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Cinque obiettivi di fede - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:20

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Cinque obiettivi di fede

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Ai tre storici princìpi della Soka Gakkai enunciati da Josei Toda Ikeda ne aggiunge altri due: fede per godere di una vita lunga e in buona salute, in cui essere sempre vincitori

Vorrei riconfermare il nostro atteggiamento di base per quanto concerne la fede. Guardiamo per un attimo alla riunione dei responsabili di Centro del dicembre 1957, ovvero il mese in cui fu raggiunto lo scopo della vita del secondo presidente Josei Toda, la conversione di settecentocinquantamila famiglie praticanti. A quella storica riunione, Toda comunicò tre princìpi guida per la fede:

  • Sviluppare la propria fede per realizzare una famiglia armoniosa
  • Sviluppare la propria fede perché ognuno diventi felice
  • Sviluppare la propria fede per superare ogni ostacolo

Da allora, siamo progrediti lungo il cammino di kosen-rufu con questi princìpi incisi dentro di noi, considerandoli tre guide eterne della Soka Gakkai. Hanno lo scopo di fornire una direzione chiara, un punto focale, in modo che i nostri membri – ognuno nelle rispettive condizioni di vita, nelle proprie famiglie, lavoro e comunità sociali – non siano schiacciati dai problemi e non cadano nella trappola della negatività e del lamento, ma possano vivere e vincere fino in fondo carichi di speranza.
Il primo punto è “fede per realizzare una famiglia armoniosa”. Nichiren Daishonin scrive: «Coloro che credono nel Sutra del Loto attireranno la fortuna da diecimila miglia lontano» (SND, 4, 272). E cita anche le parole del Gran Maestro Dengyo: «Se una famiglia loda l’insegnamento corretto, è certa di tenere alla larga i sette disastri» (GZ, 1374).
Che meraviglia avere il suono della Legge mistica che riecheggia nella propria casa! Una fede forte è simile a un potente magnete, attrae la fortuna “da diecimila miglia lontano” e agisce come una linea di difesa impenetrabile che respinge tutte le disgrazie. Sulla base di questa convinzione, vi prego di fare delle vostre case dei castelli di felicità e di pace.
In molti casi, altri membri della famiglia non praticano il Buddismo del Daishonin, ma non c’è bisogno di preoccuparsi o di essere ansiosi per questo, poiché se in prima persona decidiamo sinceramente e con fiducia di sviluppare la fede, possiamo guidare tutti i familiari e tutti i parenti nella direzione della felicità e della speranza, al pari di un faro solitario che in una notte buia permette a molte navi di navigare sicure.
Il Daishonin scrive: «Poiché il Venerabile Maudgalyayana ripose fede nel Sutra del Loto che è il massimo bene che esista, non solo lui, ma anche suo padre e sua madre ottennero la Buddità. E come se non bastasse, anche tutti i padri e le madri delle sette generazioni precedenti e delle sette generazioni successive, e in verità di innumerevoli vite precedenti e successive, furono in grado di ottenere la Buddità, per quanto incredibile possa sembrare. E inoltre i loro figli, le mogli, i mariti, i servi, i sostenitori e innumerevoli altre persone poterono non solo sfuggire ai tre cattivi sentieri, ma anche ottenere tutti il primo stadio della sicurezza e in seguito la Buddità, lo stadio della perfetta Illuminazione» (SND, 9, 233-4). Alla luce di questo brano, si vede che non c’è assolutamente alcun bisogno di creare discordie in famiglia a causa della fede. Spero che tutti mostriate una saggezza flessibile, di larghe vedute, pregando e operando per creare con pazienza e costanza famiglie armoniose e felici dove abbondano i sorrisi e le risate.
Il grande Victor Hugo disse: «Il sorriso è il sole. Esso manda via l’inverno dal viso dell’uomo».
Alcuni di voi hanno perso i propri cari. Eppure, dal punto di vista del Buddismo, questo fatto ha un significato molto molto profondo e non dovete lasciarvi semplicemente sopraffare dal dolore. Quando Deng Yingchao, moglie del premier cinese Zhou Enlai, perse il marito, malgrado il suo dolore fosse più intenso di quello di chiunque altro, di fronte alla moltitudine di gente che singhiozzava, disse: «Cerchiamo di essere forti e smettiamo di piangere. Le lacrime non riportano in vita nessuno. Io ho pianto solo tre volte [dopo la morte di mio marito]. Se il pianto mi riportasse Enlai, continuerei a versare lacrime fino alla morte. Ma invece quel che resta da fare è asciugare le lacrime e portare avanti la sua opera…».
Ho assistito a innumerevoli casi di esperienze al riguardo, e posso dire con assoluta certezza che tutti coloro che hanno deciso di usare la fede fino in fondo nei momenti cruciali sono diventati felici. Nessuna preghiera al Gohonzon rimane senza risposta. La Legge mistica è un grande insegnamento che ci offre la possibilità di tramutare il veleno in medicina. Per mezzo della fede si possono trasformare tutte le sofferenze in qualcosa di positivo e di benefico, e sviluppare uno stato vitale alto.
Nichiren Daishonin lodava Nanjo Tokimitsu che aveva ereditato la fede risoluta di suo padre, scrivendogli: «Se continui ad aver fede nel Sutra del Loto come ha fatto tuo padre, rinascerai nel suo stesso luogo» (GZ, 1509). La fede è il più grande di tutti i tesori. Tramandare una fede corretta ai figli è il modo più sicuro, sia per genitori e figli che per tutta quanta la famiglia, per percorrere il sentiero della felicità eterna. Anche in questo senso spero che vi impegnerete più che mai per coltivare i membri della Divisione Futuro sia in famiglia che nelle rispettive organizzazioni locali.
Il secondo principio è “fede per diventare felici”. Riferendosi a un brano del Sutra del Loto, Nichiren commenta: «Se cento o mille persone abbracciano questo sutra, tutte e cento o tutte e mille, nessuna esclusa, otterranno la Buddità» (SDN, 6, 246). Si può sicuramente diventare felici. Questa è la promessa del Daishonin.
La fede è uguale alla vita quotidiana. Mentre si lotta con forza nel proprio ambiente sociale, si progredisce verso kosen-rufu per il bene della Legge e per la felicità di tutti gli altri esseri umani. Come risultato di questi sforzi, un grande beneficio scaturisce dalla nostra vita. E possiamo anche guidare sul cammino della felicità le altre persone con cui abbiamo una relazione. In un famoso insegnamento il Daishonin afferma: «L’inverno si trasforma sempre in primavera. Non ho mai visto né udito di un inverno che si sia trasformato in autunno, né ho mai sentito di alcun credente del Sutra del Loto che sia rimasto un comune mortale» (SND, 4, 209).
Siamo decisi a condividere questo Buddismo della speranza con il maggior numero possibile di persone, in modo che possano instaurare con esso una relazione che le guidi verso la felicità vera.
La felicità non ci è concessa dagli altri, né arriva da qualche parte al di fuori di noi. È qualcosa che dobbiamo conquistarci in prima persona, con il nostro stesso cuore. Come dice il Daishonin «solo la fede è realmente importante» (SND, 4, 194). O come afferma in un altro scritto: «La fortuna viene dal cuore e ci fa onore» (SND, 4, 272). La fede è ciò che ci permette di fortificare e approfondire al massimo la nostra interiorità.
Perché la Gakkai ha potuto fare uno sviluppo così grande? Uno dei motivi, secondo Bryan Wilson, professore all’Università di Oxford e primo presidente della Società Internazionale di Sociologia delle Religioni, è il fatto che «la Gakkai sottoscrive il punto di vista secondo cui aspirare alla felicità è un diritto primario e un dovere [del genere umano]». E aggiunge anche: «La visione [della Soka Gakkai], poi, va oltre la preoccupazione di salvare l’io individuale, ma collega la ricerca del benessere del singolo alla visione globale del destino del genere umano e al futuro della società nel suo insieme».
