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Il prolungamento della vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:25

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Il prolungamento della vita

Kaen Jogo Sho
Gosho Zenshu pag. 985
Gli scritti di Nichiren Daishonin vol. 4 pag. 87

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Kaen Jogo Sho
Gosho Zenshu pag. 985
Gli scritti di Nichiren Daishonin vol. 4 pag. 87

Ci sono due tipi di malattie: più gravi e meno gravi. Una cura tempestiva di un bravo medico può guarire anche le malattie più gravi, per non parlare di quelle leggere.
Anche il karma può essere diviso in due categorie: mutabile e immutabile. Un pentimento sincero sradicherà anche un karma immutabile, per non parlare di quello mutabile.
Il settimo volume del Sutra del Loto afferma: «Questo sutra è la benefica medicina per le malattie di tutta l’umanità»[ref]Sutra del Loto, cap. 23.[/ref]. Queste parole non si trovano in nessun altro sutra. Tutti gli insegnamenti del Budda sono auree parole di verità; per innumerevoli eoni non hanno mai contenuto la più piccola falsità. In particolare il Sutra del Loto è la principale verità insegnata dal Budda, poiché contiene la sua dichiarazione di scartare onestamente gli insegnamenti provvisori[ref]Ibidem, cap. 2.[/ref].
Il Budda Taho confermò la verità del Sutra del Loto e tutti gli altri Budda mostrarono la loro lingua in segno di approvazione. Come potrebbe allora essere falso? Inoltre questo sutra contiene il più grande di tutti i segreti. Molte donne soffrono di malattie e ora, nel quinto periodo di cinquecento anni, poco più di duemilacinquecento anni dopo la morte del Budda, il Sutra del Loto è la “benefica medicina” anche per loro.
Il re Ajatashatru si coprì di estese piaghe di lebbra su tutto il corpo il 15 febbraio del suo cinquantesimo anno. Neppure l’abilità del rinomato medico Jivaka bastò a curarlo. Gli fu predetto che sarebbe morto il 7 marzo e che sarebbe caduto nell’inferno della sofferenza incessante. Tutte le gioie dei suoi cinquanta e più anni svanirono improvvisamente e le sofferenze di un’intera esistenza si concentrarono in tre brevi settimane. La sua morte era predeterminata dal suo karma immutabile. Ma allora il Budda gli insegnò ancora una volta il Sutra del Loto, tramite l’insegnamento che divenne il Sutra del Nirvana. Il re guarì immediatamente dalla sua malattia e anche le gravi colpe del suo cuore svanirono come gocce di rugiada al sole.
Più di millecinquecento anni dopo la morte del Budda, viveva in Cina un uomo chiamato Ch’en Ch’en[ref] Ch’en Ch’en: fratello maggiore di T’ien-t’ai e generale della dinastia Ch’en.[/ref]. Gli fu profetizzato che sarebbe morto all’età di cinquant’anni, ma seguendo i precetti del Gran Maestro T’ien-t’ai fu in grado di prolungare la sua vita di quindici anni, e visse fino all’età di sessantacinque.
Il Budda insegnò che anche il bodhisattva Fukyo trasformò il suo karma immutabile e prolungò la sua vita grazie alla pratica del Sutra del Loto. Ajatashatru, Ch’en Ch’en e Fukyo erano uomini, non donne, ma prolungarono la loro vita praticando il Sutra del Loto. Ch’en Ch’en visse prima del quinto periodo di cinquecento anni, per cui il cambiamento del suo karma fu una cosa straordinaria come il riso che maturasse in inverno e il crisantemo che fiorisse in estate.
Oggi, per una donna, cambiare il karma immutabile con la pratica del Sutra del Loto è naturale, come per il riso maturare in autunno e per il crisantemo fiorire in inverno.
Quando io, Nichiren, pregai per mia madre, non solo ella guarì dalla sua malattia, ma la sua vita fu prolungata di quattro anni. Ora anche tu sei ammalata e per te, come donna, è il momento di cercare di credere nel Sutra del Loto. Inoltre puoi andare da Shijo Kingo che non solo è un medico eccellente, ma è anche un devoto del Sutra del Loto.
La vita è il più prezioso di tutti i tesori. Anche un solo giorno di vita in più ha maggior valore di dieci milioni di ryo[ref]Ryo: antica unità monetaria giapponese.[/ref] d’oro. Il Sutra del Loto supera tutti gli altri insegnamenti del Budda grazie al capitolo Juryo. Se il più grande principe del mondo morisse da bambino, varrebbe meno di un filo d’erba. Anche un uomo dalla saggezza splendente come il sole, se morisse giovane varrebbe meno di un cane vivo. Affrettati ad accumulare il tesoro della fede e sconfiggi velocemente la tua malattia.
Potrei chiedere io a Shijo Kingo di curarti, ma mentre alcuni preferiscono essere avvicinati da un intermediario, altri lo interpretano come mancanza di serietà da parte della persona interessata. È estremamente difficile scandagliare la mente altrui. Ho sperimentato tale difficoltà in molte occasioni. Shijo Kingo si offenderebbe se gli venisse chiesto qualcosa non direttamente dalla persona interessata. Perciò, in questo caso, non è opportuno che io interceda. Chiedi direttamente il suo aiuto, con franchezza e sincerità, senza ricorrere a un intermediario. Quando Shijo Kingo venne a farmi visita, nell’ottobre dello scorso anno, gli dissi quanto fossi dispiaciuto della tua malattia. Mi rispose che probabilmente tu non eri eccessivamente preoccupata, dato che la tua malattia non era ancora grave, ma che sarebbe peggiorata sicuramente a partire dai mesi di gennaio e di febbraio di quest’anno. Le sue parole mi rattristarono profondamente. Mi disse anche che il signor Toki è legato a te come a un bastone cui appoggiarsi o a una colonna per sostenersi. Era molto preoccupato per te. Shijo Kingo è un uomo che non si arrende mai alla sconfitta e che tiene in gran conto gli amici.
Se non vuoi prenderti cura di te stessa, sarà molto difficile che tu guarisca dalla tua malattia. Un giorno di vita è molto più prezioso di tutti i tesori dell’universo, quindi, prima di tutto, devi accumulare una fede sincera. Questo è il significato del brano del settimo volume del Sutra del Loto quando afferma che bruciarsi il dito mignolo in offerta al Budda e al Sutra del Loto è meglio che donare tutti i tesori dell’universo[ref] Sutra del Loto, cap. 23.[/ref]. Una sola vita vale più di tutto l’universo. Hai ancora molti anni davanti a te, e inoltre hai incontrato il Sutra del Loto. Se vivi anche un solo giorno di più puoi accumulare una fortuna ancora più grande. Quant’è preziosa la vita!
Scrivi il tuo nome e l’età di tuo pugno e mandameli rapidamente, affinché possa pregare gli dèi del sole e della luna. Anche tuo figlio Iyo-bo è estremamente preoccupato per te, così offriremo insieme il Jigage a questi dèi.
Con rispetto,
Nichiren

Cenni storici

Nichiren Daishonin scrisse questo Gosho nel 1279 all’età di 58 anni, quando si trovava sul monte Minobu. La destinataria era Toki-ama, conosciuta con il suo nome buddista di Myojo, moglie di Toki Jonin, il principale discepolo del Daishonin nella provincia di Shimousa, non lontano da Kamakura. Toki-ama in precedenza era stata la moglie Iyo-no-kami Tachibana Sadatoki, da cui ebbe un figlio, Iyo-bo, menzionato alla fine di questo Gosho. Iyo-bo in seguito divenne Nitcho, uno dei sei preti anziani, discepoli del Daishonin. Quando fu scritta questa lettera egli evidentemente era sul monte Minobu insieme al Daishonin.
Dopo la morte di Sadatoki, sposò Toki Jonin, il cui nome completo e il cui titolo erano Toki Goro Saemon-no-jo Tametsugu. Quando il marito nel 1251 divenne un prete laico con il nome di Jonin, anche la moglie prese i voti e cambiò il suo nome in Toki-ama. Si convertì al Buddismo del Daishonin nello stesso periodo di suo marito. La coppia ebbe un figlio e una figlia. Il figlio divenne discepolo del Daishonin, si fece prete e prese il nome di Nitcho (scritto in caratteri cinesi diversi da quelli del nome del fratellastro). In seguito fu nominato da Nikko Shonin primo istruttore del seminario di Omosu Dansho, la scuola buddista del tempio Taiseki-ji fondata da Nikko Shonin.

