La felicità di cui parla Nichiren Daishonin, la “gioia senza limiti che deriva dalla legge” del Sutra del Loto non è qualcosa che si possa ricevere dall’esterno, ma possiamo conquistarcela ogni giorno, attraverso le vicissitudini della vita quotidiana, grazie al potere di Nam-myoho-renge-kyo
Viviamo in un’epoca turbolenta in cui praticamente ogni giorno vengono commessi crimini deplorevoli. Per favore state attenti a non farvi ingannare da individui disonesti e senza scrupoli e a non farvi coinvolgere in situazioni compromettenti che potrebbero danneggiare voi o gli altri. Sarebbe davvero una grande sfortuna. Ognuno di voi è un mio prezioso compagno di fede e non voglio che nessuno debba soffrire o avere rimpianti, perciò cerchiamo di proteggerci l’un l’altro e di ricordarci a vicenda di fare attenzione. Il Daishonin lodava Shijo Kingo per la sua «consueta prudenza» (SND, 4, 193). Facciamo in modo che le nostre esistenze siano basate sulla creazione di valore e recitiamo sempre per evitare gli incidenti, prevedendo in anticipo ogni eventualità e prendendo ogni precauzione necessaria.
Dalla sua fondazione la Soka Gakkai ha marciato incessante verso la realizzazione di kosen-rufu e lungo la strada è stata ripetutamente oggetto di persecuzioni simili a quelle descritte nel Sutra del Loto e nel Gosho. Eppure ha continuato a scrivere una meravigliosa storia di vittorie superando ogni attacco da parte dei tre ostacoli e quattro demoni. Per contro, tutti coloro che hanno tradito la Soka Gakkai e l’hanno avversata sono stati miseramente sconfitti in accordo con le profetiche parole del Daishonin: «Nell’attuale Ultimo giorno della Legge e in quelli passati, in un primo momento sembrò che i governanti e i sudditi che disprezzavano i devoti del Sutra del Loto non subissero punizioni, ma alla fine tutti finirono tragicamente» (WND, 997).
Mentre si celebra il 3 maggio in questo glorioso anno che segna il settantacinquesimo anniversario della nostra fondazione, posso dire con orgoglio che la Soka Gakkai ha vinto su tutto.
Qualcuno ha redatto un resoconto dettagliato di tutti gli attacchi ingiustificati e privi di fondamento che la Soka Gakkai ha subito fino a oggi. Il primo di questi fu la persecuzione da parte delle autorità militariste giapponesi durante la Seconda guerra mondiale. A quell’epoca il clero della Nichiren Shoshu, temendo di porsi in contrasto con le autorità, accettò il talismano shintoista che il governo chiedeva di venerare a tutti i giapponesi, tradendo così il cuore stesso della dottrina del Daishonin. Ma il primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, non volle accettare alcun compromesso in materia di fede né commettere un’offesa alla Legge. Anzi, fermamente deciso a proteggere il Buddismo del Daishonin, sostenne con calore che era un’occasione perfetta per fare rimostranza ai governanti della nazione. Di conseguenza fu imprigionato e così il suo discepolo Josei Toda, che sarebbe in seguito diventato il secondo presidente della Soka Gakkai. Makiguchi rimase fedele alle proprie convinzioni sino alla fine e, persino durante l’interrogatorio in carcere, dichiarò che chiunque perseguitasse il Buddismo del Daishonin stava commettendo un’offesa alla Legge buddista e la nazione che permetteva che ciò accadesse era destinata alla rovina.
[Durante l’interrogatorio Makiguchi citò un brano del sutra a cui si fa riferimento nel trattato Adottare la dottrina corretta per la pace nel paese e disse: «Il Daishonin afferma che se le persone vedono distruggere la dottrina buddista e rimangono a guardare senza far niente, il paese sarà colpito da lotte intestine, rivolte, carestie, epidemie e altri disastri e infine andrà incontro alla rovina». E aggiunse: «L’insegnamento principale del Sutra del Loto è la legge fondamentale dell’intero universo, assolutamente immutabile ed eterna attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro… Perciò agire contro questa legge è sbagliato sia per l’umanità che per qualsiasi nazione e coloro che lo fanno otterranno una retribuzione diretta secondo il principio di causa ed effetto», n.d.t.].
