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La prova concreta - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:36

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La prova concreta

30. L’incoraggiamento al discepolo Shijo Kingo è ancora occasione per il Daishonin di sottolineare l’importanza di coniugare la pratica buddista a un comportamento che esprima la saggezza buddista

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30. L’incoraggiamento al discepolo Shijo Kingo è ancora occasione per il Daishonin di sottolineare l’importanza di coniugare la pratica buddista a un comportamento che esprima la saggezza buddista

IKEDA: Per essere sicuro che il miglioramento della situazione di Kingo preludesse a una vittoria certa, il Daishonin gli dà altri numerosi e dettagliati consigli: «Sicuramente i tuoi nemici cercheranno di attentare alla tua vita […] Perciò, qualunque colpa possano avere i tuoi fratelli minori, fa che non si allontanino da te un solo istante» e «Il tuo volto porta i segni di un temperamento focoso» (SND, 4, 173). Avere un maestro è veramente una grande fortuna di cui essere grati. «I nemici ti aspettano quando torni a casa all’imbrunire», «Non lamentarti con gli altri delle difficoltà che incontri nella vita». E dopo questi consigli pratici, il Daishonin sottolinea nuovamente a Shijo Kingo l’importanza del «cuore» per ottenere la vittoria.

MORINAKA: Nello stesso Gosho afferma anche: «È raro nascere uomini come è difficile per i granelli di terra rimanere su un’unghia. È difficile conservare la vita come la rugiada sull’erba. Ma è meglio vivere un solo giorno con onore piuttosto che morire a centoventi anni in disgrazia. Questo è importante! Vivi in modo che tutte le persone di Kamakura lodino Shijo Kingo per la devozione al suo signore, al Buddismo e per la bontà d’animo verso gli altri. Più preziosi dei tesori di un forziere sono i tesori del corpo, e prima dei tesori del corpo vengono quelli del cuore. Dal momento in cui leggerai questa lettera sforzati di accumulare i tesori del cuore» (SND, 4, 177).

IKEDA: Invece di basarci su un cuore dominato dall’illusione è necessario avere un cuore in accordo con la natura del Dharma, in altri termini occorre perseverare nella fede ed essere vincitore nella società e nel Buddismo. «Devozione al signore», «devozione al Buddismo», «bontà d’animo verso gli altri», si possono tradurre in termini attuali come dedizione «al lavoro», «a kosen-rufu» e «alla società», cioè alla totalità della fede e della vita quotidiana. Un cuore che è sempre rivolto verso il bene, perché si basa sulla natura del Dharma, porta alla creazione di valore in qualsiasi impresa umana. Il Daishonin consiglia di guardarsi dall’egocentrismo e di comportarsi in modo da guadagnarsi l’apprezzamento e la fiducia degli altri. Una solida reputazione di persona affidabile fra coloro che ci circondano è la prova di un autentico comportamento da buddisti. Un cuore rivolto al bene si riflette nel comportamento e nel modo di vivere e non mancherà di essere capito e apprezzato nella società.

SAITO: Le innumerevoli esperienze di vittoria attraverso la fede che i membri di tutto il mondo narrano alle riunioni di discussione sono la dimostrazione concreta di ciò che il Daishonin spiega in questo brano.

IKEDA: La Soka Gakkai si è conquistata la fiducia della società seguendo il retto cammino additato dai principi «fede uguale vita quotidiana» e «il Buddismo si manifesta nella società». Una religione che si allontana dalla vita quotidiana e dalla società tende inevitabilmente verso l’egocentrismo. Per questo il Daishonin esorta con vigore Shijo Kingo a diventare saggio e vincitore nella società.
Quando noi che pratichiamo il Buddismo del Daishonin dimostriamo concretamente di esserci guadagnati la stima dell’ambiente in cui viviamo, stiamo preparando la strada per una reale trasformazione della struttura sociale.

MORINAKA: Negli ultimi tempi i membri giapponesi hanno svolto tante attività nei piccoli paesi rurali e in isole remote, dove ottenere anche solo un minimo di fiducia può richiedere moltissimo tempo. Le persone giudicano gli altri per il loro comportamento nell’arco di dieci o venti anni. Ma una volta che si è ottenuta fiducia, l’atmosfera cambia completamente. Quando il cerchio di fiducia si allarga il movimento di kosen-rufu accelera.

IKEDA: Per far sì che una società che sta colando a picco verso l’oscurità si diriga verso un mondo illuminato, caratterizzato dal rispetto per gli esseri umani, l’unica strada è che ognuno di noi dimostri di essere riuscito a vincere manifestando la natura di Budda nelle proprie azioni. Perciò il nostro combattimento interiore per credere fermamente nella Buddità propria e degli altri ha un’enorme importanza.

SAITO: Questo è il «tesoro del cuore».

IKEDA: Proprio così. L’affermazione: «Più preziosi dei tesori di un forziere sono i tesori del corpo, e prima dei tesori del corpo vengono quelli del cuore» (SND, 4, 177) esprime una maniera di pensare di importanza vitale e non vi è alcun dubbio che nel ventunesimo secolo verrà rivalutata come una teoria di supremo valore.
Il «tesoro del cuore» per noi significa far proprio il voto di kosen-rufu. Non esiste «tesoro del cuore» più grande. Accumulando i «tesori del cuore» che derivano dagli sforzi per condividere con gli altri gli insegnamenti del Daishonin possiamo condurre una vita d’immenso valore. Decine di milioni di persone hanno percorso questa strada, consolidandola per quelli che sarebbero venuti dopo di loro. È giunto il tempo in cui questa grande prova concreta, dimostrata grazie al potere della fede, sarà applaudita in tutto il mondo.
I benefici di essere stati i pionieri di questo movimento sono incommensurabili e saranno condivisi da tutti i membri che hanno lottato instancabilmente per kosen-rufu e dai loro figli e discendenti. Come scrive il Daishonin: «Un’azione invisibile produrrà un beneficio visibile» (SND, 4, 172).

SAITO: Anche dal modo in cui il Daishonin incoraggiava altri discepoli risulta chiaro che il Buddismo esiste solo nel comportamento da essere umano, che crede fermamente nell’esistenza della natura di Budda in sé e negli altri.
Ma penso che anche altri discepoli devoti meritino che ci interessiamo del loro comportamento. Ad esempio i fratelli Ikegami. Nel Gosho Sulla ricostruzione del tempio di Hachiman (GZ, 1105-1107) il Daishonin dà loro specifiche indicazioni di condotta.

MORINAKA: Il 28 ottobre del 1280, l’anno successivo alla morte del loro padre, scoppiò un grande incendio a Kamakura in cui andarono completamente distrutti i due templi del loto, costruiti rispettivamente in onore di Minamoto Yoritomo, fondatore dello shogunato di Kamakura e di Hojo Yoshitoki, il secondo reggente. Il mese seguente, il 14 novembre, anche il tempio Tsurugaoka Hachiman[ref]Tempio Tsurugaoka Hachiman: il principale edificio religioso dedicato a Hachiman, divinità protettrice del regime di Kamakura. Sorgeva nel punto più alto della città e questa si snodava intorno al viale Wakamiya che conduceva a esso.[/ref] venne distrutto dal fuoco. Per le persone dell’epoca, la perdita di questi monumenti in onore di coloro che avevano contribuito alla fondazione del governo di Kamakura e del tempio di Hachiman, dedicato alla protezione del paese, era una grave calamità[ref]Scrive il Daishonin: «Se le persone hanno sofferto nell’apprendere che il mausoleo del grande generale della destra [Minamoto no Yoritomo] e la tomba di Gon no Tayu [Hojo Yoshitoki, secondo reggente dello shogunato] sono stati distrutti, quanto più si saranno addolorate venendo a sapere che il grande bodhisattva Hachiman e Wakamiya [il tempio Tsurugaoka Hachiman] sono andati perduti nelle fiamme» (GZ, 1286).[/ref]. Questi luoghi erano pilastri spirituali per le persone.