La felicità di ogni persona è legata a kosen-rufu. Il presidente Toda era solito dire ironicamente: «Ciò che state facendo per voi stessi, tutto sommato, è a vantaggio di kosen-rufu e di tutto il mondo. Perciò sforzatevi al massimo nella fede per la vostra felicità e datemi la rimanenza per kosen-rufu».
Allora, qual è il punto importante per realizzare la felicità? Il Daishonin ci avverte più e più volte di non lasciarci ingannare dai “cattivi amici”, o influenze negative, perché queste hanno la capacità di distruggere il buono nel cuore di innumerevoli persone.
Nell’Ongi kuden (Insegnamenti Orali), Nichiren spiega che ku (merito) di kudoku (benefici) vuol dire kou (felicità) e ciò significa “estinguere il male”(GZ, 762). Felicità significa annientare l’oscurità della vita, l’ignoranza innata. Non ci può essere autentica felicità senza combattere l’ingiustizia e la disumanità.
Il terzo principio è “fede per superare le avversità”.
Il Daishonin disse: «Se la propagate, i demoni sorgeranno certamente. Se così non fosse, non ci sarebbe modo di sapere che questo è il vero insegnamento» (SND, 4, 119). Guardando la storia del genere umano si osserva che la vita di ogni grande persona è sempre accompagnata da ostacoli e avversità. Seneca lamentava che molti diventano impopolari a causa della propria saggezza o del proprio senso di giustizia. Questa acuta osservazione ci riporta a una verità perenne, ovvero che il saggio e il giusto sono sempre invidiati, ingiuriati e perseguitati. E più di ogni altro, proprio i maestri e i discepoli che praticano secondo gli insegnamenti del Budda e portano avanti kosen-rufu sono certi di essere oggetto dell’attacco dei tre potenti nemici, e sono anche certi di incontrare odio e gelosia in misura ancora più grande di quanto non fece Shakyamuni.
Trovarsi di fronte a un ostacolo è la prova che stiamo praticando fedelmente l’insegnamento corretto del Buddismo. Poi, è superando questi ostacoli che possiamo raggiungere lo stato vitale indistruttibile della Buddità. Per questo il Daishonin proclama: «In quel momento i tre ostacoli e i quattro demoni invariabilmente appariranno: il saggio si rallegrerà, mentre lo stupido indietreggerà» (SND, 4, 128). E ancora: «Quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà, tanto più grande la gioia che egli proverà grazie alla sua forte fede» (SND, 4, 261). È questa la sostanza del Buddismo di Nichiren e l’essenza della Soka Gakkai.
Toda si prodigava al massimo per incoraggiare i membri che stavano lottando contro vari problemi. Egli disse: «Il Buddismo del Daishonin è una religione che rende felici le persone che si trovano in mezzo alle avversità. Nessuno è più forte di chi ha lottato e vinto su un problema doloroso. Questo tipo di persona può diventare un vero amico e alleato di chi sta veramente soffrendo». Fin quando la Soka Gakkai brillerà di questo spirito appassionato, il progresso di kosen-rufu non si troverà mai a un punto morto.
«Chi ha un cuore di leone otterrà sicuramente la Buddità» (SND, 4, 75). Alziamoci e ruggiamo come leoni! Questo è l’insegnamento del Daishonin. Spero che continuerete a impegnarvi ancora con più forza e con il cuore indomabile di un re leone, fino a superare tutti gli ostacoli che vi troverete di fronte.
Vorrei adesso aggiungere, a questi primi tre, altri due nuovi principi che sono:

  • Sviluppare la propria fede per godere di salute e longevità
  • Sviluppare la propria fede per vincere nella vita

Per incoraggiare una seguace che combatteva contro la sua malattia con fede sincera, il Daishonin scrisse: «La vita è il più prezioso di tutti tesori […] Un giorno di vita è molto più prezioso di tutti i tesori dell’universo […] Inoltre hai incontrato il Sutra del Loto. Se vivi anche un giorno di più, puoi accumulare una fortuna ancora più grande. Quant’è preziosa la vita!» (SND, 4, 90). La vita è il più prezioso di tutti i tesori. Auguro a tutti voi di godere di salute e di una lunga esistenza, vivendo al meglio ogni singolo e insostituibile giorno e creando un valore infinito e incalcolabile.
Il ventunesimo secolo è il secolo della vita, il che significa anche il secolo della salute e della longevità. Spero sarete tutti splendidi esempi di una vita volta alla creazione di valore.
In una lettera scritta all’inizio di un nuovo anno, il Daishonin inviò queste parole di incoraggiamento a Nichigen-nyo, la moglie di Shijo Kingo: «Diventerai più giovane e accumulerai fortuna» (SND, 6, 126). La Legge mistica ci mette in grado di diventare più giovani e felici sia nel corpo che nella mente ogni anno che passa.
Margaret Thatcher, ex primo ministro britannico, ha detto che la vita comincia a sessantacinque anni. E davvero trovo che la vita cominci quando si arriva intorno ai sessant’anni. Negli Insegnamenti orali, Nichiren dice: «Recitando Nam-myoho-renge-kyo e utilizzando questi quattro aspetti (la nascita, la vecchiaia, la malattia e la morte), noi trasmettiamo all’esterno la fragranza delle quattro virtù di jo (eternità), raku (felicità), ga (vero io), jyo (purezza)». Vi prego di progredire dinamicamente con fiducia e gioia in questa esistenza, che è di per sé dotata delle quattro virtù di “eternità, felicità, vero io e purezza”. Perciò, per favore, conducete vite dense di significato basate sulla fede, facendo sorgere una saggezza ancora maggiore.
In un Gosho il Daishonin cita il Maka Shikan, l’opera del Gran Maestro T’ien-t’ai nella quale questi identifica sei cause che stanno alla base delle malattie. La prima delle sei è “la disarmonia dei quattro elementi”.
Nell’antica filosofia orientale, sia il corpo umano che il mondo naturale erano considerati composti dai quattro elementi, ovvero terra, acqua, fuoco e vento. Nel corpo umano, lo scheletro, i muscoli e gli organi sono la terra; il sangue e i fluidi sono l’acqua; la temperatura corporea è il fuoco, mentre il respiro è il vento. Si credeva che quando l’armonia dei quattro elementi era sconvolta ad esempio dal cattivo tempo o da altre cause, insorgesse la malattia. Dunque, era considerato importante vivere saggiamente, in armonia con il proprio ambiente. La seconda causa viene indicata come “mangiare e bere in maniera scorretta” e si riferisce all’eccesso di cibo o di alcool e anche a una alimentazione irregolare. La terza coincide con una “pratica inappropriata di meditazione seduta” e in generale si può interpretare come uno stile di vita squilibrato e poco sano.
In altre parole, le prime tre cause di malattia indicano tutte l’importanza di una alimentazione sana e razionale, del giusto riposo, dell’esercizio fisico e di uno stile di vita equilibrato.
La quarta causa invece si riferisce all’“attacco dei demoni”. In termini moderni, si possono vedere questi attacchi esterni come l’aggressione di virus e germi, ma anche dello stress. La quinta è “il lavoro dei demoni”. “Demoni” si riferisce qui al funzionamento negativo della vita attivato da stress psicologico o mentale che dà luogo a desideri illusori come i tre veleni (avidità, rabbia e stupidità). Queste funzioni negative penetrano profondamente nella vita, distruggendo l’equilibrio mentale e il funzionamento corretto del corpo e della mente. La sesta causa, infine, viene definita come “gli effetti del karma”, ovvero malattie o disturbi che nascono come risultato del karma negativo creato in questa esistenza e nelle precedenti.
Anche se qui le sei cause vengono presentate separatamente, per lo più la malattia è di fatto originata da combinazioni diverse delle sei cause. Di queste, le prime quattro si possono prevenire con un po’ di attenzione e di cura, ovvero dobbiamo servirci della saggezza per trovare un equilibrio nella nostra vita, per esempio assicurandoci una dose sufficiente di riposo per non accumulare la fatica.
A ogni modo, il fondamento della salute è una fede forte, che permetta di manifestare energia vitale, di vincere sulle forze negative dannose e di trasformare il proprio karma. Sapete bene che il Daishonin dichiarò: «Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (SDN, 4, 149). La fede espande e rafforza la nostra energia vitale, sviluppa la nostra personalità, ci rende più flessibili e maturi.
È poi importante lavorare per kosen-rufu all’interno della Soka Gakkai, la nostra grande organizzazione che trabocca di enorme forza vitale. Il presidente Toda dichiarava con convinzione assoluta: «Se avete una fede forte, allora proprio come dice il sutra, otterrete una energia vitale fresca e potente, conquistandovi nuove prospettive di vita sia in termini di lavoro che di salute […] [Le cose di cui avete bisogno per sostenere la vostra esistenza] semplicemente continueranno a fluire, come acqua che sgorga dal terreno». Il mio desiderio più sincero è che tutti i miei amici membri, nessuno escluso, diventino esperti nell’arte di vivere vite lunghe e piene di salute.
Il quinto principio guida è “fede per vincere”. Permettetemi di ricordarvi un brano del Daishonin che ho citato molte volte: «La Legge del Budda decide la vittoria o la sconfitta, mentre la legge del re si basa su ricompense o punizioni. Per questa ragione un Budda ha il titolo di “grande guida del mondo”» (SND, 5, 113). Essere vincitori è l’anima stessa del Buddismo. Nei sutra, al Budda si attribuiscono titoli di lode come “Vincitore su tutto”, “Colui che ottiene lo scopo”, “Colui che ha sconfitto tutti gli oppositori e gioisce senza paura”, “Colui che brilla come l’Himalaya che supera tutte le altre montagne”, e così via. Il termine “Budda” è un altro nome per un vincitore assoluto.
Scrive ancora il Daishonin: «Il Buddismo è ragione e la ragione vincerà sul tuo signore [cioè sull’autorità oppressiva]» (SND, 5, 122). Dunque non c’è modo di essere sconfitti. Il trionfo della verità e della giustizia è la legge fondamentale dell’universo stesso. Crederlo fermamente con tutto il cuore è l’essenza della fede.
Dobbiamo vincere. Solo vincendo possiamo avere giustizia, assicurarci la felicità e realizzare kosen-rufu.
Il Daishonin ci dice anche che una solida unità di scopi è una fonte di vittoria: «Sebbene Nichiren e i suoi discepoli siano pochi, poiché agiscono in itai doshin, realizzeranno la loro grande missione di propagare il Sutra del Loto […] una sola verità dissolve molte forze malvagie» (SND, 4, 268). Non ci scordiamo mai che il segreto di una vittoria completa è l’unità di “molti corpi, una sola mente”.
Sia in Giappone che nel mondo sono nati nuovi leader, è iniziata una nuova fase di kosen-rufu. Spero che tutti quanti continuerete a progredire in unità, con un mutuo incoraggiamento e sostegno.
Adempiere ai nostri compiti come leader di kosen-rufu ci permette di espandere il nostro stato vitale di individui. Coloro che si assumono delle responsabilità per sostenere il nostro movimento e vi si dedicano con tenacia, alla fine assaporano la vittoria. D’altro canto, coloro che prendono alla leggera la propria posizione nella Gakkai e vivono una vita egocentrica, per un certo periodo possono anche godere di uno sviluppo apparente ma nella fase finale dell’esistenza si trovano immersi nella sofferenza.
Il Buddismo insegna i princìpi di “realtà, saggezza, pratica e livello” [noti anche come i “quattro princìpi mistici”]. “Realtà” è la verità che cerchiamo di percepire. Nella prospettiva di una posizione di responsabilità nella Soka Gakkai, si può riferire alla missione che ci stiamo impegnando a realizzare. Per farlo, dobbiamo raccogliere la “saggezza” e intraprendere “un’azione” (o “pratica”). Questi sforzi determinano il “livello” che riusciamo a raggiungere.
Nichiren Daishonin è un grande luminare su scala universale. Egli è il Budda fondamentale. Tutti voi state propagando il Buddismo del Daishonin, come suoi rappresentanti e questo vi rende immensamente nobili e preziosi. Spero che progrediate con fiducia e orgoglio.

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