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Corsi e vita quotidiana - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:21

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Corsi e vita quotidiana

Il resoconto di un corso può essere fatto in molti modi. Questo, che si riferisce al corso organizzato a febbraio dal capitolo Massa Versilia, è il racconto del’esperienza diretta di una partecipante

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Il resoconto di un corso può essere fatto in molti modi. Questo, che si riferisce al corso organizzato a febbraio dal capitolo Massa Versilia, è il racconto del’esperienza diretta di una partecipante

Il 15 febbraio a Massa abbiamo organizzato il nostro primo corso di zona sul tema di itai doshin durante il quale sono stati sviluppati i cinque punti sulla fede della SGI: fede per avere una famiglia armoniosa; fede per diventare felici; fede per superare tutti gli ostacoli; fede per godere di buona salute; fede per vincere nella vita.
Sono nove anni che pratico questo Buddismo; quasi subito dopo incontrai Alberto, mio marito, anche lui praticante.
Mi sembra che questi nove anni siano volati! Abbiamo una famiglia felice con due figli: Leonardo e Alessandro di 5 e 4 anni. Avere una famiglia per kosen-rufu è stato proprio uno dei miei primi obiettivi; mi ricordo che scrissi fra i miei scopi “amore libero dai nostri attaccamenti”.
Anche le mie due sorelle, Claudia e Simona, praticano, ma a causa dei loro impegni, ci eravamo allontanate l’una dall’altra.
Non scorderò mai questo corso perché è strettamente legato a una grossa prova che la nostra famiglia ha dovuto superare subito dopo.
Claudia aspettava il secondo figlio; tutto sembrava andar bene fino al 19 febbraio, quando, all’ottavo mese, questo bimbo decise di nascere. Era bellissimo e grande, pur essendo nato con un mese di anticipo. Verso le 21 mi telefonò Claudia in lacrime, dicendo che il bimbo stava male e che lo stavano rianimando. Da un primo esame sembrava avere una trasposizione delle aorte polmonari, che portano il sangue al cuore.
Lei mi disse al telefono: «Fra’, recita!». Andai subito di fronte al Gohonzon e, appena rientrò mio marito, corsi subito all’ospedale. Nel tragitto in macchina, mi tornarono in mente le parole pronunciate da Mitsuhiro Kaneda al corso: «Prima bisogna decidere la vittoria, poi recitare per realizzarla». Mi misi l’omamori al collo e mi sentii come se avessi sguainato la spada del Sutra del Loto.
Appena arrivata in ospedale, io e Claudia leggemmo il Gosho Risposta a Kyo’o, che racchiudeva tutta la forza che ci voleva, e poi iniziammo a recitare Daimoku. Liberammo la mente dal pessimismo, dalla paura e partimmo come il leone all’attacco… quale malattia può essere un ostacolo?
Da quel momento Nam-myoho-renge-kyo era l’unico suono intorno a noi.
Recitammo tantissimo Daimoku, eppure sembrò un secondo, nel quale chiamammo tutti i Budda dell’universo.
I medici ci dissero che dai primi accertamenti risultava che un ventricolo del cuore era più piccolo, il che avrebbe comportato una serie di continui interventi e un vero e proprio handicap. Stavo male, ma mi ricordai che “l’impossibile si trasforma in possibile”, come l’oscurità in Illuminazione. Questi sono ostacoli, pensai, le nostre paure non prenderanno il sopravvento.
Il Daimoku divenne più forte e più deciso, e mi tornò in mente Kaneda quando spiegava: «I desideri impossibili diventano possibili quando sono liberi dall’attaccamento, dalle nostre paure di perdere o di soffrire».
Mi dissi che non stavo recitando per me, ma per la vita del bimbo e per la sua felicità. Ma sentii chiaramente che a volte quando si dice: «Recito per la sua felicità», è un po’ come dire, «Sia quello che sia…». È come non schierarsi, come non volere la vittoria. Questa volta mi schierai a favore della vita.
Tutto questo percorso l’ho compreso con il Daimoku; ascoltando la mia mente e non lasciando che essa divenisse la mia padrona.
Matteo Leone, come il re leone del Sutra del Loto è stato operato il 24 febbraio. Sette ore di Daimoku continuo, insieme a tanti amici che hanno preso parte a queste recitazioni e a questa sfida, frutto del legame di amicizia che ci unisce.
Quando chiamai Simona per sapere lei, fra una lacrima e l’altra, mi disse che il bimbo era vivo. I medici uscirono dalla sala operatoria e dissero che il problema del ventricolo non c’era, che il cuore appena riattaccato ha ripreso subito a battere da solo deciso e forte.
Da allora ha avuto una ripresa velocissima, tanto che è rimasto in ospedale solo i venti giorni necessari. È stata meravigliosa l’unione ritrovata con i miei genitori e le mie sorelle, quell’unione che cercavo e che fino in fondo non c’era mai stata. Ci siamo abbracciati e ci siamo detti cose che in tanti anni non avevamo mai avuto il coraggio di dirci…
Fra tutte le persone che ci sono state vicine, ringrazio una persona meravigliosa: Marzia, che sta attraversando un periodo molto difficile, alle prese con una grossa malattia, ma il suo cuore è così grande che ci è stata molto vicino per sostenere la vita di Matteo Leone.
Francesca Farfai

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