Essere discepoli di Nichiren era molto rischioso, in particolare per una donna. Senza il sostegno del marito, la sopravvivenza di una famiglia era impossibile. Per questo il Daishonin loda Nichigen-nyo, moglie di Shijo, e li esorta a realizzare un’unità coniugale indissolubile e a rafforzare ancora di più la loro fede, per vincere sulle difficoltà a cui sarebbero andati incontro
1272-1274. Gli anni dell’esilio
La fedeltà di Shijo Kingo al suo maestro, manifestata nella sua forma più estrema a Tatsunokuchi, si conferma durante gli anni dell’esilio a Sado. Shijo Kingo infatti, dopo aver inviato un messaggero nel marzo del 1272 tornato poi con il trattato L’apertura degli occhi, decide di fare visita personalmente a Nichiren. Si espone così ai pericoli di un difficile viaggio della durata di un mese e alle ripercussioni negative che questa visita può procurargli con la famiglia Ema, presso la quale svolge il suo servizio. Questi rischi non sfuggono certo a Nichiren Daishonin che, oltre a scrivergli successivamente alla visita per esprimere apprezzamento e gratitudine, gli affida anche una lettera di ringraziamento per sua moglie Nichigen-nyo. Nella lettera, che Nichiren si augura venga letta in compagnia della signora Toshiro, descrive la loro comune condizione di discepole con queste parole: «Voi due donne siete nate come persone comuni e ora vivete a Kamakura (sede del governo militare), e credete nel Sutra del Loto senza preoccuparvi degli sguardi indiscreti o del pericolo che ciò può rappresentare per la vostra vita. Questo è a dir poco straordinario. Posso solo immaginare la vostra fede come un gioiello magico, che immerso nell’acqua torbida la rende limpida. Siete come chi, quando un saggio insegna qualcosa di nuovo, crede a ogni sua parola e afferra così la verità» (La legge causale della vita, SND, 4, 140). Rivolgendosi a Nichigen-nyo le dedica anche individualmente parole di lode e apprezzamento: «La donna è come il glicine, l’uomo come il pino. Il glicine non può vivere nemmeno per un momento se separato dal pino che lo sorregge. E ora, in questa epoca così turbolenta, in cui non hai nemmeno servitori sui quali contare, hai mandato tuo marito qui sull’isola di Sado. Questo dimostra che la tua fede è più solida della terra e gli dèi terreni devono sicuramente saperlo. La tua fede è più alta del cielo e gli dèi celesti Bonten e Taishaku, devono esserne consapevoli» (Ibidem, 141). La lode di Nichiren scaturisce dalla sua comprensione delle circostanze di vita dei suoi discepoli. Già essere suoi discepoli è difficile e pericoloso, e lo è ancora di più per una donna, la cui condizione sociale è descritta con la similitudine del glicine e del pino. Privarsi del sostegno del marito può mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’intera famiglia e quindi il Daishonin legge, dietro la visita di Shijo Kingo, il sostegno di Nichigen-nyo. Per questo, nella lettera di ringraziamento inviata a Shijo Kingo dopo la sua visita a Sado, lo invita a realizzare un’unità coniugale indissolubile: «Spiega tutto questo a tua moglie e lavorate insieme come il sole e la luna, come gli occhi o le due ali di un uccello. Se ci sono il sole e la luna, com’è possibile cadere nei regni dei morti? Con un paio di occhi senza dubbio vedrete i volti dei Budda Shakyamuni, Taho e di tutti i Budda dell’universo. Con un paio di ali potrete sicuramente volare in un istante verso la terra del Budda della luce eterna» (I desideri terreni sono Illuminazione, SND, 4, 147).
Anche la lode diretta a Shijo Kingo non è generica, ma rivela la conoscenza delle circostanze in cui vive: «Come devoto del Sutra del Loto tu hai subìto gravi persecuzioni e nonostante ciò sei venuto in mio aiuto. […] Tu non soltanto hai ascoltato la Legge, ma hai preso fede in essa e da allora l’hai seguita senza abbandonarla mai. Che meraviglia! Che cosa straordinaria! […] Inoltre, seguendo me, tu come devoto del Sutra del Loto, parli ad altri di questa Legge. Cosa è questo se non la trasmissione della Legge mistica? Porta avanti la tua fede nel Sutra del Loto. Se ti fermi a metà strada non potrai mai fare scaturire il fuoco dalla pietra focaia. Fai sgorgare il potere della fede così che tutti gli abitanti di Kamakura, umili e potenti, e tutta la gente del Giappone, lodino Shijo Kingo come “Shijo Kingo della setta Hokke”. Una cattiva fama si diffonderà in lungo e in largo, ma una buona reputazione andrà anche più lontano, specialmente se è una reputazione di devozione al Sutra del Loto» (Ibidem, 146-147).
Tuttavia l’apprezzamento per la fede dimostrata da Shijo Kingo è seguito dall’invito a rafforzare la fede per costruire una solida reputazione presso la comunità in cui vive. Nel clima di persecuzioni estese anche ai discepoli, la visita di Shijo Kingo attira sulla sua persona un’attenzione particolare. Adesso che Kingo ha rivelato apertamente la sua devozione al Sutra del Loto, si espone senza protezioni al giudizio degli altri. Nichiren fa presente al suo discepolo queste circostanze, esortandolo a trasformare la visibilità in un veicolo di propagazione. Ora che Nichiren è in esilio, sono i suoi discepoli a ricevere l’attenzione delle autorità e della popolazione, e la loro capacità di costruire una solida reputazione diviene di capitale importanza ai fini della propagazione. L’esilio a Sado costituisce anche per i discepoli un salto di qualità nella consapevolezza della propria missione e quindi comporta l’assunzione di maggiori responsabilità. Nichiren si sta anche impegnando per favorire la coesione e l’unità fra i suoi discepoli, inviando a tutti L’apertura degli occhi, invitando Nichigen-nyo a leggere la sua lettera con la signora Toshiro e chiedendo a Shijo Kingo di condividere il suo messaggio con la moglie. In un’epoca turbolenta l’unità dei fedeli diventa un elemento fondamentale per resistere alle pressioni dell’ambiente e quindi, in ultima analisi, perché il flusso di kosen-rufu non si arresti.
Inoltre, costruire una solida reputazione è necessario anche per un altro motivo, illustrato da Nichiren in una lettera successiva: «Nel bene e nel male la popolazione condividerà sempre il destino del proprio sovrano. È questo il modo in cui va il mondo e lo stesso avviene nel Buddismo. Il Budda molto tempo fa affidò ai governanti [la protezione dei] suoi insegnamenti. Pertanto, anche uomini saggi e virtuosi, se non obbediscono a chi governa, non potranno propagare il Buddismo. […] Anche maestri e studiosi che hanno compreso il profondo significato del Buddismo non possono avere la meglio sull’autorità del sovrano. Quelli che occasionalmente tentarono di farlo, subirono grandi persecuzioni. […] Ma poiché in Giappone tutti sono discepoli di Shan-tao e di Honen, naturalmente io non posso evitare grandi persecuzioni. Questa è la ragione per cui sono odiato e per cui si ordiscono di continuo complotti allo scopo di danneggiarmi» (La voce chiara e penetrante, SND, 6, 108-114).
Nichiren attira “naturalmente” sulla sua persona grandi persecuzioni opponendo al regime militare di Kamakura la necessità di agire in accordo con il Sutra del Loto, ma i suoi discepoli devono comprendere che la propagazione avverrà nel rispetto di quanto stabilito da chi governa. Occorre precisare che in una società feudale il potere di chi governa è assoluto e non prevede limiti, sia che si tratti di un piccolo feudatario che del regnante stesso. Nel caso specifico di Shijo Kingo questa indicazione sarà approfondita in seguito, quando il servizio presso il signore di Ema e il suo credo religioso sembreranno inconciliabili.
Durante gli anni dell’esilio Nichiren non nasconde le sue difficoltà, ma le comunica per sottolineare la straordinaria premura e testimonianza di fede di Shijo Kingo e Nichigen-nyo: «Sono un uomo messo al bando dalle due strade [secolare e buddista]. E malgrado ciò, tu hai avuto il pensiero di inviare un messo fin quaggiù e di mandare offerte per commemorare il terzo anniversario della tua compianta madre, cosa della massima importanza per la tua vita. Negli ultimi due o tre giorni ho vissuto come in un sogno. Mi sono sentito come l’amministratore del tempio Hosso-ji quando in esilio nell’isola di Iogashima, incontrò il giovane che lo aveva servito per anni. Il barbaro del nord Yang Kung, mentre era condotto prigioniero in Cina verso il sud, vide anatre selvatiche solcare il cielo e si commosse [pensando che provenissero dalla sua patria nel nord]. Tuttavia i suoi sentimenti in quella circostanza possono a malapena essere paragonati ai miei» (Ibidem, 114-115).
In questa frase si legge quanto la lode e la gratitudine verso il discepolo rischiarino la solitudine di Nichiren e lo emozionino profondamente. Anche nella lettera successiva, dopo aver dichiarato che tutte le condanne subite sono effetto del «grande piano che avevo concepito di cancellare in una sola esistenza le gravi colpe commesse in innumerevoli kalpa» (Cancellare le colpe, SND, 7, 154), utilizza i momenti di crisi per valorizzare la fede dei discepoli: «Tuttavia, non essendo che un comune mortale, a volte ho avuto dei rimpianti. E mi addolorava pensare che, se persino io ho avuto tali sentimenti, a maggior ragione una donna [come tua moglie] che ignora tali questioni e non comprende pienamente l’insegnamento buddista, deve essersi pentita di aver seguito Nichiren. Eppure, al contrario di quanto mi aspettavo, ho saputo che la vostra fede è più forte di quella di Nichiren; questa è una cosa straordinaria! Mi chiedo se il fondatore Shakyamuni non sia entrato nel vostro cuore e mi è difficile trattenere lacrime di gioia» (Ibidem, 154).
Nella lettera Nichiren fornisce anche spiegazioni e consigli sulla sicurezza di Kingo: «E anche il fatto che ora godi del favore del tuo signore, è dovuto alla protezione che ricevi dai tuoi genitori. Non pensare ai tuoi fratelli come fratelli, ma come figli. […] Anche un estraneo, se riesci a comunicare con lui cuore a cuore, potrà mettere a rischio la propria vita per te. Se tratti i tuoi fratelli come figli, essi saranno tuoi alleati per tutta la vita e, naturalmente, ciò farà buona impressione alla gente. Se consideri le tue sorelle come figlie, come potranno non avere devotamente cura di te?» (Ibidem, 171). Apparentemente il fatto di godere del favore del suo signore e i consigli sul potenziamento della cerchia di alleanze sembrano essere incoerenti, ma Nichiren dimostra di avere un punto di vista dinamico sulle vicende della vita, siano esse positive o negative. I suoi consigli quindi non hanno esclusivamente la funzione di risolvere problemi contingenti, ma contengono sempre indicazioni per il futuro. Così conclude la sua lettera con parole che richiamano ancora il tema della sicurezza e protezione dei discepoli, una sua costante preoccupazione durante l’esilio: «Sto pregando intensamente come se dovessi accendere il fuoco con legna bagnata o estrarre l’acqua dal deserto, affinché, nonostante questa sia un’epoca di disordini, il Sutra del Loto e le Jurasetsu proteggano ciascuno di voi» (Ibidem, 172).
Nell’agosto dello stesso anno le sue preghiere per la protezione dei discepoli saranno rivolte a Kyo’o, la secondogenita di Shijo Kingo e Nichigen-nyo, nata un anno prima e ora gravemente ammalata. Nichiren scrive: «Da quando mi hai scritto di Kyo’o Gozen, ho pregato per lei ogni momento del giorno gli dèi del sole e della luna. Tieni sempre con te l’Omamori Gohonzon che ti ho inviato qualche tempo fa e non lasciarlo nemmeno per un momento. Il Gohonzon non fu mai conosciuto da nessuno, né tantomeno iscritto nel Primo o nel Medio giorno della Legge. […] Questo è ciò che intende il sutra con «la potenza dei Budda simile a un leone all’attacco». Credi profondamente in questo mandala. Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo? […] Ma solo la tua fede determinerà tutte queste cose. Una spada sarà inutile nelle mani di qualcuno che non si sforza di lottare. La potente spada del Sutra del Loto deve essere brandita da un coraggioso nella fede. Allora egli sarà forte come un demone armato di una mazza di ferro. Io, Nichiren, ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi profondamente nel Gohonzon. […] Le sfortune di Kyo’o Gozen si trasformeranno in fortuna. Raccogli tutta la tua fede e prega questo Gohonzon. Allora, che cosa non può essere realizzato? […] Quando mi sarà condonata la pena dell’esilio in questa provincia mi affretterò a Kamakura dove ci incontreremo. […] La mia unica preoccupazione è che la sua vita possa essere effimera come rugiada: per questo sto pregando con tutte le forze gli dèi celesti affinché la proteggano» (Risposta a Kyo’o, NR, 348, 18).
In questa lettera, giustamente famosa, il Daishonin fa riferimento al Gohonzon inviato precedentemente a Kingo. Infatti a Sado, dopo aver posto le basi dottrinali per l’iscrizione del Gohonzon con i due trattati L’apertura degli occhi e Il vero Oggetto di culto, Nichiren affida ai suoi discepoli più fedeli dei Gohonzon dedicati a ognuno di loro singolarmente e non ancora a tutto il genere umano. Qui esorta Kingo a non separarsi mai dal Gohonzon, nel quale Nichiren ha iscritto la sua stessa vita, ma a raccogliere la sua fede e credere in esso con tutto il cuore. La sopravvivenza di sua figlia dipende unicamente da questo, dal coraggio con cui Kingo riuscirà a pregare, credendo senza alcun dubbio e con piena convinzione che sia in suo potere realizzare ogni desiderio. Nichiren esorta Shijo Kingo con esempi e termini che risvegliano il suo lato combattivo di samurai e il suo carattere energico e appassionato. Non fa mai riferimento alla paura e alla preoccupazione, se non in relazione a se stesso, chiarendo però che proprio a causa di questa preoccupazione sta «pregando con tutte le forze». È una lettera in cui ogni parola ha il compito di infondere forza e fiducia, di risvegliare il desiderio di lottare e il potere che ne deriva.
Infine Nichiren accenna, quasi fosse una notizia di secondaria importanza, che incontrerà il suo discepolo a Kamakura quando gli sarà condonata la pena dell’esilio. E in effetti sei mesi dopo, il 26 marzo del 1274, Nichiren raggiunge Kamakura.
(continua)
I Gosho:
La legge causale della vita (SND, 4, 139-142) il quarto mese del nono anno di Bun’ei (1272)
I desideri terreni sono Illuminazione (SND, 4, 143-147) il secondo giorno del quinto mese del nono anno di Bun’ei (1272)
La voce chiara e penetrante (SND, 6, 107-120) il nono mese del nono anno di Bun’ei (1272)
Cancellare le colpe denunciando le offese alla Legge (SND, 7, 151-172) decimo anno di Bun’ei (1273)
Risposta a Kyo’o (SND, 4, 149-151) il quindicesimo giorno dell’ottavo mese del decimo anno di Bun’ei (1273)