Spiegazione

Ci sono due tipi di malattie: più gravi e meno gravi. … per non parlare di quello mutabile.

Al tempo in cui Nichiren scrisse questa lettera, Toki Ama praticava da oltre vent’anni ed era affetta da una grave malattia, ma per qualche ragione non se ne curava. Per questo Nichiren, con profonda saggezza e compassione, riconosce la necessità di un’azione immediata ed efficace sul piano dellla fede e della cura medica e affronta il problema senza preamboli con parole forti e dirette, tracciando prima di tutto un parallelo tra la malattia e il karma.
Secondo la teoria del karma, qualsiasi caratteristica della vita individuale – la nascita, le caratteristiche fisiche e psicologiche, la famiglia, il luogo e le condizioni di nascita, l’ambiente sociale e naturale, gli eventi che formano la storia personale, le gioie e i problemi, gli incontri, le malattie e la morte – non sono frutto del caso, ma sono determinati da cause poste in precedenza. Tutte le cause accumulate attraverso il nostro comportamento sono “registrate” nella vita a un livello profondo, nell’ottava coscienza, detta in sanscrito alaya o “magazzino del karma”. Il karma determina anche il modo in cui ci relazioniamo e reagiamo agli eventi che ci accadono; cioè orienta il nostro comportamento nel presente, che a sua volta diviene la causa karmica che si manifesterà nel futuro. [Sulla relazione tra ichinen, karma e libertà si può vedere l’articolo Il beneficio incospicuo, Buddismo e Società, n. 98].
Dal punto di vista dello scorrere del tempo, la vita può dunque essere vista come un eterno flusso, determinato dalla legge del karma, in cui le cause poste producono effetti i quali, a loro volta, determinano nuove cause. Da questo punto di vista sembra assai difficile modificare anche di poco il flusso karmico, che assomiglia alla corrente impetuosa di un torrente che trascina a valle la nostra vita.
In base alla sua capacità di influenzare la vita, il karma può essere distinto in mutabile e immutabile. Il karma immutabile, che può essere sia positivo che negativo, deriva da cause molto forti create nelle vite passate. Ad esempio, il Kusha ron di Vasubandhu elenca quattro tipi di azioni che creano karma immutabile: 1) azioni derivanti da passioni e desideri incontrollabili o, nel caso del karma positivo, da una mente profondamente pura; 2) azioni, negative o positive, ripetute costantemente durante la vita di una persona [Il comportamento ripetuto crea una “tendenza karmica”]; 3) azioni, negative o positive, rivolte al tre tesori del Buddismo (il Budda, la Legge e il sangha, o la Comunità dei credenti); 4) azioni, positive o negative, rivolte ai propri genitori.
Il karma mutabile non si manifesta in un modo e in un momento predefinito, e può essere trasformato grazie alle proprie capacità personali. L’effetto del karma immutabile è invece prefissato, e compare in un momento preciso della vita di una persona. Esempi di karma immutabile sono l’aspetto fisico e le caratteristiche di base della personalità di un individuo, l’apparire di una grave malattia e la durata della vita.
Trasformare il karma immutabile è un’impresa estremamente difficile. Ma in questo brano Nichiren afferma che un pentimento sincero potrà sradicarlo. Il “pentimento” di cui parla il Daishonin (sange in giapponese) non ha nulla a che fare con il sentimento di rimorso per gli errori commessi. Pentirsi è prima di tutto riconoscere e accettare le proprie responsabilità riguardo al passato, al presente e al futuro. Questa presa di coscienza può sembrare un peso che non ci lascia via d’uscita: se abbiamo posto noi le cause che ci fanno soffrire non possiamo lamentarci, né accusare nessuno. Essa è invece la chiave per spezzare le catene del destino. Chiedere scusa al Gohonzon, alla propria natura illuminata, ha il valore sostanziale di riconoscere i propri errori, ma anche di assumersi la responsabilità di ricominciare, sforzandosi non solo di non ripeterli, ma di orientare i propri pensieri, le proprie parole e le proprie azioni in una direzione differente. Sange è la lotta interiore da cui nasce il cambiamento delle proprie convinzioni e la trasformazione radicale della vita, chiamata rivoluzione umana.
Il karma immutabile più difficile da sradicare è quello che deriva dall’offesa alla Legge, cioè dal disprezzo della propria Buddità e di quella degli altri. Per cancellare questa offesa occorre comportarsi in modo opposto: credere che la nostra vera natura sia quella forte e saggia di un Budda e agire attraverso la preghiera e lo shakubuku affinché essa si manifesti.
La sofferenza che deriva dal karma immutabile può essere lancinante, e non possiamo certo far finta che non esista. Quando recitiamo Daimoku al Gohonzon non possiamo nasconderla o minimizzarla, ma nel contempo non dobbiamo lasciare che essa si identifichi con il nostro io.
La nostra mente, influenzata dal karma, ci porta a credere che la nostra identità si consumi tutta lì, in quel dolore latente o manifesto, che non ci dà scampo. Noi soffriamo perchè le nostre prime sette coscienze sono influenzate dal karma, ma noi non siamo la sofferenza: il nostro vero mondo è quello del Budda, la nona coscienza chiamata amala ovvero “incorrotta”, libera dal karma.
«Un metodo per trasformare l’energia karmica negativa in positiva – scrive Daisaku Ikeda – è accumulare una buona causa dopo l’altra. Ma non è un sistema pratico. Come continuando a mettere una pietra sull’altra a un certo punto rischiamo di farle crollare, così un nostro gesto potrebbe annullare tutte le buone cause. Soprattutto in un’epoca in cui la società è profondamente pervasa di energia negativa.
«Il Sutra del Loto insegna che, attivando la nona coscienza, coscienza amala (pura, immacolata) che giace nelle profondità ultime del nostro essere ed è incontaminata dal karma, possiamo trasformare istantaneamente l’energia karmica positiva e negativa in energia “sommamente positiva”» (Saggezza, 3, 227).
Se pratichiamo questa consapevolezza costantemente, illuminando giorno dopo giorno la sofferenza con la preghiera, se la abbracciamo sapendo che è parte di noi ma non ci possiede, allora potremo attivare il formidabile potere di autoguarigione che risiede nella vita e sperimentare il fatto che “le sofferenze di nascita e morte diventano Nirvana”. [Per una trattazione ampia su Buddismo e medicina si veda, ad esempio, D. Ikeda, I misteri di nascita e morte, ed. Esperia, pagg. 70-92].
Dice Daisaku Ikeda: «Le preghiere sono invisibili, ma se preghiamo costantemente al momento opportuno potremo vedere un chiaro risultato. Si tratta del principio della “vera entità di tutti i fenomeni”: fede significa avere fiducia in questo regno invisibile» (Gli eterni insegnamenti di Nichiren Daishonin, pag. 59).

Il settimo volume del Sutra del Loto afferma: … è la “benefica medicina” anche per loro.

