Le attività promosse dalla Soka Gakkai ruotano intorno alla gente. Qualsiasi responsabilità è una straordinaria occasione per accrescere le capacità individuali e imparare a essere un prezioso sostegno e fonte di incoraggiamento per l’ambiente
Da giovane quasi ogni giorno ho studiato discipline diverse sotto la guida di Josei Toda. Studiavamo anche il Gosho e in quelle occasioni molti altri membri si univano a noi.
Toda ci teneva che noi giovani studiassimo in maniera approfondita il Gosho ed era un maestro quanto mai severo. «Voglio che impari a memoria tutto questo brano!» diceva spesso. Io studiavo duramente in ogni momento libero e cercavo disperatamente di imparare a memoria i vari brani come mi veniva detto. Quei brani si incisero nel mio giovane spirito e tutti quegli sforzi sono diventati insostituibili tesori della fede.
La Gakkai avanza con il Gosho come suo fondamento. Spero che voi giovani studiate il Gosho tanto seriamente da riuscire a recitarne dei brani a memoria. Voi siete giovani e alla vostra età non c’è limite alla capacità di assorbimento.
Nichiren Daishonin scrive: «Per quanto una persona compia azioni molto virtuose, legga o trascriva l’intero Sutra del Loto mille o diecimila volte, sia padrone della contemplazione di ichinen sanzen, se non denuncia i nemici del Sutra del Loto, non potrà ottenere la via. Per fare un esempio, è come il caso di una persona di servizio alla corte dell’imperatore: anche se ha servito per dieci o vent’anni, se sa che qualcuno è nemico dell’imperatore e non riferisce a quest’ultimo né lo considera come un proprio nemico, tutti i meriti dei suoi passati servizi saranno cancellati e sarà invece accusato di un crimine» (Incoraggiamento a un malato, SND, 8, 220).
Se non si combattono i “nemici del Sutra del Loto” – dichiara il Daishonin – non si può raggiungere l’Illuminazione per quanto a lungo e meticolosamente si pratichi il Buddismo e per quante buone cause si continuino a creare. Questo è un brano molto importante.
Il Buddismo è una battaglia, il Buddismo è vincere o perdere. È imperativo, dunque, lottare contro il male che tenta di ostruire il flusso di kosen-rufu e servirsi della verità per demolire le menzogne che gettano la gente nella sfortuna e nella disperazione. Questa è la pratica di shakubuku, ovvero lo spirito fondamentale del Buddismo.
Il Daishonin stesso combatté contro i tre potenti nemici del Buddismo per tutta la vita, e scrisse: «Se si consulta il capitolo Esortazione alla devozione nel quinto volume del Sutra del Loto, si legge che i tre potenti nemici, che sono i nemici giurati del sutra, appariranno sicuramente nell’Ultimo giorno della Legge. Ho individuato chiaramente che il terzo di questi nemici potenti, ovvero i falsi saggi arroganti, non era altro che questo individuo [Ryokan del tempio Gokuraku-ji]. Ho cercato ogni opportunità per mostrare lo sterminato potere del Buddismo, refutando questo nemico della nazione e sconfiggendo la sua grande arroganza» (GZ, 349).
Con rigore, il Daishonin continuò a denunciare Ryokan, un falso saggio che rappresenta il più formidabile dei tre potenti nemici, e continuò senza posa ad attaccare la sua immensa arroganza.
Quando lottiamo per kosen-rufu, inevitabilmente i tre potenti nemici appaiono numerosi. È proprio come avverte il Sutra del Loto quando descrive “l’offesa e l’abuso” e “l’odio e la gelosia” che i suoi praticanti dovranno fronteggiare. Ma quando si manifestano, dobbiamo lottare o ritirarci? La risposta determina se raggiungiamo o meno la Buddità. Dunque, il Daishonin ci invita più volte a denunciare i nemici del Sutra del Loto. Quando si agisce per il bene di kosen-rufu, invariabilmente si incontrano ostacoli e persecuzioni. I tre ostacoli e i quattro demoni faranno a gara per assalirci. Fa parte della nobile storia di maestro e discepolo nella Soka Gakkai ergersi contro questi attacchi senza indietreggiare di un solo passo.
