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La società per la creazione di valore - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:59

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La società per la creazione di valore

La Soka Gakkai giapponese compie settantacinque anni. Un’occasione significativa per ripercorrere la storia di quei primi pionieri grazie ai quali il Buddismo di Nichiren Daishonin è ora diffuso in 190 paesi del mondo

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La Soka Gakkai giapponese compie settantacinque anni. Un’occasione significativa per ripercorrere la storia di quei primi pionieri grazie ai quali il Buddismo di Nichiren Daishonin è ora diffuso in 190 paesi del mondo

Giappone, 18 novembre 1930. Tsunesaburo Makiguchi, direttore di una scuola elementare, e Josei Toda, giovane insegnante, fondano una “Società educativa per la creazione di valore”, la Soka Kyoiku Gakkai. Lo scopo è quello di diffondere idee innovative maturate in ambito pedagogico, alle quali Makiguchi aveva dedicato anni di lavoro e riflessione. Col tempo, l’associazione allarga i suoi orizzonti oltre i confini dell’educazione, per assumere le caratteristiche di una vera e propria organizzazione religiosa, la Soka Gakkai, basata sugli insegnamenti buddisti di Nichiren Daishonin.

I primi passi
Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda si incontrano per la prima volta nel 1920. Toda, diciannovenne, era arrivato a Tokyo per cercare lavoro come insegnante elementare. Dopo alcune ricerche di impiego ha un colloquio con Makiguchi, che allora dirige la scuola Nishimachi. Scopre così di aver trovato più di quello che cercava: un datore di lavoro e un maestro. Makiguchi aveva una visione molto personale dell’educazione: stimolare nei giovani il desiderio di imparare, non costringere ma anzi favorire la creatività personale, mettere sempre in relazione il sapere con la vita quotidiana: quella che Makiguchi chiamava la “creazione di valore”. Una filosofia aspramente osteggiata dal governo conservatore.
Toda, che aveva sposato intimamente le idee di Makiguchi, non abbandonerà mai più il suo maestro, anche quando egli sarà costretto a trasferirsi di scuola in scuola a causa dei contrasti con le autorità governative. Nel 1928 i due si convertono al Buddismo di Nichiren Daishonin, aderendo alla scuola Nichiren Shoshu, che fa capo al tempio principale Taiseki-ji. Dal loro proposito originario, promuovere una riforma dell’educazione scolastica che riuscisse a formare persone libere e realizzate, spostano l’attenzione sullo studio e la propagazione degli insegnamenti di Nichiren Daishonin, basati sul Sutra del Loto. «Fui sorpreso di scoprire che non vi era assolutamente nessuna contraddizione fra il Sutra del Loto e i principi filosofici e scientifici sui quali basiamo la nostra vita – scrive Makiguchi in Lineamenti di un sistema pedagogico per la creazione di valore, pubblicato intorno al 1935 ­- Mi resi conto che l’etica esposta in questo Sutra era completamente diversa da qualsiasi altra etica religiosa da me conosciuta. (…) Il fondamento di un sistema filosofico di pedagogia per la creazione di valore risiede nei princìpi essenziali del Sutra del Loto». E ancora: «Si potrebbe pensare che vivere con grande valore significhi vivere secondo un’etica fuori dal comune, difficilissima da realizzare dai normali esseri umani. Ma ciò che intendo, invece, è vivere secondo la legge della vita, e cioè rispettare gli ultimi insegnamenti del Budda, che ci chiede di smettere di dipendere sempre dalle persone invece che dalla Legge universale. Fino a quando Shakyamuni non diede questa indicazione, la saggezza tradizionale prescriveva alle persone di obbedire incondizionatamente alle parole dei superiori, che si trattasse del rapporto tra sovrano e sudditi, tra genitori e figli, marito e moglie, padrone e servitori, oppure maestro e discepolo». Idee che dovevano suonare minacciose alle orecchie dello stato totalitario giapponese di quegli anni.

La persecuzione del governo
A partire dal 1933 l’organizzazione ha già una struttura: tiene corsi annuali presso il tempio principale Taiseki-ji e, in meno di dieci anni, arriva a contare circa 2000 membri. Ma con l’inizio della Seconda guerra mondiale il governo militarista avvia una politica fortemente repressiva. In nome della pace e della sicurezza nazionale tutte le religioni sono costrette a unificarsi sotto l’egida dello shintoismo, il culto legato all’imperatore, che diventa religione di stato. Il ministro dell’educazione impone alla Nichiren Shoshu di fondersi con le altre scuole Nichiren, e di esporre i kamifuda, talismani shintoisti, vicino al proprio oggetto di culto. Il patriarca Nikkyo, dopo aver accettato di introdurre nella liturgia della Nichiren Shoshu frasi a sostegno alla politica imperiale, il 20 giugno del 1943 convoca gli esponenti della Soka Kyoiku Gakkai invitandoli ad accettare i simboli shinto in nome dell’amor di patria e dell’unità della scuola. Un compromesso che Makiguchi si rifiuta di accettare: «Penso che far entrare lo Shintoismo nel tempio della Nichiren Shoshu sia una mancanza di rispetto nei confronti della Legge di Nichiren Daishonin. (…) Mi auguro che i membri della Soka Kyoiku Gakkai non aderiscano a tale orientamento». Fatto è che Nikkyo, lo stesso giorno, autorizza l’esposizione dei kamifuda non solo in tutti i templi, ma anche nelle abitazioni di monaci e laici. È così che la persecuzione delle autorità si sposta dalla Nichiren Shoshu alla Soka Kyoiku Gakkai, che si oppone apertamente all’ingerenza da parte del governo e in genere alla politica imperiale di quegli anni. La Polizia speciale comincia allora a sorvegliare tutte le sue riunioni, e il 29 giugno 1943 due responsabili dell’organizzazione vengono arrestati. Anche Makiguchi viene portato nell’ufficio di polizia e interrogato. Il 6 luglio, mentre si trova nella penisola di Izu, viene arrestato con l’accusa di aver violato la legge per la preservazione della pace e di non aver rispettato i santuari shinto. Lo stesso giorno a Tokyo viene arrestato Josei Toda, insieme ad altri responsabili. Makiguchi, dopo un implacabile interrogatorio senza il diritto di scegliersi un avvocato, viene rinchiuso in una minuscola cella munita solo di una stuoia, in condizioni di estrema durezza. Consumato dal freddo e dalla denutrizione muore dopo circa un anno e mezzo, il 18 novembre 1944, a 73 anni.
Toda, poco prima della fine della guerra, viene rilasciato. Tokyo era una città di rovine fumanti, e i membri della Soka Kyoiku Gakkai erano dispersi. Egli deve iniziare da solo la difficile ricostruzione.

Nasce la Soka Gakkai
In carcere Josei Toda aveva sperimentato il potere della fede nel Daimoku del Sutra del Loto, maturando una profonda consapevolezza della missione della sua vita. Propagare gli insegnamenti di Nichiren Daishonin per realizzare la pace nel mondo (kosen-rufu) diventerà così lo scopo principale dell’associazione che egli si impegna a ricostruire. Nel 1946 ne cambia il nome in Soka Gakkai (Società per la creazione di valore) e avvia una serie di lezioni sul Sutra del Loto per trasmettere ai pochi membri rimasti l’esperienza dell’Illuminazione ottenuta in carcere. «Quell’esperienza mistica consisteva nella comprensione che il Budda è la vita stessa, che il corpo o sostanza del Budda è “forza vitale” – spiega Takanori Endo, vicedirettore del dipartimento di studio della Soka Gakkai – (…) L’Illuminazione di Toda alla Buddità come forza vitale non solo rompe con le interpretazioni convenzionali del Buddismo ma ne evidenzia il carattere peculiare, ancor più evidente nel caso del Buddismo di Nichiren Daishonin, di essere una filosofia pragmatica e orientata all’azione. Ciò permise a Toda di abbandonare tutte le precedenti categorie di interpretazione filosofica e aprire la strada all’applicazione concreta del Buddismo come modello di vita e di azione per la gente comune».
Ma per la neonata Soka Gakkai l’avvio delle attività nel dopoguerra è un’impresa ardua: alla prima riunione indetta da Toda nel gennaio 1946 c’erano tre partecipanti, e all’incontro dei giovani erano presenti undici membri. Ricordando quegli anni successivi al suo rilascio, Toda scrive: «La Soka Gakkai era completamente distrutta e tutti i membri che incontravo nutrivano seri dubbi sul Gohonzon. Provavano risentimento contro Makiguchi e mi odiavano. (…) Tutti i responsabili avevano abbandonato il Gohonzon. Io avevo fatto la solenne promessa di realizzare kosen-rufu, ma ero da solo, e in un Giappone devastato dalla guerra». Erano tempi difficili. La recessione che stava schiacciando l’economia del Giappone era arrivata a toccare anche i destini della Soka Gakkai. Infatti, per evitare che l’organizzazione rimanesse coinvolta nei procedimenti legali collegati al fallimento di una sua attività imprenditoriale, Toda si dimette dalla carica di direttore generale. È un momento cruciale, che segna il passaggio verso una vera e propria rinascita: dopo una notte di profonda preghiera e riflessione, Toda decide di dedicare ogni sua energia alla propagazione del Buddismo e di assumere in pieno la responsabilità dell’associazione, delegando ai soci la gestione delle sue imprese commerciali. Il 3 maggio 1951 diventa il secondo presidente della Soka Gakkai, e si ripromette di convertire 750.000 famiglie. Dedicherà il resto della vita al raggiungimento di questo obiettivo, con successo: nel 1957 alla Soka Gakkai aderiranno 765.000 famiglie. In quello stesso anno, in piena guerra fredda, pronuncia una storica dichiarazione contro le armi nucleari, contro la «creazione di questo assurdo e mostruoso strumento di morte». Da allora le iniziative per la pace avrebbero costituito una delle attività principali della Soka Gakkai. Poco dopo, il 2 aprile 1958, Toda muore. Nel 1947 aveva incontrato Daisaku Ikeda, allora diciannovenne, che il 3 maggio 1960 diventerà il terzo presidente della Soka Gakkai. Sotto la guida di Ikeda la crescita del movimento continuerà, spingendosi oltre i confini del Giappone.

