Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Non uccidete i vostri figli - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:37

323

Stampa

Non uccidete i vostri figli

La rievocazione del suo viaggio in Libano, bellissimo e fiorente paese poi distrutto completamente da una lunga e sanguinosa guerra civile, diventa per Daisaku Ikeda uno spunto per ribadire al mondo che la guerra è simbolo di debolezza e che la vera forza risiede nella volontà di dialogare e trasmettere speranza

Dimensione del testo AA

La rievocazione del suo viaggio in Libano, bellissimo e fiorente paese poi distrutto completamente da una lunga e sanguinosa guerra civile, diventa per Daisaku Ikeda uno spunto per ribadire al mondo che la guerra è simbolo di debolezza e che la vera forza risiede nella volontà di dialogare e trasmettere speranza

Era il mio primo viaggio completo intorno al mondo. Avevo trentacinque anni. La mia prima tappa erano stati gli Stati Uniti, da dove avevo continuato verso est, visitando tre nazioni europee. Poi avrei proseguito per l’India, seguita da Hong Kong. Il viaggio, che si svolse nel gennaio 1963, durò venti giorni. Ero molto colpito da quanto fosse piccolo il mondo, da come l’era globale fosse già arrivata. Lo sentivo con tutto me stesso.
Era l’alba di un nuovo giorno, ma lo spirito umano non si era evoluto altrettanto. Le nostre idee erano ristrette e superate.
In effetti, sarei dovuto tornare negli Stati Uniti subito dopo il mio ritorno in Giappone, per un incontro programmato con il presidente John F. Kennedy. Nell’autunno dell’anno prima, la crisi dei missili a Cuba aveva portato il mondo a un passo dal terrificante spettro della guerra nucleare tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Una volta risolta la crisi, venni a sapere che il presidente Kennedy voleva incontrarmi.
Mentre viaggiavo intorno al mondo in quel primo mese del 1963, mi preparavo mentalmente gli argomenti che speravo di discutere con il leader degli Stati Uniti.

• • •

Durante il mio viaggio volai da Roma al Libano, situato sulla sponda orientale del Mar Mediterraneo. Pur trovandosi a una notevole distanza da Roma, vi ho trovato molte tracce dell’antico impero: le più grandi rovine romane al mondo, i templi di Baalbek, risalenti a circa duemila anni prima.
Il sito era enorme, la parte aperta al pubblico misurava 270 metri per 120. Perfino il tempio più piccolo, dedicato a Bacco, era più grande del Partenone e scompariva vicino al tempio più grande dedicato a Giove. Come un popolo dell’antichità abbia potuto costruire edifici di tali impressionanti dimensioni è considerato uno dei grandi misteri del mondo.
I templi si trovano a circa due ore di macchina da Beirut, capitale del Libano. A Beirut faceva un caldo primaverile, ma quando raggiungemmo le montagne della catena che attraversa il paese trovammo piuttosto freddo. Traversando le montagne, entrammo nella fertile Valle della Bekaa, punteggiata di fattorie e campi verdi di giovani germogli di grano.
Proseguendo ancora un po’ oltre, una fila di massicce colonne di pietra si profilarono all’orizzonte, svettando maestosamente al di sopra dei pioppi spogli. C’erano molti turisti che visitavano le rovine, e stavano anche girando un film.
Il Libano è un crocevia di civiltà, un ponte tra Asia, Africa ed Europa. Si trova in una posizione strategica sia per il commercio che per la difesa, e fin da quando era abitato dall’antico popolo fenicio, è stato innumerevoli volte invaso e soggiogato da eserciti stranieri – assiri, babilonesi, persiani, macedoni, bizantini, arabi, crociati, egiziani, turchi ottomani, fino alle potenze coloniali occidentali. È forse la guerra l’inevitabile destino dell’umanità?
No. La guerra è il segno della sua sconfitta. Sebbene la gente pensi di poter esercitare la forza militare per i propri scopi, alla fine si ritrova sempre a esserne la vittima, perché una volta iniziata la guerra, la natura barbara e demoniaca nascosta nel profondo del nostro essere viene liberata senza più freni. La maggior parte delle guerre è incoraggiata da leader politici, o dalla classe dirigente in collusione coi governi. In alcune occasioni, opposte fazioni politiche hanno usato la religione per far apparire le loro lotte di potere come guerre di religione. Altre volte, la religione è entrata in una per-niente-sacra alleanza con le autorità per legittimare le menzogne dei politici. Ciò ha prodotto la corruzione sia dei governi sia della religione stessa.
Siamo incapaci di conciliare la contraddizione tra l’amore sincero per l’umanità e il mondo pragmatico della politica? Com’è possibile che il genere umano sia stato capace di costruire una struttura così straordinaria come i templi di Baalbek ma non riesca a costruire la pace? Il notissimo poeta libanese Kahil Gibran (1883-1931) dichiarò che l’unico modo per aiutare se stessi è di aiutare gli altri. Questo è vero sia a livello personale che sul piano collettivo. Gibran disse anche che la delicatezza e la gentilezza non sono segno di debolezza e disperazione, bensì manifestazioni di forza e decisione. Far ricorso alla violenza non è segno di forza. Che forza ci può essere nell’infliggere la morte a decine o centinaia di migliaia di persone e dichiarare impudentemente che è stato “un inevitabile sacrificio”? Questa non è forza, ma follia.
Ascoltate la voce del poeta:

