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La terza predizione - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:36

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La terza predizione

25. La capacità del Daishonin di prevedere il futuro era il frutto della sua immensa compassione per la gente

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25. La capacità del Daishonin di prevedere il futuro era il frutto della sua immensa compassione per la gente

MORINAKA: Il terzo caso in cui il Daishonin “si distinse” fu con le predizioni che formulò in occasione della rimostranza dell’8 aprile 1274. Era un colloquio con i massimi funzionari del governo dai quali era stato convocato al ritorno dall’esilio. Egli si recò a quell’incontro per protestare una terza volta presso le autorità con l’unico desiderio di salvare il Giappone dalla rovina (SND, 6, 64-65).

IKEDA: Per il futuro del paese e la felicità delle persone il Daishonin rispose alla convocazione del governo. Durante la riunione affermò con calma la correttezza della Legge mistica e rivelò chiaramente quale fosse la strada che conduceva alla pace e alla felicità.

MORINAKA: Nella Scelta del tempo egli descrive così il dialogo che ebbe luogo in quell’occasione:
«La terza volta fu l’ottavo giorno del quarto mese dello scorso anno, l’undicesimo anno dell’era Bun’ei (1274), quando dissi a Hei no Saemon: “Poiché sono nato nel dominio del governante, devo obbedirgli nelle azioni. Ma non gli debbo obbedienza in ciò che credo nel mio cuore. Non c’è dubbio che il Nembutsu conduca all’inferno della sofferenza incessante e che la setta Zen sia opera dei demoni. La setta Shingon in particolare, è un grande flagello per la nostra nazione. Il compito di pregare per la vittoria sui mongoli non dovrebbe essere affidato ai preti Shingon! Se i preti Shingon eseguiranno gli esorcismi per un così grave problema, non faranno che affrettare la rovina della nazione!”.
«Hei no Saemon chiese allora: “Quando credete che i mongoli ci attaccheranno?”. Io risposi: “Le sacre scritture non indicano il tempo. Ma poiché i presagi mostrano che il cielo è adiratissimo, l’attacco dovrebbe essere imminente, probabilmente avverrà entro la fine dell’anno» (SND, 2, 97).

SAITO: Egli descrive la stessa scena in Lettera a Shimoyama (GZ, 343-64)[ref]«Fui richiamato dalla provincia di Sado il secondo mese dell’undicesimo anno di Bun’ei (1274). E l’ottavo giorno del quarto mese dello stesso anno, durante un interrogatorio con Hei no Kingo (Hei no Saemon), spiegai dettagliatamente quanto fosse ingiusto che le autorità mi avessero punito. Quando dissi: “Com’è triste che questo paese debba infine essere invaso da una potenza straniera”, Kingo chiese: “Quando attaccheranno i mongoli?”. Risposi: “I sutra non affermano niente di preciso per ciò che riguarda il mese o l’anno ma, dai segni che sono apparsi, sembrerebbe che i cieli siano in collera con il paese. Di conseguenza, è probabile che le forze mongole giungano quest’anno. E se verranno davvero non ci sarà nemmeno una persona in grado di contrastarle. Ciò è dovuto anche all’ira del cielo. Poiché non mi date ascolto, non c’è niente che io possa fare in proposito. I maestri Shingon e gli altri non dovrebbero essere incaricati di pregare per la sconfitta dei mongoli. Se ciò accadrà, non faranno che peggiorare la situazione”. Dopo aver detto questo, presi congedo» (GZ, 357).[/ref]. Secondo questi resoconti sembra che il Daishonin abbia ammonito precisamente Hei no Saemon e gli altri ufficiali presenti per averlo ingiustamente esiliato a Sado, aggiungendo che se non vi fosse stato posto rimedio, il disastro dell’invasione straniera si sarebbe presto verificato e il paese sarebbe andato incontro alla rovina.

MORINAKA: Forse l’intento principale del governo nel convocarlo era sapere la data esatta dell’invasione mongola. Alla fine forse i governanti lo consideravano semplicemente un profeta dotato di qualche potere sovrannaturale.

IKEDA: Il Daishonin era pienamente consapevole di come sarebbero state accolte le sue parole ma scelse ugualmente di rispondere alla convocazione, deciso a esporre per la terza volta le proprie rimostranze alle autorità del paese. Agiva spinto dalla compassione di salvare il popolo del Giappone da una sofferenza senza precedenti.
In Risposta a Takahashi Nyudo egli stesso afferma: «Poiché sono odiato così ferocemente unicamente perché cerco di dare consigli al fine di salvare gli altri, una volta graziato dall’esilio, avrei dovuto lasciare Sado e nascondermi tra le montagne o su qualche remota costiera. Invece mi recai a Kamakura perché speravo di spiegare un’ultima volta la situazione a Hei no Saemon e salvare quelli che fossero riusciti a sopravvivere all’invasione del Giappone» (SND, 8, 185).

SAITO: La “situazione” di cui sta parlando Nichiren Daishonin era la seguente: le preghiere della scuola Shingon per la sconfitta dei mongoli in realtà stavano causando il disastro dell’invasione straniera e portando alla distruzione del paese. Perciò consiglia ai governanti di cessare di fare affidamento su simili insegnamenti offensivi e invece basarsi unicamente su di lui, l’unica persona che possedeva l’insegnamento corretto che poteva condurre le persone all’Illuminazione.
Anche in Lettera a Shimoyama (GZ, 343-64) e in Lettera a Konichi-bo (SND, 6, 59) il Daishonin ribadisce che stava rimostrando con il governo un’ultima volta nel tentativo di salvare il paese dalla distruzione[ref]«In tutto il paese nessuno ha dato segno di ascoltare i miei ammonimenti. Sebbene l’avessi già previsto da tempo, ho pensato che fosse comunque mio dovere rimostrare con le autorità fino a tre volte per ripagare il mio debito di gratitudine verso la nazione. Poi, se i miei avvertimenti non saranno ascoltati, mi ritirerò in montagna nei boschi. C’è anche un brano di un testo antico in cui si afferma che se tre ammonimenti non vengono ascoltati bisognerebbe prendere congedo» (GZ, 358).
«Come mi aspettavo i miei ammonimenti rimasero inascoltati. Avevo protestato tre volte al solo scopo di salvare il Giappone dalla rovina, ma sapendo che, se i miei ammonimenti fossero stati ignorati, avrei dovuto ritirami in una foresta sulle montagne, il 12 maggio lasciai Kamakura» (SND, 6, 64-65).[/ref]. Fino alla fine continuò a esporre le proprie ragioni anche se era consapevole della probabilità che le sue parole non fossero ascoltate.

IKEDA: Agì così spinto da un incontenibile amore e compassione per la gente. «La rovina della nazione è il più serio di tutti i disastri» (SND, 7, 239)[ref]«Da più di venti anni, giorno e notte, me ne lamento con i miei discepoli e più volte ho pubblicamente ammonito le autorità. La rovina della nazione è il più serio di tutti i disastri» (SND, 7, 239).[/ref], pensava il Daishonin. Perciò lottò tutta la vita per diffondere la Legge mistica e ammonì ripetutamente il governo.
Con l’imminente prospettiva dell’invasione mongola, il governo e la corte imperiale, preoccupati e privi di qualsiasi altra contromisura effettiva, commissionarono alla scuola Shingon e altre scuole una serie di rituali per la sconfitta dei mongoli. Il Daishonin andò a protestare per la terza volta allo scopo di spiegare che tali preghiere in realtà causavano la distruzione della nazione e andavano immediatamente cessate. Egli confutò la scuola Shingon ed esortò nuovamente le autorità a basarsi sull’insegnamento corretto.

SAITO: Durante l’esilio a Sado il Daishonin, oltre a scrivere lettere di incoraggiamento indirizzate a tutti i suoi discepoli, ampliò le sue spiegazioni precedenti riguardo alla setta Shingon in una serie di scritti come Errori della scuola Shingon e di altre scuole (GZ, 139-41) e Alcune osservazioni sulla scuola Shingon (GZ, 142-50), completando così la sua confutazione di tale scuola.
Criticò gli incantesimi e le preghiere Shingon, un insegnamento che riteneva la causa della rovina della nazione, e rischiò nuovamente la vita proclamando la necessità di adottare la dottrina corretta per la pace del paese.
Nella seconda rimostranza aveva già cominciato a esporre la sua refutazione della scuola Shingon e nella terza e ultima rimostranza elaborò ulteriormente i punti che non aveva ancora completamente chiarito.

MORINAKA: Ma il governo non rispose come egli avrebbe sperato. Il suo discepolo diretto e successore, Nikko Shonin, ricorda in proposito: «Il Daishonin disse che il prete laico dell’Hoko-ji [il reggente Hojo Tokimune] voleva costruirgli un tempio sul luogo della precedente residenza del prete laico Togo, nei pressi della porta occidentale [che conduceva al centro della capitale Kamakura] e diventare suo seguace»[ref]Note biografiche di Nikko Shonin in Biografie dei tre maestri del quarto patriarca Nichido. Fuji Shugaku Yoshu (Opere scelte della scuola Fuji), vol. 5, pag. 8.[/ref].
È possibile che Tokimune stesso fosse presente al colloquio? Il resoconto di Nikko Shonin sembra suggerire che Tokimune si fosse personalmente offerto di costruire un tempio al Daishonin in una sede importante e di convertirsi [ma senza smettere di dare il suo sostegno agli insegnamenti errati che il Dashonin denunciava].

IKEDA: Naturalmente ciò che voleva il Daishonin non aveva niente a che vedere con il trattamento del governo nei suoi confronti e Nikko Shonin testimonia che il Daishonin rifiutò recisamente l’offerta di Tokimune[ref]«Il Daishonin dichiarò: “Le teste delle altre scuole dovrebbero essere tagliate e tutti i loro templi rasi al suolo. Non dovresti mai pregare con i seguaci Nembutsu o di altre scuole”. Poco dopo lasciò Kamakura e si ritirò sul monte Minobu». Fuji Shugaku Yoshu (Opere scelte della scuola Fuji), vol. 5, pag. 8.[/ref].

MORINAKA: Tokimune forse considerava il Daishonin un prete fuori dal comune dotato di poteri insondabili e, sperando in questi poteri, voleva probabilmente che egli si unisse ai preti delle altre sette nelle preghiere per sconfiggere i mongoli.

SAITO: Per la gente di quell’epoca la guerra, oltre che una battaglia fra esseri umani, era considerata anche una battaglia fra le divinità e i Budda nei quali i contendenti avevano fede. E Tokimune, avendo verificato in diverse occasioni la validità delle affermazioni del Daishonin, voleva probabilmente avere dalla sua parte anche il potere benefico del Buddismo del Daishonin.

IKEDA: Era solo il tentativo di un politico che cercava di trarre vantaggio dal Daishonin basandosi sulla propria visione ristretta. Il Daishonin deve essersi reso conto che questo era il massimo che potessero capire e apprezzare di lui i governanti e i ministri del tempo, perciò lasciò Kamakura, intenzionato invece a concentrare le proprie energie su una nuova battaglia.

MORINAKA: Finora abbiamo analizzato i tre casi in cui il Daishonin “si distinse” basandoci sulla Scelta del tempo e altri scritti. A questo punto vorrei comprendere perché il Daishonin parla di “essersi distinto” (SND, 2, 96) a proposito delle sue predizioni degli eventi futuri.

SAITO: Il termine giapponese che si traduce con “distinzione” (l’espressione letterale per “si distinse” è “ottenere distinzione”, n.d.t.) in genere significa fama o onore oppure le azioni o i risultati per i quali si è ottenuto fama o onore.

IKEDA: Nella cultura guerresca dell’epoca erano molto apprezzati “i risultati conseguiti battendosi in prima linea in battaglia” e “l’onore ottenuto per ciò”. In quel senso “distinzione” significa anche “avanguardia” e si riferisce a “colui che per primo prende l’iniziativa”. In molti scritti Nichiren Daishonin usa termini come “il primo” o “la guida” riferendosi ai suoi sforzi di aprire la strada all’Illuminazione di tutte le persone come precursore dei Bodhisattva della Terra.
Nel Comportamento del Budda scrive: «Ora, all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, io, Nichiren, per primo ho propagato nel mondo i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo che sono il cuore del Sutra del Loto e la sorgente dell’Illuminazione di tutti i Budda […] Miei discepoli, serrate le fila e seguitemi e sarete superiori a Mahakashyapa o Ananda, a T’ien-t’ai o Dengyo!» (SND, 4, 42-43).
E nella Vera entità della vita scrive: «Nichiren è il solo che abbia iniziato a realizzare la missione dei Bodhisattva della Terra» (SND, 4, 232). Il termine “distinzione” esprime anche un senso di orgoglio per essere il primo ad aprire la strada dell’Illuminazione a tutte le persone.

MORINAKA: Quali sono i tratti distintivi dei tre casi in cui il Daishonin si distinse?

IKEDA: Anzitutto in ognuna di queste occasioni egli fece una dichiarazione esplicita e diretta ai funzionari governativi. Secondo, in tutte e tre i casi egli predisse i due disastri della lotta intestina e dell’invasione straniera e in seguito queste predizioni si verificarono puntualmente.

SAITO: Dunque “si distinse” per aver formulato predizioni azzeccate alle autorità.

IKEDA: Anche se potremmo chiamare le predizioni del Daishonin “profezie” va osservato che egli dimostrò un notevole senso di responsabilità civica nella maniera di formularle.

MORINAKA: Sono molto diverse dalle profezie di sciagura e distruzione buttate lì dal capo di qualche setta religiosa, incurante del fatto che le proprie affermazioni si verifichino o meno. Formulare predizioni che non fanno che colmare di ansia le persone, o farlo al solo scopo di attirare l’attenzione è il massimo dell’irresponsabilità.