Alla fine il popolo giapponese dovette affrontare le atroci sofferenze della guerra e la nazione fu sconfitta, una dimostrazione inconfutabile della veridicità dell’affermazione di Makiguchi. I militaristi giapponesi che imprigionarono Makiguchi invasero anche la Cina e la Corea, paesi verso i quali il Giappone aveva un enorme debito culturale, facendo precipitare tutta la popolazione dell’Asia nell’abisso dell’infelicità e del dolore. Non dobbiamo mai dimenticare il grave errore che commise il Giappone e dobbiamo far sì che non si ripeta mai più. Toda ereditò lo spirito pacifista del suo mèntore Makiguchi e la diffusione della pace e dell’amicizia in Asia e in tutto il mondo è la missione eterna della Soka Gakkai.
Oggi festeggiamo anche la giornata delle madri della Soka Gakkai e vorrei esprimere il mio più caloroso apprezzamento per gli sforzi quotidiani di tutti i membri della Divisione donne, che sono le madri di kosen-rufu. Spero che i membri della Divisione uomini e giovani uomini trattino le nostre donne con il massimo rispetto; sono specialmente loro che fanno progredire kosen-rufu con dedizione instancabile, recitando con costanza e diligenza Daimoku e sforzandosi di parlare agli altri del nostro movimento.
Il Daishonin scrive: «Il Giappone è il paese delle donne, infatti le isole che lo compongono furono create dalla dea del Sole, Amaterasu Omikami» (GZ, 1188). Questa frase riflette la massima considerazione che il Daishonin aveva delle donne che abbracciano la Legge mistica. Il rispetto per le donne è lo spirito del Daishonin e del Sutra del Loto. In genere qualsiasi gruppo, organizzazione o ambito in cui le donne hanno un ruolo attivo fiorisce. È una chiara tendenza della nostra epoca. Anche nella Soka Gakkai notiamo che le aree del nostro movimento che dimostrano maggior progresso e crescita sono quelle in cui si osserva una robusta crescita dei membri della Divisione donne e giovani donne. Vorrei donare con tutto il cuore a ognuna di queste nobili madri di kosen-rufu una medaglia d’onore per il loro notevole impegno e per i risultati che hanno conseguito.
Vorrei ringraziare anche i membri della Divisione artisti che oggi sono qui con noi nonostante i loro numerosi impegni. Spero che tutti riusciate a dare un’espressione piena e vibrante della vostra arte sul palcoscenico della vostra specifica missione. L’arte non è qualcosa di esterno, non è una questione di forma o di apparenza; è espressione dello spirito interiore e ciò che fa un grande artista è uno spirito luminoso e splendente. È vero, si può anche giudicare un artista in termini di fama e popolarità ma il Buddismo considera l’arte da una prospettiva totalmente diversa. L’arte di chi abbraccia la Legge mistica è profondamente intrisa di tale spirito profondo e per questo egli potrà sicuramente brillare come il più meraviglioso degli artisti.
In una lettera di incoraggiamento a Shijo Kingo che, dopo aver cercato di insegnare il Buddismo del Daishonin al suo signore, aveva perso i favori di quest’ultimo e si era attirato anche l’inimicizia degli altri samurai, il Daishonin scrive: «Soffri per quel che c’è da soffrire e gioisci per quello che c’è da gioire. Considera entrambe, sofferenza e gioia, come fatti della vita e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo qualunque cosa accada. In questo modo sperimenterai una gioia illimitata derivante dalla Legge. Rafforza la tua fede più che mai» (SND, 4, 157-158). Ci sono momenti in cui la vita sembra una successione interminabile di dolori e sofferenza. Ma, così come i bei tempi non durano per sempre, lo stesso vale anche per i brutti periodi: la vita è una miscela di buono e cattivo, di sofferenza e di gioia. A volte si vince, a volte si perde. Sia la sofferenza che la gioia sono parte dell’esistenza, questa è la realtà della vita. Per questo il Daishonin ci spiega che dovremmo continuare a recitare Daimoku, nella sofferenza come nella gioia, senza negare i nostri sentimenti. Se lo facciamo riusciremo a ottenere una condizione di suprema felicità grazie alla saggezza e al potere della Legge mistica e condurremo una vita in cui niente potrà sconfiggerci.
Il Daishonin usa l’espressione: «Sperimenterai una gioia illimitata derivante dalla Legge». “Sperimentare” qui significa che noi stessi otterremo e assaporeremo questa gioia. Dipende tutto da noi, non dagli altri. La gioia della Legge non è qualcosa che qualcuno ci possa dare, né che possiamo ricevere dagli altri. Creare la propria felicità e sperimentarla personalmente, sviluppare la forza interiore e la capacità di godere serenamente la vita indipendentemente dai suoi alti e bassi: questo significa «sperimentare una gioia illimitata derivante dalla Legge». E questa condizione vitale ci è garantita dal potere di Nam-myoho-renge-kyo. Perciò non abbiamo bisogno di paragonarci agli altri. Dobbiamo semplicemente vivere nella maniera che riteniamo più naturale, basandoci sul Gohonzon.
È importante anche fare attenzione alla salute e avere uno scopo nella vita, coltivando al tempo stesso relazioni positive e armoniose con le persone che ci circondano. Se si fa di tutto per avere un atteggiamento amichevole nei confronti delle altre persone diventeremo naturalmente persone attraenti che gli altri ammirano e desiderano conoscere. La Legge mistica vi permette di tirar fuori tutte le vostre potenzialità e, quando questo accade, potete andare ovunque e affrontare qualsiasi cosa. Scoprirete la libertà di fare tutto ciò che serve senza però permettere alle difficoltà minori o alle vicissitudini della vita di turbarvi e sviarvi e vivrete un’esistenza pienamente realizzata e di profonda soddisfazione, senza rimpianti. Questo è un segno di vera vittoria nella vita.
Una volta Toda disse: «L’Ultimo giorno della Legge brulica di gente che nutre credenze false e segue dottrine errate. Ciò rende difficile alle persone di quest’epoca accettare il corretto insegnamento del Buddismo. Il Daishonin citava ripetutamente l’ammonimento del Sutra del Loto secondo cui il sutra stesso “dovrà fronteggiare molta ostilità e sarà difficile credervi” (SDL, 14, 271). Quando si ha a che fare con le persone fuorviate dell’Ultimo giorno dobbiamo agire in base al seguente ammonimento: “Se una persona è amica di un’altra ma manca della compassione per correggerla, nella realtà è un suo nemico” (SND, 1, 207). Dobbiamo avere il coraggio di parlare apertamente per liberare le persone dall’illusione».
Nel Sutra del Loto si afferma: «[Il Sutra del Loto] dovrà fronteggiare molta ostilità e sarà difficile credervi»; «ci malediranno e parleranno male di noi» (SDL, 13, 253); «poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?» (SDL, 10, 212). Shakyamuni dichiara che il Sutra del Loto è l’insegnamento supremo ma, a causa dell’ostilità che incontra nella società risulta difficile da credere per le persone. E il sutra stesso afferma che coloro che cercano di diffondere l’insegnamento corretto nell’Ultimo giorno saranno maledetti, insultati e soggetti a odio e gelosia ancora maggiore dei praticanti all’epoca di Shakyamuni. Perciò Toda ci esortava ad avanzare con coraggio sia nella vita che nella fede.
Attualmente una rappresentanza della SGI si trova in India per ricevere a mio nome il Premio dell’Unità di Mahavir e Mahatma. [Il premio viene conferito dalla Times Foundation, uno dei maggiori gruppi editoriali e televisivi indiani che pubblica il quotidiano The Times of India, a individui che possano rappresentare per le nuove generazioni un modello di umanità a cui ispirarsi, un ponte per unire il mondo attraverso la pace e l’armonia sociale. Il presidente della SGI è stata l’unica personalità straniera fra i dieci assegnatari del premio, n.d.t.]
Come testimonianza del mio profondo rispetto per l’India vorrei citarvi queste parole che il Mahatma Gandhi pronunciò davanti a un gruppo di ministri di governo appena nominati: «State attenti al potere, il potere corrompe. Non fatevi intrappolare dalla sua pompa e dal suo sfarzo. Ricordatevi che avete assunto questa carica per servire i poveri dei villaggi indiani». Ciò che dice Gandhi è assai vero. Il potere ha un aspetto demoniaco. Cedendo alle tentazioni del potere le persone diventano corrotte e perdono la loro integrità. Per questo Gandhi ci esorta a stare in guardia. Egli era acutamente consapevole dell’insidiosa natura del potere. È compito dei cittadini sorvegliare attentamente chi ricopre cariche pubbliche o esercita qualche tipo di autorità. In pratica Gandhi sta dicendo: «Il vero dovere dei leader è servire il popolo, non dimenticatelo!». Le sue parole sono una guida senza tempo per tutti i responsabili di ogni luogo.
Come si vive una vita senza rimpianti? Nel suo capolavoro, Faust, Goethe scrive: «La fama è niente, l’atto è tutto»; per noi “l’atto” significa agire per kosen-rufu. È questa la chiave di tutto. Anche recitare Gongyo e Daimoku è una forma di azione, così come dialogare con gli altri. Sono tutte manifestazioni della nostra fede. Ci sono persone che godono di fama e celebrità ma se non creano niente che abbia valore o contribuisca alla società e alla felicità degli altri, in realtà non sono minimamente da ammirare. D’altro canto ci sono persone che lavorano silenziosamente e invisibilmente per il benessere degli altri e il miglioramento della società. Sono queste persone che brillano di vera grandezza umana.
Nel novembre 1985 ebbi occasione di incontrare a Tokyo il defunto primo ministro Indiano Rajiv Gandhi. Era un uomo giovanile e attraente e un meraviglioso essere umano. Dopo il nostro dialogo disse che era felice di avere incontrato un “giapponese autentico”. Il suo assassinio fu una terribile tragedia e continuo a coltivare legami d’amicizia con la sua vedova Sonia Gandhi, la figlia Pryanka e il figlio Rahul. Una volta Rajiv Gandhi osservò che quando la coscienza del popolo si risveglia esso caccerà tutti i funzionari governativi corrotti. Le persone risvegliate sono la chiave. Il potere esterno e le autorità cercano di controllare la persone dal di fuori ma il Buddismo è diverso: esso fa risplendere il nostro spirito e ci permette di attingere al potere infinito e alle potenzialità che risiedono nelle nostre vite.
Creiamo con coraggio un ventunesimo secolo in cui verità e giustizia prevalgano grazie a un sodalizio di persone risvegliate.
Il famoso umanista olandese Desiderius Erasmus considerato un precursore della moderna filosofia di pace fu anche un grande riformatore religioso. Egli ammoniva che «la cattiva conversazione inquina la mente e le cattive letture non sono da meno». Il filosofo non sta dicendo che conversare è male ma sta mettendo in guardia nei confronti della cattiva conversazione. Anche Toda soleva stigmatizzare severamente le cattive letture che possono avvelenare la mente e sviare le persone. Niente può essere più stupido o rovinoso.
Una volta Toda disse: «Alla fin fine, il Buddismo è una battaglia in cui si vince o si perde e il Buddismo autentico significa impegnarsi con tutto il cuore nella lotta nell’ambito della società». Il Buddismo è una battaglia per la vittoria, la vita è una battaglia per la vittoria. O vinciamo o perdiamo. Per favore non fatevi sconfiggere. Le battaglie che combattete nel vostro lavoro, nella vostra professione, o negli affari sono senza dubbio aspetti di quella lotta nell’ambito della società di cui parlava Toda. Toda proseguì: «Per essere veri discepoli del Daishonin, veri rivoluzionari, occorre mettere in pratica il Buddismo nella società e sforzarci al massimo per il benessere degli altri, del nostro paese e del mondo. È per questo che esiste la Soka Gakkai». Il Buddismo esiste nella società, non nei templi o negli eremi. Il vero spirito buddista è andare fra le persone come noi che soffrono e cercare di aiutarle. È agire coraggiosamente per migliorare la società. Limitarsi a rimanere seduti in qualche tempio separato dal resto del mondo e vivere delle offerte degli altri senza fare alcuno sforzo per liberare le persone dalla sofferenza non è Buddismo.
[Il Sutra del Loto così descrive i falsi santi arroganti – il terzo e il più formidabile dei tre potenti nemici – che perseguitano i praticanti del sutra: «Oppure vi saranno monaci che vivono nelle foreste, eremiti vestiti di stracci rattoppati … avidi di vantaggi materiali e sostegni, predicheranno la Legge ai laici vestiti di abiti bianchi» (SDL, 13, 253)].
Dobbiamo vincere, per la verità, per la giustizia e per la nostra felicità. I “veri rivoluzionari” di cui parla Toda sono quelli che combattono per refutare il falso e rivelare il vero per kosen-rufu. Sono questi i veri discepoli del Daishonin. La Soka Gakkai ha un legame diretto con il Daishonin e avanza lungo il corretto sentiero della fede, esattamente come egli ha insegnato. Questo è il supremo sentiero per un essere umano e, in termini di filosofia e Buddismo, è il supremo sentiero dei campioni. Fieri di camminare su questo sentiero facciamo sì che la nostra vita risplenda di completa vittoria.
Il Mahatma Gandhi diceva che «più alta è la nostra posizione nella società, maggiore è la responsabilità». Sfortunatamente troppe persone che detengono alte cariche finiscono per diventare arroganti ed egoiste. Se un membro della nostra organizzazione sale a una carica pubblica o raggiunge una posizione elevata nella società e per questo si monta la testa e inizia a denigrare la Gakkai dovremmo rimproverarlo severamente. Diceva anche: «Se dovessimo raggiungere una carica elevata non dovremmo mai vantarcene pensando di essere superiori o guardare dall’alto in basso coloro che hanno un grado inferiore. Dobbiamo lavorare sodo quanto loro». Spero che vi imprimerete bene in mente queste parole.
Makiguchi scriveva: «Le persone di piccolo bene sono gelose di quelle di grande bene e godono nel farsi lodare dalla folla ignorante». Gioire delle lodi della folla ignorante significa essere interessati solo alla popolarità e all’approvazione degli altri. Le persone di piccolo bene, anche se direttamente non fanno nulla di male, sono prive del coraggio di combattere contro il male. Sono persone egocentriche interessate soltanto al proprio meschino guadagno o tornaconto personale. Un grande bene implica una lotta contro il grande male. Percorriamo coraggiosamente il sentiero del grande bene per tutta la nostra vita.
Nell’editoriale del nuovo anno pubblicato sull’edizione del Daibyakurenge, rivista di studio della Soka Gakkai, del gennaio 1958, Toda scrisse [pochi mesi prima di morire, n.d.t.]: «Ripetete a voi stessi giorno e notte le parole del Daishonin “Non trascorrete questa vita invano o avrete dei rimpianti per i prossimi diecimila anni” (SND, 6, 96) e sforzatevi con una fede che cresce ogni giorno di più, ogni mese di più, ogni anno di più. È questa la chiave per realizzare i nostri scopi nell’anno a venire e per tutta la nostra vita. Prima, prendete una salda decisione. E, quando lo avrete fatto, mettetevi in moto con coraggio».
Il 3 maggio segna un nuovo inizio. Rinnovando le nostre determinazioni facciamo in modo che sia una fresca e coraggiosa partenza, con i giovani che mirano al 3 maggio del prossimo anno. Anni fa, durante gli incontri di allenamento dei giovani uomini del gruppo Suiko-kai, custodendo in cuore questa guida del mio defunto maestro, mi appellai così ai convenuti: «Infondete coraggio nella vostra vita e unitevi a me per raggiungere la vittoria in questa grande battaglia, per kosen-rufu e per la Soka Gakkai!». I giovani sono la forza più potente per la costruzione di una solida strada verso la vittoria duratura. Questa era la conclusione di Toda.
Vorrei ora citarvi alcune parole di una famoso educatore ed economista agrario giapponese, Inazo Nitobe. Per un certo periodo fu sottosegretario della Lega della Nazioni, l’antesignana dell’ONU. Era un uomo di livello internazionale che coltivava buone relazioni con Makiguchi al quale scrisse la prefazione di L’educazione creativa, a testimonianza della grande stima che Makiguchi riscuoteva come studioso fra i pensatori del suo tempo. Nitobe scrisse, con un monito che si applica ugualmente alla società giapponese odierna, che forse nessun paese dà più libertà ai calunniatori del Giappone, dove migliaia di loro si guadagnano da vivere diffamando i cittadini rispettabili, incitando al linciaggio morale e a ulteriori calunnie.
Nel cuore di un’aspra lotta, una volta, l’eroe dell’indipendenza cubana José Martì scrisse un appassionato appello sul quotidiano che pubblicava: «In ogni campo il valore si riunisce e offre se stesso. Il tempo è giunto. Bandite la codardia e la ristrettezza mentale!». Martì superò personalmente numerosi ostacoli e difficoltà, si battè coraggiosamente e liberò il suo paese dalla dominazione coloniale. In ogni tempo e luogo è sempre un singolo coraggioso individuo che fa la differenza. Martì disse inoltre che quando si hanno da compiere grandi imprese non bisogna perdere tempo. Kosen-rufu è la più grande di tutte le imprese e ciascuno di voi si è accollato l’importante responsabilità di farlo diventare realtà. So che voi tutti vi state sforzando con valore nei vostri rispettivi compiti e nella vostra particolare missione per realizzare proprio questo.
Adesso è il tempo, se mancate questa opportunità sarete voi a subire una perdita. Più il tempo passa, più rimpiangerete di non aver colto appieno l’attimo quando potevate farlo. Per favore, non perdete l’occasione che avete davanti. Adesso è il tempo. Spero che comprenderete l’importanza cruciale di questo momento presente, sia per l’eterno futuro di kosen-rufu che per la vostra eterna vittoria.
In Sulla profezia del Budda il Daishonin scrive: «La luna appare a ovest e gradualmente risplende verso est, mentre il sole sorge a est e proietta i suoi raggi verso ovest. Lo stesso è vero per il Buddismo. Nel Primo e nel Medio giorno della Legge si diffuse verso est, ma nell’Ultimo giorno si propagherà da est verso ovest» (SND, 4, 27-28). Il Buddismo nacque in India e viaggiando verso est raggiunse la Cina, la penisola coreana e il Giappone. Al contrario la Legge mistica di Nam-myoho-renge-kyo, il Buddismo del sole di Nichiren Daishonin, viaggerà verso ovest, dal Giappone all’India e al resto del mondo. Questo brano è la famosa profezia del Daishonin della trasmissione del Buddismo verso ovest. Il Daishonin scrisse Sulla profezia del Budda nel quinto mese intercalare del 1273, mentre si trovava in esilio sull’isola di Sado. Nel pieno di una persecuzione terribile che metteva in pericolo la sua stessa vita, il Daishonin mise per iscritto, con fiducia e decisione, la sua incrollabile convinzione che kosen-rufu mondiale, cioè l’ampia propagazione della Legge mistica in tutto il mondo, sarebbe stato realizzato. E la Soka Gakkai, decisa a far sì che la predizione del Daishonin divenga realtà, si è impegnata con lo stesso spirito trionfando su tutti gli assalti dei tre potenti nemici.
Nel 1952 Toda espresse in questa poesia il suo voto di realizzare kosen-rufu in Asia e nel resto del mondo:
Adesso, mettiamoci in viaggio
con cuore esultante,
per diffondere la Legge mistica
fino ai più remoti angoli
dell’India.
Questa poesia fu esposta su un grande stendardo nell’Auditorum della Nihon University, il 3 maggio 1960, in occasione della mia nomina a terzo presidente della Soka Gakkai. Accadde quarantacinque anni fa.
Come ho detto in precedenza, mi hanno recentemente conferito il premio dell’Unità di Mahavir e Mahatma, un’onorificenza che porta il nome di due giganti spirituali indiani. Lo accetto come discepolo di Toda e rappresentante dei nostri membri di tutto il mondo. È curioso che il giorno della premiazione, il 20 aprile, sia l’anniversario della cerimonia funebre che la Soka Gakkai tenne nel 1958 per Toda. È anche la data della fondazione, nel 1951, del Seikyo Shimbun, il quotidiano della Soka Gakkai, che sia io che Toda consideravamo la nostra vita. Voglio dedicare insieme a voi questo significativo riconoscimento, conferitomi in un giorno così speciale, a Josei Toda come simbolo della vittoria di maestro e discepolo. E vorrei dividerlo anche con i nostri “eroi senza corona” che consegnano il Seikyo Shimbun e con tutti coloro che negli anni hanno sostenuto questo quotidiano.
In mezzo a una grave persecuzione, il Daishonin scriveva serenamente: «Per quanto la gente possa odiarmi, non può cambiare la realtà della mia Illuminazione» (WND, 384. Ne Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, pag. 232 viene tradotto con: «Per quanto la gente possa odiare Nichiren, niente può influenzare la sua convinzione interiore»). Stava dichiarando che nemmeno i più feroci attacchi o la peggiore ostilità nei suoi confronti avrebbe potuto scuotere la sua robusta condizione vitale di Budda dell’Ultimo giorno della Legge. Allo stesso modo per quanto le persone possano invidiare o odiare la Soka Gakkai, un’organizzazione che è direttamente legata al Daishonin, non ci possono minimamente influenzare. Pur avendo sperimentato grandi persecuzioni, come quelle predette nel Sutra del Loto, la Soka Gakkai non è stata affatto scossa, anzi questi attacchi non hanno fatto altro che renderci più forti e più vincenti.
In numerose occasioni, all’approssimarsi del 3 maggio, mi sono ritrovato solo di fronte a una tempesta di persecuzioni, cercando di reggerne l’urto e proteggere la Gakkai con la mia vita. Ma ho sempre vinto. E ora, mentre celebriamo il 3 maggio, nell’anno in cui cade il nostro 75° anniversario, tanti importanti personaggi mondiali ci mandano gli auguri. Insieme ai miei amati compagni di fede ho aperto la porte di una nuova epoca. Noi della Soka Gakkai abbiamo vinto grazie a una fede dedita a kosen-rufu e praticando esattamente come ha insegnato il Daishonin.
Abbiamo vinto attraverso la fede basata sulla non-dualità di maestro e discepolo. Abbiamo vinto attraverso la fede impegnata a refutare il falso e rivelare il vero. Abbiamo vinto attraverso la fede basata sull’unità di diversi corpi stessa mente. Abbiamo vinto attraverso una fede sorretta da coraggiosi e vigorosi sforzi.
Di recente sono venuti in Giappone due studiosi europei, Karel Dobbelaere e Lilian Voyé, marito e moglie, entrambi ex presidenti della Società internazionale per la sociologia della religione (SISR). Dobbelaere è stato invitato dall’Istituto di Filosofia orientale, affiliato alla Soka Gakkai, a tenere una conferenza in uno dei suoi seminari su “Soka Gakkai in un mondo globalizzato”. Dobbelaere ha enumerato diverse ragioni per la diffusione globale della SGI. Anzitutto, ha detto, la SGI insegna un metodo profondo per assumere il controllo della propria vita e ciò al giorno d’oggi la rende una religione estremamente attrattiva per molte persone. La SGI ha una filosofia di rivoluzione umana basata sul Buddismo e offre numerose forme concrete di attività religiosa, a partire dalle riunioni di discussione. Inoltre dà alle persone uno specchio in cui esaminare se stessi e un metodo per trasformare le proprie attuali circostanze. Lo studioso ha inoltre osservato che con il mutamento di valori che sta avendo luogo nella società, sempre più persone stanno riflettendo sul problema della vita e della morte e, con il crescente interesse nei confronti della fede in una potenza o energia superiore, le condizioni stanno diventando sempre più favorevoli a una risposta positiva alla filosofia della vita buddista.
Nessuno, per quanto ricco o potente, può sfuggire alle sofferenze inesorabili di nascita, invecchiamento, malattia e morte. Ma, quando allineiamo le nostre vite con la Legge mistica, l’eterna Legge dell’universo, possiamo superare queste sofferenze e ottenere una condizione vitale di suprema gioia, permeata dalle quattro nobili virtù di eternità, felicità, vero io e purezza. Come praticanti del Buddismo di Nichiren Daishonin voi tutti siete grandi filosofi all’avanguardia che avanzano fieri. Dobbelaere ha dato ottimi voti alla SGI anche per i suoi contributi globali alla pace, alla cultura e all’educazione: «La Soka Gakkai, come religione, è una forza trainante importante per la promozione della pace e dello sviluppo sostenibile». Questo è il punto di vista di un importante studioso internazionale.
Novant’anni fa, il 21 aprile 1915, il Mahatma Gandhi si rivolse a un gruppo di persone convenute per ringraziarlo e applaudirlo per la vittoriosa battaglia per l’abolizione delle leggi che discriminavano gli indiani residenti in Sudafrica, e attribuì il merito del suo successo anzitutto al suo maestro: «Se c’è qualcosa che noi [mia moglie e io] abbiamo meritato, come è stato detto nel bellissimo discorso che ci avete rivolto, vorrei deporla ai piedi del mio maestro che ha ispirato il mio operato per tutto questo tempo in esilio in Sudafrica». Poi proseguì rendendo onore alle persone comuni, uomini e donne che avevano lottato al suo fianco contro l’ingiustizia: «È la gente semplice, che ha lavorato sodo ispirata dalla fede, senza aspettarsi la minima ricompensa, che mi ha ispirato, che mi ha tenuto al giusto livello, che mi ha indotto con il suo grande sacrificio, con la sua grande fede […] a fare il lavoro che ho potuto fare». I bei legami umani risplendono in eterno. Non dobbiamo mai diventare persone ingrate nei confronti del proprio maestro, che dimenticano di nutrire apprezzamento per gli altri e tradiscono la fiducia dei loro compagni.
