Prima di conoscere il Buddismo, convivevo con un sacco di problemi, paure e con tanta rabbia repressa. Infatti già all’età di quattordici anni avevo cominciato a frequentare un gruppo di estrema destra nella mia città e con loro avevo trascorso molti anni, manifestando tutta la mia rabbia, così circa cinque anni dopo mi trovai pieno di guai con la giustizia, con pochi amici che sopportassero le mie idee malsane e per di più con l’unico amore della mia vita che, per l’appunto, mi lasciò per il mio pessimo comportamento. Insomma fui costretto, anche da due genitori che mi amavano veramente, ad abbandonare quei pessimi ambienti. Mia madre aveva già iniziato a praticare e recitava già tanto Daimoku per la mia felicità, così dopo un anno di continui sforzi riuscì a portarmi a una riunione. Era l’aprile 1998, e per la prima volta dopo mesi e mesi di dolore interno, rabbia, pianti nascosti e paure, provai una grande gioia e soprattutto tranquillità. Così fin dal giorno successivo cominciai a recitare tanto Daimoku e a studiare il Buddismo appassionatamente, scoprendo nel presidente Ikeda un grande maestro con il quale mi sentii da subito in forte armonia.
Dopo due anni di Giurisprudenza avevo dato solo due esami e non mi piaceva ciò che studiavo, così, a diciannove anni, il primo grande obiettivo fu decidere che cosa combinare nel futuro, affidandomi al Gohonzon. Inaspettatamente mi venne un grande desiderio di studiare storia dell’arte che era la mia grande passione nascosta. Questa rinnovata voglia di studiare però mi spingeva verso un mondo sconosciuto, materie che non conoscevo e soprattutto in quel periodo mi chiedevo dove avrei potuto lavorare con una laurea in lettere, che cosa mi sarebbe piaciuto fare nella mia vita! Studiai la teoria del valore di Makiguchi e dopo aver recitato tanto Daimoku decisi di iscrivermi a Lettere moderne, percorso storico-artistico. In poco tempo ritrovai una grande gioia nello studio e il mio percorso universitario da allora è stato bellissimo.
Dopo qualche mese però cominciai a provare una grande tristezza e paura: sono nato senza l’avambraccio destro e porto una protesi da quando ero piccolissimo. Avevo sempre pensato che questo non fosse un problema, invece mi accorsi di quante cose non sognavo nemmeno di fare, inconsciamente bloccato da questo aspetto. Il Buddismo mi insegnava che per vincere nella vita bisogna sognare e agire; io invece ero completamente fermo. Mi chiusi in casa, non volevo vedere nessuno, però recitavo Gongyo e Daimoku e così, dopo una decina di giorni, mi decisi a fare una piccola grande azione: volevo trovare un lavoro per l’estate e realizzare il sogno di andare a vivere da solo, così intanto scesi di casa e andai al bar più vicino a lasciare il mio numero di telefono, sperando in cuor mio che non mi chiamassero perché avevo troppa paura. Due giorni dopo, quando mi trovavo fra le mura della mia camera in preda a una tristezza angosciante, mi chiamò la padrona del bar dicendomi che, non sapeva come fosse potuto accadere, ma non aveva nessuno che l’aiutasse quel sabato e così chiese a me di farlo. Accettai, ma ero terrorizzato, così recitai tanto Daimoku e mi ricordai dell’atteggiamento gioioso di quando facevo attività di protezione al Centro culturale e capii che sarei stato in grado di lavorare mettendo in pratica lo spirito che sensei e la Soka Gakkai mi avevano insegnato.
Il mio primo giorno di lavoro fu un successone e così mi chiesero di rimanere per tutta la stagione estiva! Imparai a rischiare e agire, e così spuntò anche tanta fiducia. Erano ventidue anni che andavo in giro solo con maglie a maniche lunghe, per cercare di nascondere la mia protesi agli occhi di tutti ma in quella calda estate decisi di comprare tante t-shirt e, non avendo più paura di nascondermi, andai spesso al mare, cosa che mi aveva sempre impaurito perché in spiaggia non potevo nascondere il mio handicap. Trovai una squadra di calcio che mi pagava per giocare e, la cosa più incredibile, una casa da dividere con un amico in centro a Lucca; me la sono potuta permettere perché, dopo anni di richieste per la pensione di invalidità, in quel periodo il Ministero mi rispose che non solo l’avrei ottenuta ma avrei anche ricevuto un anno di arretrati.
Nell’inverno del 2003 una sera mentre stavo andando a lavorare mi chiamarono per dirmi che un membro del nostro hombu era in coma all’ospedale di Pisa e lottava contro la morte. Da quella sera iniziai a recitare tantissimo Daimoku per Lorenzo e la sua famiglia e mi impegnai a sostenere tanti giovani uomini che soffrivano per quella situazione. Dopo circa dieci giorni Lorenzo è morto. Sono andato a Pisa alla camera ardente e ho potuto vedere per l’ultima volta il suo splendido sorriso. Da quel giorno ho capito cosa vuol dire per il Buddismo l’eternità della vita e ho deciso di realizzare tanti obbiettivi e affrontare tante situazioni che avevo lasciato in sospeso. I risultati sono stati incredibili e anche tanti altri ragazzi dell’hombu di cui faccio parte hanno deciso di dedicarsi all’attività buddista come non avevano mai fatto prima, e come Lorenzo gli aveva insegnato. Tante battaglie vinte le dedico a lui e ogni giorno, nella mia preghiera di Gongyo, riesco a decidere di raggiungere nuovi traguardi ricordandomi del mio caro compagno di fede.
Prima di praticare volevo smettere di studiare e non sapevo cosa fare della mia vita, presto mi laureerò in Lettere e Filosofia con indirizzo storico-artistico!
Ringrazio veramente il Gohonzon e sensei e cerco di farlo con la vita di ogni giorno continuando a lottare contro le mie tendenze negative con coraggio, ispirato da tanto Daimoku e tanti sogni: naturalmente laurearmi, costruire una famiglia felice, portare sempre avanti kosen-rufu e diventare un educatore come lo sono stati i miei tre maestri di vita!
©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata