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Ikeda diventa terzo presidente - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:10

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    Ikeda diventa terzo presidente

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    Un giovane per kosen-rufu

    Dopo la morte di Toda, molti al di fuori della Soka Gakkai cominciarono a credere (e in qualche caso a sperare) che l’organizzazione si sarebbe avviata verso un inesorabile declino. Sembrava che la Gakkai potesse perdere l’inarrestabile forza che l’aveva contraddistinta negli anni precedenti e i membri, oltre al dolore per la scomparsa del loro maestro, erano preoccupati per gli sviluppi futuri.
    Dopo la morte del secondo presidente, la responsabilità direttiva si era concentrata sulle spalle dell’allora direttore generale il quale, però, sapeva bene che non spettava a lui la missione di guidare la Gakkai. L’organizzazione era cresciuta enormemente rispetto al dopoguerra: ormai contava più di ottocentomila membri e, seguendo le indicazioni di Toda, stava per confrontarsi al di fuori del Giappone. Al leader dell’organizzazione non era più richiesta solo una forte fede, ma anche la capacità di stare al passo con i tempi e di fare progetti su vasta scala e a lungo termine: tutti i maggiori responsabili sapevano che, la persona che Toda per anni aveva istruito e che riteneva più adatta per rivestire questo ruolo, era Daisaku Ikeda.
    Dopo la morte di Toda, Ikeda era stato nominato amministratore generale e si era gettato a capofitto nella direzione delle attività della Gakkai. Grazie ai suoi sforzi, l’organizzazione non risentì della perdita del suo presidente e continuò a registrare progressi. Sebbene molti gli chiedessero di assumere prima possibile la carica di presidente, il giovane era intenzionato a lasciar trascorrere qualche anno prima di accettare. Molte circostanze lo portavano a credere che sarebbe stato meglio attendere. Su di lui gravava ancora l’imputazione relativa al processo di Osaka ed era preoccupato del danno che avrebbe prodotto una condanna nei confronti del presidente dell’organizzazione. [Daisaku Ikeda fu accusato di aver ordinato ai membri della Gakkai di violare le leggi elettorali nel corso delle elezioni del 1957. Ai tempi in cui divenne presidente, la sua posizione era critica e, sebbene non avesse commesso il reato di cui era accusato, gli avvocati non erano sicuri di riuscire a dimostrare la sua innocenza, visto che l’impianto accusatorio che era stato costruito nei suoi confronti sembrava abbastanza solido. Per un maggiore approfondimento della vicenda, consultare il volume 11, capitolo Processo, n.d.r.]. Inoltre, temeva che la sua salute cagionevole si potesse aggravare da un momento all’altro, rendendogli impossibile lo svolgimento dei compiti legati al ruolo di presidente.
    Il consiglio direttivo, però, iniziò a premere affinché accettasse la nomina. I direttori generali, oltre a farsi portavoce del desiderio delle persone di avere un nuovo presidente, erano convinti che il protrarsi di quella situazione transitoria avrebbe causato un danno al progresso di kosen-rufu.
    Con l’inizio del 1960 le richieste divennero sempre più insistenti e tutte le riunioni dei responsabili centrali finivano per concentrarsi sempre sullo stesso argomento: la nomina di Daisaku Ikeda a terzo presidente; sebbene questi declinasse costantemente, le richieste continuavano incessanti. Infine, la mattina del 14 aprile, si vide letteralmente costretto ad accettare.
    Anni dopo ricorderà come «i doveri che gravavano sulle spalle di un individuo che all’epoca aveva solo trentadue anni, erano davvero troppo onerosi» (Il Nuovo Rinascimento, n. 207, pag. 6).

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    La rivoluzione umana, vol. 12, pagg. 361-364 (estratti)
    di Daisaku Ikeda

    Giunse il giorno lungamente atteso: l’aria di maggio era fresca, il cielo terso dopo una pioggia caduta la sera prima. Gli alberi lungo i viali avevano cominciato a mettere le foglie nuove e il verde riluceva illuminato dal sole.
    Il 3 maggio 1960 si tenne la ventiduesima riunione primaverile della Soka Gakkai, durante la quale Shin’ichi Yamamoto sarebbe stato nominato terzo presidente. La riunione ebbe inizio a mezzogiorno, con una processione che si svolse mentre tutti i partecipanti cantavano in coro una canzone. Sfilarono le bandiere delle squadre giovanili e quelle dei capitoli, dopo di che Shin’ichi fece il suo ingresso in sala. Gli occhi di oltre ventimila membri erano tutti fissi su di lui. Shin’ichi alzò lo sguardo verso il ritratto di Toda che era stato appeso al di sopra del palco degli oratori. Alla sinistra e alla destra erano stati appesi due striscioni su cui erano stati riprodotti i versi di due waka scritti da Toda. Shin’ichi osservò quello di destra:

    Oggi prepariamoci per il nostro viaggio,
    i cuori pieni di ardore,
    per diffondere la Legge mistica
    fino alle lontane terre
    dell’India.

