri a fare del loro meglio. Fate loro sapere che state recitando per loro e che farete qualsiasi cosa per sostenerli. Dedizione e sincerità sono le qualità essenziali di un responsabile. L’organizzazione avanza grazie alla determinazione e alle azioni dei suoi responsabili.
Toda ribadiva spesso che gli ultimi anni della nostra vita sono cruciali. E osservava: «Nella vita, la felicità non si decide a metà strada. Sono gli ultimi anni prima di morire quelli veramente decisivi. Uno stato di autentica felicità si raggiunge solo nei nostri ultimi anni». Per Toda fu proprio così.
Si può anche esser stati molto felici, ma se gli ultimi anni sono pieni di sofferenza, si finirà sconfitti. D’altro canto, se gli ultimi anni di una persona sono felici, tutte le sofferenze passate si trasformano in dei meravigliosi ricordi. Per questo il signor Toda diceva ai giovani di lottare con coraggio e affrontare ogni difficoltà nel propagare il Buddismo di Nichiren Daishonin fino a raggiungere questo sublime stato vitale, non dimenticando mai lo spirito buddista di dedicarsi senza egoismo nella propagazione della Legge.
Ci sono molte responsabili donne e giovani donne che partecipano alla riunione di oggi. Come espressione della mia lode sincera per i vostri costanti sforzi, vorrei parlare un po’ della filosofa e attivista sociale Simone Weil (1909-1943), perché voi tutte siete filosofe di pace.
Il Buddismo è aperto al mondo. Una vita di creazione di valore ha bisogno di spazzar via mura e frontiere e di imparare dalla saggezza di ogni genere di persona in ogni luogo della terra.
Simone Weil nacque a Parigi nel 1909. Suo padre era un medico. A sedici anni entrò al Lycée Henri IV, col desiderio di studiare il pensiero del filosofo Alain (pseudonimo di Emile Chartier, 1868-1951), che insegnava lì. Come insegnante, Alain spronava i suoi allievi a leggere il maggior numero possibile di buoni libri. Per sviluppare la loro capacità di pensare, li faceva scrivere continue relazioni e critiche. La giovane Weil studiava avidamente e scriveva a tonnellate, mettendo alla prova il maestro con la forza del suo intelletto. Da parte sua, Alain era molto contento dei rapidi progressi della sua studentessa che istruiva severamente.
L’allenamento dei nostri giovani è la base per ogni felicità futura. L’incontro di Weil con la filosofia di Alain fu punto di partenza della sua vita.
Dopo la laurea, conseguita alla Scuola Normale Superiore dell’università francese, a ventidue anni Simone andò a insegnare filosofia in una scuola secondaria femminile. Non si risparmiava certo per le sue allieve. Un ispettore scolastico fu colpito dalla padronanza del difficile materiale del corso che dimostravano le sue studentesse. Aveva anche l’abitudine di dare ripetizioni gratuite alle ragazze che si trovavano in difficoltà.
Simone Weil non aveva una gran salute. Soffriva di continue emicranie che non le impedivano però di esercitare la sua missione e i suoi doveri di educatrice. Una sua ex allieva ha detto di lei con affetto e rispetto: «Per lei, venivamo sempre prima noi del suo benessere e dei suoi interessi personali». Si è sempre identificata con le persone che soffrono e ha vissuto di conseguenza. Senza mai dare importanza alla sua scarsa salute, ha lavorato tra i contadini e i pescatori. Anche se aveva il suo lavoro di insegnante, non poteva ignorare la sofferenza del popolo che sgobbava in mezzo alle avversità. Nella sua giornata già piena, riusciva a trovare il tempo per parlare alla gente di filosofia e d’altri argomenti. La gente l’ammirava e la rispettava, sentendosi nobilitata ed elevata dalla sua presenza. In seguito, prese un congedo dal suo lavoro di insegnante, e nascondendo la propria identità, andò a lavorare in fabbrica. Fu famosa come accanita paladina degli oppressi di ogni parte del mondo dei quali percepiva intensamente le sofferenze senza mancare al tempo stesso del coraggio di alzarsi e lottare contro l’ingiustizia.
Nella regione dove Weil insegnava alle superiori, c’erano persone le cui condizioni di vita erano completamente ignorate dal governo, così ella si eresse a loro difensore e per questo venne attaccata da certi settori dei mass-media con accuse e menzogne infamanti. Ma invece di tapparle la bocca, questi attacchi la spingevano a parlare ancora più forte e più chiaro fino a ottenere un trattamento migliore per i poveri della regione. Per il suo valore, un amico la paragonò a Giovanna d’Arco, la coraggiosa eroina francese, portabandiera di speranza.
Simone Weil era pienamente consapevole della natura demoniaca del potere. Ella affermava che la tirannia «uccide i valori spirituali». È proprio per questo che chi detiene il potere e l’autorità deve essere sempre e attentamente controllato. Weil ha dedicato la sua vita alla lotta contro il potere tirannico. Quando nel 1936 scoppiò la guerra civile in Spagna, si affrettò ad arruolarsi volontaria nei gruppi repubblicani antifascisti. Durante la Seconda guerra mondiale, si unì alla resistenza francese in Inghilterra, da dove lottò contro l’occupazione nazista della sua madre patria. Era decisa a rischiare la vita per le sue convinzioni e non sopportava di starsene inattiva mentre i suoi compatrioti, esseri umani come lei, stavano soffrendo e lottando. Non tollerava di veder soffrire gli amici.
Correre in aiuto degli amici che hanno bisogno, senza pensare un attimo a se stessa; questo atteggiamento mi fa pensare ai membri della Divisione donne e giovani donne.
Simone Weil morì nel 1943 di tubercolosi e malnutrizione. Aveva appena trentaquattro anni. Tra i suoi scritti L’ombra e la grazia (1947), Oppressione e libertà (1955), La prima radice (1953). La maggior parte delle sue opere è stata pubblicata dopo la sua morte. La sua vita e il suo pensiero hanno esercitato grande influenza su altri scrittori e sul mondo in generale.
Mentre era in vita, i pregiudizi contro le donne che assumevano un ruolo attivo nella società erano ancora molto forti. Però Weil non permise che questo la fermasse e continuò a coltivare forti amicizie e calorose alleanze. Disse che c’è una sola verità, una sola giustizia. È sotto la bandiera della verità che la gente si unisce. Perciò avanziamo con la massima fiducia sul grande sentiero della pace mondiale!
Per chiudere, desidero citare ai giovani alcune frasi tratte da una lettera che Weil scrisse a una sua studentessa: «L’importante è non recare danno alla tua vita. È per questo che hai bisogno di temprare te stessa». Questo è il tempo per allenarsi. Quel che conta è che ciascuno costruisca un io che non possa mai essere sconfitto. Sin dalla sua nascita, la Soka Gakkai ha sempre coltivato lo spirito di affrontare qualsiasi sfida, di essere preparata a ogni persecuzione. Non tradire le proprie convinzioni, percorrere la via di maestro e discepolo, il sentiero dei compagni nella fede, questa è la più grande vita possibile.
Amici miei, vivete vite coraggiose, come Simone Weil e Giovanna d’Arco! Insieme, viviamo vite di suprema felicità, fino all’ultimo istante.
(continua)