Nel ventitreesimo capitolo del Sutra del Loto è narrata la storia del Bodhisattva Re della Medicina, il quale svolgeva con passione pratiche “difficili e ardue” motivato dalla gratitudine per il proprio maestro. «Questo sutra – è scritto – può liberare gli esseri viventi dalle sofferenze e dai tormenti. Questo sutra può arrecare grandi benefici a tutti gli esseri viventi ed esaudirne i desideri, proprio come una fresca e libera fonte può soddisfare tutti coloro che sono assetati. È come […] un bambino che trova la madre, qualcuno che trova una barca per attraversare l’acqua, un ammalato che trova un medico, come chi trova una lampada nell’oscurità. […] Tale è il Sutra del Loto. Può liberare gli esseri viventi da tutti i disagi, da tutte le malattie e le sofferenze. Può sciogliere i vincoli di nascita e morte» (SDL, 383).
Il Sutra del Loto è una metafora dell’infinito potenziale contenuto nella vita di ciascun essere vivente. Il Bodhisattva Re della Medicina può quindi essere interpretato come la funzione della vita che cura le malattie spirituali e fisiche e ristabilisce la buona salute. Quando recitiamo Daimoku con la stessa motivazione di quel bodhisattva, noi attiviamo il nostro Re della Medicina interiore. Questo è il grande beneficio della gratitudine.
Nella Saggezza del Sutra del Loto sono citate a riguardo le parole di Josei Toda: «Se le vostre condizioni migliorano anche di poco, dovete apprezzarlo dal profondo del cuore. Se, viceversa, anziché essere grati, siete delusi perché non siete migliorati maggiormente e trattate il Gohonzon come se avesse un debito nei vostri confronti, le cose non andranno per il verso giusto. […] Dovete praticare pieni di gratitudine, apprezzando profondamente anche il più piccolo miglioramento! Se avete la pretesa di guarire velocemente, limitandovi a chiedere senza dedicarvi realmente al Gohonzon, il Gohonzon sarà sordo alle vostre preghiere» (Saggezza, 4, 121-122).
La storia del Bodhisattva Re della Medicina parla della causa, la gratitudine, e dell’effetto, la guarigione dalla malattia.
La “benefica medicina” per tutte le malattie dell’umanità, di cui parla il ventitreesimo capitolo, è Nam-myoho-renge-kyo. “Per tutta l’umanità” vuol dire che tutti siamo potenzialmente dei Budda, e che la radice della nostra sofferenza, al di là del modo in cui si manifesta, è una: non credere nella nostra natura innata di Budda. Questa “inconsapevolezza” si può anche definire ignoranza fondamentale, perché da essa derivano a cascata tutte le altre negatività.
La “benefica medicina” di Nam-myoho-renge-kyo, che ci consente di far emergere la Buddità innata, è per tutta l’umanità, in quanto trascende tutte le barriere di tempo, spazio e cultura ed è accessibile a ogni persona in ogni epoca. «Una legge così facile da abbracciare e così facile da praticare fu insegnata per la salvezza di tutta l’umanità in questa epoca malvagia dell’Ultimo giorno della Legge » (L’unica frase essenziale, SND, 4, 239).
Nei sutra precedenti al Sutra del Loto Shakyamuni cercò di trasmettere il Dharma attraverso un metodo graduale e rispettoso dei tempi di ciascuna persona, conscio che la cultura dell’epoca incideva profondamente sulla capacità di ascolto dei suoi discepoli.
Quando capì che il momento era arrivato, pur consapevole delle possibili reazioni negative, predicò la verità rivoluzionaria del Sutra del Loto: tutte le persone possiedono la Buddità, incluse le donne e i malvagi e persino gli uomini dei due veicoli che si diceva a causa della loro arroganza avessero bruciato il seme sella Buddità. Aggiunse inoltre che questa è la vera natura di ogni essere umano dal tempo senza inizio.
La Buddità non più come traguardo ma come consapevolezza da agire qui e ora per operare il nostro profondo cambiamento e aiutare gli altri a fare altrettanto.
Alla luce di questa verità rivoluzionaria i sutra precedenti non sono sbagliati o contraddittori bensì preparatori al momento in cui il Dharma viene trasmesso universalmente, cioè diventa finalmente la benefica medicina per tutta l’umanità.
«A differenza degli altri sutra, il Sutra del Loto è esposto secondo la mente del Budda, cioè il Budda esprime il suo pensiero esattamente così com’è senza adattarlo alla capacità di comprensione dell’ascoltatore. Per questo è naturale che provochi una forte rezione» (Saggezza, 2, 138)

Il re Ajatashatru si coprì di estese piaghe di lebbra … e il crisantemo che fiorisse in estate.

Con i tre esempi di Ajatashatru, Ch’en Ch’en e Fukyo e con quello della madre, Nichiren mostra chiaramente come pur essendo un’impresa straordinaria – «come il riso che maturasse in inverno e il crisantemo che fiorisse in estate» – il karma immutabile della durata della vita può essere trasformato affidandosi alla benefica medicina del Sutra del Loto.
L’esempio del re Ajatashatru è particolarmente significativo perchè, a differenza degli altri, questo re aveva condotto un’esistenza malvagia, infliggendo sofferenze e infelicità. Nessun’altra circostanza della vita probabilmente avrebbe potuto smuoverlo, se non una grave e inaspettata malattia. «Ma, – come dice Nichiren – allora il Budda gli insegnò ancora una volta il Sutra del Loto, tramite l’insegnamento che divenne il Sutra del Nirvana. Il re guarì immediatamente dalla sua malattia e anche le gravi colpe del suo cuore svanirono come gocce di rugiada al sole».
«…Il Budda gli insegnò ancora una volta il Sutra del Loto…» Il Budda non si stanca mai di insegnare e incoraggiare perchè crede fermamente nella Buddità degli esseri umani, al di là delle apparenze, come nel caso di questo re malvagio.
In questa ripetizione –“ancora una volta” – c’è tutta la compassione del Budda.
La compassione di non inchiodare mai le persone a un giudizio definitivo perché tutti possono cambiare. Anche all’ultimo momento o grazie a circostanze estreme come capitò al re Ajatashatru.
Il Budda aveva già seminato innumerevoli volte il suo messaggio, fiducioso che prima o poi la circostanza giusta lo avrebbe fatto germogliare
E la circostanza giusta fu una grave malattia che rese il re consapevole della sua vita e permise al suo cuore di aprirsi e di accogliere, questa volta con gratitudine, l’insegnamento del Sutra del Loto.
Nella prefazione al libro di Daisaku Ikeda Il bene più prezioso si legge: «La malattia è una delle quattro sofferenze della vita che secondo il Buddismo accomunano tutti gli esseri umani. L’uomo ne ha sempre avuto paura, perchè compromette la capacità di vivere appieno la vita ma le scritture buddiste affermano che le malattie stimolano lo spirito di ricerca della Via».

Oggi, per una donna, cambiare il karma immutabile … sconfiggi velocemente la tua malattia.

All’inizio di questo brano Nichiren ribadisce il fatto che l’universalità della pratica del Sutra del Loto permette a chiunque di cambiare il proprio karma immutabile e invita la donna a basarsi su una fede forte e quindi ad agire.
Le ricorda un punto fondamentale: la vita è una condizione essenziale per cambiare il proprio karma. Nello stato di latenza (ku) che segue la morte fisica non possiamo infatti cambiare il nostro karma anche se “percepiamo” intensamente lo stato vitale che ci ha accompagnato al momento della nostra morte.
«L’ichinen, o disposizione mentale, al momento della morte determina in quale dei dieci mondi dell’universo entrerà la nostra vita perciò bisogna prendere ogni precauzione perchè il morente possa concentrarsi unicamente sulla Legge mistica» (Saggezza, 3, 217-218).
Nel cammino infinito attraverso le successive esistenze dobbiamo imparare molte lezioni per continuare a esprimere concretamente la compassione del Budda verso gli altri. Per questo ogni giorno di vita è prezioso: perchè ogni singolo istante può contribuire al nostro cambiamento nella direzione della nostra e altrui felicità.
Prendersi cura del proprio corpo e della propria salute è un atto di amore e di rispetto verso la sacralità della vita.
Dice Nichiren ne Il vero aspetto del Gohonzon: «Il Gohonzon esiste solo nella carne mortale di noi persone comuni che abbracciamo il Sutra del Loto e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo. Il corpo è il palazzo della nona coscienza, l’immutabile realtà che regna su tutte le funzioni della vita» (SND, 4, 203-204).
Molti di noi hanno toccato con mano direttamente o indirettamente cosa significa vincere il karma della malattia. Può capitare che nella lotta contro la malattia il corpo fisico esaurisca le sue energie e abbia bisogno di un periodo di riposo prima di ritornare nel mondo fenomenico. Quello che conta è come si è lottato e come si è trasformato il karma della malattia, in modo da poter esplorare nuovi sentieri nella nostra infinita avventura di Bodhisattva della Terra.
Nel momento della morte le persone vicino a noi vedono senza ombra di dubbio la trasformazione del nostro karma e attraverso la nostra forza capiscono ancora una volta il valore di ogni singolo istante di vita.