IKEDA: Alla base delle predizioni del Dashonin c’è saggezza e compassione; sono permeate dall’anelito del Budda a salvare le persone dalla sofferenza.
Nel brano che abbiamo citato in precedenza da Risposta a Takahashi Nyudo il Daishonin afferma di essere tornato a Kamakura da Sado per rimostrare con il governo allo scopo di salvare le persone. Questo ci dà un’idea di quanto fosse grande la sua preoccupazione. È come se stesse dicendo: «Quando penso a tutto il dolore e a tutta la sofferenza che la guerra arreca, il mio cuore s’infiamma. Sovrani della nazione, udite le grida angosciose del popolo!».
Fu per il popolo che fece rimostranze ai governanti e pronunciò i suoi ammonimenti. Voleva sostituire la discordia fra la gente con l’armonia e creare una società dove la gente potesse vivere in pace e felicità. Le predizioni del Daishonin sono colme di partecipazione per le sofferenze delle persone e della compassione di condurle all’Illuminazione. Perciò ebbero il potere di aprire la strada a una nuova era per il Giappone dell’epoca.

MORINAKA: Spesso le profezie dei religiosi sono considerate spiacevoli perché tendono a promuovere una visione del mondo apocalittica o a far leva sui sentimenti negativi della gente.

IKEDA: Le predizioni del Daishonin non hanno nulla in comune con questo modo di speculare sulle paure della gente. Alimentare l’ansia delle persone con l’aspettativa di un disastro incombente è un azione indegna. Le autentiche profezie buddiste sorgono da una lotta basata sulla saggezza che mira a trovare il mezzo per evitare le catastrofi, sono parte della grande battaglia verbale per salvare le persone dalla sofferenza. Le profezie non significano niente se non sono corroborate dalla prova concreta. Fare predizioni è una cosa estremamente seria.

SAITO: In uno dei suoi primi sutra[ref]Brahma-gala Sutta, Dialogues of the Buddha, Parte 1, trad. T.W. Rhys Davids in Sacred Books of the Buddhists, vol.2, Oxford: The Pali text Society, 1992, pagg. 16-26.[/ref], Shakyamuni osservava che alcuni praticanti non-buddisti facevano ricorso alle “arti mediocri” della divinazione e della chiromanzia. E cita diversi esempi: la divinazione legata ai nèi sul corpo, quella per determinare se la sede proposta per un’abitazione fosse fortunata o meno o per decidere i giorni in cui celebrare determinati eventi; le risposte ottenute da qualche divinità attraverso un oracolo o uno specchio magico; le magie e gli incantesimi per realizzare i propri desideri e predire il futuro attraverso lo spiritismo. E afferma che i seguaci degli insegnamenti del Budda dovrebbero esortare gli altri a non impiegare simili pratiche mediocri.

IKEDA: Le predizioni del Daishonin si basavano sulla legge della vita. Egli si preoccupava del danno e la corruzione che i preti e i capi politici malvagi causavano nella vita delle persone.
Egli afferma: «Adesso, dopo più di duecentoventi anni dall’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, le cinque impurità sono forti, le tre calamità si verificano frequentemente, le due impurità degli esseri viventi e del pensiero pervadono il paese, e coloro che commettono [i cinque peccati] cardinali e offendono [la Legge] abbondano ovunque entro i quattro mari» (GZ, 1030)[ref]Cinque impurità: dell’epoca, del desiderio, degli esseri viventi, del pensiero e della durata della vita. Questo termine compare nel secondo capitolo, Espedienti, del Sutra del Loto. Tre calamità: disastri che, secondo la tradizione, si verificano al termine di un kalpa. Ci sono due generi di calamità, minori e maggiori. Le tre calamità minori sono la guerra, la pestilenza e la carestia. Le tre calamità maggiori sono il fuoco, l’acqua e il vento. L’impurità degli esseri viventi è il declino fisico e spirituale degli esseri umani. L’impurità del pensiero è la prevalenza delle visioni errate, come le cinque opinini errate.[/ref].
La saggezza del Buddismo riconosce uno stretto legame fra le impurità della vita e il verificarsi dei disastri.

SAITO: In un altro suo scritto il Daishonin dice: «La carestia si verifica come conseguenza dell’Avidità, la pestilenza come effetto della Stupidità e la guerra come risultato della Collera» (SND, 9, 97) e negli Insegnamenti orali cita il Gran Maestro T’ien-t’ai che ribadisce un concetto simile (vedi GZ, 718)[ref]Nel quarto capitolo dell’Hokke mongu, T’ien-t’ai afferma: «Il segno dell’impurità dell’epoca è il fatto che gli altri quattro tipi di impurità appaiono in quantità e intensità maggiore, ed esse abbondano in quest’epoca. Poiché cresce la Collera accadono scontri armati, poiché aumenta l’Avidità si verifica la carestia e poiché aumenta la Stupidità scoppia la pestilenza. E poiché si verificano queste quattro calamità, i desideri terreni diventano più numerosi e potenti che mai e le false opinioni attecchiscono sempre più».[/ref].