    Osservando il ritratto di Toda, Shin’ichi giurò a se stesso: «Sensei, seguendo le sue orme, sto per intraprendere la mia lotta in nome della Legge. Trascendendo vita e morte, marcerò con coraggio, puntando alla realizzazione di kosen-rufu nel mondo. Così giungerò a diffondere il Buddismo di Nichiren Daishonin anche nelle lontane terre dell’India. La prego di assistermi e di osservarmi».
    Ebbe la sensazione che il suo maestro gli sorridesse. Guardando ancora una volta il ritratto sentì di avere gli occhi bagnati di lacrime. Avanzò verso il palco, sforzandosi di contenere l’emozione che era molto intensa.
    Hisao Seki tenne un discorso introduttivo. Non appena parlò della nomina del nuovo presidente, nella sala si scatenò un applauso tonante. Venne la volta di alcuni resoconti. Subito dopo Shin’ichi prese la parola per pronunciare il suo discorso inaugurale.
    La sala fu nuovamente invasa da applausi tumultuosi: i membri avevano lungamente atteso quel momento. Con il cuore che batteva forte tutti attendevano le parole di Shin’ichi.
    «Sebbene io sia giovane e inesperto, da oggi assumerò questa responsabilità come rappresentante dei discepoli del presidente Toda. È mia determinazione tradurre in pratica gli insegnamenti del mio maestro e avanzerò insieme a voi verso la concreta realizzazione di kosen-rufu…»
    La sua voce vibrava di forza e dignità. Era il ruggito di un leone che segnava l’alba di una nuova fase nella diffusione della Legge. I membri espressero con i loro applausi il desiderio di prendere parte all’impresa.
    La riunione si chiuse in un’atmosfera di grande eccitazione. In seguito, durante i festeggiamenti, proprio quando Shin’ichi si apprestava a uscire, si udirono delle grida di gioia provenire da un gruppo di giovani che correva verso di lui. In un batter d’occhio lo afferrarono e cominciarono a farlo volare in aria urlando a squarciagola: «Hurrà per il presidente Yamamoto!». L’entusiasmo di quei giovani, che avevano atteso a lungo quel giorno, era incontenibile. Molti gridavano con tutto il fiato che avevano in corpo e saltavano in aria carichi di energia. Le persone intorno si univano al coro che gridava «Hurrà, hurrà!»
    Le risate somigliavano alle onde del mare e a tratti si udiva il rumore degli applausi che provenivano da varie parti della sala. I volti erano il ritratto della felicità e della gioia.
    Mentre Shin’chi volava su e giù fu colpito da un raggio di luce che entrava da un lucernario. In quel momento si sentiva come una balenottera che solcava il mare facendosi largo in mezzo alle onde.
    Fu una celebrazione di giubilo, che segnò l’avvio del viaggio verso il nuovo secolo. Shin’ichi si sentiva il cuore puro come il cielo sereno. Desiderava lanciarsi nella nuova sfida, animato da un senso di missione intenso come il calore del sole.

    Dedicato al mio maestro, Josei Toda
    Il suo discepolo, Daisaku Ikeda

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    Cinque mesi, dopo Daisaku Ikeda partì alla volta degli Stati Uniti, il primo dei numerosi viaggi che lo avrebbero portato in giro per il mondo. Aprendo una strada nel deserto, ha guidato la diffusione del Buddismo di Nichiren Daishonin, che ora è presente in 190 paesi e vive una diffusione che non ha precedenti dai tempi del suo fondatore.
    Oltre a guidare la crescita della Gakkai, Ikeda ha fondato diversi istituti per la diffusione dell’arte, della cultura e della pace tra cui le scuole e le università Soka, l’Istituto Toda per la Pace Globale e la Ricerca Politica, l’associazione concertistica Min’On, il Museo d’Arte Fuji. Leggendo le pagine della Rivoluzione umana si può constatare come sia riuscito a realizzare tutti i progetti che Toda prefigurava per il futuro e che gli altri discepoli consideravano, in linea generale, solo dei sogni.
    Nonostante Josei Toda sia morto quarantasette anni fa, è quasi impossibile trovare uno scritto o un discorso del presidente Ikeda in cui non si parli di Toda.
    L’ultimo volume della Rivoluzione umana si chiude con un epilogo da cui è estratto il brano che segue.

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    La rivoluzione umana, vol. 12, pagg. 365-369 (estratti)
    di Daisaku Ikeda

    Epilogo

    [Josei Toda] aveva lottato contro la crudele oppressione del governo militare e si era alzato da solo in un paese distrutto dalla guerra per costruire una cittadella di pace. Fece sua la causa di kosen-rufu, in accordo con il volere di Nichiren Daishonin, e riportò in vita un insegnamento che stava per perire definitivamente. Egli si avvicinò a masse di persone sofferenti e, parlando e condividendo con loro gioie e dolori, accese il faro della felicità nella vita di centinaia di migliaia di persone.
    In gioventù decisi che avrei scritto un’opera tramite la quale far emergere la verità sulla figura del mio maestro. Sentivo che per trasmettere il Buddismo alle future generazioni era indispensabile far conoscere la lotta che egli aveva sostenuto al fine di propagare la Legge.
    In sintesi la vita del presidente Toda era un esempio della rivoluzione umana di un individuo. Egli era convinto che il racconto delle sue esperienze sarebbe stato di grande aiuto per tutti coloro che desideravano seguire la strada da lui indicata.
    Il fatto di essere consci della propria missione di Bodhisattva della Terra dà alla nostra vita un significato particolare, ispira il nostro risveglio all’essenza della nostra umanità e diviene una sorgente che ci permette di creare valore. Questa consapevolezza ci aiuta anche a trasformare il nostro piccolo io, legato alle preoccupazioni personali, e a indirizzarlo verso gli altri, così da stabilire nella nostra vita un io ben più grande, capace di abbracciare tutta l’umanità.
    Quello che sento di dover fare è di continuare a lottare seguendo il modello del mio maestro per realizzare la pace nel mondo e la felicità del genere umano. Così avrò realizzato la missione della mia vita. È questo il sentiero che devo percorrere, per ripagare il debito di gratitudine che ho nei confronti del maestro. È il cammino della rivoluzione umana che lui ha indicato a noi tutti. Mentre avanzo su questo nobile sentiero, il presidente Toda vive nel mio cuore. Posso solo sperare che egli continui a vivere nei cuori di tutti i membri della Soka Gakkai.

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