Potrei chiedere io a Shijo Kingo di curarti, … così offriremo insieme il Jigage a questi dèi.

È notevole in questa parte della lettera il senso di rispetto e di fiducia che Nichiren nutre nei confronti delle donne. In questo modo di esprimersi c’è il grande desiderio del maestro di fare in modo che il discepolo sviluppi una forte senso di sè e si alzi da solo. Ancora più notevole è il fatto che il maestro rivolga tale incoraggiamento a una donna, che nella società del Giappone feudale non era considerata un soggetto autonomo bensì un prolungamento della famiglia attraverso le figure del marito, del padre o del fratello.
Con parole chiare e dirette, ispirate dalla compassione del Budda, Nichiren dice a questa donna di andare da Shijio Kingo che è un bravo medico, ha una forte fede e dà un grande valore all’amicizia.
Potrebbe farlo lui stesso, agendo da intermediario, ma in questo caso un’azione diretta è molto più efficace perchè la donna, attraverso questa azione, esprimerebbe chiaramente il suo desiderio di lottare e di trasformare il suo karma.
Questo invito di Nichiren equivale a quel “desiderio di vita” che a volte sentiamo pregando al Gohonzon, pur in mezzo a una sofferenza acuta. L’atteggiamento opposto è quello della rinuncia, che nel caso di questa donna non è semplice stanchezza o passività ma più profondamente una rinuncia a vivere.
Ci sono momenti davanti al nostro Gohonzon in cui ri-incontrando la “regina” delle nostre sofferenze pensiamo: «Non cambierà mai». In quel preciso momento il peso degli fallimenti e degli errori passati, insieme alle ansie e alle angosce di un futuro destinato a ripetersi, invadono totalmente il nostro spazio emotivo.
In quel momento la nostra mente, oscurata dal karma, ci convince che noi siamo quella sofferenza. È li che muore il desiderio di vita e si dissolve la nostra spinta a lottare.
È in quel momento che Nichiren dice che la nostra vita è più preziosa dell’intero universo perchè noi siamo dei Budda “adesso” e, per quanto ingombrante sia il nostro passato, proprio “ora” possiamo attingere alla forza della nostra Buddità.
Questa consapevolezza cercata con sincerità giorno dopo giorno nella preghiera al Gohonzon permette, come dice Nichiren, di “accumulare una fede sincera”.
Allora nel tempo di un battito di ciglia o di uno schiocco di dita possiamo vivere la bellezza di questo presente, non vedendo più il futuro come un’incognita ma come uno svolgersi armonioso di istanti consapevoli.
«Dobbiamo sfondare la corazza dell’io inferiore e concentrarci interiormente sul pensiero eterno. Questo significa avere fede nella Legge mistica. In sintesi è una questione di consapevolezza» (MDG, 1, 133).
Consapevoli di essere dei Budda, qui, adesso.
Nella conclusione della lettera Nichiren esprime la sua vera umanità dicendo alla donna che pregherà per lei. Esattamente come possiamo fare noi, indirizzando il nostro Daimoku a una persona in grave difficoltà.

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