Nel pieno della follia del militarismo giapponese, i nostri primo e secondo presidente, Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda, furono incarcerati per aver proclamato senza timore l’insegnamento corretto del Buddismo. Che successe allora? Molti dei discepoli di Makiguchi fecero voltafaccia. Anche se prima avevano parlato di lui con rispetto e ammirazione, presero a maledirlo e a maltrattarlo. Alla fine abbandonarono tutti la fede. Tutti, eccetto Toda. Egli solo rimase al fianco di Makiguchi, pronto a seguirlo fino ai confini del mondo. Più tardi, Toda espresse la sua gratitudine per lui con queste parole: «Con la sua illimitata compassione, lei ha lasciato che l’accompagnassi perfino in prigione».
Nel dopoguerra, gli affari di Toda ristagnavano e mentre i suoi dipendenti uno a uno lo lasciavano, io rimasi per servire il mio maestro, offrendogli tutto il mio sostegno e la mia protezione, sopportando la bufera di attacchi furiosi e di pubbliche accuse. Ero pronto a dedicargli la mia intera gioventù. Da mattina a sera pensavo solo a Toda. E ancora oggi è lo stesso. Anche con mia moglie parliamo continuamente di lui.
La relazione maestro-discepolo si trova solo nel regno degli esseri umani e si potrebbe chiamare la più preziosa e nobile di tutte le relazioni. Questo è più vero che mai per la relazione maestro-discepolo nel Buddismo. Non c’è legame più sublime, bello ed essenzialmente umano di quello condiviso tra maestro e discepolo che insieme dedicano la loro vita alla grande battaglia di kosen-rufu.
Per parte mia, da giovane, mi consacrai totalmente, guidato dalla convinzione che proteggere Josei Toda voleva dire proteggere kosen-rufu e le battaglie della mia gioventù sono il mio più grande orgoglio. È cruciale che lo spirito di sfidare i nemici del Buddismo, lo spirito di refutare le vedute errate e rivelare il vero, rimanga in eterno lo spirito di maestro e discepolo nella Soka Gakkai.
Nichiren Daishonin scrisse: «Nonostante il praticante del Sutra del Loto possa essere di umili origini, le divinità celesti che lo proteggono sono temibili. Se un demone asura cerca di inghiottire il sole o la luna, avrà la testa rotta in sette pezzi. Se un cane abbaia a un leone, i suoi intestini marciranno. Per come vedo la situazione attuale, qui in Giappone si sta verificando lo stesso tipo di retribuzione» (Corpo e mente degli esseri umani, SND, 8, 263).
Il Daishonin era un leone. Coloro che offesero quel leone subirono l’ira delle divinità celesti, ricevendo rigorose retribuzioni e tutti senza eccezione caddero in rovina. Anche la Soka Gakkai è un leone. È un leone di kosen-rufu. Senza alcun dubbio tutti quelli che la calunniano e la perseguitano, otterranno una precisa retribuzione secondo la legge di causa ed effetto.
Nichiren Daishonin scrive: «Da questo momento in poi, qualunque cosa succeda, non devi essere sviato minimamente nella fede. Dovresti ammonire [i nemici del Budda] con ancora più forza» (GZ, 1090). Non dobbiamo rilassarci nella nostra lotta contro il male. Dobbiamo alzare ancora di più la voce e denunciare l’ingiustizia. Questo è l’insegnamento del Daishonin.
Proclamiamo con fierezza la verità del Buddismo. Agendo in questo modo, con coraggio, possiamo forgiare un io indistruttibile simile a un diamante e sviluppare uno stato interiore di felicità suprema. Questo è quanto ci promette il Daishonin.
Lo spirito del Buddismo sta nell’azione. Senza azione, tutto il nostro studio della dottrina buddista rimane vuota teoria e non trasformeremo il Gosho in una parte viva e palpitante della nostra vita. Non c’è Buddismo senza azione.
Negli Insegnamenti orali, il Daishonin afferma: «Possiamo dire che la nostra testa corrisponde a myo, la gola a ho, il torace a ren, lo stomaco a ge, le gambe a kyo» (GZ, 716). Il carattere cinese kyo (che significa sutra o insegnamento) di Nam-myoho-renge-kyo corrisponde alle nostre gambe. Se ci sfidiamo per il Buddismo e per la felicità altrui, siamo noi per primi a brillare, insieme a tutto quanto ci circonda. D’altro canto, le azioni egoistiche spesso infliggono solo sofferenza agli altri. Se questo è il nostro comportamento, noi in prima persona alla fine perderemo. Il Buddismo ci insegna a lavorare per il benessere degli altri. Ogni cosa che facciamo per gli altri torna a noi come un nostro beneficio. Nessuno sforzo per kosen-rufu va mai sprecato.
Certo, se lasciate faticare gli altri e non fate nulla, diventate vecchi velocemente. Quanto più un compito è difficile, tanto più dovreste essere pronti a entrare in azione e occuparvene senza indugi. Dovete reagire velocemente. È importante mantenere uno spirito fresco, energico e giovane.
Quando poi incontrate qualcuno che conoscete, spero che siate i primi a porgere un saluto, dicendo per esempio: «Come stai?», «È da un po’ che non ci vediamo». Così facendo porterete gioia all’altro e vi sentirete bene voi stessi.
Vi prego di non essere il tipo di responsabile che nell’organizzazione cerca una posizione comoda lasciando che siano gli altri a fare quello che a lui non piace fare. Non c’è limite a quanto si possa rivitalizzare l’organizzazione quando i responsabili prendono in prima persona l’iniziativa.
Il capitolo finale della vita è cruciale. Non importa quante grandi cose ci sono state lungo il cammino, è lo stadio finale che decide tutto. L’importante è essere felici di noi stessi e non quello che gli altri pensano di noi.
Il presidente Toda ha sempre desiderato la felicità delle giovani donne e anch’io vorrei che ognuna di loro diventasse felice. Ogni mattina e ogni sera, io e mia moglie preghiamo con tutto il cuore per la loro felicità. Vorrei che i nostri responsabili, in particolare della Divisione donne, prestassero ascolto ai loro problemi e alle loro preoccupazioni, offrendo guide e consigli precisi e accurati in modo che le giovani donne possano progredire con speranza nel futuro e impegnarsi nelle attività con gioia e fiducia. Inutile dire che è comunque importante rispettare il loro diritto a prendere le proprie decisioni. È vitale anche che i responsabili a cui si rivolgono tengano per sé quanto viene loro raccontato. Chi diffonde informazioni ricevute in via confidenziale non può avere la qualifica di responsabile.
Vorrei chiedere ancora una volta alla Divisione giovani donne, come ho già fatto molte volte in passato, di aderire rigorosamente alla politica di terminare le riunioni con puntualità e tornare a casa al massimo alle dieci di sera. Spero che tutti voi vi ricordiate a vicenda di questo punto e conduciate le attività in modo da garantire la sicurezza di tutti quanti.
Il presidente Toda non rimase mai in silenzio quando i suoi amici membri venivano insultati o denigrati per la loro fede. Egli andava direttamente dalla persona o dalle persone che li avevano insultati e diceva: «Se avete qualcosa da dire, ditelo a me. Sono pronto a rispondere a tutte le vostre critiche». Era molto serio.
Non c’è niente di più deplorevole o vigliacco che starsene zitti di fronte all’ingiustizia. Se rimaniamo in silenzio, non possiamo proteggere i nostri membri.
Nel classico cinese Kuan Tzu (Libro del maestro Kuan) troviamo queste parole: «La rapidità di azione è una guida per tutte le cose». La velocità è essenziale. Fare prontamente ciò che deve essere fatto: questo è il dovere di un responsabile. I ritardi creano solo problemi e disagi agli altri. Quanto più il problema è difficile, tanto più rapidamente dobbiamo affrontarlo. Se qualcuno sta soffrendo, non dobbiamo perdere tempo, ma incoraggiarlo e sostenerlo. È questo spirito a rendere la nostra organizzazione piena di calore umano e di attenzione. Questa genuina premura prepara la scena per un ulteriore grande sviluppo.
Di recente, il dialogo che ho tenuto con il noto economista americano John Kenneth Galbraith, che ho incontrato in diverse occasioni, è stato pubblicato a puntate sulla rivista SGI Ushio. Riflettendo sulla sua personale esperienza, Galbraith ha scritto in uno dei suoi libri che, quando la propria opinione viene attaccata, «è necessario rispondere prontamente e con forza». Questo, ha aggiunto, è di importanza vitale e ha poi puntualizzato una tendenza comune tra gli studiosi: «Il loro ruolo è di rimanere in silenzio, “non stuzzicare il can che dorme”. Ciò è estremamente insensato…». È verissimo: stando zitti, si può solo appoggiare di fatto ciò che l’altro sta dicendo. È cruciale proclamare a voce alta la verità. Dobbiamo essere determinati a ribattere e a demolire accuratamente le critiche preconfezionate e menzognere.
Il premier cinese Zhou Enlai (1898-1976), un grande leader della gente, disse una volta: «Nei gradi di responsabilità, la capacità di combattere e uno spirito integro e senza paura sono essenziali. Se abbiamo una tale responsabilità, riusciremo nella nostra impresa». La vittoria è determinata dal fatto che i nostri responsabili abbiano o meno la volontà e l’energia di combattere. Per noi, combattere significa recitare Daimoku, parlare agli altri e compiere azioni. «La nostra voce fa il lavoro del Budda» (GZ, 708). Con una voce debole e inefficace, però, non possiamo fare il lavoro del Budda, non possiamo far progredire kosen-rufu. Quando parliamo della fede, onestamente e senza pretese, lasciando fluire i nostri sentimenti più intimi, questi trovano eco nel cuore dell’altro.
Zhou Enlai ha detto anche: «La crescita dei nostri giovani è stata curata personalmente dalle generazioni più anziane». È vitale promuovere e incoraggiare i giovani. Desidero che i nostri responsabili più maturi abbiano molta cura delle generazioni più giovani. La cosa importante è recitare Daimoku sinceramente per la crescita e la felicità dei membri. Non presupponete, per favore, che tutti i vostri membri sappiano già tutto sul Buddismo e sul nostro movimento per kosen-rufu, ma parlate invece loro della fede e delle vostre esperienze personali di pratica buddista. E vi prego anche di essere dei buoni ascoltatori per i vostri membri più giovani. Mostrate la vostra premura e sincerità dicendo: «C’è qualcosa che ti preoccupa?» o anche «fai pure liberamente qualsiasi domanda». Per favore, prestate orecchio ai loro problemi e offrite loro un consiglio sincero. Desidero che facciate un buon lavoro nel crescerli, in modo che diventino ancora più capaci di voi.
Cosa vi si chiede per essere un responsabile dedito ai membri? Sta a voi, prima di tutto e in prima persona, recitare per la loro felicità e impegnarvi ad agire per loro. Spero che diventiate il tipo di responsabili che i nostri membri si aspettano dalla Gakkai, ottenendo la loro fiducia e approvazione. È importante mostrare lo stesso rispetto e devozione per ogni singolo membro, pari a quelli che avete per il Gohonzon. Ogni cosa comincia con i membri. Senza i membri, non c’è Soka Gakkai e kosen-rufu non si può realizzare. Non ci sarebbero riunioni e ovviamente non ci sarebbe bisogno di responsabili.
Dobbiamo tutto ai nostri membri. La Gakkai esiste grazie ai suoi membri. Questo è lo spirito con cui mi sono tuffato a capofitto in tutte le cose, anche il più piccolo compito, sperando che in qualche modo fosse di supporto e di incoraggiamento per i membri.
