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Al mio futuro ci penso io - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:19

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Al mio futuro ci penso io

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Perché quando si pratica il Buddismo ci viene vietato di ricorrere a pratiche per la predizione del futuro come la cartomanzia e simili?

Anzitutto va precisato che nel Buddismo non esiste niente di “vietato”.
II Buddismo di Nichiren Daishonin si basa sull’assunto che ogni essere umano è un Budda e che, indipendentemente dalle sue condizioni di partenza, può, attraverso una pratica corretta, manifestare la sua Buddità così com’è. E, poiché fra le caratteristiche della Buddità c’è anche un’infinita saggezza, può arrivare a comprendere da solo ciò che per la sua vita va bene oppure no. Per questo l’unico “precetto” è quello di continuare a praticare fino all’ultimo momento della propria vita per continuare ad attingere sempre più al vasto serbatoio della propria natura di Budda.
Chiarito questo, vediamo perché viene fortemente sconsigliato di “fare o farsi fare” le carte o altre pratiche del genere.
Poichè si pratica il Buddismo per arricchire sempre di più la nostra vita e il nostro ambiente di benefici spirituali e materiali, di cui quello più grande è la manifestazione della Buddità, anche se non ci sono “divieti” sicuramente esistono azioni che contrastano con un atteggiamento corretto e che quindi ci impediscono di prendere benefici.
In Lettera ad Akimoto (SND, 9, 101) Nichiren Daishonin spiega l’inutilità di mescolare diversi insegnamenti dicendo che recitare Nam-myoho-renge-kyo e praticare altri insegnamenti inferiori (quelli, cioè, che non permettono a chiunque di manifestare lo stato vitale di Buddità) è come mischiare sassi con oro o immondizia con riso.
È abbastanza ovvio che se si seguono varie pratiche diverse contemporaneamente si crea soltanto una grande confusione nella propria testa.
Ma c’è di più. Il Buddismo spiega che l’ichinen, in parole povere quello che abbiamo nel cuore e nella mente in un determinato istante plasma la nostra vita, la fa diventare veramente così come la immaginiamo. Il potere dell’ichinen che poi è legato al principio di simultaneità di causa ed effetto è quello che fa sì che quando decidiamo con forza di realizzare un obiettivo apparentemente impossibile e poi manteniamo questa determinazione vediamo aprirsi davanti a noi strade impensate.
Per questo è così importante studiare il Buddismo perché è essenziale che nella nostra preghiera non si mescolino idee personali o distorte, altrimenti si rimane al punto di partenza. Dunque inquinare l’ichinen con altri insegnamenti è fortemente sconsiglibile perché non ci fa ricevere benefici. Nel Gosho Nichiren sostiene che è un’offesa a Nam-myoho-renge-kyo, cioè un’offesa alla nostra vita perché equivale a negare l’esistenza della nostra natura di Budda.
Nel caso delle carte – senza entrare nel merito del valore del mezzo in sé per orientare la propria vita o addirittura quella degli altri – questa “offesa” è piuttosto evidente. Convinzione di essere Budda significa che siamo noi a decidere cosa vogliamo che diventi la nostra vita, da questo momento in poi. Lo decidiamo quotidianamente nella cerimonia di Gongyo, e in ogni istante della giornata in cui scegliamo di affrontare i problemi che incontriamo con la convinzione di trasformarli in qualcosa di positivo per noi e per gli altri. Allora è un po’ contraddittorio che un Budda debba chiedere a un mazzo di carte come sarà la propria vita, perché sta a lui deciderlo. Come ribadisce Nichiren Daishonin nel Gosho: «Il Sutra Shinjikan afferma: “Se vuoi conoscere le cause del passato, guarda gli effetti del presente; se vuoi conoscere gli effetti del futuro, guarda le cause del presente”» (L’apertura degli occhi, SND, 1, 192).
Anche la risposta che si riceve dalla persona che sta leggendo le carte, può essere ulteriormente fuorviante. Se è il nostro ichinen presente che decide il corso della nostra vita è vero che l’ichinen può essere anche negativo. Dunque se ci hanno detto che qualcosa di brutto ci accadrà e noi ci crediamo fortemente, la nostra vita è capacissima di muoversi in modo che quella cosa si verifichi davvero. Fare le carte a qualcun altro, da buddisti, contrasta sicuramente con il significato del Gohonzon e con il motivo per cui si pratica. Si pratica non solo per diventare felici noi ma per insegnare anche agli altri il mezzo per diventarlo. E se noi, invece di offrire alle persone “la potente spada del Sutra del Loto” con cui autodeterminare la propria vita, diamo loro una risposta esterna basata sulle previsioni che un singolo individuo particolarmente sensibile ha tratto per loro estraendole da una serie di simboli disegnati sul cartoncino, non stiamo rendendo loro il miglior servizio possibile.

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