In Lettera ai fratelli, indirizzata a Ikegami Munenaka e al suo fratello minore Munenaga, il cui padre aveva diseredato il fratello maggiore a causa della sua fede nel Buddismo del Daishonin, questi scrive: «Tra coloro che hanno creduto per primi, molti poi hanno abbandonato la fede per paura della società. Tra queste persone ci sono alcuni che mi criticano più accanitamente di quelli che mi calunniarono sin dal principio» (SND, 4, 121). I discepoli che tradiscono sono forse ancor peggio dei nemici che attaccano dall’esterno. Anche durante la vita del Daishonin ci furono persone di questo tipo e il Daishonin esortava i discepoli a combatterle, paragonandole a parassiti nelle viscere del leone che ne divorano il corpo dall’interno. Nikko Shonin seguì alla lettera questa indicazione del Daishonin e denunciò con vigore i cinque preti anziani che avevano tradito il maestro dopo la sua morte.
Nella stessa lettera il Daishonin incoraggia i fratelli Ikegami che perseverarono con tenacia nella loro fede: «Qualunque difficoltà possa sorgere, considerala passeggera come un sogno e pensa solo al Sutra del Loto» (SND, 4, 121). Per tutta la vita i due fratelli mantennero questo atteggiamento che potremmo definire l’essenza stessa degli insegnamenti del Daishonin. Infine il padre, che si era opposto alla loro fede per due decenni, fu conquistato dal loro esempio e si convertì anch’egli al Buddismo del Daishonin. Con questa vittoria, conseguita anche grazie al sostegno e all’incoraggiamento del Daishonin, i fratelli Ikegami diedero una splendida prova concreta della loro fede.
Durante la vita di Shakyamuni, le donne svolgevano un ruolo attivo nella comunità buddista come oggi nella Soka Gakkai. La regina Shrimala, seguace di Shakyamuni, per esempio, fece un voto al Budda e si dedicò ad alleviare le sofferenze e le sfortune che affliggevano la società del suo tempo. La regina Shrimala era chiamata la donna dal “ruggito di leone” per i suoi coraggiosi discorsi con cui incoraggiava gli altri e denunciava il male e l’ingiustizia. In lei vediamo rispecchiati i nostri membri della Divisione donne e giovani donne. È proprio vero che «la voce compie l’opera del Budda» (GZ, 708). Il Sutra del Nirvana dice che il ruggito del leone ha molti poteri fra cui quello di sconfiggere coloro che fingono di essere leoni; il potere di rimproverare i corrotti, di dissolvere la paura, di accrescere la maestà e la forza dei suoi seguaci. Un coraggioso ruggito del leone può sconfiggere il male ed espandere il potere e l’influenza del bene. Niente è più potente del coraggioso ruggito del leone di un singolo individuo.
Il Daishonin afferma: «I calunniatori sono come sciacalli ululanti, ma i seguaci di Nichiren sono come leoni ruggenti» (SND, 4, 188). In perfetto accordo con questo brano, la Soka Gakkai, con me a capo, ha vinto in ogni scontro verbale, dal Dibattito di Otaru all’Incidente del sindacato dei minatori di carbone di Yubari in poi, trionfando con il risonante ruggito del leone. Il Daishonin dice che il termine “ruggito del leone” si riferisce a maestro e discepolo che recitano all’unisono e insieme propagano Nam-myoho-renge-kyo.
[La raccolta degli insegnamenti orali afferma: «Il primo shi della parola shishi, o “leone” (che significa “maestro”) è la Legge meravigliosa che viene trasmessa dal maestro. Il secondo shi (che significa “figlio”) è la Legge meravigliosa com’è ricevuta dal discepolo. Il “ruggito” è il suono del maestro e del discepolo che recitano all’unisono» (OTT, 111)].
È tempo di difendere a gran voce la verità e la giustizia. Chiedo ai giovani di diventare leoni che conseguono brillanti vittorie, una dopo l’altra, e che parlano con vigore, impegnandosi con tutto il cuore. Viviamo in un’epoca tormentata e, per vincere, dobbiamo impegnarci e perseverare. L’arroganza e il lassismo condurranno alla rovina. Dobbiamo avere saggezza e discernimento, occhi e orecchie aperte e fare attenzione a tutto. Prendiamoci cura della nostra salute, sosteniamoci e incoraggiamoci l’un l’altro e sfidiamoci con energia. Avanziamo dinamicamente come una grande ruota che gira. Avanziamo verso la vittoria con luminosa speranza e morale alto!