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I semi della Legge mistica - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:33

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I semi della Legge mistica

Fin dai suoi primi contatti con il blocco socialista, Daisaku Ikeda ha saputo guardare oltre e immaginare un futuro diverso. Nell’Europa Orientale è avvenuta una trasformazione verso maggiori libertà sociali e religiose: anche in Russia, nell ex Cecoslovacchia, in Ungheria, e negli altri paesi dell’Est europeo cominciano a sbocciare i fiori del Buddismo

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Fin dai suoi primi contatti con il blocco socialista, Daisaku Ikeda ha saputo guardare oltre e immaginare un futuro diverso. Nell’Europa Orientale è avvenuta una trasformazione verso maggiori libertà sociali e religiose: anche in Russia, nell ex Cecoslovacchia, in Ungheria, e negli altri paesi dell’Est europeo cominciano a sbocciare i fiori del Buddismo

In gioventù ho letto molte opere di Tolstoj. Ricordo che una volta in treno il presidente Toda mi chiese quale opera di Tolstoj stessi leggendo quel giorno. Gli risposi: Un calendario di saggezza. Toda sorrise e fece un cenno d’approvazione. Un vero maestro è grande ed eterno, io ho avuto una grandissima fortuna ad aver avuto questo tipo di maestro che mi ha insegnato il vero significato della vita. È per questo che non sono mai sconfitto.
In una delle pagine del Calendario [uno degli ultimi lavori di Tolstoj, ampiamente letto nella Russia prerivoluzionaria e poi sottoposto a un lungo periodo di totale censura durante il regime comunista. È stato tradotto per la prima volta in inglese nel 1997 e consiste di una raccolta di perle di saggezza, una per ogni giorno dell’anno, scritte da Tolstoj stesso o da lui selezionate dai testi sacri di tutto il mondo, n.d.r.] si legge: «In questo mondo c’è solo una cosa a cui vale la pena di dedicare la propria vita. È creare più amore tra le persone e distruggere le barriere che esistono tra loro». È con questo spirito che ho viaggiato nel mondo come discepolo del presidente Toda.
Quest’anno cade il trentesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai e il nostro movimento basato sull’umanesimo buddista si è esteso fino a comprendere 190 paesi del mondo. Quest’anno, l’11 di febbraio, anniversario della nascita di Toda, ho ricevuto una lettera da alcuni membri della Divisione scuole superiori che si congratulavano con me per la nostra enorme crescita, un’impresa veramente eccezionale, realizzata superando innumerevoli ostacoli e creando legami fra i cuori delle persone d’ogni luogo.
Uno degli esempi più significativi sono la Russia e le nazioni dell’Europa dell’Est. Trent’anni fa non vi erano membri della Gakkai in quello che allora era indicato come il blocco socialista, mentre oggi vi sono numerose persone che praticano il Buddismo di Nichiren Daishonin e svolgono una vivace attività buddista.
Ho visitato l’Europa dell’Est per la prima volta quarant’anni fa, nell’ottobre del 1964, durante un viaggio che mi portò in vari paesi asiatici ed europei e feci tappa a Praga, la capitale dell’allora Cecoslovacchia. Ero fermamente deciso a far progredire kosen-rufu in tutto il mondo, era la missione della mia vita. A quell’epoca però, persino i responsabili della Soka Gakkai mi prendevano in giro, per non parlare poi dei mass media giapponesi e dei maggiori intellettuali dell’epoca.
Quella in Cecoslovacchia fu la mia prima visita a una nazione socialista e per essere sincero, l’atmosfera nel paese non era particolarmente ottimista. Ma ero assolutamente convinto che, indipendentemente dal sistema di governo, la gente che viveva lì non avesse niente di diverso da me. Se avessi parlato loro col cuore, ero certo che mi avrebbero risposto col cuore. Questa era la filosofia che guidava le mie azioni. Avevo deciso, con profonda determinazione, di scrivere e lasciare ai posteri un pezzo della storia di kosen-rufu nel mondo.
Ovunque andassi, mi avvicinavo alla gente e cercavo di comunicare con essa. Ebbi un caloroso dialogo con alcune persone che stavano guardando i Giochi Olimpici di Tokyo alla televisione nella sala comune del nostro albergo e non dimenticherò mai l’incontro con un giovane in piazza Venceslao. Ancora oggi, ricordo il sorriso della gente di Praga.
Il giorno seguente, insieme al mio gruppo, volammo a Budapest, capitale dell’Ungheria. Otto anni prima, nel 1956, una rivolta popolare era stata repressa dalle autorità senza pietà e con molte vittime. Angosciato da questo avvenimento, Toda aveva scritto nel Seikyo Shimbun: «È mio fervido desiderio costruire al più presto possibile un mondo libero da simili tragedie. Sono fermamente convinto che né la democrazia né il comunismo siano stati concepiti per combattersi tra loro».
L’ardente desiderio di Toda era di abbattere i muri di conflittualità che dividono la gente. In un pomeriggio di pioggia visitai il Muro di Berlino, simbolo della divisione umana fra Est e Ovest. Ho visitato la Germania dell’Est nell’ottobre 1961, appena due anni dopo la costruzione del muro. In piedi di fronte a questa gelida barriera, dissi a chi era con me: «Sono sicuro che questo muro tanto alto e repressivo in trent’anni sarà sparito».
La pioggia cessò e un sontuoso tramonto incendiò il cielo. A Berlino, la Porta di Brandeburgo brillava d’oro. Era un momento magnifico. Ricordo che quella sera, insieme ai miei compagni, brindai a quel giorno futuro in cui sicuramente il muro sarebbe caduto.
Viaggiando attraverso la Cecoslovacchia, l’Ungheria e altri paesi dell’Europa dell’Est, la mia decisione si approfondiva sempre più. Ero certo che sarebbe giunto il momento in cui i cuori di tutte le persone che amano la pace si sarebbero uniti superando ogni barriera ideologica ed ero deciso a piantare i semi perché questo avvenisse. Non importava quanto gli altri mi ridicolizzassero o mi disprezzassero, non importavano le critiche o le calunnie che avrebbero potuto piovermi addosso, io avrei continuato a piantare questi semi d’importanza vitale. Se i semi non fossero stati piantati, non avrebbero mai potuto germogliare. E così, per amore della pace e dell’amicizia, ho perseverato con costanza nella mia impresa.
Nel settembre 1974, dieci anni dopo il mio primo viaggio nell’Europa dell’Est, un muro di ghiaccio, spesso e minaccioso, continuava a dividere Est e Ovest nella Guerra Fredda. Ma poi fiorì un’occasione di cambiamento. In quell’occasione si svolse la mia prima visita in Unione Sovietica, un viaggio indimenticabile che aprì le porte agli scambi educativi e culturali con Unione Sovietica e l’Europa dell’Est. In quello stesso anno, prima e dopo essere stato in Unione Sovietica, mi recai due volte nella Repubblica Popolare Cinese.
Immediatamente dopo queste visite nacque la SGI, nel gennaio del 1975, con la missione di realizzare kosen-rufu nel mondo. Ho fondato la SGI perché sapevo che bisognava creare legami nel mondo costruendo ponti di pace basati sull’umanesimo. Tutto dipende dalla gente comune. Per questo è così importante costruire una rete sempre più grande che possa collegare tra loro le persone consapevoli e di buona volontà. Negli anni, ho visitato molte volte l’Unione Sovietica, e ho continuato a costruire un incrollabile ponte di amicizia con i paesi dell’Europa dell’Est.
Il filosofo e statista ceco T.G. Masaryk (1850-1937) disse: «La religione è fiducia e speranza; alimentare fiducia e speranza è l’essenza della religione». È proprio ciò che penso e sento anch’io. Il tempo passa e, nel 1989, il muro di Berlino è crollato. Erano passati ventotto anni dal momento in cui lo avevo avuto di fronte a me. Come se fosse esplosa una diga, un grande torrente di democrazia invase l’Europa dell’Est. Su quest’onda la libertà di culto venne sancita in paesi dove fede e pratica religiosa erano state per lungo tempo illegali e, uno dopo l’altro, i semi della Legge mistica hanno cominciato a germogliare.
Nel gennaio 1992 vennero fondati i primi capitoli della SGI nell’ex blocco orientale sia in Cecoslovacchia che in Polonia. Poi (1994), nel ventesimo anniversario della mia prima visita all’Unione Sovietica, venne fondata un’organizzazione della SGI in Russia che diede il via a un’intensa attività per kosen-rufu in quel paese. Dopo la disgregazione della Iugoslavia, altri Bodhisattva della Terra fecero la loro comparsa nei paesi della penisola balcanica, che era stata dilaniata dalle guerre civili e in Serbia nacque un capitolo.
La prima storica riunione generale della SGI dell’Europa dell’Est si tenne nella primavera del 2001. A quel tempo erano stati fondati capitoli in Slovenia, Ungheria e Bulgaria. Inoltre, l’anno scorso, in Serbia e Montenegro si è tenuta la Riunione Generale per la Pace della SGI-Belgrado, con la partecipazione dei membri di 17 paesi e regioni che hanno fatto voto di dedicare ogni loro energia alla causa della pace.
Qual è la chiave dell’ammirevole crescita realizzata dalla SGI? È lo spirito di dar valore e di prendersi cura di ogni persona; è il fatto che ogni membro sta portando avanti la sua rivoluzione umana. La scienziata Marie Curie (1867-1934), polacca di nascita, osservò che l’unico modo per costruire una società migliore è migliorare il destino di ogni individuo. Sotto il regime totalitario del passato, l’individuo era svalutato e per lungo tempo tanto la dimensione personale che quella spirituale della vita vennero ignorate. Per questo è naturale che il Buddismo, che insegna il rispetto per la dignità della vita e considera tutte le persone torri preziose e Budda, abbia cominciato a risplendere in quelle regioni.
Ciascuna persona ha la sua missione unica. Ogni persona ha il diritto di essere felice e di vincere nella vita. Persino nelle circostanze sociali ed economiche più difficili, i membri della SGI hanno continuato a procedere con ottimismo ed entusiasmo. Sicuramente, il loro esempio è stato una luce di speranza per incoraggiare gli altri a non darsi mai per vinti.
Quasi venti anni fa, un amico e poeta rumeno si preoccupava del futuro, dicendo che il cuore dei giovani era gelido e privo di vita. Ricordo ancora il suo tono grave, mentre pronunciava queste parole. Il futuro del nostro pianeta poggia sulla passione e l’energia dei giovani. Questo è un principio assoluto della storia. Per questo è essenziale che la SGI continui a crescere e a svilupparsi con spirito giovane, come un’organizzazione che incoraggia e sostiene i giovani.
Nell’Europa Orientale giovani coraggiosi stanno cominciando ad agire.
L’alba della nuova epoca della SGI è arrivata. Miei cari amici di tutto il mondo, io spero che scalerete, vetta dopo vetta, l’imponente catena montuosa di kosen-rufu che si eleva davanti ai vostri occhi, sia per voi stessi che per la felicità di tutte le generazioni future, per scrivere la storia della vittoria di Soka. Il grande e vasto mondo non si trova in un qualche posto lontano, esiste proprio lì dove siete. Per questo è importante che vinciate proprio dove vi trovate adesso. La vittoria di oggi è legata alla vostra eterna vittoria. È importantissimo che viviate la vostra giovinezza senza rimpianti. Per favore non permettete di essere sconfitti. Spero che costruiate un’indistruttibile fortezza di felicità nella vostra vita. La felicità risiede nel cuore di coloro che hanno lottato con tutte le loro forze.

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