I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie della fame che in se stessa ha la vita.
Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi,
e non vi appartengono benché viviate insieme.

• • •

Tutti i bambini sono figli e figlie dell’eternità e della grandezza della vita. Ognuno di loro è il tesoro prezioso e insostituibile della Terra intera.
Leader del mondo, non uccidetene i figli! Non importa quanto grande riteniate la vostra causa, niente può giustificare l’uccisione di bambini.
Avevo deciso di parlare al presidente Kennedy della Dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari fatta dal mio mentore Josei Toda, e della sua filosofia di cittadinanza globale per proporgli incontri al vertice regolari tra i leader di Stati Uniti e Unione Sovietica e tutti i leader mondiali. I miei viaggi mi avevano convinto che eravamo entrati in un’epoca in cui, se solo lo avessero voluto, i leader avrebbero potuto facilmente attraversare il globo per incontrarsi.
Feci ritorno in Giappone alla fine di gennaio, e continuai i miei preparativi per l’incontro col presidente americano, ma sfortunatamente un certo leader politico giapponese cominciò a interferire, e io decisi di rimandare quell’opportunità. Non volevo che le mie azioni sincere dirette alla pace fossero usate per scopi politici.
In novembre, dieci mesi dopo, il presidente Kennedy venne assassinato. Il mondo diventò un luogo più oscuro.

• • •

La guerra civile scoppiò in Libano nel 1975. I combattimenti continuarono per 15 anni, prendendosi la vita di 150.000 persone e causando un’indescrivibile miseria. Quando visitai il paese, Beirut era la fiorente capitale finanziaria della regione e la sua bellezza gli aveva fatto guadagnare il nome di Parigi del Medio Oriente. Era una città vivace e indaffarata, illuminata dai sorrisi dei suoi residenti.
Ma ora quella bellissima città era stata distrutta e i suoi abitanti travolti dallo scoppio della guerra.
Conflitti infuriavano in tutto il mondo, e io ero seriamente impegnato in dialoghi con pensatori e leader mondiali. «Invece di alzare la vostra voce in mille lamenti per l’oscurità incombente, accendete una sola candela! Invece di perder tempo a disperarsi per l’aridità della terra, usatela piuttosto per piantare un solo albero!». Questa era la mia forte convinzione.
Ho profuso le mie energie nel promuovere un movimento culturale che avvicinasse i cuori di persone diverse, compresi i popoli del Medio Oriente. L’Associazione Concertistica Min-On, che ho fondato a questo scopo, ha invitato in Giappone artisti e interpreti da paesi come Afganistan, Iran, Iraq, Egitto, Israele, Siria e Turchia. Nel 2002 invitò la Compagnia Fahed Saadoun Abdallah per l’Arte Libanese in Giappone. La parte finale della loro rappresentazione era una danza eseguita da donne vestite a lutto. Piangendo la perdita in guerra dei loro amati, entrarono sul palco con l’accompagnamento di una musica triste. Esse avanzarono verso il centro del palco e rimasero per un momento ferme in piedi. Poi improvvisamente si tolsero i cupi vestiti da lutto per svelare al di sotto altri costumi vivacemente colorati e le loro danze divennero allegre e vivaci. Fui molto commosso quando mi parlarono di questa rappresentazione, per me significava che il popolo libanese aveva superato la loro tragica condizione e conservava ancora la speranza.
La compagnia si era formata nel pieno della guerra civile del Libano. Questo stesso evento era un simbolo della lotta appassionata della cultura contro la distruzione incomparabilmente crudele della guerra. I veri nemici della pace sono i sentimenti di impotenza, rassegnazione, indifferenza e arroganza che mettono radici nei cuori della gente. Accendiamo un grande falò di speranza per mandare tutto questo in cenere! Dovremmo incoraggiare, anziché schernire, coloro che nutrono alti ideali, perché il primo passo per cambiare il mondo è credere che sia possibile.

• • •

Il viaggio della mia vita è stato quello che ho dedicato a infondere, trasmettere e creare speranza, ed è un viaggio che ancora oggi continua.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata