I Centri culturali della SGI nel mondo sono spesso edifici storici che appartengono al patrimonio culturale della nazione in cui sorgono. Dopo il restauro sono rinati a nuova vita, ospitando non solo le attività per kosen-rufu ma anche eventi aperti a tutta la cittadinanza
Varie nuove onorificenze mi sono state conferite in rappresentanza di tutti i membri della SGI del mondo. Dal Venezuela è giunto un premio per il contributo all’educazione e dalla città di Nichelino, nell’Italia settentrionale, un riconoscimento per il contributo alla costruzione della pace. E una delegazione in visita nella Repubblica di Sakha, nella Federazione russa, mi ha appena informato che un’altra università di quel paese mi ha assegnato una cattedra onoraria.
Con noi c’è una delegazione di membri tedeschi. Oggi, 7 ottobre, è il quarantatreesimo anniversario della mia prima visita in Germania, nel 1961. Il giorno seguente mi recai a Berlino Ovest e, guardando il muro, recitai Daimoku con fervida determinazione per la pace e il futuro della Germania. Ricordo che dissi alle persone che avevo accanto: «Sono certo che fra trent’anni questo muro non ci sarà più». Poi feci voto insieme ai membri di costruire un mondo pacifico, senza muri, di ricercare il dialogo e di agire concretamente per creare un’onda di pace.
Nel 1989, a ventotto anni da quella prima visita, finalmente il muro di Berlino cadde. Come sapete, molti intellettuali hanno riconosciuto il significativo contributo dato dalla SGI alla fine della Guerra Fredda.
Il movimento di kosen-rufu si è sviluppato molto in Germania. Il Centro culturale della SGI-Germania è Villa Sachsen, a Bingen, una località nominata da Goethe, il grande scrittore tedesco, perché “gode della più bella vista del Reno”. È un posto assai famoso, amato anche dallo scrittore francese Hugo. La parte superiore centrale della valle del Reno che comprende Bingen e la zona circostante è stata definita Patrimonio mondiale dall’UNESCO. Fra le tantissime persone con cui ho dialogato c’è il primo presidente della Germania riunificata, Richard von Weizsächer, che visitò il Centro culturale di Villa Sachsen il 23 settembre 1951. Il 12 settembre, al Centro, si è tenuta una giornata di apertura al pubblico e sono venute più di mille persone. La conferenza di introduzione al Buddismo tenuta su richiesta della cittadinanza locale è stata un grande successo. [Dal 1994 ogni anno Villa Sachsen apre i suoi battenti al pubblico per il Giorno dei monumenti aperti che si tiene in concomitanza con le Giornate del patrimonio europeo. La città di Bingen considera la villa un importante patrimonio culturale, n.d.r.]. Due anni fa l’associazione dei castelli tedeschi ha inviato una menzione speciale alla SGI in riconoscimento del restauro e dello stato di conservazione degli edifici. Era la prima volta che l’associazione assegnava un simile premio. Sia in Europa che negli Stati Uniti la SGI ha accuratamente restaurato e rinnovato molti edifici storici che vengono utilizzati come Centri culturali.
Taplow Court, nei dintorni di Londra, è considerato parte del patrimonio nazionale da parte del governo britannico. Il mese scorso ci sono state le giornate di apertura del patrimonio culturale al pubblico a cui hanno partecipato circa seicento abitanti della zona.
Anche il Centro culturale della SGI-Italia a Firenze ha sede in un edificio storico, Villa di Bellagio, con un bel viale di cipressi che vi conduce. Gli inizi della storia dell’edificio risalgano a 1900 anni fa, quando fu costruito come torre di guardia lungo la strada maestra per Roma all’epoca dell’impero romano. In seguito fu una delle residenze dei Medici, i grandi principi del Rinascimento italiano.
Il centro culturale della SGI-Austria a Vienna si trova in un edificio, Villa Windisch-Graz, che risale alla metà del diciannovesimo secolo, rinnovato e riaperto nel 1995. Fu residenza dell’arciduchessa asburgica Maria Elisabetta Windisch-Graz (1883-1963), figlia del principe ereditario Rodolfo e nipote dell’imperatore Francesco Giuseppe. La struttura viene usata da molte persone non solo per le riunioni e i corsi della SGI, ma anche per eventi e attività culturali e artistiche aperte al pubblico.