Sulla base del principio buddista dei tremila regni in un singolo momento di vita, il nostro cuore, cioè il nostro pensiero o la nostra preghiera, può penetrare e permeare ogni cosa, arrivando ovunque. Sia una parola, una lettera o una telefonata, infondiamola della nostra sincerità e cordialità. Ogni cosa si apre da qui.
Come attrarre la gente, come conquistarne il cuore: questa è una domanda che tutti i tipi di imprese e di organizzazioni stanno seriamente affrontando. Oggi, in Giappone, molte compagnie si impegnano intensamente nella formazione delle loro risorse umane, facendo molta attenzione persino agli aspetti più banali di come salutare e interagire con i clienti. Stanno tutti lavorando furiosamente per sopravvivere.
Il Buddismo insegna l’essenza profonda di cosa significa vivere da essere umano. Come praticanti di questo insegnamento, dobbiamo essere responsabili all’avanguardia che portano fiducia e gioia ai membri.
«Diventa un responsabile che possiede la forza e la capacità di mille responsabili». Questa fu la guida del presidente Toda. Spero che sarete un meraviglioso esempio per gli altri e diventiate persone su cui ognuno può contare.
Friedrich von Schiller (1759-1805) è uno dei grandi poeti tedeschi. Nelle sue opere ha esaltato la libertà dello spirito umano. Il suo compito, scrive, fu quello di «sconfiggere il vizio e vendicare la religione, la morale e l’ordine sociale dai loro nemici». Armato del potere illuminante della sua arte, Schiller si erse per affrontare il male e i nemici dello spirito umano.
In una delle sue commedie (La sposa di Messina, 1803) proclama: «Come senza fine brilla il sole, così fa la speranza». In altre parole, finché c’è vita c’è speranza. Perfino nei giorni di pioggia o di tempesta, il sole continua a brillare sopra le nubi. La speranza è come il sole. Vorrei che i nostri responsabili irraggiassero di lucente speranza i loro amici membri.
Nei suoi ultimi anni, Schiller scrisse una commedia su Guglielmo Tell, il leggendario eroe svizzero costretto a scoccare una freccia per colpire una mela posata sulla testa del figlio. Vorrei ricordare con voi alcune frasi di questa commedia, nella quale la gente si chiede come porre fine alla tirannia di un governatore corrotto e arrogante, e dove una donna giudiziosa dice: «Il saggio pianifica in anticipo».
Per vincere nella vita e nella società è importante pianificare, e questo è anche lo scopo delle nostre riunioni.
Sempre nella commedia c’è un gruppo di intrepidi che vuole sconfiggere il governatore e uno di loro fa un giuramento per conto di tutto il gruppo dicendo: «Per le eterne stelle io giuro / che giammai mi partirò dal diritto e dalla giustizia». Un’esistenza dedita a sostenere la giustizia e la verità, questo è il sentiero della fede che noi della Soka Gakkai stiamo percorrendo.
C’è poi una donna che prende in giro un personaggio che non si decide a unirsi alla causa della gente dicendo: «Può mai un uomo di valore / nominar qualcosa che più vicino a lui sia della sua gente? / Può mai un nobile cuore aver più alto dovere / del proteggere l’innocente e far da scudo / ai diritti degli oppressi?».
Non c’è niente di più importante dei propri compatrioti, dice, niente è più prezioso della buona gente qualsiasi dal cuore puro.
Uno dopo l’altro, i membri del popolo si alzano e si uniscono. In un appello per il futuro, un personaggio che cade in battaglia prima di morire grida: «Voi perciò rimanete insieme, senza mai esitare… / Siate forti e uniti, uniti».
Alla fine le persone vincono e sono libere. Allora, uno dei leader dice: «Questo è solo l’inizio e non la fine / quel che necessita ora è il coraggio e la ferma concordia». Anche noi della Soka Gakkai abbiamo avanzato con “coraggio e ferma concordia”, uniti nello scopo e senza rilassarci mai nel nostro impegno.