I sutra buddisti mettevano in guardia contro chi agiva per seminare discordia nella comunità dei credenti. La voce è sempre stata lo strumento più efficace, sia per spargere menzogne che per costruire una comunità armoniosa. Il sincero apprezzamento reciproco dei compagni di fede crea un’atmosfera serena e pacifica
Da giovane ero redattore di Boy’s Adventure, una rivista pubblicata da una delle compagnie di Toda, in seguito rinominata Boy’s Japan, e lavoravo duramente per migliorarne la qualità dei contenuti. Spesso andavo a parlare con degli autori per proporre loro di contribuire alla rivista. Dal momento che ero desideroso di realizzare la migliore rivista per ragazzi possibile, le mie discussioni con questi scrittori erano piuttosto appassionate e si prolungavano parecchio.
Una volta, al termine di un appuntamento, mi affrettai in ufficio e trovai Toda che guardava l’orologio con manifesta impazienza. «Sei in ritardo! – sbottò – Dove sei stato a perdere tempo?!». Un’altra volta, dopo essere andato a ritirare un manoscritto, Toda mi chiese di descrivergli il contenuto. La sua domanda mi mise in imbarazzo: mi ero talmente preoccupato di riportare il manoscritto in tempo che non avevo avuto modo di leggerlo. La sua richiesta mi fece sudare freddo. Toda era incredibilmente esigente e poteva arrivare a intimidire. Qualche volta è stato difficile sopportare la sua severità ma la gioia che provavo nel poter lottare a fianco del mio maestro era più grande di ogni altra cosa.
Per me, quelli furono anni di intenso allenamento. Toda capiva bene che, per formare una personalità di spicco, è necessario un allenamento severo. L’istruzione che ho ricevuto da lui si è rivelata completa da tutti i punti di vista e gli sono davvero grato per l’eccellente insegnamento che mi impartì. Sono diventato quello che sono grazie all’allenamento cui sono stato sottoposto in gioventù, e ne sono molto orgoglioso. Certamente le cose sono cambiate da allora, ma è assolutamente meraviglioso avere una guida del genere e sviluppare se stessi nel mondo così profondamente umano della Soka Gakkai. Proprio per il fatto di vivere in un’epoca più fortunata, mi auguro che i giovani, in particolare, ricerchino attivamente questo tipo di allenamento.
I leader hanno una pesante responsabilità: la crescita di un’organizzazione dipende dalla crescita dei suoi leader. Spero, quindi, che tutti voi decidiate profondamente di realizzare un grande passo avanti che creerà una lunga serie di nuove vittorie.
I parassiti nelle viscere del leone
Nel Gosho Incoraggiamento a un malato, il Daishonin scrive: «Il grande demone assume la forma di un monaco venerabile o prende possesso del padre, della madre o del fratello di una persona per nuocere alla sua prossima vita. Qualunque cosa possano dire e per quanto abilmente cerchino di indurti ad abbandonare il Sutra del Loto, non devi assolutamente acconsentire» (SND, 8, 228).
Le funzioni demoniache possono entrare nella vita di coloro che sembrano monaci venerabili o nella vita di un genitore o di un fratello, tentando di distogliere il praticante dalla fede nel Sutra del Loto. Cose del genere si possono osservare anche al giorno d’oggi. Queste funzioni distruttive usano mezzi insidiosi per ostacolare l’ottenimento della Buddità. Non dovremmo mai farci ingannare da chiunque cerchi di costringerci ad abbandonare la nostra fede o il nostro impegno per kosen-rufu. Se lasciamo la Soka Gakkai che sta propagando la Legge mistica, e perdiamo la purezza della fede non aspettiamoci di ricevere benefici; in realtà non faremo che scivolare sempre di più sul sentiero della rovina. Ne siete tutti consapevoli avendo visto chi c’è già passato. Questo brano del Daishonin contiene un importante ammonimento e anche Toda faceva spesso riferimento a esso.
In Lettera da Sado, il Daishonin dichiara: «I non buddisti e gli uomini malvagi non possono distruggere la vera Legge del Budda: solo i discepoli del Budda possono distruggerla. Come dice il sutra: “Un parassita nelle viscere del leone lo divora”. Un uomo molto fortunato non può essere rovinato dai nemici, ma solo dagli amici» (SND, 4, 76). Qui il Daishonin avverte severamente che il Buddismo non viene distrutto dai nemici esterni ma dall’interno.
In Lettera ai Fratelli, il Daishonin scrive ancora: «I credenti del Sutra del Loto devono temere coloro che ostacolano la loro pratica più di quanto temono i banditi, i ladri, gli assassini notturni, le tigri, i lupi o i leoni e persino più dell’invasione mongola» (SND, 4, 108). Chi ostacola l’avanzata della Soka Gakkai, un’organizzazione che porta avanti la volontà e il mandato del Budda e infligge sofferenza ai suoi membri è molto peggio di qualsiasi bandito spaventoso. Ecco perché è vitale che combattiamo con decisione tali nemici e ne denunciamo i progetti malvagi. A ogni falsità e critica, ribattete con dieci, anzi cento, parole di verità. È importante parlare chiaramente con giusta indignazione e refutare nel modo più assoluto le loro bugie. Più di chiunque altro, i responsabili devono essere severi su questo punto, altrimenti saranno sconfitti dalle influenze demoniache.
Ne Il devoto del Sutra del Loto incontrerà persecuzioni, il Daishonin ammonisce i suoi discepoli: «In questa epoca impura, dovreste sempre parlare tra di voi e non smettere mai di pregare per la vostra prossima vita» (WND, 449). E in Lettera da Teradomari, scrive: «Tutti coloro che aspirano alla Via dovrebbero riunirsi insieme e ascoltare il contenuto di questa lettera» (SND, 6, 75). Entrambe queste lettere vennero scritte in mezzo a dure persecuzioni. Unità e reciproco incoraggiamento sono estremamente importanti. I nostri sforzi per riunirci in armonia a studiare i Gosho e imparare lo spirito di kosen-rufu sono in completo accordo con gli insegnamenti del Daishonin. Egli ammonisce spesso contro l’influsso distruttivo di quelli che il Buddismo chiama “cattivi amici”. Nel Gosho Risposta a Sairen-bo, egli cita questo famoso brano del Sutra del Nirvana: «Se sarete uccisi da un elefante impazzito non cadrete nei tre cattivi sentieri, ma se sarete uccisi da un cattivo compagno, senza dubbio vi cadrete» (SND, 9, 158). Egli commenta ancora: «Chi si preoccupa della propria esistenza futura dovrebbe temere tutti i cattivi amici. Essi sono più spaventosi di qualsiasi altra influenza malvagia» (GZ, 452).
Ne La recitazione del Daimoku del Sutra del Loto fa notare: «Nessuno danneggia maggiormente una nazione e fa sì che la gente cada nei cattivi sentieri più dei cattivi amici» (GZ, 8). Ci sono individui senza scrupoli che, pur sembrando buoni in realtà sono mossi dall’ambizione e da interessi egoistici e cercano di sfruttare la Gakkai. Non lasciatevi ingannare da furfanti del genere. Il Buddismo è severo. Scendendo a compromessi col male, si è destinati a seguire i malfattori lungo il sentiero della sventura e della sofferenza. Il Daishonin, quindi, ci insegna a lottare con fermezza contro il male che minaccia di distruggere il Buddismo.
Un movimento popolare mondiale
Il mio dialogo con lo storico britannico Arnold J. Toynbee (1889-1975) fa parte dei ricordi più indimenticabili della mia vita. Toynbee sottolineava che c’è un bisogno diffuso di una religione mondiale che possa aprire gli occhi delle persone, risvegliando ognuno alla consapevolezza che facciamo tutti parte della famiglia umana e che la nostra specie è parte della vita dell’intero universo. Inoltre, in un articolo che scrisse per una rivista giapponese, dichiarò che la religione conferisce un potenziale infinito all’umanità.
Toynbee aveva un interesse particolare per il Buddismo, una filosofia che rappresenta la quintessenza dell’Oriente ed era molto interessato agli sforzi della Soka Gakkai per mettere in pratica gli insegnamenti del Buddismo nell’epoca moderna. Per questo mi scrisse per chiedermi un colloquio. A quell’epoca, gli era difficile venire fino in Giappone, a causa dell’età avanzata, e così accettai il suo invito a recarmi a Londra. Toynbee e sua moglie mi accolsero cordialmente nella loro casa. Sebbene fosse uno studioso di levatura mondiale, Toynbee non aveva la minima arroganza o prosopopea. Io ero tanto giovane che avrei potuto essere suo figlio e mi trattò col massimo calore e sincerità. Era un grande erudito. Durante il nostro dialogo, mi disse: «L’attuale minaccia alla sopravvivenza del genere umano può venir rimossa soltanto da un mutamento rivoluzionario nel cuore di ciascun individuo. E per generare la forza di volontà necessaria a mettere in pratica i nuovi e difficili ideali questo mutamento rivoluzionario deve assolutamente essere ispirato dalla religione» (Dialoghi, Bompiani, pag. 64).
Il movimento della Soka Gakkai, con un’ampia base popolare, che attirò l’attenzione e le aspettative di Toynbee è diventato un’enorme ondata che avvolge tutto il mondo e i massimi pensatori mondiali la considerano una fonte di speranza per l’umanità.
Fede è coraggio
La fede è l’essenza del coraggio. Poiché dedichiamo la vita alla verità e alla giustizia, non abbiamo niente da temere. Se vogliamo proteggere i nostri nobili compagni di fede, non dobbiamo essere codardi. In quanto responsabili, dovete avanzare intrepidi, sempre in prima linea per kosen-rufu. Nelle mie battaglie nella Divisione giovani, mi è capitato di incontrare persone che denigravano il presidente Toda o che rivolgevano critiche infondate alla Soka Gakkai. Non sopportavo di lasciare correre tali ingiustizie, così me ne andavo in giro a parlare con quelle persone per rettificare ciò che era stato detto. Esponendo chiaramente la verità riguardo al mio maestro e mostrando la correttezza delle azioni della Gakkai, spesso riuscivo a convincerli immediatamente e trasformarli in sostenitori e alleati.
Toda insegnava ad avanzare con fiducia e coraggio. Se i membri della Soka Gakkai sono codardi e timidi, incapaci di passare all’azione e lottare al momento giusto, allora, nonostante il loro numero, kosen-rufu non avanzerà mai. Come scrive Nichiren Daishonin: «La potente spada del Sutra del Loto deve essere brandita da un coraggioso nella fede» (SND, 4, 150). Possiamo anche possedere l’impareggiabile spada della Legge mistica, ma ci sarà impossibile sconfiggere con essa le funzioni demoniache se ci comportiamo da codardi. Il coraggio è una caratteristica dei giovani, quindi mi rivolgo a voi, chiedendovi di essere coraggiosi! La fede è la forma più alta di coraggio. Le persone di vero coraggio non hanno paura di prendere posizione. Sono orgoglioso di essermi assunto la completa responsabilità della Soka Gakkai fin da giovane. Avevo trentadue anni quando divenni il terzo presidente.
I tre ostacoli e i quattro demoni appaiono sempre sulla strada di kosen-rufu. La mia vita è stata una battaglia senza tregua contro le forze demoniache decise a distruggere il Buddismo del Daishonin. La mia mente è in azione trecentosessantacinque giorni l’anno e penso incessantemente al benessere dei miei compagni di fede in Giappone e in tutto il mondo. La presenza di forze negative ci sprona a combatterle ed è attraverso questa lotta che cresciamo e assaporiamo una gioia assoluta nel profondo della vita, una gioia che condividiamo con i compagni di fede lottando sinceramente al loro fianco. Nella vita non esiste orgoglio e onore più grande.
Buddismo è vincere
Come si fa ad aprire nuovi orizzonti? Agendo in prima persona come leader e dimostrando risultati concreti nelle battaglie per kosen-rufu. Come possiamo conquistare la fiducia e la comprensione delle persone? Dimostrando sincerità e integrità, incontrando le persone, trattandole con cortesia e rispetto, e ascoltando ciò che hanno da dire. È l’unico modo. Ogni cosa inizia dal nostro atteggiamento e dal nostro impegno come responsabili. Non dipende da qualcun’altro. Dipende da noi. Non abbiamo bisogno di responsabili che si limitano ad assegnare i compiti più gravosi a qualcun altro per evitare di sforzarsi personalmente. I responsabili che si comportano in questo modo non faranno che cancellare tutta la loro fortuna passata, e l’organizzazione nel suo complesso ristagnerà. Il Buddismo è una lotta per essere vittoriosi. È vincere o perdere e il risultato è determinato dall’atteggiamento e dall’impegno dei responsabili che devono stare in prima linea, pieni di spirito combattivo. I responsabili pieni di energia, vitalità e gioia, la cui vita risplende, vinceranno.
Desidero ora condividere con voi i commenti di alcuni grandi pensatori sull’importanza che i leader politici si dedichino al benessere della gente. Il famoso economista americano John Kenneth Galbraith, nel corso del nostro dialogo [pubblicato sulla rivista della Soka Gakkai Ushio, dall’agosto 2003 al giugno 2004] sottolineò: «Lavorando con diverse amministrazioni, ho incontrato molti politici. Devo dire che ho sviluppato una certa avversione verso quelli di loro che non si preoccupano della gente, ma solo delle proprie aspirazioni o delle proprie idee. Riformare questa tendenza è un dovere primario in ogni ambiente politico che si rispetti». Si dovrebbe essere molto severi coi politici che dichiarano di essere interessati al benessere della maggioranza quando, in effetti, si occupano solo di se stessi. Sulle qualità da ricercare nei leader politici, poi, aggiunse: «Voglio che i politici si identifichino con la massa e non con l’élite dei più fortunati. Questa è la grande discriminante in tutta la politica attuale, e io voglio che stiano dalla parte dei più, non dei privilegiati». Troppo spesso abbiamo visto governanti che guardano la gente dall’alto in basso. È importante che tale ipocrisia venga smascherata.
Riguardo all’uguaglianza tra uomini e donne, Galbraith commenta: «Fra uomini e donne non vedo alcuna differenza in termini di buon senso o di capacità politiche» E aggiunge: «La nostra società deve combattere per eliminare in ogni campo le discriminazioni nel confronti delle donne». Concordo pienamente. Una società che non bada alle opinioni delle donne è destinata al declino e i governi dovrebbero prenderne sempre maggiore coscienza.
Gratitudine per tutti gli esseri viventi
Nagarjuna, il grande filosofo Mahayana dell’antica India, in un’opera indirizzata a un re, scrisse: «In ogni campo la prego di fare sempre tutto il possibile per aiutare le persone». E lasciò anche queste parole: «Dovreste cercare di fare del bene agli altri senza pensare a un tornaconto. Assumervi da soli tutte le difficoltà e condividere tutte le gioie con gli altri». Con spirito analogo, il re Ashoka fece incidere il seguente editto su uno dei suoi famosi monumenti: «Tutti i miei sforzi sono un tentativo di ripagare il debito che ho verso tutti gli esseri senzienti». I leader politici dovrebbero provare una profonda gratitudine verso tutti gli esseri viventi che sostengono la loro esistenza e ripagare quel debito di gratitudine con le loro azioni. Credo che questo dovrebbe essere lo spirito essenziale di tutti coloro che sono al governo.
Nel mio dialogo con l’ex presidente del Cile, Patricio Aylwin egli disse: «Credo che le religioni, in quanto promotrici di elevazione spirituale dell’umanità e generatrici di valori di comprensione e perfezionamento morale, solidarietà e pace tra gli esseri umani, contribuiscano fortemente a elevare la qualità della politica».
Margarita Vorobyova-Desyatovskaya dell’Istituto di studi orientali dell’Accademia Russa delle Scienze, una delle massime studiose mondiali del Sutra del Loto, ha espresso l’idea che sarebbe auspicabile che i leader politici abbracciassero una fede religiosa spinti dal desiderio di un proprio miglioramento spirituale, aggiungendo che questo preparerebbe il terreno a un governo che operi per la gente e con la gente.
Vincent Harding, professore all’Università di Denver e amico di Martin Luther King Jr., ha un’alta opinione dell’impegno sociale della Soka Gakkai, e dice che sia Gandhi che Martin Luther King ritenevano che il vero scopo della fede fosse la promozione di un maggior impegno sociale e la creazione di nuovi valori e fa notare che anche la Soka Gakkai è impegnata attivamente nelle comunità locali e nella società, dove opera con criteri di giustizia sociale e compassione. In quanto organizzazione che manifesta le proprie convinzioni nell’azione concreta, è un movimento che tutti dovrebbero apprezzare e sostenere.
Ogni persona ha una missione unica
Un vero campione è colui che, nel momento cruciale, accetta la sfida. I tempi di grande sofferenza sono in realtà opportunità per acquisire un’immensa e duratura fortuna. Sentirsi scoraggiati non porta a nulla. Prima di tutto, è importante recitare Daimoku. Quando facciamo così, davanti a noi si aprirà senza alcun dubbio una strada per diventare felici. Considerate ogni nuova sfida come un’opportunità per recitare più Daimoku. Assicuratevi sempre di curare la vostra salute e intanto tirate fuori una poderosa forza vitale e sorridete dei vostri problemi. Godeteveli. Più opprimenti sembrano i vostri problemi, più forti e positivi dovreste cercare di essere! Avanzate con cuore leggero, alzando un canto di speranza. La gente si raccoglie volentieri attorno a chi è allegro e ottimista qualsiasi cosa accada. Laddove esiste questo spirito si prospera e si vince.
Oggi ci sono membri della SGI in 190 paesi del mondo. Questo notevole sviluppo è stato possibile perché abbiamo valorizzato e ci siamo presi cura di ogni singolo individuo. È il risultato di incoraggiamenti sinceri a ogni persona, e del fatto che si sono affrontate insieme le lotte con coraggio. Ogni persona ha una missione preziosa e insostituibile. Come indica l’insegnamento buddista dei «fiori di ciliegio, pesco, prugno e susino selvatico» ogni persona può essere considerata un fiore speciale e distinto. È il potere della Legge mistica che permette a ognuno di noi di sviluppare pienamente il nostro potenziale e di adempiere alla propria peculiare missione. Ogni individuo ha le proprie capacità caratteristiche e la propria preziosa funzione. Ecco perché è importante far crescere e sostenere i nuovi membri con tutto il cuore.
Come dichiara Nichiren Daishonin: «Accettare è facile, continuare è difficile. Ma la Buddità si trova nel mantenere la fede» (SND, 4, 153). È vitale rimanere saldi nella fede nel corso della vita. Questo è il modo per forgiare uno stato vitale di felicità eternamente indistruttibile. Per questo vorrei che chi ha più esperienza nella fede incoraggiasse gli altri membri. Questa è una splendida tradizione della Gakkai e una fonte della sua forza. I consigli personali sono un modo affinché le persone sviluppino le proprie capacità per kosen-rufu.
È anche necessario trarre insegnamento nella fede dalla propria pratica e dalle attività per kosen-rufu. La Soka Gakkai può essere paragonata a un’accademia di filosofia o a un’università per sviluppare persone capaci. Il nostro progresso contribuisce a stabilire i principi umanistici del Buddismo nella società e a creare una sfera sempre più ampia di pace e felicità.
Una volta un discepolo chiese a Shakyamuni di spiegare quanti tipi di asceti (monaci e monache) ci fossero. Il Budda rispose che erano quattro. Tra di essi c’erano coloro che “profanano la via”, che Shakyamuni descrisse così: «Chi ha solo le sembianze di coloro che hanno preso i buoni voti, ma in realtà è insolente, corruttore di famiglie, sprezzante, disonesto, senza ritegno, un’erba cattiva, che si camuffa, è un profanatore della Via». Si riferisce a coloro che, pur avendo rinunciato alla vita secolare per cercare la Via, sono arroganti e intriganti. I preti della setta Nikken sono un tipico esempio di ciò. Non dovete mai farvi ingannare da chi si comporta pretenziosamente e finge di essere saggio ma è meschino e corrotto dentro.
Il presidente Toda era appassionato del classico cinese Juhachi Shiryaku (Compendio delle diciotto storie) e anch’io l’ho studiato con lui. In esso, alla vigilia di una battaglia, un servitore dice a Liu Pang (256-195 a.C.; noto anche come imperatore Kao-tsu), fondatore della dinastia Han: «Coloro che praticano la virtù prospereranno, e coloro che vanno contro di essa periranno. Una battaglia iniziata senza una buona causa non può essere vinta. Perciò, se riusciamo a rendere evidenti gli errori dei nostri nemici, la vittoria è certamente nostra». Quali sono gli errori commessi dal proprio nemico? Per cosa li combattiamo? Questo brano dimostra che la vittoria è della parte che ha un’idea chiara su questo punto.
Il Compendio delle diciotto storie riporta anche le parole di Shih Le, che fondò la successiva dinastia Chao, nel IV secolo d.C.: «I grandi uomini devono condurre tutte le faccende in modo aperto, giusto e onesto, chiari come la luce del sole e della luna». Quando i responsabili sono onesti e giusti, con un’integrità che li porta a non accettare nessun tipo di corruzione o male, le persone avranno fiducia in loro e li seguiranno.
Requisiti per un leader del ventunesimo secolo
Il Daishonin scrive: «[In un’epoca tumultuosa, i generali] sviluppano la strategia dietro una tenda chiusa e la vittoria viene decisa migliaia di miglia lontano [dal campo di battaglia]» (GZ, 183). È importante escogitare la migliore strategia possibile. Accordo e coordinamento sono cruciali in questo caso. Poi, basandosi su di essa, un’azione decisiva apre la strada alla vittoria. Spero che eserciterete la vostra personalità in maniera brillante e coinvolgente con la potenza e la sensibilità di una sinfonia di Beethoven.
Le nostre lotte per kosen-rufu possono essere molto impegnative, ma se ci sforziamo per la felicità degli altri e per diffondere il Buddismo del Daishonin, possiamo acquisire immensi benefici. Vita dopo vita, rinasceremo come grandi leader che godono di suprema felicità. Le nostre attività ci fanno accumulare le cause che renderanno possibile tutto questo. Chiedo ai membri della Divisione giovani di agire liberamente e dinamicamente laddove li porta la loro missione. In particolare i responsabili di recente nomina devono prestare attenzione che la carica non dia loro alla testa, assumendosi i compiti più duri in prima persona, invece che lasciarli a qualcun altro, senza dimenticare mai che questo è un requisito per i leader del ventunesimo secolo.
Non dimenticare le basi
Parlando degli individui corrotti che avevano causato problemi alla Soka Gakkai, Toda asseriva con indignazione: «Le persone dalla personalità corrotta causano sempre problemi». È vitale opporsi con fermezza a un simile comportamento infame. Dobbiamo mettere in gioco tutta la nostra saggezza e contrastarlo con ogni mezzo a nostra disposizione. «La mia vita – aggiungeva – è certamente preziosa per me stesso, ma coloro che stanno lottando sinceramente per kosen-rufu, impegnadosi così tanto nella nostra organizzazione dedicata a kosen-rufu, sono i più importanti in assoluto». Se i responsabili, in particolare, si sforzano di apprezzare ancor di più i loro compagni di fede e prendersene cura, la Soka Gakkai sarà sicura di crescere e svilupparsi. Toda era molto severo con coloro che ricoprivano alte cariche nell’organizzazione: «Niente è più deplorevole di un responsabile che ha dimenticato le basi della fede» disse una volta. E in un’altra occasione: «Una persona può apparire molto capace, ma se manca delle basi, la sua fede si sgretolerà in un momento». E questi elementi fondamentali, ovviamente, non sono altro che la fede, la pratica e lo studio. Mi auguro che tutti voi curerete sempre scrupolosamente queste basi e diventerete responsabili degni della fiducia e del rispetto di tutti.
Proteggere la comunità dei credenti
I sutra buddisti condannano le azioni che mirano a distruggere la comunità dei credenti. Nei primi periodi dell’Ordine buddista, man mano che aumentavano i membri apparvero sempre più praticanti che, cedendo all’indolenza, all’arroganza o all’invidia, commisero vari crimini, cercando poi di nasconderli. Un discepolo descrisse questa situazione: «Sebbene sprovvisti di qualità morali, a mandare avanti le cose nell’Ordine buddista, gli incompetenti, i chiacchieroni e gli ignoranti saranno forti. Sebbene dotati di qualità virtuose, a mandare avanti le cose nell’Ordine nella maniera giusta, le persone modeste e disinteressate saranno deboli». I praticanti pigri e corrotti erano caratterizzati anche dal fatto di trascurare le parole del maestro. [Un sutra afferma: «Quegli sciocchi, di tale (mancanza di) educazione, senza rispetto per gli altri, non prestano attenzione ai loro precettori, come un cattivo cavallo non presta attenzione al suo cavaliere», n.d.r.].
Quelli che cercarono di distruggere l’armonia dell’Ordine buddista e, per quanto ammoniti, rifiutarono di abbandonare tali comportamenti furono severamente puniti, insieme ai loro sostenitori e ai loro accoliti. Dovettero confessare le loro offese davanti all’Ordine riunito e promettere di non ripeterle più. In alcuni casi, i colpevoli furono addirittura espulsi dall’Ordine. Un sutra afferma che chi infrange l’armoniosa comunità dei credenti è destinato a soffrire nell’inferno per un intero kalpa, in altre parole, cadrà in uno stato di tormento senza fine.
Quando il traditore Devadatta cercò di creare separazioni nella comunità dei credenti di Shakyamuni, coloro che lo avevano aiutato e sostenuto vennero severamente rimproverati come “corresponsabili dello scisma” e “complici di distruggere l’armonia dell’Ordine buddista”. Inoltre, ai monaci che avevano trasgredito le regole di disciplina era proibito partecipare alle riunioni plenarie dell’Ordine e, tra coloro che furono sottoposti a questo veto, c’era chi aveva turbato l’armonia nella comunità dei credenti o chi aveva tramato in tal senso. Se un monaco di questo tipo cercava di nascondere la sua colpa e partecipava ugualmente a una riunione, gli altri monaci avevano il diritto di impedirglielo. Se un monaco che aveva violato i precetti veniva scoperto dopo essersi intrufolato a una riunione, tutto ciò che era stato deciso in quell’occasione veniva invalidato.
Una delle offese su cui Shakyamuni era particolarmente intransigente era la doppiezza, o il parlare in maniera ingannatrice. Si parla anche di “discorso alienante” perché nel momento in cui si diffondono falsità, esse possono avere l’effetto di creare disaccordo tra le persone e incoraggiare divisioni, discordia e conflitti. Shakyamuni definisce una persona che usa tali parole “un calunniatore” che «semina discordia tra coloro che erano in armonia o fomenta chi già si trovava in disaccordo». «La discordia – continua – è il suo piacere, il suo diletto, la sua gioia, lo scopo delle sue parole». Shakyamuni rimprovera questi monaci, chiedendo loro perché sono così sconsiderati da incoraggiare le divergenze.
Il regno di Soka è un insieme di figli del Budda, un esercito che si aggrega a fin di bene. È un gruppo di persone le cui parole creano armonia. Non dobbiamo mai permettere che la nostra organizzazione venga danneggiata da qualsiasi tentativo di causare divisioni.
Tra i discepoli del Daishonin c’era un prete chiamato Sammi-bo che, per quanto di profonda erudizione, abbandonò la fede. In una successiva lettera in cui racconta della sfortunata fine di Sammi-bo, il Daishonin scrive: «Adesso gli ignoranti diranno che sto parlando male di un morto, ma lo faccio perché sia di esempio” (Le persecuzioni che colpiscono il Budda, SND, 4, 189). In altre parole, egli lasciò testimonianza della sorte di Sammi-bo come monito per le future generazioni.
La storia del movimento di kosen-rufu è rigorosamente documentata, così come la nostra lotta per la verità e la giustizia contro la corruzione e l’errore. Basandoci su una sincera preghiera e un reciproco sostegno e incoraggiamento, facciamo sì che la Soka Gakkai avanzi sempre come un’armoniosa comunità di credenti.