Il Centro culturale svedese si trova alla periferia della capitale, Stoccolma. Il bell’edificio bianco, Villa Baggas, si erge sulla sommità di una collina circondata dai boschi. Anch’esso è spesso aperto al pubblico per vari eventi ed è apprezzato da molti. Quando visitai per la prima volta il Centro culturale svedese, nel giugno 1989, scrissi sul libro degli ospiti: «Celebro sinceramente l’apertura di questo palazzo meraviglioso della felicità della gente, più splendido di qualsiasi palazzo reale del mondo».
Il Centro culturale della SGI-Francia ha sede nella periferia parigina, a Chartrettes. Il suo edificio principale è il restaurato Château du Pré, un bel castello del sedicesimo secolo vicino al quale, oltre la Senna, si trova la Foresta di Fontainbleau, tanto ritratta nei dipinti dei maestri della scuola di Barbizon come Millet e Corot. Vi si trova anche il castello di Napoleone a Fontainbleau.
Un altro edificio storico, la Casa della Letteratura Victor Hugo (Maison des Roches), affiliato alla SGI, nei dintorni di Parigi ospita una raccolta di preziosi oggetti e documenti legati al famoso scrittore dal quale prende il nome. Tra i tesori della sua collezione, una prova di stampa de I Miserabili con le correzioni di pugno dello stesso Hugo.
Al Museo Fuji di Tokyo, si aprirà la mostra Victor Hugo e i Romantici che non esporrà solo oggetti provenienti dalla collezione della Casa della Letteratura ma anche prestiti da altre istituzioni francesi. Saranno in mostra anche sei articoli considerati parte del patrimonio nazionale francese.
Anche il Centro culturale di New York ha sede in un edificio importante dal punto di vista culturale, riconosciuto dalla Conservatoria di New York. Inizialmente era un’istituzione educativa per adulti, la Rand School of Social Science, famosa come “La casa del popolo”, in cui tenne molte lezioni anche il grande educatore e filosofo americano John Dewey (1859-1952). Di recente è stata aperta al centro la mostra della SGI-USA Costruire una cultura di pace per i bambini del mondo, e all’inaugurazione ha partecipato anche il sottosegretario della Nazioni Unite Anwarul Chowdhury.
Lo scopo della SGI e dei suoi Centri culturali è aiutare i membri a costruire dentro di sé il palazzo dell’eterna felicità, cioè a raggiungere la Buddità in questa vita. Sono strutture per lo sviluppo interiore, per la crescita umana. I centri che ho menzionato sono situati in luoghi di grande significato e dal notevole passato che oggi, ancora una volta, brillano gloriosamente come fortezze di pace, giardini di cultura e scuole di filosofia dove si riuniscono i paladini del Buddismo di Nichiren, i nobili praticanti della Legge mistica.
Fino a oggi, come vostro rappresentante, ho ricevuto 164 dottorati e cattedre da università e istituzioni educative di tutto il mondo. Un crescente numero di studiosi e istituti accademici in Cina e altri paesi sta svolgendo ricerche sui miei scritti e sulle mie idee e ogni giorno ricevo molte richieste di tenere discorsi e conferenze.
Tutti questi premi sono simboli della crescita della SGI, il frutto degli sforzi incredibili di ciascuno dei membri. Ogni premio che ricevo è il vostro premio, un onore che si tradurrà in benefici e fortuna per i vostri discendenti attraverso le generazioni.
Con questa determinazione continuerò a dedicare tutte le mie energie a sollevare una profonda ondata di dialogo e di pace. Lavoriamo insieme per diffondere ancor più coraggiosamente in tutto il mondo quest’onda di pace e umanità basata sul Buddismo di Nichiren.
Per commemorare il trentesimo anniversario della mia prima visita in Cina, il 15 ottobre si tiene, all’Università di Pechino, una conferenza dal titolo Prospettive del pensiero asiatico nel ventunesimo secolo, voluta essenzialmente dal gruppo di ricerca Daisaku Ikeda dell’Università di Pechino. E anche alla Scuola superiore popolare di Askov, in Danimarca, è stato fondato un Centro di ricerche per la pace Ikeda, diretto dall’ex rettore della scuola Hans Herrigton, che ha iniziato a pubblicare una rivista su temi legati all’educazione e alla pace. Sono tutti segni del grande interesse per l’umanesimo Soka in tutto il mondo.
Sono lieto di annunciare che uscirà il tredicesimo volume della Nuova rivoluzione umana. Il mio precedente romanzo, La rivoluzione umana si è concluso con il dodicesimo volume e qundi il seguito lo ha già superato in lunghezza. Insieme i due romanzi, se includiamo le edizioni economiche, hanno tirato quaranta milioni di copie. Feci voto al mio maestro Josei Toda che avrei lasciato una cronaca duratura per le future generazioni dello spirito di maestro e discepolo, della lotta della Soka Gakkai per la verità e la giustizia, del nostro grande movimento di kosen-rufu. Sono deciso a continuare a impiegare la mia energia nel produrre opere che forniscano nutrimento spiritule ai lettori. La sempre maggiore mancanza di interesse per la lettura è un serio problema nella società attuale che preoccupa molto le case editrici. Un declino della cultura letteraria conduce a un declino dell’umanità.
Naturalmente ci sono anche i libri sensazionalistici prodotti unicamente per vendere. Per questo dobbiamo scegliere con cura i libri che leggiamo e cercare buone letture, che contribuiscano alla nostra crescita. Questa è anche una delle ragioni per cui è importante leggere il Gosho. Adoperiamoci per creare un’epoca in cui prosperi la cultura letteraria.
Oggi sono con noi due atleti che hano partecipato alle Olimpiadi di Atene, Daichi Sawano, campione giapponese maschile di salto con l’asta con un record di 5,80 metri, il primo giapponese ad arrivare in finale alle Olimpiadi della sua categoria da oltre vent’anni. E Noriko Inada, nuotarice alla sua terza prestazione olimpica, che ha gareggiato nei cento metri femminili a dorso. È campionessa giapponese di dorso femminile sui 50 metri con un tempo di 28,62 secondi.
Le persone che esprimono gratitudine possono essere definite umane, mentre gli ingrati non sono altro che animali: questo era lo spirito di Nichiren Daishonin e Shakyamuni. Solo chi è consapevole dei propri debiti di gratitudine merita di essere chiamato umano. Chi non ha idea di cosa siano i debiti di gratitudine non è altro che un animale dal volto umano. Per quanti successi mondani possa conseguire, la sua vera natura è sempre quella di un animale. Avere o non avere gratitudine è di importanza cruciale.
Scrive il Daishonin: «Ho sempre considerato che fosse della massima importanza riconoscere i favori ricevuti e che il mio primo dovere fosse di ripagare tali debiti di gratitudine. In questo mondo dobbiamo ripagare quattro debiti di gratitudine. Chi ne è consapevole è degno di essere chiamato uomo, mentre chi non lo comprende non è che una bestia» (SND, 7, 82) e, citando un famoso aneddoto dei suoi tempi, «La vecchia volpe non dimentica la collinetta in cui è nata, e la tartaruga bianca ripagò il favore ricevuto da Mao Pao. Persino gli animali conoscono la gratitudine, a maggior ragione dovrebbero conoscerla gli esseri umani» (SND, 2, 115).
Si dice che quando le volpi muoiono voltino la testa verso la collina in cui sono nate. Quando Mao Pao, un guerriero cinese che salvò la vita a una tartaruga bianca, fu sconfitto in battaglia, la tartaruga apparve e lo portò in salvo al di là del fiume. Queste storie confermano che anche certi animali ripagano i propri debiti di gratitudine e a maggior ragione dovrebbero farlo gli esseri umani, tanto più nel mondo del Buddismo. Chiunque tradisce i propri debiti di gratitudine nel mondo della fede è ben inferiore a qualsiasi animale.
Ci sono state persone che ricoprivano posti di responsabilità e che, dimenticando l’enorme debito di gratitudine nei confronti della Soka Gakkai, hanno tradito l’organizzazione e i suoi membri. Non c’è peggiore forma di ingratitudine ed esse riceveranno sicuramente una severa retribuzione. Anche all’epoca del presidente Makiguchi e del presidente Toda ci furono responsabili che abbandonarono la fede. Durante la vita di Shakyamuni ci fu Devadatta e all’epoca del Daishonin e di Nikko Shonin ci furono i cinque preti anziani, considerati i principali discepoli del Daishonin che lo tradirono dopo la sua morte.
Stranamente i traditori più infami e privi di scrupoli tendono a manifestarsi nei gradi più alti. Perdono la fede, tradiscono i credenti loro compagni e alla fine ricevono severe retribuzioni per le loro azioni, dimostrandoci così palesemente il funzionamento della severa legge di causa ed effetto. È una costante nel Buddismo. Perciò, più una persona ricopre una posizione elevata nell’organizzazione più è essenziale che eserciti l’autodisciplina e l’autocontrollo. Anche gli altri devono essere liberi di esprimere le proprie opinioni al responsabile, senza sentirsi costretti o intimiditi.
Non c’è offesa più tremenda dell’ingratitudine, non c’è comportamento più disonesto, squallido e vergognoso. Anche le persone che abbandonarono la fede e lasciarono la Gakkai ai tempi di Toda erano fra quelli a cui egli aveva riservato particolare attenzione. Eppure, dimenticarono di essere grati e gli si rivoltarono contro, ripagando la sua gentilezza con l’inimicizia. Bisognava vedere la collera di Toda nei confronti dei traditori nel mondo della fede! «Sta a vedere cosa succederà loro, che fine miserabile faranno!» diceva severamente.
Perché le persone che ricoprivano alti livelli di responsabilità diventarono dei traditori? Senza dubbio perché cedettero a motivazioni squallide ed egoiste: volevano essere importanti, formavano gruppetti o fazioni di cui potevano sentirsi i capi, oppure volevano ingrassare le loro tasche. Ma qualsiasi sia il motivo, il tradimento inizia col dimenticare il sentiero di maestro e discepolo. Lo spirito di inseparabilità di maestro e discepolo è l’essenza viva del Buddismo di Nichiren Daishonin. Vi prego di imprimere profondamente questo punto nella vostra vita.
Il Daishonin dice anche: «I governanti dovrebbero considerare il popolo come i propri genitori» (GZ, 1554). Il popolo è il padrone di coloro che detengono il potere. I sovrani esistono solo perché esiste la gente. Il potere politico e l’autorità governativa devono perciò essere esercitati nella maniera migliore per gli interessi del popolo. Coloro che usano il potere o l’autorità per i propri fini personali non sono altro che animali, questo pensava il Daishonin.
Ci sono notizie da Boston, il grande centro di cultura dove le foglie iniziano ad assumere i bei colori dell’autunno. Il Centro di ricerca di Boston per il XXI secolo (BRC) ha convocato un forum per il dialogo interculturale realizzato grazie al sostegno e alla collaborazioe del professor Ronald Bosco, ex presidente della Thoreau society. E il BRC prevede di ripetere questo evento con cadenza annuale. Numerosi studiosi di fama hanno partecipato al forum per discutere i contatti dei pensatori del Rinascimento americano con la filosofia orientale. Fra i partecipanti il professore di scienze politiche all’Università del Massachussets di Boston, Winston Langlet, un esperto negli studi storici di Arnold J. Toynbee. Discutendo i Dialoghi fra Toynbee e me, Langley ha osservato che, anche se Toynbee e io condividevamo molti punti di vista, c’era una diversità, in quanto lo storico britannico era pessimista rispetto alla capacità della nostra civiltà di rispondere con successo all’enorme sfida che aveva davanti. Tale pessimismo, disse, è condiviso anche da molti pensatori occidentali che hanno vissuto le due guerre mondiali del ventesimo secolo. Per contro, fa notare Langley, io professo un grande ottimismo nell’insistere che non esistono sfide che la civiltà non possa affrontare con successo. E aggiunge che ciò è chiaramente dovuto al fatto che il mio pensiero si fonda sull’ottimismo del Buddismo di Nichiren. Apprezzo molto la profonda comprensione dimostrata da Langley. Com’egli ha intuito, noi della SGI crediamo che non esista sfida alla quale gli esseri umani, sia come singoli individui che come civiltà nel suo complesso, non possano rispondere. Non c’è prova in cui non possiamo trionfare. Questo è l’umanesimo buddista che illumina di speranza il mondo.
Langley ha espresso la sua ammirazione per la nostra organizzazione citandone quattro principali caratteristiche: 1) l’impegno attivo; 2) la moralità; 3) il contributo alla società; 4) l’approccio graduale alle riforme. E ha messo in evidenza il contrasto netto che sussiste fra la SGI e l’atteggiamento chiuso e antisociale del clero della Nichiren Shoshu.
Se le persone buone rimangono apatiche e silenziose, non si potrà mai cambiare la storia. Occore che ognuno di noi abbia fede nella nostra forza spirituale e si faccia avanti per cambiare la società. Così facendo, non solo dispiegheremo nella società il nostro pieno potenziale, ma risveglieremo la speranza e la fede nella potenzialità umane anche nel cuore degli altri. Langley ha davvero intuito in profondità cosa sia il nostro movimento per la rivoluzione umana.
Lo studioso americano ha citato anche le mie iniziative per promuovere gli scambi educativi e culturali con la Cina, la Russia e Cuba e nutre grandi aspettative nei confronti dell’impegno dei nostri membri che si adoperano per l’unità della famiglia umana, della famiglia globale, non solo in teoria, ma attraverso azioni concrete. Rispondiamo alle voci di questi eminenti pensatori del mondo, continuando a portare avanti il dialogo nei luoghi in cui viviamo, in ogni paese del mondo, per unire popoli e culture.
Oggi sono con noi alcuni membri della regione di Sanko che comprende le prefetture di Tottori e Shimane. Lo scrittore Lafcadio Hearn (1850-1804) di origine greca, che in seguito si trasferì in Giappone e ne assunse la cittadinanza col nome di Yakumo Koizumi, visse per molto tempo a Shimane di cui amava molto la gente e l’ambiente naturale. Quest’anno cade il centesimo anniversario della sua morte; ho recitato Daimoku in sua memoria. Egli, parlando del compito dello scrittore, affermava: «Gli uomini lottano per diventare forti e, per ottenere forza interiore, si deve imparare a lottare contro ogni sorta di difficoltà». Lo scrittore era dotato di pazienza e perseveranza e non aveva paura delle avversità. Era convinto che proprio la vittoria sulle avversità fosse ciò che ci rendeva forti.
La vita è una lotta e, se non affrontiamo le difficoltà, non possiamo diventare forti. Lottiamo per acquistare questa forza.
Lo scrittore cinese Lu-Xun (1881-1936) visse in un periodo estremamente periglioso della storia del suo paese. Come fu possibile che la Cina, un tempo la massima civiltà del mondo, fosse precipitata in una simile crisi? Secondo Lu una delle cause era che «Quando non ci sono stimoli esterni, si cessa di migliorarsi e ciò genera ristagno e debolezza nelle persone». Scrisse anche che la Cina aveva perso la capacità di imparare dalle realizzazioni positive degli altri.
È essenziale ricercare stimoli esterni per tenere sempre le nostre antenne mentali e spirituali sintonizzate sui nuovi sviluppi ed esser pronti a imparare da essi. Quando si diventa conservatori, ci si compiace di se stessi, si cerca soltanto di proteggersi, gettando così i semi per il declino futuro.
La Legge mistica è l’insegnamento supremo della speranza senza limiti, la forza trainante per avanzare senza sosta. Per questo dobbiamo prendere l’iniziativa con coraggio e vigore. È questa la chiave per aprire la strada a nuove vittorie.
Vorrei citarvi anche le parole di Xu Guangping (1898-1968), moglie di Lu-Xun e sua compagna di lotta nella rivoluzione cinese. Durante la Seconda guerra mondiale fu arrestata dalle autorità militari giapponesi e sottoposta a brutali torture. Dopo aver sopportato cose intollerabili disse: «Abbiamo un futuro, ne sono convinta. In più, per me la vittoria finale è come un faro in fondo alla via. Non vedo ragione per cui non dovrei lanciarmi con totale determinazione verso lo scopo della vittoria». Lanciamoci anche noi con totale determinazione verso il nostro scopo, verso la costruzione della felicità.
Xu Guangping proseguiva: «E quando giungerà la vera vittoria voglio vedere come cadranno i nostri nemici. Questa è la mia incrollabile determinazione.
Tutti voi siete consapevoli della fine squallida di coloro che hanno abbandonato la fede e calunniato malignamente la Soka Gakkai; avete visto anche il destino che è toccato ai preti ingrati e corrotti. Come afferma il Daishonin: «Alla fine periranno tutti» (SND, 4, 187). Qui è all’opera la severa legge buddista di causa ed effetto.
In un ottobre di cinquant’anni fa Toda si appellò alla Divisione giovani: «Giovani, basta che uno di voi si alzi, poi senza alcun dubbio un secondo e poi un terzo lo seguiranno».
La nuova battaglia per kosen-rufu nei prossimi cinquant’anni è già iniziata e anch’io ho inziato una nuova lotta, deciso a costruire nuovamente la Soka Gakkai, sin dalle radici. Il prossimo sarà l’Anno della gioventù e dell’espansione. Congratulazioni a tutti i membri della Divisione giovani, conto su di voi!