Vivo a Londra da sette anni e mezzo. Ho incontrato il Buddismo di Nichiren Daishonin nel 2001 grazie al mio ragazzo, Alex, che praticava a Firenze quando aveva 17 anni. Ho lasciato l’Italia per fare musica qui anche se il mio vero sogno era quello di andare in America. Londra è una città difficile; la vita è costosa e come molte metropoli è molto sporca. Mentre si passeggia si trovano facilmente frigoriferi rotti e divani sfasciati nei giardini delle case. Però grazie a questo Buddismo e leggendo il Gosho sto sicuramente cambiando il mio karma e il mio rapporto con Londra. Un responsabile del mio hombu ha detto: «Nella vita possiamo essere vittime o vincitori» e Nichiren Daishonin scrive che «Non ci sono terre pure o impure di per sè: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente» (SND, 4, 5). Io sono un Budda a Londra come in Italia e la mia felicità non dipende da niente e da nessuno.
È una battaglia ogni giorno di fronte al Gohonzon perché se mi rilasso anche un attimo i demoni mi attaccano. A volte non sono d’accordo con vari responsabili della Soka Gakkai e non vorrei che fossero nel mio settore, però Nichiren dice: «Dipendete dalla Legge non dalla persona», e tutto quello che io posso fare è recitare Daimoku per la felicità di coloro che mettono alla prova la mia pratica.
È stupendo fare la propria rivoluzione umana e vedere come i nostri sentimenti di intolleranza e frustrazione si trasformano in compassione e coraggio. Forse non è Londra a essere difficile, ma è la mia vita che non è grande abbastanza per abbracciarla. Ogni giorno quindi “sfido“ la mia pratica con un’ora di Daimoku, mi avvicino un po’ di più a sensei e cerco di rendere la mia vita vasta come l’oceano. «Anche uno specchio appannato brillerà come un gioiello se viene lucidato. Risveglia in te una profonda fede e lucida il tuo specchio notte e giorno. Come puoi lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo» (Ibidem).