La Soka Gakkai Internazionale
All’inizio, agli occhi di molti membri giapponesi, l’impresa sembrava impossibile: diffondere il Buddismo, così familiare alla loro cultura, in paesi tanto diversi per tradizione e impostazione di pensiero. Eppure Nichiren Daishonin l’aveva scritto chiaramente: kosen-rufu verrà realizzato in tutto il mondo. Così, a partire dal primo anno della sua presidenza, Daisaku Ikeda intraprende viaggi per incoraggiare gli aderenti, a quel tempo pochi e dispersi nel mondo. Visita l’America del Nord e del Sud, il Sudest Asiatico e l’India, oltre che l’Europa. Nell’arco di quindici anni il Buddismo di Nichiren Daishonin, diffuso dalla Soka Gakkai, conta membri in tutti e cinque i continenti. Nel 1963, negli Stati Uniti, il movimento viene riconosciuto per la prima volta legalmente fuori dal Giappone come organizzazione non a fini di lucro. Nel 1975, durante una riunione nell’isola di Guam, nelle Marianne, nasce ufficialmente la Soka Gakkai Internazionale, di fronte ai rappresentanti di 51 paesi. In quella occasione venne pronunciata una Dichiarazione di pace, firmata all’unanimità, dove si afferma: «Allo scopo di assicurare una pace globale, riconosciamo che il nostro compito più urgente è quello di rafforzare i legami tra i singoli esseri umani, piuttosto che costruire vincoli economici o politici tra le nazioni. (…) Poiché la felicità degli esseri umani è necessaria per una pace duratura, eserciteremo i nostri più grandi sforzi per contribuire alla gioia di vivere, al fine di assicurare la sopravvivenza dell’umanità stessa. Inoltre, promuoveremo la compassione tra tutte le persone del mondo come il credo della nostra epoca». A cominciare da allora, in ogni nazione si è andata costituendo un’organizzazione autonoma che aderisce alla Soka Gakkai Internazionale, con diversa struttura a seconda delle singole esigenze e delle culture.
Ma questo grande sviluppo dell’organizzazione laica a livello internazionale riaccende i contrasti con la Nichiren Shoshu. Come scrive il sociologo Karel Dobbelaere: «Le due parti in causa avevano obiettivi completamente diversi. Il fine ultimo della Soka Gakkai era quello di aiutare i laici a vivere nella società dando loro una convinzione e la forza di vivere. I monaci, per converso, speravano che un aumento del numero di membri della Soka Gakkai permettesse loro di diventare il più grande gruppo buddista in Giappone. Essi insistevano sull’esistenza di una struttura gerarchica, con alla guida il patriarca e alla base il monaco responsabile del tempio locale a presiedere la congregazione dei laici». Invece, sviluppandosi, la Soka Gakkai organizzava riunioni indipendenti dalla Nichiren Shoshu, istituiva esami per stimolare lo studio dottrinale. «In questo modo – osserva ancora Dobbelaere – i fedeli della Soka Gakkai sono diventati dei membri puramente formali dei templi locali, e i monaci non sono riusciti a orientarne lo sviluppo dottrinale. (…) La nuova ondata di conflitti del dicembre 1990 – culminata nel novembre del 1991 con la scomunica di tutti i membri della Soka Gakkai, con il rifiuto da parte del clero di consegnare i Gohonzon ai laici e con il divieto di visitare il tempio principale – non può essere compresa che facendo riferimento a questo sfondo».
Oggi i membri della Soka Gakkai e delle organizzazioni affiliate sono circa 12 milioni, e abbracciano culture e tradizioni tra le più disparate. Li unisce la fede negli insegnamenti di Nichiren Daishonin, secondo cui la felicità assoluta, la Buddità, è dentro la vita di ogni persona. E, intimamente collegato a questa convinzione, l’impegno sociale: verso la pace, l’aiuto umanitario, la difesa dell’ambiente. «L’etica dell’ambiente è nel cuore del nostro avvenire comune, e persisterà mentre i movimenti politici si fanno da parte, i sistemi economici cambiano e le ideologie scompaiono e sono dimenticate» si legge nella Dichiarazione di Taplow Court, a opera della Soka Gakkai britannica. Nello stesso documento si trovano dichiarazioni che riguardano l’importanza dei valori spirituali, degli scambi culturali, del dialogo interreligioso, del ruolo delle donne e dei giovani. Un impegno che è insieme sociale e personale, perché parte da una profonda riforma interiore, da quella “rivoluzione umana” che, nello spirito della Soka Gakkai, è l’unico vero motore per un cambiamento duraturo della società.

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