Con un caloroso ringraziamento rivolto a ogni singolo membro e un sorriso gentile si è aperto l’intervento di Tamotsu Nakajima, direttore generale dell’Istituto Buddista italiano che, commentando il video del presidente Ikeda proiettato poco prima ha citato, a esempio dell’apprezzamento e della cortesia con cui rapportarsi agli altri nell’attività buddista, le parole dello stesso Nichiren Daishonin a Toki Jonin: «L’ospite originale dice che sarebbe grato se potessimo trovare qualcun’altro in grado di ospitare la riunione di questo mese. Potresti cortesemente farmi sapere se sarebbe possibile tenere la riunione a casa tua? Se tuttavia i tuoi impegni non lo consentono, chiederò a qualcun altro» (GZ, 949).
Ha poi ricordato un evento storico, citato da Ikeda in una recente guida: l’apertura, nel 1955, del parco divertimenti di Disneyland. Il giorno dell’inaugurazione, quello che nelle intenzioni del suo fondatore doveva essere una «fonte di emozioni e gioia per tutti», si trasformò in un inferno. A causa di un gran numero di inviti falsi, i visitatori furono il triplo del previsto. Mancò cibo, acqua, i servizi igienici non furono all’altezza… si scatenò il caos. Insomma invece di un successo, fu un fiasco vero e proprio. Nel periodo successivo Walt Disney si recò spesso al parco per verificare di persona ciò che occorreva migliorare e solo tre mesi dopo i visitatori avevano già superato il milione.
Un altro ingrediente determinante per trasformare quell’apparente fallimento in successo fu l’impegno a migliorare costantemente l’atteggiamento del personale nei confronti degli ospiti. Dieci anni dopo Disney, ringraziando i suoi collaboratori, li invitò a considerare il successo ottenuto «una semplice prova generale». Ora, a cinquant’anni di distanza, i suoi parchi si sono moltiplicati negli Stati Uniti e nel mondo.
Il valore degli insegnamenti contenuti in questa storia, per noi che vogliamo realizzare kosen-rufu in Italia e nel mondo è evidente. Daisaku Ikeda ricorda costantemente nelle sue guide che proprio adesso, in un momento così buio della storia dell’umanità, dobbiamo sforzarci più che mai per diffondere la filosofia buddista.
Fare del ventunesimo secolo un’epoca di umanesimo non è facile. Con l’incubo della minaccia terroristica, sembra che la notte si faccia sempre più buia ma, alla luce del Buddismo, ciò significa che l’alba è vicina. L’insegnamento buddista ha un valore universale, ma sta a noi farlo conoscere al mondo. In che modo?
Ikeda sottolinea spesso nelle sue guide che la Soka Gakkai ha sempre vinto grazie a shitei funi, l’unità di maestro e discepolo, e a wagoso, l’armoniosa unità fra le persone. La misura in cui avanzeremo verso kosen-rufu dipenderà sia dalla nostra pratica individuale sia da quanto riusciremo tutti, ognuno con le sue differenze individuali da rispettare e valorizzare, a praticare insieme e diffondere il Buddismo, senza lesinare i nostri sforzi.
Si legge nel Gosho: «Considerando ciò alla luce di quanto ho detto, i miei discepoli dovrebbero meditare, accorciando il sonno durante la notte e limitando il tempo libero durante il giorno. Non trascorrete questa vita invano o avrete dei rimpianti per i prossimi diecimila anni» (Il problema da meditare giorno e notte, SND, 6, 96). «La vita – ha ribadito con forza Nakajima – è breve. È necessario usare ogni istante per realizzare la pace e la rivoluzione umana sforzandoci con gioia. Leggendo il Gosho pensiamo di aver già capito tutto, ma il punto è capire il Buddismo sempre più profondamente e applicarlo davvero nella propria vita e per realizzare kosen-rufu».
E ha ricordato anche che «per far questo, occorre un costante contatto con gli altri. Frequentando persone con idee diverse si può migliorare e si impara di più anche nel confronto diretto. Ogni persona ha ragione dal suo punto di vista e ogni opinione ha valore. Allora scambiamocele! Creare itai doshin con le persone che hanno idee diverse è difficile, ma non dimentichiamo mai che l’unità di “diversi corpi, stessa mente” è la chiave per realizzare kosen-rufu».
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