37. In una serie di lettere al discepolo Shijo Kingo il Daishonin spiega l’atteggiamento per trionfare su qualsiasi difficoltà
SAITO: Nella persecuzione di Atsuhara i seguaci del Daishonin, di fronte alla brutale repressione da parte delle autorità, rimasero saldi nella fede fino alla fine, conseguendo una profonda vittoria in termini buddisti. In risposta al trionfo spirituale di quegli umili contadini il Daishonin iscrisse il Dai Gohonzon, il mezzo che consente a tutte le persone di ottenere l’illuminazione.
Ora vorremmo discutere, con l’aiuto di vari brani di Gosho, il concetto secondo cui «Buddismo è vincere o perdere»: la visione della pratica buddista come una lotta in cui dobbiamo trionfare su tutti gli ostacoli ed emergere vittoriosi.
IKEDA: È un tema che nel Gosho viene affrontato da varie angolazioni. Nella Grande guida del mondo il Daishonin lo esprime in sintesi: «La legge del Budda decide la vittoria o la sconfitta» (SND, 5, 113). Tsunesaburo Makiguchi, fondatore della Soka Gakkai, riteneva che in questo passaggio fosse contenuta «la vita della religione». Perciò cominciamo la nostra discussione di «Buddismo è vincere o perdere» proprio da questo brano del Gosho.
MORINAKA: Consentitemi di leggere l’inizio: «Dopo aver letto la tua lettera, mi sento sollevato come se finalmente fosse spuntato il giorno dopo una lunga notte, o come se fossi tornato a casa dopo un lungo viaggio. La legge del Budda decide la vittoria o la sconfitta, mentre la legge del re si basa su ricompense o punizioni. Per questa ragione un Budda ha il titolo di “grande guida del mondo”, il re è “colui che governa a suo arbitrio”» (SND, 5, 113).
SAITO: Non si conosce la data precisa di questa lettera indirizzata a Shijo Kingo, anche se dal contenuto potremmo collocarla attorno alla seconda metà del 1277. Circa nello stesso periodo Kingo aveva giurato al Daishonin che non avrebbe mai abbandonato la fede nel Sutra del Loto anche se il suo signore, Ema, lo avesse minacciato di privarlo di tutte le sue proprietà. Il Daishonin lodò la forte decisione del discepolo e [nel giugno 1277] compose in suo nome Lettera di petizione di Yorimoto (SND, 6, 139) in cui spiega in nome di Kingo come stavano veramente le cose al Signore di Ema.
IKEDA: Il brano che abbiamo appena letto sembrerebbe far pensare che Kingo avesse riferito sviluppi positivi della sua situazione, anche se [come si evince dalla conclusione del Gosho] il fatto che tenesse sempre pronta la petizione scritta dal Daishonin fa supporre che la situazione fosse ancora molto tesa e pericolosa. Possiamo immaginare che il Daishonin spieghi a Kingo che «Buddismo è vincere o perdere» per incoraggiarlo a fare di quel piccolo miglioramento il punto di partenza per una completa vittoria.
Il Buddismo è una lotta in cui si vince o si perde. Anche la vita è così. Non è eccessivo affermare che il Buddismo fu esposto per consentire a ogni persona di trionfare nella battaglia fondamentale che avviene nella vita, quella fra il Budda e le funzioni demoniache. Sconfiggeremo i demoni e otterremo l’illuminazione o cederemo a essi e condurremo una vita triste, vittime dell’oscurità e dell’illusione? Lo scopo fondamentale della pratica buddista è vincere questa battaglia primaria.
MORINAKA: Ciò spiega chiaramente il significato dell’affermazione del Daishonin: «La legge del Budda decide la vittoria o la sconfitta».
IKEDA: Il modo di vivere buddista considera ogni fase e aspetto della nostra esistenza come una battaglia che va combattuta e vinta. Questa è la realtà della nostra esistenza. Per chi affronta con impegno queste battaglie, tutto ciò che accade nella vita, anche a livello sociale, diventa parte della pratica buddista, cioè tutto concorda con il principio secondo cui «Buddismo è vincere o perdere».
SAITO: C’è un netto contrasto con l’altra parte dell’affermazione del Daishonin: «La legge del re si basa su ricompense o punizioni».
