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Tre giorni per ritornare al "cuore" - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:56

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Tre giorni per ritornare al “cuore”

Il cuore, il desiderio, il voto del Budda di rendere felici tutte le persone è la base su cui fondare la pratica buddista individuale, l’unità con gli altri credenti, l’impegno quotidiano di propagare il Buddismo e la realizzazione di kosen-rufu. Intorno a questo tema si sono articolati gli interventi al corso estivo italiano 2005

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Il cuore, il desiderio, il voto del Budda di rendere felici tutte le persone è la base su cui fondare la pratica buddista individuale, l’unità con gli altri credenti, l’impegno quotidiano di propagare il Buddismo e la realizzazione di kosen-rufu. Intorno a questo tema si sono articolati gli interventi al corso estivo italiano 2005

Sempre uguale, sempre diverso. È il corso estivo nazionale, una tradizione che dal 1979 viene perpetuata ogni anno, con le sole eccezioni dell’81, del ’92 e del ’94, quando non fu tenuto perché tutte le risorse vennero indirizzate alla preparazione delle visite del presidente Ikeda in Italia.
Sempre uguale, perché sempre uguali sono i principi fondamentali del Buddismo di Nichiren, immutati dall’epoca del fondatore. Perché il suo voto di rendere felice ogni persona non ha perso con i secoli la sua spinta propulsiva la quale, al contrario, si accresce ogni volta che una persona decide di farlo proprio. Perché la raccomandazione che il Daishonin rivolgeva ai seguaci suoi contemporanei di recitare «Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, senza alcuna distinzione fra di loro, uniti come i pesci e l’acqua» risuona ancora oggi con la stessa attualità come il solo modo possibile per perpetuare la trasmissione della Legge e realizzare kosen-rufu.
Sempre uguale, o più o meno uguale a sempre, il programma del corso: nessuno infatti si è stupito di trovare fra gli appuntamenti una lezione sul Gosho, degli approfondimenti sui discorsi di Daisaku Ikeda, esperienze di cambiamenti o realizzazioni nella vita quotidiana ottenuti tramite la pratica buddista, la nomina di alcuni nuovi responsabili. Non del tutto nuove neppure le piccole critiche riguardo alle prestazioni fornite da alcuni degli hotel che ospitavano i partecipanti.
Sempre diverso, perché ogni anno cambiano le condizioni oggettive in cui i membri dell’Istituto svolgono la loro attività quotidiana, perché l’Istituto stesso è cresciuto di un altro anno, ha accumulato esperienza, è passato attraverso nuove difficoltà e nuovi successi, è maturato, è pronto a impegnarsi in nuovi obiettivi.
Probabilmente, il momento più intenso del corso (ma nel dire questo ci inchiniamo alle possibili diverse valutazioni degli altri partecipanti) è stato toccato dalla lezione sul Gosho L’eredità della Legge fondamentale della vita che, con la forza delle parole di Nichiren e la lucida spiegazione basata su quella tenuta da Katsuji Saito al recente corso europeo, ha riassunto tutti i punti fondamentali che sarebbero stati toccati anche negli altri appuntamenti e che derivano tutti dal punto focale del Gosho, cioè la trasmissione della Legge, che il Daishonin rende con la metafora del vaso sanguigno (kechimyaku nel titolo originale), un flusso che non deve arrestarsi per l’eternità. Qual è l’oggetto della trasmissione? È, in definitiva, la missione stessa di trasmettere. La Legge è viva e tale dev’essere la nostra fede. La missione che assumiamo abbracciando il Buddismo è quella di ricevere e trasmettere. Una fede che sia soltanto per se stessi non ha, dal punto di vista del Buddismo, alcun significato. Abbracciare il Buddismo, quindi, significa avere la stessa mente di Nichiren, fare proprio il suo voto di propagare la Legge e agire per realizzarlo condividendo il cuore e lo spirito del Budda. Soltanto desiderando, recitando Daimoku e agendo per propagare la Legge potremo coltivare la nostra vera natura di Bodhisattva della Terra e manifestarne le qualità.
Anche il secondo punto “forte” del corso è strettamente legato al tema della trasmissione e al voto del Budda: si tratta dell’unità, anzi, di quel particolare tipo di unità che chiamiamo “diversi corpi, stessa mente”. Creare unità, è stato ribadito più volte, non significa trovarsi d’accordo, venirsi incontro, ma avere “la stessa mente”. Quale mente? Naturalmente quella del Budda. Doshin (stessa mente) non significa condividere un generico “stesso desiderio”, ma un desiderio ben specifico, lo stesso di Shakyamuni e di Nichiren. Ne deriva una conseguenza piuttosto curiosa: l’unità si crea prima di tutto da soli, facendo proprio il voto di cui si parlava prima, ed è prima di tutto una responsabilità individuale. Riassumendo: se condivido il desiderio del Budda, sono in unità, che è la condizione indispensabile per realizzare kosen-rufu: se rompo l’unità, commetto la più grave delle offese alla Legge, interrompendo la trasmissione della Legge e ostacolando il progresso di kosen-rufu.
Un terzo tema importante del corso è stata senz’altro la novità che ha toccato la Divisione giovani: i responsabili nazionali che avevano superato la fatidica soglia dei 35 anni hanno passato il testimone: d’ora in avanti metteranno a frutto le loro preziose esperienze di attività nell’ambito delle Divisioni donne e uomini. Al loro posto, un discreto numero di nuovi e più giovani responsabili estremamente entusiasti e fortemente motivati. Durante la riunione di domanda e risposta, una delle domande verteva su una certa sfiducia che alcuni adulti nutrirebbero nei confronti delle nuove generazioni. Rispondendo alla domanda, Asa Nakajima ha chiesto espressamente agli adulti di superare una loro eventuale sfiducia nei giovani imparando invece ad apprezzarne l’energia e la passione. E guardando i volti di questi ragazzi che si sono assunti un così nobile obiettivo, c’è da chiedersi come sia possibile non provare istintivamente la massima fiducia unita alla gioia di sapere che finché il nostro movimento potrà contare su questo tipo di giovani, il futuro di kosen-rufu in Italia non correrà alcun pericolo.
E se di solito ci si siede in sala accanto ai propri amici e conoscenti, se nei rari momenti liberi di un corso molto intenso si tende ad aggregarsi fra persone che già si conoscono fra loro, un momento particolarmente apprezzato è stato quello delle riunioni di scambio che si sono tenute la sera del sabato. Finalmente si sono trovate insieme in piccoli gruppi persone che nella maggior parte dei casi non si erano mai incontrate prima e che hanno potuto scoprire come l’unità di cui si era parlato durante le lezioni fosse possibile anche se si proviene da zone diverse d’Italia, con le proprie peculiari caratteristiche anche nel modo di svolgere l’attività buddista, se nel proprio cuore c’è il desiderio di condividere il desiderio del Budda.

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