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Cuore di mamma - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:17

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Cuore di mamma

Rosetta Nardi Scaramelli, Sesto F.no (FI)

«Mi precipitai davanti al Gohonzon chiedendo cosa dovevo fare per riacquistare l’affetto di mio figlio. Mentre recitavo mi venne in mente di scrivergli una lettera dove riuscii a esprimere il mio dolore e il grande amore che avevo per lui»

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«Mi precipitai davanti al Gohonzon chiedendo cosa dovevo fare per riacquistare l’affetto di mio figlio. Mentre recitavo mi venne in mente di scrivergli una lettera dove riuscii a esprimere il mio dolore e il grande amore che avevo per lui»

Sul Gosho è scritto: «I devoti del Sutra del Loto sono come l’inverno che non manca mai di trasformarsi in primavera; non ho mai sentito di un inverno che si sia trasformato in autunno o di un devoto del Sutra del Loto che sia rimasto un comune mortale». Questa frase può essere considerata la sintesi della mia esperienza.
Sono nata all’insegna della sofferenza; non ho conosciuto mia madre, che morì quando avevo otto mesi, e mio padre si suicidò quando avevo tre anni. Per me si aprirono allora le porte dell’orfanotrofio, dove piangevo disperatamente per la mancanza di una famiglia. A cinque anni fui adottata da dei bravi genitori, ma anche quelli mi vennero a mancare quando avevo meno di venti anni, alla distanza di sei mesi l’uno dall’altra. Fin dall’infanzia quindi sono cresciuta con tanta tristezza nel cuore, angoscia e solitudine che mi ha seguita sempre anche se ho avuto l’enorme fortuna di avere un ottimo marito, Giovanni, e dei bravi figli, Maria Grazia, Raffaele e Gabriele.
A quarantasei anni avevo perso però completamente la voglia di vivere e di apprezzare ciò che avevo. I miei figli erano cresciuti e si erano naturalmente staccati da me. E quel senso di solitudine opprimente mi era tornato addosso più forte che mai, facendomi desiderare di morire.
I rapporti con la mia famiglia erano tesi per questa mia mancanza di vitalità e di gioia, unita a una certa aggressività nei confronti degli altri. Il problema più grande era il rapporto con mio figlio Gabriele perché sembrava che mi odiasse e da tempo non ci rivolgevamo più la parola.
In quel periodo avevamo un negozio in piazza Duomo a Firenze e anche lì gli affari non andavano per niente bene, anzi era addirittura sull’orlo del fallimento; dovevo far fronte a diversi pagamenti, fra cui una cambiale di quattro milioni che pagavamo tutti i mesi per l’acquisto del locale, e non sapevo come fare. Eravamo nel 1981 e quattro milioni allora erano veramente tanti. Ero disperata.
Fu in quel periodo che mia figlia Maria Grazia mi disse: «Mamma non piangere più, sai ho incontrato degli amici che non vedevo da tanto tempo vedessi come sono cambiati e al racconto delle nostre disavventure mi hanno detto che recitando una frase, possiamo trasformare tutto ciò che adesso ci fa soffrire in una grande gioia». E mi spiegò che questa frase era Nam-myoho-renge-kyo!
Io rimasi di sasso, la guardai stupita pensando che fosse improvvisamente ammattita e le dissi: «O icché tu dici?!» (traduco per chi non è toscano: «Che cosa stai dicendo?!»). Ma lei insisteva dicendomi che valeva la pena di provare. Dato che veramente non avevo più alcun santo a cui appoggiarmi (li avevo supplicati tutti ma niente era cambiato), decisi di provare e da quel giorno, dal quale ormai sono passati ventidue anni, pur con tutti i dubbi e le incredulità iniziali, non ho mai trascurato di praticare il più correttamente possibile.
I primi risultati non si fecero attendere, primo fra tutti una forza vitale nuova, a me sconosciuta, che mi fece subito tornare a sperare e a muovermi con maggiore decisione e saggezza.
Le scadenze furono risolte in modo strano. Pensate che anche la cambiale per il pagamento di quattro milioni arrivò con quattro mesi di ritardo, poiché la signora che doveva metterla in banca se l’era dimenticata in fondo a un cassetto. Me lo spiegò lei stessa quando poi la ritrovò quattro mesi dopo, e venne da me per riscuoterla. Il lavoro cominciò a rifiorire e alla fine dell’anno decidemmo di vendere il locale, cosa che avvenne con pieno successo. Che fare allora?
Decidemmo di comprare una profumeria: era bellissima, forse la più bella di Firenze. Nel frattempo anche l’altro figlio e mio marito avevano iniziato a praticare. Recitammo tutti con grande passione e determinazione ma, malgrado i nostri sforzi, l’affare non andava in porto. Decidemmo allora di chiedere un consiglio a persone che praticavano da più tempo di noi e ci spiegarono che forse significava che in quel momento non era un buon investimento per noi e dovevamo recitare Daimoku perché uscisse l’occasione giusta.
I miei figli intanto avevano messo bene in chiaro che di pizzerie non ne volevano più sapere, perché almeno la sera volevano essere liberi e non finire di lavorare sempre alle tre di notte. Guarda caso ci fu offerto di acquistare un’altra pizzeria ben più grande. Una pizzeria ristorante, grandissima e bella, che acquistammo solamente mio marito e io. I miei figli invece andarono a lavorare come commessi in una profumeria del centro. Poco tempo dopo si venne a sapere che la grande profumeria per la quale avevamo tanto spasimato, era fallita.
Nel nuovo ristorante intanto non mancavano gli ostacoli di tutti i tipi da parte delle autorità, che sembrava facessero a gara per farcelo chiudere; con una scusa o l’altra: perché il forno faceva fumo sul tetto ecc… Poi il colpo di grazia! Chiusura a tempo indeterminato perché ancora non avevamo il certificato antimafia. Fu terribile anche perché ci dissero che occorrevano almeno sei mesi per avere questo certificato e avrei dovuto mandare a casa oltre dieci persone che lavoravano nel locale.
Mi misi a recitare con la forza che ormai conoscevo, convinta che entro la successiva riunione di discussione buddista, che ci sarebbe stata dopo cinque giorni, sarei riuscita ad avere il famigerato permesso. Da quel momento ebbi la sensazione di trovarmi sempre al posto giusto nel momento giusto, insieme alla forza di vincere a tutti i costi e a una buona dose di fortuna. Il giovedì sera andai alla riunione sventolando gioiosa il permesso!
Ma la gioia di vivere non si acquista solo con le soddisfazioni sul lavoro, è necessaria anche l’armonia con tutto il nostro ambiente, prima di tutto la famiglia. Riguardo a questo, un altro beneficio della pratica buddista è stato riuscire a vedere i lati negativi del mio comportamento. Avevo sempre dato la colpa agli altri delle mie sofferenze, invece compresi che tutto dipendeva da me.
Senza dubbio cambiare non era facile, dovevo sconfiggere limiti, paure, orgoglio. Era duro cambiare ma l’avrei fatto! E così, piano piano, i rapporti con i miei familiari diventarono più belli, pieni di fiducia e di stima, tranne che nel caso di mio figlio Gabriele dove mi sembrava che questo cambiamento non dovesse mai arrivare.
Ma il Gohonzon risponde sempre alle nostre preghiere! E così una sera, di ormai tanti anni fa, dopo un ennesimo litigio, Gabriele uscì sbattendo la porta e lasciandomi in lacrime. Io mi precipitai davanti al Gohonzon chiedendo cosa dovevo fare per cambiare questo mio dolore e riacquistare l’affetto di mio figlio. Mentre recitavo mi venne in mente di scrivergli una lettera dove riuscii a esprimere tutte le cose che a voce non avrei mai saputo dire: il mio dolore e il grande amore che avevo per lui. Poi gliela misi sul cuscino e andai a letto.
Durante la notte mi sentii abbracciare forte, forte: era mio figlio che piangendo mi chiedeva perdono e mi diceva che non mi avrebbe fatto più soffrire. Anch’io lo abbracciai confondendo le mie lacrime di gioia con le sue. Il giorno dopo Gabriele ha iniziato il suo cammino nella fede e non l’ha più lasciato, diventando quel figlio tenero e dolce che sempre avevo sognato. Il Gohonzon non ci delude mai.
Il nostro antico sogno era stato quello di avere una profumeria, ricordate? E questo non tanto per me e per mio marito Giovanni, quanto per i miei figli. La pizzeria ci ha permesso di aiutarli a comprare una e poi addirittura quattro, dove adesso lavorano tutti e tre con soddisfazione, più un istituto di bellezza. Tutto il Daimoku recitato a suo tempo ha dato ampiamente i suoi frutti.
Nel 1994 ho sentito il desiderio di cessare l’attività della pizzeria. Ero diventata nonna e volevo godermi i nipotini; in breve tempo anche questo desiderio si realizzò e il ristorante fu egregiamente venduto. Rimaneva la lontananza da loro. Come fare? Logico: andare ad abitare anche noi a Sesto Fiorentino. Detto e fatto, abbiamo venduto benissimo la nostra casa e contemporaneamente acquistato la casa dei nostri sogni a Sesto. E avevamo trovato per caso l’annuncio di vendita sopra un giornale bruciacchiato… Caso? Io dico, ancora fortuna.
Il 16 settembre del 2002 ho realizzato il sogno di celebrare con mio marito il matrimonio con rito buddista, dopo quarantasei anni che stavamo insieme! L’emozione è stata tanta, contornati come eravamo da tante persone che ci vogliono davvero bene. Avevo desiderato che a questo evento partecipasse anche il sindaco di Sesto e così è stato. È venuto con sua moglie. Ha potuto visitare il nostro centro e ha apprezzato il nostro movimento per la pace.
Durante tutti questi anni di pratica, mi hanno aiutato i compagni di fede e il nostro maestro Daisaku Ikeda, che pur da lontano ci incoraggia sempre a vivere ogni giorno con gioia, forza e umanità.
Voglio ringraziare il Gohonzon dedicando la mia vita a far conoscere questo meraviglioso insegnamento alle persone che soffrono, affinché tutti possano vivere vite realizzate come la mia.

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