IKEDA: Nella società dei samurai all’epoca di Kingo, la vita di un vassallo era governata in larga misura dalle ricompense e dalle punizioni assegnate dal signore feudale. Però il Daishonin spiega a Kingo di non considerare le difficoltà che sta affrontando in termini di ricompensa o punizione secolare, bensì secondo il principio di «Buddismo è vincere o perdere», cioè in termini di fede.
SAITO: Incoraggia Kingo a vincere sulle avversità di quel momento facendo di tale principio il suo modello di vita.
IKEDA: Il secondo presidente della Soka Gakkai soleva spesso dire: «La società si occupa della reputazione. Il governo di ciò che è giusto o sbagliato. E il Buddismo riguarda la vittoria o la sconfitta».
Né le regole della società né quelle del governo sono sufficienti, perché non contengono il metro di paragone fondamentale, cioè se riusciamo o meno a trionfare sulle funzioni demoniache che cercano di spingerci verso l’infelicità. Questo non significa ovviamente che possiamo limitarci a ignorare tali regole. In realtà esse sono comprese in quella buddista (vincere o perdere). Quando facciamo emergere la nostra Buddità e dimostriamo la nostra forza di carattere, combattendo e vincendo sui demoni, in realtà soddisfiamo anche le norme sociali, in quanto ci facciamo una buona reputazione, siamo in grado di prendere decisioni sensate e di scegliere la linea di azione più adatta alla situazione in cui ci troviamo.
Il diciannovesimo capitolo del Sutra del Loto, I benefici del maestro della Legge, afferma che uno dei benefici che derivano dall’abbracciare il Sutra del Loto è la purificazione dei sei organi di senso: occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente. In particolare il beneficio della mente significa che i nostri pensieri e parole non devieranno dalla realtà, cioè si accorderanno con il Buddismo[ref]«Grazie alla purezza delle loro facoltà mentali udendo anche un solo verso o una frase [del sutra] avranno una perfetta conoscenza di un innumerevole e illimitato numero di principi… le dottrine che essi predicheranno saranno conformi al significato di principi e mai contrarie alla vera realtà. Se capitasse loro di esporre qualche testo del mondo secolare o di parlare di questioni di governo o di cose legate alla salute e alle condizioni di vita saranno sempre in accordo con la Legge corretta» (SDL, 19, 347-8).[/ref]. Anche questo beneficio deriva da un modo di vivere basato sul principio di «Buddismo è vincere o perdere».
Nel brano che stiamo discutendo, il Daishonin afferma: «Per questa ragione un Budda ha il titolo di “grande guida del mondo”» (SND, 5, 113). Grande guida del mondo è una persona che si impegna con coraggio nella realtà della vita e della società? Un Budda è qualcuno che, mentre combatte intrepido contro le funzioni demoniache e manifesta la forza vitale della Buddità, segue le regole e le leggi della società.
MORINAKA: In questo brano il Daishonin afferma che al contrario il re viene chiamato «colui che governa a suo arbitrio» (SND, 5, 113).
IKEDA: Si dice che il re «governa a suo arbitrio» perché domina le persone a suo piacimento con il potere della ricompensa e della punizione. Il Budda invece è la grande guida del mondo poiché vive correttamente nella società attraverso il potere dell’alto stato vitale che ha ottenuto grazie alla fede nella Legge mistica. Spiegando a Shijo Kingo, uno dei suoi discepoli più importanti che «Buddismo è vincere o perdere», il Daishonin ci insegna che i veri praticanti buddisti sono coloro che seguono l’esempio del Budda e vivono da «grandi guide del mondo».
MORINAKA: Nella stessa lettera il Daishonin corrobora la sua asserzione che «Buddismo è vincere o perdere» con alcuni esempi storici. Quando il Buddismo fu trasmesso dalla Cina al Giappone, coloro che si convertirono a esso prosperarono, mentre chi lo contrastò oppure mantenne la fede solo temporaneamente e poi divenne arrogante e commise azioni deplorevoli andò incontro alla rovina e a volte anche alla morte.
SAITO: Fra gli esempi di coloro che furono sconfitti in questa battaglia di fede il Daishonin cita anche due suoi discepoli che avevano abbandonato la fede: Sho-bo e Noto-bo (cfr. SND, 5, 121).
IKEDA: La fede conduce alla vittoria mentre la mancanza di fede e l’arroganza portano alla sconfitta. Buddismo è vincere o perdere, ma cosa esattamente ci permette di vincere? È il nostro cuore, la nostra mente. Tutto dipende dal fatto che il nostro cuore si trovi dalla parte della Legge corretta e non dell’errore. Quando il Daishonin afferma che il Buddismo riguarda la vittoria o la sconfitta sta riferendosi a questa lotta che avviene nel profondo del nostro cuore. Perciò dobbiamo guardarci severamente dal soccombere alla sfiducia e alle azioni sbagliate. La strada maestra per la vittoria sta nel mantenere una fede risoluta nella Legge mistica e un comportamento ragionevole, basato sulla fede.
SAITO: Nella stessa lettera il Daishonin scrive: «Il Buddismo è ragione e la ragione vincerà sul tuo signore» (SND, 5, 122).
IKEDA: La minaccia di privare Shijo Kingo della sua proprietà fu un’azione irragionevole da parte del signore di Ema, che si era fatto influenzare dalle calunnie che circolavano sul conto di Kingo. In base a una valutazione obiettiva dei fatti che vengono esposti nella Lettera di petizione di Yorimoto era chiaro che il signore di Ema stava sbagliando.
Il Buddismo è ragione. Perciò una persona onesta che pratica sinceramente il Buddismo alla fine vincerà senza alcun dubbio sulle iniquità perpetrate dai potenti. Ciò che determina questo risultato finale è la nostra forte fede. Tutto dipende dal nostro cuore. Perciò il Daishonin insegna a imparare dal triste esempio di quelli che hanno abbandonato la fede.
SAITO: Per questo, in molte lettere che scrisse a Shijo Kingo nello stesso periodo, lo esorta specificamente a vincere nel suo cuore.
IKEDA: «Buddismo è vincere o perdere» significa che dobbiamo avere la forza interiore e la presenza di spirito di fronteggiare qualsiasi difficoltà. Con uno spirito debole non saremo capaci di superare le funzioni demoniache né nella nostra vita né nel mondo che ci circonda.
«Un codardo non potrà mai ottenere risposta a nessuna delle sue preghiere» (SND, 4, 195). Sembra che il Daishonin ci stia incoraggiando con tutto il cuore: «Discepoli miei, non fatevi sconfiggere dalle furiose onde del mondo, dalle ignobili forze demoniache!» Lo stesso sentimento ispira anche la sua affermazione che niente supera la strategia del Sutra del Loto.
SAITO: Nella Strategia del Sutra del Loto il Daishonin scrive a Shijo Kingo: «Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra» (SND, 4, 195). E sottolinea il ruolo fondamentale del cuore affermando che «È il cuore che è importante»[ref] Nell’attuale versione italiana è reso con «Solo la fede è realmente importante» (SND, 4, 194).[/ref] (WND, 1000) e «Un codardo non potrà mai ottenere risposta a nessuna delle sue preghiere» (SND, 4, 195).
IKEDA: La fede nel Sutra del Loto non è un’astratta teoria ma deve metterci in grado di attingere concretamente alla saggezza pratica necessaria a vincere nella vita reale. Nello stesso Gosho il Daishonin esclama, rivolto a Shijo Kingo: «È stata una gioia per me sapere che la tua consueta prudenza e il tuo coraggio, così come la tua salda fede nel Sutra del Loto, ti hanno permesso di uscirne illeso» (SND, 4, 193).
MORINAKA: Egli scrisse queste parole dopo aver appreso che Kingo era uscito indenne da un’imboscata tesa dai suoi nemici.
IKEDA: Come suggerisce l’espressione «la tua consueta prudenza», il Daishonin aveva ripetutamente consigliato al suo discepolo di porre la massima attenzione alla propria sicurezza personale. Forse fu soltanto grazie ai frequenti ammonimenti che il Daishonin gli rivolgeva a riguardo, che Kingo prese veramente coscienza di quanto la sua vita fosse in grave pericolo. Il Daishonin spiega che Kingo era sopravvissuto senza ferite all’attacco dei suoi nemici perché aveva acquisito l’abitudine di essere prudente.
In questo brano il Daishonin loda anche il coraggio di Kingo, la sua audacia nel momento cruciale. Senza coraggio anche la saggezza più eccelsa o il colpo di genio più brillante sarebbero inutili. La base di tutto è una fede forte e salda. Solo grazie alla fede possiamo attingere all’illimitato potere della Legge mistica e manifestarlo nella nostra vita sotto forma di saggezza, coraggio, forza vitale e protezione da parte delle funzioni benevole dell’universo. Saggezza, coraggio e forte fede – sono questi secondo il Daishonin gli ingredienti fondamentali della vittoria.
Lo stesso Daishonin combatté con cuore di leone una battaglia dopo l’altra e ogni volta ne uscì vincitore. Una determinazione incrollabile stimola anche l’azione delle forze protettrici dell’universo. Scrive il Daishonin: «[Nonostante l’intervento personale del re Demone del sesto cielo] poiché le divinità celesti sono venute in mio aiuto sono sopravvissuto persino alla persecuzione di Tatsunokuchi e mi sono salvato da altre grandi persecuzioni» (GZ, 843).
MORINAKA: Mentre veniva condotto sul luogo in cui sarebbe stato giustiziato all’epoca della persecuzione di Tatsunokuchi (1271), la più grande delle prove che dovette affrontare, il Daishonin ammonì il Bodhisattva Hachiman [per non aver protetto il devoto del Sutra del Loto come aveva promesso]. Così facendo attivò personalmente gli dèi buddisti e si aprì la strada della vittoria.
IKEDA: Il Daishonin prosegue dicendo: «Oramai il Demone del sesto cielo deve essere completamente scoraggiato… I seguaci del Demone del sesto cielo sono ormai i 4.994.828 abitanti del Giappone e Nichiren ne ha sconfitto la maggior parte» (GZ, 843). Il Daishonin parla ripetutamente della battaglia fra il Budda e il demone e dichiara esplicitamente di averla vinta.
SAITO: Nelle persecuzioni che subirono Shijo Kingo e gli altri discepoli, e che poi culminarono nella persecuzione di Atsuhara, si iniziano a vedere i seguaci del Daishonin passare all’azione e vincere in base al principio «Buddismo è vincere o perdere». Tutti quei vittoriosi discepoli combatterono con lo stesso spirito e la stessa determinazione del Daishonin, mentre coloro che ne tradirono gli insegnamenti finirono per essere miseramente sconfitti.
MORINAKA: Nichiren Daishonin dichiara: «A meno che non si stabilisca che questo è l’insegnamento supremo, i disastri e le calamità non potranno cessare» (SND, 5, 81). Secondo il Daishonin l’unica soluzione alle tre calamità e ai sette disastri, fra cui le diffuse epidemie, è vincere l’oscurità fondamentale o ignoranza che ne è la causa, portando avanti la pratica del devoto del Sutra del Loto e manifestando il potere della Legge mistica nella società.
SAITO: Questo brano spiega che spetta ai devoti del Sutra del Loto condurre nella società la battaglia cruciale del Buddismo, in cui o si vince o si perde.
IKEDA: La nostra esistenza, la nostra vita quotidiana e la società sono tutte soggette a un incessante cambiamento e le cose possono cambiare in bene o in male, non c’è via di mezzo. Perciò la fede, la religione, è una battaglia spirituale in cui si vince o si perde, una battaglia che dobbiamo vincere. Come affermava Thomas Carlyle (1795-1881): «L’uomo è creato per combattere»[ref]Thomas Carlyle, Past and Present, New York University Press, 1965, pag. 191.[/ref].
C’è una famosa scena di un film di Charlie Chaplin, Luci della ribalta, in cui il personaggio interpretato da Chaplin, ormai anziano, incoraggia una giovane donna che ha perso ogni speranza a continuare a vivere. Le dice che è per la vita in quanto tale che deve lottare: «Pensa al potere che esiste nell’universo, che muove la terra e fa crescere gli alberi. Quello stesso potere è dentro di te, se soltanto avrai il coraggio e la volontà di usarlo!». La battaglia spirituale fra il bene e il male nel cuore di ogni persona diventerà sempre più importante per l’umanità. È per cambiare il destino degli uomini che noi della SGI lottiamo per sconfiggere l’ignoranza e coltivare la bontà che esiste da sempre in ogni persona.
(continua)