MORINAKA: Molte filosofie orientali sostengono l’esistenza di un legame inscindibile fra l’esistenza umana e le condizioni sociali e naturali.

IKEDA: Il Daishonin afferma: «Una persona che si è completamente risvegliata alla natura del bene e del male dalle radici sino ai rami e alle foglie è chiamato un Budda» (SND, 8, 197). Ed è in base a questa saggezza del Budda che il Daishonin formulò le sue predizioni.
Le “radici del bene” si riferiscono alla natura essenziale di tutti i fenomeni o natura del Dharma (cioè l’Illuminazione alla Legge mistica) e le “radici del male” all’ignoranza (cioè l’illusione fondamentale, dubbio o confusione riguardo alla Legge mistica). I “rami e le foglie del male” si riferiscono a: 1) i tre veleni di Avidità, Collera e Stupidità; 2) le tre calamità della carestia, della pestilenza e della guerra che sorgono dai tre veleni; 3) le cinque impurità che sorgono in concomitanza con essi.
Nel Rissho ankoku ron il Daishonin sostiene che la causa fondamentale delle tre calamità e dei sette disastri è l’offesa all’insegnamento corretto da parte della nazione. Poiché offesa significa incredulità e disprezzo della Legge mistica, essa equivale all’ignoranza che costituisce le radici del male e, fino a quando tale offesa verrà ignorata, i rami e le foglie del male continueranno sfrenatamente a manifestarsi nei modi più disparati. Il Daishonin si illuminò alle radici del bene e del male e comprese che la radice di ogni male, l’offesa alla Legge, era la regola nella sua epoca. Questo risveglio gli permise di predire che, delle tre calamità e dei sette disastri descritti nei sutra, sarebbero senza dubbio accaduti anche i due disastri della guerra che ancora mancavano all’appello, cioè l’invasione straniera e la lotta intestina.
Basandosi sulla saggezza della Legge mistica, Nichiren Daishonin spiegò la causa fondamentale della serie di calamità e disastri che affliggevano il paese e si battè per liberare la popolazione dalla sofferenza.

SAITO: Il Daishonin basava sempre le sue azioni sulla prova documentaria, teorica e concreta. Per coerenza fra ragione e cuore, parole e azioni, il Daishonin non era secondo a nessuno.

IKEDA: Possiamo considerare le profezie del Daishonin come il mezzo che egli scelse per aprire gli occhi della gente e in particolare dei governanti. Nella Scelta del tempo, dopo aver descritto dettagliatamente i tre casi in cui “si distinse” prevedendo accuratamente gli eventi futuri, il Daishonin spiega che predizioni come le sue sono manifestazioni dello spirito del Budda.

MORINAKA: Il brano recita: «Tuttavia non fui io, Nichiren, a fare queste tre importanti dichiarazioni, ma esclusivamente lo spirito del Budda Shakyamuni che era entrato nel mio corpo. E avendo sperimentato ciò personalmente, sento una immensa gioia.
Questa è l’importantissima dottrina di ichinen sanzen del Sutra del Loto» (SND, 2, 97-98).

IKEDA: Lo spirito del Budda Shakyamuni sta a significare la meravigliosa condizione vitale della Buddità, senza inizio ne fine, che pulsava nella vita del Daishonin. E afferma che grazie al potere del mondo di Buddità egli poté dimostrare l’accuratezza delle predizioni espresse nelle tre rimostranze.
È proprio come spiega nella frase: «E avendo sperimentato ciò personalmente sento un’immensa gioia». Quando nella vita di un Budda, che è vasta come l’universo, si attiva al massimo il potere del mondo di Buddità, egli può percepire le tre esistenze di passato, presente e futuro. Con ciò il Daishonin afferma esplicitamente che le sue predizioni non erano né mere congetture né il frutto di qualche forma di chiaroveggenza.

SAITO: Le profezie buddiste autentiche sono completamente diverse anche dalle ingiunzioni di un essere trascendente assoluto.

IKEDA: Sono l’espressione di una profonda capacità di intuire il futuro che deriva da una vita completamente basata sul potere del mondo di Buddità, pur non abbandonando mai i nove mondi, cioè rimanendo una persona comune dotata dei nove mondi.
I nove mondi e il mondo di Buddità funzionano come un tutt’uno: questo è il mutuo possesso dei dieci mondi e i tremila regni in un singolo momento di vita (ichinen sanzen). Perciò il Daishonin afferma: «Questa è l’importantissima dottrina di ichinen sanzen del Sutra del Loto».