IKEDA: La famiglia Ikegami da varie generazioni si era occupata di molti importanti progetti edilizi del governo. Ma in quel periodo, a causa delle dicerie che circolavano su di loro, i due fratelli erano stati esclusi dall’opera di ricostruzione del tempio Hachiman.

SAITO: Sembra che ne fossero dispiaciuti.

IKEDA: Nichiren Daishonin insegna loro a non serbare rancore per essere stati esclusi, visto che da due generazioni erano stati al servizio del loro signore. Inoltre aggiunge che, anche se ne fosse giunta richiesta, sarebbe stato saggio, sulle prime, opporre un rifiuto. Li ammonisce di non essere pessimisti e li incoraggia a vedere il lato positivo della cosa.

SAITO: Dal punto di vista buddista l’incendio del tempio di Hachiman era una dimostrazione che le divinità benevolenti avevano abbandonato il paese a causa dell’offesa alla Legge; finché non fosse cessata quest’offesa fondamentale, limitarsi a ricostruire il tempio non aveva significato.
Inoltre spiega che se i mongoli avessero nuovamente cercato di invadere il paese, la gente avrebbe potuto criticarli affermando che, poiché erano stati i fratelli Ikegami, discepoli del Daishonin, a costruire il tempio, le divinità benevolenti non lo avevano voluto utilizzare e il paese era stato attaccato. Poiché le divinità, prevedendo ciò, avevano fatto sì che fossero esclusi dai lavori di ricostruzione, invece di soffrirne avrebbero dovuto rallegrarsene.

IKEDA: In modo cortese e premuroso il Daishonin insegna loro come funzionano le cose nella società e nel Buddismo e infine dà loro una guida molto precisa sul modo in cui avrebbero dovuto comportarsi.

MORINAKA: Egli afferma: «Rimanete tranquilli, non date segni di ostilità o rancore. Vestitevi in modo modesto, senza dare nell’occhio, non fatevi accompagnare dai servitori, non montate buoni cavalli, tenete in mano e attorno alla vita il martello e la sega e siate sempre sorridenti. Osservate tutti questi comportamenti. Se verrete meno alla promessa in questa vita vi rovinerete e nella prossima cadrete nei cattivi sentieri. Lo ripeto, non bisogna nutrire rancore nei confronti del Sutra del Loto» (GZ, 1107).

IKEDA: Di certo i colleghi dei fratelli Ikegami sapevano che questi erano riusciti a convertire il padre dopo molti anni di violenta opposizione. Ryokan e gli altri, che avevano istigato il padre contro i figli, si saranno sentiti umiliati da questo mutamento della situazione. Ryokan si occupava dei progetti edilizi e delle opere pubbliche per conto del governo e quindi era possibile che l’esclusione dei fratelli Ikegami dalle opere di ricostruzione fosse dovuta ai suoi intrighi.

SAITO: È possibile che le forze ostili al Daishonin stessero aspettando il momento opportuno per attaccare i suoi discepoli e, in occasione del progetto di ricostruzione successivo agli incendi di Kamakura, avessero preso di mira i fratelli Ikegami.

IKEDA: Comunque sia, in quel momento i fratelli Ikegami avevano gli occhi puntati addosso e c’era il rischio che qualsiasi pretesto fosse buono per perseguitarli. Perciò il Daishonin li consiglia di usare pazienza e di essere prudenti.

MORINAKA: Un altro dei discepoli che il Daishonin loda per la sua fede è Nanjo Tokimitsu, nei confronti del quale il Daishonin nutriva anche grandi aspettative di realizzazione sociale come giovane amministratore di una proprietà terriera [nel villaggio di Ueno, provincia di Suruga].

IKEDA: In una lettera il Daishonin gli spiega le quattro virtù confuciane, perché nutriva il desiderio che crescesse come un eccellente uomo di mondo.

MORINAKA: Egli scrive: «Delle quattro virtù la prima è l’obbedienza ai genitori, la seconda è la lealtà verso il proprio signore, la terza consiste nel trattare con il dovuto rispetto i propri amici e la quarta è avere compassione per gli inferiori» (GZ, 1526).

IKEDA: Non gli sta insegnando la morale del Confucianesimo in quanto tale, ma gli sta spiegando con grande cura l’atteggiamento di rispetto nei confronti degli altri. Vuole indicare a Tokimitsu l’importanza di comportarsi con premura e gentilezza con ogni persona, dai genitori, al signore, agli amici, a coloro che si trovano in una condizione meno fortunata della sua. È un insegnamento simile ai «tesori del cuore» che spiegava a Shijo Kingo.

MORINAKA: Nelle Quattordici offese, il Daishonin ammonisce un altro discepolo, Matsuno, perché sembra che serbasse rancore nei confronti di qualche compagno di fede e cita nuovamente l’esempio del bodhisattva Mai Sprezzante (vedi SND, 5, 171).

IKEDA: È un ammonimento a rispettare gli altri.

SAITO: Il Daishonin spiega che il bodhisattva Mai Sprezzante manifestava il massimo rispetto nei confronti di tutti, anche di coloro che non abbracciavano il Sutra del Loto, perché era convinto che tutti gli esseri umani hanno la Buddità e quindi a maggior ragione coloro che credono nel Sutra del Loto non devono mai parlar male gli uni degli altri.

IKEDA: Infine il Daishonin, alla richiesta di Shijo Kingo e Toki Jonin di diventare preti laici, li dissuade. Esaminiamo questo punto. Il rispetto verso gli esseri umani è un problema di cuore e non di forma, è indipendente dall’essere laici o monaci.

SAITO: Come abbiamo detto prima, Shijo Kingo stava vivendo un momento difficile. Verso il mese di luglio del 1276, sembra che fosse giunto al punto di considerare l’ipotesi di lasciare la sua professione e diventare prete laico per dedicarsi completamente alla via buddista.

MORINAKA: Il Daishonin dice a Shijo Kingo: «Quanto al tuo desiderio di diventare un prete laico, ci sarà tempo in futuro. Se dovessero sorgere circostanze sfavorevoli, sia materiali che spirituali, potresti essere soggetto di nuovo a varie cattive influenze. Di questi tempi vi sono donne che si fanno suore e ingannano la gente, e uomini che si fanno preti e si macchiano di gravi colpe. Non devi assolutamente fare una cosa simile» (SND, 8, 72).

IKEDA: Il Daishonin non era d’accordo che Shijo Kingo diventasse monaco in un momento di debolezza. Questo perché anche se una persona formalmente entra nel clero, ma il suo cuore non è cambiato, non risolve niente. Se il cuore, che è il punto cruciale, non è stato purificato e temprato, anche rasandosi la testa e indossando la tonaca si ritroverà egualmente a commettere azioni malvagie. Se prima non cambiamo noi stessi, continueremo a commettere gli stessi errori.
L’importante è osservare bene i nostri lati deboli e, senza fuggire, lottare per affrontarli. Così si costruisce un io solido che non si lascia influenzare da niente. È lottando contro le proprie tendenze negative e distruttive e cambiando così il nostro karma che possiamo costruire una forte fede.
Allo stesso tempo il Daishonin incoraggia Shijo Kingo affermando: «Tu hai aiutato Nichiren nelle sue opere meritevoli e gli uomini malvagi non potranno farti del male» (SND, 8, 71). Kingo aveva accompagnato il Daishonin a Tatsunokuchi ed era disposto a morire al suo fianco. Ciò dimostra che era un discepolo dalla forte fede. Inoltre sosteneva apertamente l’integrità del proprio maestro, battendosi per dimostrarla. Perciò Nichiren dichiara che nessuno potrà cancellare i benefici e la fortuna che ha accumulato.
Nella vita ci sono alti e bassi, ma i benefici e la fortuna che si accumulano vivendo sulla base della Legge mistica sono indistruttibili. È nei momenti cruciali che bisogna perseverare, nutrendo una profonda fiducia in questo.
Le avversità forgiano e purificano la vita, che alla fine risplenderà di fortuna e di benefici. Anche la gemma più meravigliosa, se viene lasciata allo stato grezzo, non brillerà. La stessa cosa vale per la nostra vita.

MORINAKA: Kingo fu incoraggiato varie volte dal Daishonin e affrontò con fede e tenacia tutte le difficoltà che si abbattevano su di lui. Infine riconquistò la fiducia del suo signore, ricevette nuovi feudi oltre a quelli che già possedeva e fu ammirato e apprezzato da tutte le persone di Kamakura.

SAITO: Anche quando Toki Jonin chiese di diventare monaco, il Daishonin lo riprese nello stesso modo.
Jonin era già metà laico e metà monaco, ma dalla fine dell’anno di Bun’ei fino agli inizi dell’anno di Kenji, nello stesso periodo in cui anche Shijo Kingo stava affrontando delle difficoltà, a causa di alcune tristi vicende personali, percepiva dolorosamente la fugacità del mondo.

MORINAKA: Alla morte del suo signore e di sua madre seguì la malattia della moglie. Di conseguenza crebbe in lui il desiderio di diventare prete a tutti gli effetti.

SAITO: Nel marzo 1277 Jonin scrisse una lettera al Daishonin chiedendogli di poter diventare monaco. Egli afferma di essere diventato profondamente consapevole del proprio karma, si duole di vivere lontano dal Daishonin e chiede di potersi dedicare totalmente alla pratica buddista accanto a lui. Inoltre chiede conferme su alcuni dubbi di carattere formale sulla pratica buddista come per esempio il mangiar carne, o il lavarsi prima di leggere i sutra.

IKEDA: La risposta è contenuta in Sui quattro stadi della fede e i cinque stadi della pratica (WND, 783), uno dei dieci trattati più importanti del Daishonin, in cui spiega la maniera corretta di praticare il Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge.

MORINAKA: Questo Gosho afferma che nel malvagio Ultimo giorno dopo la morte di Shakyamuni coloro che si trovano allo stadio di udire il nome e le parole della verità, cioè il primo stadio in cui si ascolta il Sutra del Loto e si prende fede in esso, riceveranno infiniti benefici.

SAITO: Spiega inoltre che non è necessario seguire precetti formali. A quell’epoca in Giappone stava diffondendosi un movimento per ripristinare l’osservanza dei precetti. Forse Jonin, indebolito spiritualmente dalle sofferenze personali, si era lasciato trascinare dalle mode dell’epoca e quindi si preoccupava di cose formali come il mangiar carne.

IKEDA: Rispetto a ciò il Daishonin afferma che coloro che recitano con la bocca Nam-myoho-renge-kyo senza comprenderne il significato sono come «un imperatore neonato in fasce» e sono superiori ai praticanti degli insegnamenti provvisori e ai fondatori di qualsiasi altra scuola buddista. E aggiunge: «Perciò, popolo di questo paese, ti prego, non guardare dall’alto in basso i miei discepoli!» Inoltre ribadisce che i suoi seguaci «godranno di una fortuna superiore ai dieci titoli onorifici [del Budda]» (vedi WND, 788-9).
L’importante non è la forma esteriore ma il cuore. Colui che vive basandosi sulla propria natura del Dharma e dirige la propria vita verso il bene, anche se è di umili condizioni, è la persona più degna di rispetto. Al contrario colui che non vive così, anche se è il fondatore di una scuola buddista si trova a un livello molto più basso. Questa concezione della dignità umana è di fondamentale importanza. L’umanesimo della Soka Gakkai si basa su questo.

MORINAKA: Nel Gosho il Daishonin afferma: «Più salda è la fede, maggiore è la protezione degli dèi» (SND, 5, 156). Le divinità buddiste proteggono coloro che hanno una forte e salda fede. Le persone spiritualmente deboli mancano di fede e di conseguenza cancellano la propria fortuna. È scritto in vari Gosho: «I discepoli di Nichiren non possono realizzare niente se sono codardi» (SND, 6, 218) e «Un codardo non potrà mai ottenere risposta a nessuna delle sue preghiere» (SND, 4, 195).

IKEDA: Pratica buddista significa lottare contro il male. Significa sfidarsi all’infinito, e avanzare senza retrocedere neanche di un passo. Se abbiamo un cuore debole verremo divorati dai demoni. Essere sconvolti dalla fugacità della vita e farsi monaco per fuggire dalla realtà vuol dire essere falsi buddisti. Una persona che non riesce a superare i propri dolori come potrebbe praticare la via del Budda, che si dedica alla risoluzione delle sofferenze di tutte le persone? Per Nichiren Daishonin la maniera corretta di vivere è restare in mezzo alle persone, con i propri problemi e sofferenze che fanno parte dell’esistenza umana, e cercare di aprire a sé e agli altri la strada verso la felicità.
Vorrei tornare alla seguente frase di Gosho: «Il saggio si può definire umano, ma gli sconsiderati non sono nient’altro che animali» (SND, 4, 179).
Non esiste saggezza superiore che vivere per manifestare la propria e l’altrui natura di Budda. Al contrario, se rafforziamo la nostra ignoranza o illusione e quella degli altri, siamo uguali agli animali.
Gandhi affermò: «La violenza è la legge della bestia, mentre la nonviolenza è la legge della nostra specie. Nella bestia lo spirito è sopito ed essa non conosce che la legge del più forte. La dignità dell’uomo richiede l’obbedienza a una legge superiore, alla forza dello spirito»[ref]Mohandas K. Gandhi, The Collected Works of Mahatma Gandhi (Ahmedabad: Publications Division, Ministry of Information and Broadcasting, Government of India), vol. 18 (July-November 1945), pag. 133.[/ref].

MORINAKA: Significa che, per distinguerci dagli animali inferiori, è necessario compiere sforzi incessanti per superarli in termini di sviluppo spirituale.

SAITO: È proprio così. Anche dal punto di vista dei dieci mondi, per rimanere nel mondo di Umanità è indispensabile uno sforzo continuo. Se non c’è lo sforzo costante di vincere su se stessi, non possiamo mantenere questa condizione vitale. Se l’uomo abbandona la propria umanità cadrà facilmente nei quattro cattivi sentieri. Per questo è importante continuare a sforzarsi nella pratica buddista per conservare e rafforzare la propria umanità. Questo è il precetto principale.

IKEDA: Nichiren Daishonin afferma: «Recita Nam-myoho-renge-kyo sinceramente ed esorta gli altri a fare la stessa cosa; questo resterà il solo ricordo della tua vita presente in questo mondo umano» (SND, 7, 24). Credendo nella nostra natura di Budda e in quella degli altri, facciamola emergere insieme. Facciamo sbocciare i fiori profumati del Sutra del Loto. Non esiste ricordo più bello di questo mondo umano. L’aspetto più nobile del mondo di Umanità consiste nella volontà di manifestare la propria natura di Budda. Essendo nati come esseri umani non esiste perdita più grande di non approfittare di questo immenso onore e rimanere avvolti nell’oscurità, cadendo nei quattro cattivi sentieri.
L’umanità si trova di fronte a un bivio. Come affermava Gandhi, da una parte c’è la violenza della «legge della giungla», dall’altra la nonviolenza della «legge dell’umanità». Bisogna scegliere. O crediamo che la natura di Budda esista in ogni persona e costruiamo una civiltà della nonviolenza, oppure lasciamo che l’oscurità e l’ignoranza nostra e altrui ci ottenebrino e scegliamo la violenza della barbarie.
Tutta l’umanità si trova di fronte a questo bivio. Io sono convinto che la strada del contribuire alla pace su scala mondiale sia seguire il Buddismo del «comportamento da essere umano».

(continua)

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