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Stati Uniti, dopo l'uragano - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:44

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Stati Uniti, dopo l’uragano

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Il 29 agosto l’uragano Katrina ha colpito la costa del Golfo del Messico, negli Stati Uniti, causando gravissimi danni nel Mississipi, in Lousiana e in parte dell’Alabama. I morti sono migliaia e tantissime persone sono state costrette ad abbandonare le loro case. La città di New Orleans, con gran parte della città sommersa dalle acque, è quella più colpita. Per coordinare le attività di soccorso, la SGI-USA ha allestito due centri, uno presso la sede centrale a Santa Monica (California) e l’altro a Memphis (Tennessee).
Il presidente Ikeda ha inviato costantemente messaggi e telegrammi alle vittime dell’uragano confermando il suo sostegno attraverso la recitazione di Daimoku per la loro incolumità e per il loro benessere, per la ricostruzione delle loro comunità il prima possibile e per la pace eterna di chi ha perso la vita in questa tragedia.
Sul sito della SGI-USA è possibile trovare dettagliati resoconti e aggiornamenti sulle attività di soccorso: www.sgi-usa.org/katrina/

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8 settembre, per sempre contro le armi nucleari

L’8 settembre di 48 anni fa Josei Toda, allora secondo presidente della Soka Gakkai, tenne un discorso alla riunione generale dei giovani divenuto famoso come la dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari (nella foto). Toda chiese ai giovani radunati nello stadio di Yokohama di assumersi la missione di abolire le armi nucleari e realizzare un mondo di pace. Dopo l’esplosione delle bombe atomiche su Nagasaki e Hiroshima la minaccia nucleare era sempre più incombente. La dichiarazione di Toda voleva riaffermare con forza il diritto alla inviolabilità di ogni singola vita e la decisione di combattere le armi di distruzione di massa.
L’8 settembre è anche l’anniversario della proposta del presidente SGI Ikeda per la normalizzazione dei rapporti fra Cina e Giappone (1968) e della sua prima visita in Unione Sovietica nel 1974.

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Mattonelle di pace

di Carla Papini

Con lo slogan “Qui non esistono stranieri, solo amici che non si sono ancora incontrati”, il 2 e 3 luglio si è svolta a Gallicano (LU), la Festa dei Popoli e delle Genti, dedicata al dialogo interculturale. Alla manifestazione, organizzata dal comune sono state invitate associazioni come l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Emergency, la Caritas, la Scuola di Pace e Amatafrica.
Nello stand allestito dai membri della SGI era possibile consultare libri di Ikeda e la rivista Buddismo e Società. I ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Gallicano, hanno creato disegni, ispirati a foto tratte da alcune pubblicazioni della Soka Gakkai, che saranno presto trasferiti sulle mattonelle della scuola, come simboli di pace.

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Semi di futuro a Torri in Sabina

ha collaborato Paola Garibotti

Il 2 e il 3 luglio, in occasione della festa TORna a RIvivere, tutto il paese di Torri in Sabina, piccolo borgo medievale vicino Roma, si è mobilitato alla riscoperta delle tradizioni rurali, culturali e artigiane della zona. L’opportunità ideale – abbiamo pensato noi membri del gruppo di Torri – per “presentarci” ufficialmente alla comunità e testimoniare l’impegno della Soka Gakkai per la pace e l’educazione.
Così abbiamo pensato di dare il nostro contributo con la mostra I semi del cambiamento, sulla divulgazione della Carta della Terra per uno sviluppo sostenibile. Dalla creazione delle locandine per la promozione alla loro distribuzione, dalla formazione dei “ciceroni” all’accoglienza: tutti i gruppi del settore hanno collaborato all’allestimento della mostra, ospitata nella sala polivalente del Comune. I bambini, interessati al tema della Carta della Terra, hanno chiesto di portare l’iniziativa nelle loro scuole.
Molti anche gli anziani che hanno posto l’accento sull’importanza di abbandonare gli attuali sistemi di sfruttamento incontrollato del territorio per riscoprire i valori della cultura rurale. Alla fine, ogni visitatore ha dato un contributo, con le proprie riflessioni su un argomento particolarmente sentito da tutti i partecipanti.

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Senza la paura del caldo

di Francesca Angeleri

Torino questa estate si è tinta di colori intensi e vivaci. I colori del cuore. Il rosso pulsante della vita e dell’amore, il giallo solare della fiducia, l’arancio energico forte, del coraggio e l’oro splendente della fede.
Sono i colori del “nuovo” Centro di Torino. Nuovo perché il 15 agosto sono iniziati i lavori di ristrutturazione dell’edificio di via Cirenaica. Da tempo, in Piemonte, si sta cercando una nuova sede per il Centro. Uno spazio più grande e più accogliente, con il profondo desiderio di poter presto accogliere il presidente Ikeda; dotato di ampie e numerose sale in cui organizzare le attività e le mostre, immerso nel verde ma contemporaneamente facile da raggiungere e, quindi, da frequentare.
Nel frattempo però, proprio nel mese di agosto, sfidando il caldo e quel tipico senso di fiacchezza che caratterizza il periodo estivo, è partita con forza ed entusiasmo l’attività di rinnovamento della vecchia e ormai un po’ logora sede. Un’attività importante da tanti punti di vista. Uno fra tutti, l’entusiasmo generale che ha contagiato i presenti. Nata spontaneamente dai membri, senza divisioni tra aree, ha unito tutti con pennelli e colori, nuove tendine e nuove idee. Entusiasti, nel poter donare ai compagni di fede un rinnovato Centro.
Con la stessa cura con cui ci si occupa del proprio altare, i lavori si sono svolti con impegno e in allegria. L’offerta è stata la base con cui si è potuta svolgere la ristrutturazione. Ognuno ha dato un apporto, donando chi parte dei materiali necessari, chi contribuendo economicamente, chi mettendo a disposizione la propria preziosa collaborazione.
Il 22 agosto c’è stata l’apertura della prima sala. A oggi la ristrutturazione ha interessato le due sale che ospitano i Gohonzon, l’entrata e una parte del cortile. Ancora tanto resta da fare e la scadenza ultima è il 23 dicembre. Ogni giorno il Daimoku che accompagna l’attività rafforza la determinazione e l’entusiasmo, coinvolgendo spontaneamente sempre più persone. Membri e principianti, ma anche simpatizzanti e amici, hanno offerto il loro supporto, contagiati dall’energia e dalla voglia di portare serenità e bellezza in un luogo così importante, un luogo di preghiera e di azione, da dove ripartire sempre e in ogni momento.

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A Cagliari zadankai d’agosto

di Michele Garbato

Quasi 200 le persone presenti nella sala principale del Centro culturale di Cagliari letteralmente presa d’assalto. Non pochi ospiti alla fine hanno manifestato l’intenzione di iniziare a praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin.
C’era una volta, lo zadankai d’agosto – questo il tema della riunione del 30 agosto nel capoluogo sardo – ha centrato i suoi obiettivi andando al di là delle più rosee previsioni. Il racconto di nove esperienze di vita e di pratica buddista, tutte coinvolgenti, hanno tenuto incollati alle sedie per quasi tre ore i tanti membri e i numerosi ospiti intervenuti, trasmettendo il grande potere dell’insegnamento buddista nella vita di ogni singola persona. La serata è stata allietata anche da alcuni intermezzi musicali.
«Agosto è il mese di pausa nell’attività – ha spiegato Barbara Anni, ideatrice dell’iniziativa – eppure in questo mese tradizionalmente dedicato alle vacanze tante persone moltiplicano gli sforzi nella pratica per risolvere i loro problemi e trasmettere così il loro incoraggiamento agli altri. Abbiamo pensato che ascoltare tante esperienze potesse essere stimolante e allo stesso tempo potesse costituire un trampolino di lancio per le consuete riunioni di discussione».

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Verso il potere di tutti

di Cristina Mannini

Il Centro culturale di Firenze ha ospitato lo scorso 11 settembre una conferenza sul concetto di empowerment di John Friedmann (nella foto in alto), dell’Università di Los Angeles, e del professore Alberto L’Abate, insegnante di metodologia della ricerca per la pace all’Università di Firenze.
Empowerment è una parola inglese che si traduce con “dare potere, potenziare”, in altre parole mettere in grado se stessi e gli altri di decidere della propria esistenza e di influenzare la realtà, trasmettendo fiducia e regalando speranza e coraggio. Tramite questo processo, persone o gruppi che si trovano in una situazione d’impotenza apprendono, da chi è già esperto, modalità di pensiero e azione che permettono loro di agire in maniera autonoma, per soddisfare i propri bisogni fondamentali, e incamminarsi lungo un processo di sviluppo. Chi non ha potere lo acquisisce, o meglio scopre di possederlo.
John Friedmann ha dedicato all’argomento un libro Empowerment: verso il potere di tutti. Una politica per lo sviluppo alternativo (Edizioni Qualevita, 2004), basato sull’esperienza maturata in vari decenni di attività come consulente di pianificazione in America Latina, Asia e Africa. Ha spiegato che il suo lavoro riguarda il fallimento e la speranza. Il fallimento è quello dell’attuale modello di sviluppo, incapace di affrontare i giganteschi problemi della povertà mondiale e della sostenibilità ambientale. La speranza risiede nella pratica di uno sviluppo alternativo che metta al primo posto le persone, in cui le minoranze del mondo sviluppato aiutino le maggioranze in via di sviluppo a prendere coscienza del potere di cambiare la propria vita. Friedmann ha tracciato i principi per un’economia morale come alternativa dell’economia di mercato globale che, in lotta con i poteri dominanti esistenti, può condurre a un nuovo modello di sviluppo rivolto non tanto all’arricchimento individuale quanto al fiorire della vita umana.
Alla conferenza è seguito un lavoro di discussione a piccoli gruppi, ognuno dei quali ha prodotto una serie di approfondimenti e domande sottoposte poi a Friedmann nella fase conclusiva dell’incontro.

L’economia morale

L’economia morale, secondo Friedmann, si basa su sette principi, che sono:

  1. gli esseri umani sono naturalmente individui sociali dotati di affettività, la cui vita e la cui sussistenza sono autoprodotte in stretta interdipendenza con gli altri, vicini e lontani, ma inevitabilmente in condizioni che non sono state prodotte da loro;
  2. l’economia morale, basata sulla reciprocità e sulla cooperazione, esiste in parallelo all’economia di mercato che è organizzata sulla base di differenti principi;
  3. la distribuzione delle ricompense dovrebbe essere guidata da un senso di giustizia sociale e secondo la misura dei bisogni di sopravvivenza e di crescita degli esseri umani;
  4. gli esseri umani, come esseri sociali, dotati di affettività, si relazionano gli uni con gli altri in comunità che li vincolano a reciproci obblighi e responsabilità e che a questi sono collegati aspettative e diritti;
  5. ci sono dei limiti alla crescita economica che, se superati, conducono a una lotta senza quartiere per la sopravvivenza delle comunità umane;
  6. in linea di principio è possibile raggiungere uno sviluppo socio-economico che assicuri a ognuno, per prima cosa, la sussistenza di base in modo da rendere possibile il fiorire delle capacità individuali, che in effetti sono diverse tra gli esseri umani;
  7. l’unico illimitato potenziale degli esseri umani è l’universo dello spirito creativo, della ricerca di conoscenza, delle domande e delle spiegazioni.

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