MORINAKA: Comincio a capire più chiaramente il significato delle sue predizioni. Così in Lettera da Sado, quando il Daishonin afferma che le sue predizioni circa gli eventi in questa vita sono strettamente legate ai suoi insegnamenti riguardo alla prossima, sta dicendo sostanzialmente la stessa cosa: «Benché Nichiren non sia un santo, poiché abbraccia il Sutra del Loto esattamente come il Budda ha insegnato, è come un santo. Inoltre, poiché conosce perfettamente come vanno le cose del mondo, ciò che ha predetto si è verificato e, dal momento che ciò che ha predetto per la vita presente non era sbagliato, non dovete neanche dubitare di ciò che predice per la vita futura» (SND, 4, 76).

IKEDA: In altre parole, la saggezza del Budda diviene manifesta e le profezie o “parole di saggezza” per la salvezza delle persone sgorgano dalla sua vita poiché egli sta svolgendo la pratica del Sutra del Loto per permettere a tutte le persone di diventare Budda. E, siccome queste profezie hanno colto nel segno, egli afferma che non si dovrebbe nemmeno dubitare della verità dei suoi insegnamenti riguardo all’esistenza futura, cioè delle sue garanzie riguardo all’ottenimento della Buddità.
Anche nel Rissho ankoku ron, dopo aver predetto i due disastri, il Daishonin affronta l’argomento delle esistenze future: «Quando le persone sono in questo mondo, si preoccupano del loro destino nella vita a venire. Così avviene che qualcuno riponga fede in insegnamenti eretici, o renda onore a coloro che offendono la Legge. Benché io deplori che siano tutti così confusi su ciò che è corretto e ciò che è sbagliato, la cosa che mi addolora più di ogni altra è che si abbracci un tipo di Buddismo sbagliato. Con il potere della fede che è nei loro cuori, perché credono vanamente in dottrine eretiche? Se non si liberano dalle illusioni cui sono attaccati e continuano a nutrire idee errate, allora lasceranno presto il mondo dei viventi e cadranno nell’inferno della sofferenza incessante» (SND, 1, 43-44).
Qui il Daishonin discute l’offesa dal punto di vista delle esistenze future. Questo ci fa pensare che egli formulasse le sue predizioni dal punto di vista dell’eternità della vita attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro.

MORINAKA: Nella Scelta del tempo, prima di cominciare a discutere delle tre occasioni in cui “si distinse” con le sue predizioni, il Dashonin spiega che sta parlando dal punto di vista delle tre esistenze: «Nei testi secolari è scritto: “Un saggio è colui che conosce le cose che non sono ancora accadute”. E i testi buddisti dicono: “Un saggio è colui che conosce le tre esistenze della vita: il passato, il presente e il futuro”. Io mi sono distinto tre volte per questo genere di conoscenza» (SND, 2, 96).

SAITO: «Le cose che non sono ancora accadute» (letteralmente, «le cose che non hanno ancora fatto la loro comparsa», n.d.t.) significa ciò che non si è ancora manifestato, il futuro che non è ancora accaduto. L’etimologia del termine giapponese ricorda l’idea dei nuovi germogli delle piante e degli alberi che devono ancora spuntare.

IKEDA: Anche quando la maggioranza delle persone sono incapaci di percepire un segno, un barlume degli accadimenti futuri, c’è chi è in grado di individuarne con acuta sensibilità “i germogli” e agire di conseguenza. Nichiren sta affermando che chi sa far questo merita di esser chiamato “saggio”.

MORINAKA: In questo caso il termine che viene tradotto con “saggio” (che si pronuncia shonin o seijin) è costituito da due caratteri cinesi. Il primo significa “divino”, “santo”, “sacro”, mentre il secondo significa “persona”. Il primo carattere (che si legge sho oppure sei) in origine significava “una persona che ode la voce del cielo”.

IKEDA: Indica una persona che ha la saggezza di discernere e comprendere le “voci” che non sono ancora udibili.

SAITO: Con “testi secolari” si pensa che il Daishonin si riferisse all’opera cinese Giardino delle spiegazioni (Sho Yuan)[ref]Nel secondo volume delle sue Note sul Maka shikan, il Gran Maestro Miao-lo riassume così un brano di quest’opera di Lu Xiang (79-8 a.C.) a proposito dell’“arte ministeriale”: «Nella nomina di un vassallo ci sono sei regole valide e sei regole fallaci. La prima delle sei buone regole è individuare un’opportunità di continuazione o declino dello stato anche se ancora non se ne possono cogliere le avvisaglie. Chi ne è capace è considerato un ministro sagace» (Taisho Shinshu Daizokyo, “Raccolta del canone buddista dell’era Taisho”, vol. 46, pag. 215).[/ref]. Lo stesso brano è citato anche nel settimo capitolo, Scelta dei ministri, del terzo volume del trattato cinese Elementi essenziali di governo nell’era Chen-kuan (Zhenguan Zhengyao)[ref]Opera di Wu Ching, storico della dinastia T’ang (618–907). All’epoca del Daishonin veniva studiato dagli uomini di governo. Anche il Daishonin lo teneva sempre con sé per consultarlo e persino durante l’esilio a Sado chiese a uno dei suoi discepoli di inviargliene una copia.[/ref] che spiega il comportamento consono a un uomo di stato.

IKEDA: Possiamo concludere che il Daishonin citi questo brano per dimostrare che il suo insegnamento buddista è corretto e che si tratta di una religione impegnata socialmente, in grado di contribuire al benessere della nazione e del popolo. La maggior parte degli scritti del Daishonin in cui viene citato questo brano sono di natura ufficiale, dunque egli lo utilizza quando sostiene la correttezza della sua posizione dal punto di vista della società.

MORINAKA: L’altro brano, «Un saggio è colui che conosce le tre esistenze della vita», si trova nella prima parte del secondo volume del Maka shikan di T’ien-t’ai e in altre opere. T’ien-t’ai afferma che anche se il passato se n’è andato, il futuro non è ancora giunto e il presente non si ferma nemmeno un istante, tutti i saggi comprendono la vita che pervade le tre esistenze.

IKEDA: Un saggio è qualcuno che, cogliendo la causalità della vita attraverso le tre esistenze, libera le persone dalla sofferenza e le guida verso l’Illuminazione.

MORINAKA: Anche il Sutra Re benevoli (Ninno) che il Daishonin cita nel Rissho ankoku ron e in altri scritti, afferma: «Guar-dando alle tre età del presente, del passato e del futuro con le mie cinque visioni» (SND, 1, 9). I “cinque tipi di visione[ref]O cinque tipi di occhio: 1) l’occhio delle persone comuni, in grado di distinguere colori e forme; 2) l’occhio celeste, o divino, che percepisce le cose nel buio, a distanza o al di là di ostacoli materiali; 3) l’occhio della saggezza, delle persone dei due veicoli che percepiscono che niente è dotato di esistenza indipendente e che tutti i fenomeni sono privi di sostanza; 4) l’occhio del Dharma col quale i bodhisattva percepiscono la natura di tutte le dottrine per salvare le persone; 5) l’occhio del Budda che percepisce la vera natura della vita attraverso il passato, il presente e il futuro. Un Budda possiede tutti e cinque i tipi di visione.[/ref]” sono la visione fisica delle persone comuni, la visione celeste degli dei Buddisti, la visione saggia degli ascoltatori della voce e dei pratyekabuddha, la visione del Dharma dei bodhisattva e la visione illuminata del Budda. Il Budda, con questi cinque tipi di visione percepisce chiaramente le tre esistenze di passato, presente e futuro.

IKEDA: Il Sutra Re benevoli (Ninno) spiega così la verità che il Budda percepisce attraverso i cinque tipi di visione: «Quando la fortuna dei sovrani si esaurisce, tutti i saggi li abbandonano e se ne vanno; allora appaiono sicuramente i sette disastri» (vedi SND, 1, 9-10).
Se coloro che possiedono la saggezza di discernere chiaramente la legge causale della vita nelle tre esistenze non vengono adeguatamente ascoltati il paese andrà incontro alla rovina. Questo vuole insegnare il Daishonin menzionando questo brano.
All’epoca della terza rimostranza, il Daishonin paragonava i preti Shingon a cattivi medici che, non comprendendo la causa della malattia, non fanno che aggravare le condizioni del paziente invece che migliorarle (vedi SND, 4, 62).
Coltivando la saggezza per comprendere a fondo le radici del male e del bene – cioè l’oscurità fondamentale e la natura del Dharma – insieme alla capacità di “percepire il vero aspetto della realtà” – cioè vedere le cose come realmente sono, basandosi su tale saggezza – si possono discernere le cause all’origine delle sofferenze e ai disastri.
Se non si possiede questo tipo di saggezza non si può porre fine alle sofferenze delle persone.
Cosa possiamo fare noi persone comuni dell’Ultimo giorno della Legge per sviluppare tale saggezza? In Il saggio conosce le tre esistenze della vita il Daishonin spiega che la vera saggezza sgorga naturalmente quando ci comportiamo come il bodhisattva Mai Sprezzante, cioè quando ci sforziamo per condurre gli altri all’Illuminazione come “praticanti del Sutra del Loto” in un epoca malvagia, proprio come faceva il bodhisattva Mai Sprezzante descritto nel sutra stesso.

SAITO: Il Daishonin scrive: «Io non mi fidavo della mia saggezza, ma dopo [che si sono avverate] le rivolte e l’invasione da me predette, ora posso credere nella mia saggezza» (SND, 5, 641). «I miei discepoli devono sapere che io, Nichiren, sono il devoto del Sutra del Loto. Poiché io seguo la medesima strada del bodhisattva Fukyo (Mai Sprezzante), coloro che mi disprezzano e mi calunniano avranno la testa spaccata in sette pezzi[ref]Si riferisce a un verso del ventiseiesimo capitolo del Sutra del Loto Dharani: «A chiunque […] tormenta i predicatori della Legge, si spacchi la testa in sette pezzi come i rami dell’albero arjaka» (SDL, 26, 415).[/ref] mentre coloro che credono in me accumuleranno una fortuna immensa come il monte Sumeru» (SND, 5, 54-55).

IKEDA: Praticando esattamente come insegna il Daishonin, noi della Soka Gakkai abbiamo ricevuto la saggezza del Budda dal Gohonzon e siamo stati capaci di condurre molte persone alla felicità. Questo è il principio di “sostituire la saggezza con la fede”[ref]Anche le persone comuni che mancano di saggezza possono svilupparla grazie alla fede nel Gohonzon e ottenere la Buddità nella loro forma presente.[/ref].
La forza collettiva di tutti i membri della SGI, che è l’unione della saggezza peculiare di ciascuno, ha prodotto l’attuale sviluppo di kosen-rufu. Kosen-rufu si espande davvero grazie alla “autorità e al potere sovrannaturale di Virtù Universale [o Saggezza Universale][ref]Nel ventottesimo capitolo del Sutra del Loto Gli incoraggiamenti del bodhisattva Virtù Universale si legge: «Quando il Sutra del Loto sarà propagato in tutto Jambudvipa, se vi sarà chi lo accetta e lo sostiene, costui dovrà pensare dentro di sé: “Tutto questo dipende dall’autorità e dal potere sovrannaturale di Virtù Universale!”» (SDL, 28, 432).[/ref]”, cioè grazie al potere di molti tipi diversi di saggezza.
Le predizioni o le profezie rappresentano una forma di saggezza per insegnare la Legge eterna che pervade le tre esistenze di passato, presente e futuro. Quella Legge eterna non è visibile e il Budda la manifesta all’esterno attraverso la saggezza, incoraggiando così le persone nella fede.
Nella Scelta del tempo il Daishonin attribuisce l’adempimento delle predizioni che fece nelle tre rimostranze al principio che “il fattore aspetto è il principale[ref]Il fattore aspetto è il principale: si riferisce al primo dei dieci fattori della vita: aspetto, natura, entità, potere, influenza, causa interna, relazione, effetto latente, effetto manifesto e loro corenza dall’inizio alla fine. “Il fattore aspetto è il principale” significa che nel propagare il Buddismo è importante anzitutto rivelare la verità del Buddismo in maniera visibile nella realtà. Perciò nella Scelta del tempo il Daishonin afferma: «L’aspetto, il primo dei dieci fattori, è il più importante di tutti. Questo è il motivo per cui il Budda apparve nel mondo» (SND, 2, 98).[/ref]”. Quando la saggezza di comprendere la Legge eterna si manifesta nella “forma”, si esprime nell’“azione” e si rivela nella “prova concreta”, la Legge si diffonde.
Kosen-rufu si può realizzare solo se ognuno di noi agisce costantemente per far conoscere la Legge a una persona dopo l’altra.

SAITO: Perciò nella Scelta del tempo il Daishonin afferma che la via del raggiungimento della Buddità sta solo nel propagare la Legge da una persona all’altra, fino a raggiungerle tutte: «I ruscelli si riuniscono per formare il grande oceano e i granelli di polvere si accumulano per formare il monte Sumeru. Quando all’inizio io, Nichiren, presi fede nel Sutra del Loto, ero come un’unica goccia d’acqua o un singolo granello di polvere in tutto il Giappone. Ma poi, quando due, tre, dieci e alla fine diecimila miliardi di persone reciteranno il Sutra del Loto e lo insegneranno ad altri, formeranno un monte Sumeru di meravigliosa Illuminazione, un grande oceano di nirvana! Non cercare nessun’altra via per ottenere la Buddità!» (SND, 2, 98).

IKEDA: È molto significativo che questa affermazione concluda la parte in cui egli discute i “tre casi in cui si distinse” facendo predizioni accurate alle autorità.
Per Nichiren Daishonin le predizioni non sono altro che “parole di saggezza” per rivelare la Legge invisibile e promuovere kosen-rufu.
Egli scrive: «Una candela può rischiarare un luogo che è rimasto buio per un miliardo di anni» (SND, 4, 240). Con la battaglia spirituale che condusse esponendo le sue rimostranze ai sovrani della nazione, Nichiren Daishonin illuminò l’oscurità che avvolgeva il Giappone nell’Ultimo giorno della Legge con la prova concreta della realizzazione delle proprie predizioni.
Allo stesso modo noi possiamo illuminare la confusa società attuale con le nostre azioni coraggiose e con la prova concreta della vittoria, aprendo così la strada alla trasformazione della realtà dell’umanità.

(continua)

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