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Un canto di coraggio - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:42

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Un canto di coraggio

Prima della riunione vari membri della Divisione artisti della Sgi-Usa, fra i quali i jazzisti Herbie Hancock e Wayne Shorter, hanno presentato uno spettacolo per festeggiare la duecentesima onorificenza accademica ricevuta dal presidente Ikeda

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Prima della riunione vari membri della Divisione artisti della Sgi-Usa, fra i quali i jazzisti Herbie Hancock e Wayne Shorter, hanno presentato uno spettacolo per festeggiare la duecentesima onorificenza accademica ricevuta dal presidente Ikeda

Nella parte in versi del capitolo Durata della vita del Sutra del Loto [che recitiamo in Gongyo] ci sono queste parole: «Shujo sho yuraku. Shoten gyaku tenku. Jo sasshu gigaku», cioè: «Là gli esseri viventi sono felici e a proprio agio. Gli dèi suonano tamburi celesti, creando un’incessante sinfonia di suoni» (SDL, 16, 303). Nel mondo della Legge mistica, innumerevoli esseri celesti suonano costantemente una musica sublime. L’esecuzione cui abbiamo appena assistito, a opera di questi grandi artisti dei suoni meravigliosi, rispecchia perfettamente queste parole. Se il nostro regno della fede fosse privato di tali gioiosi inni alla Legge mistica, non sarebbe in accordo con il Sutra del Loto. L’esibizione di oggi era una scena che sembrava provenire direttamente dal sutra, una descrizione vivida e toccante del nostro progresso incessante verso kosen-rufu. Vorrei complimentarmi con tutti gli artisti, che hanno incarnato così bene l’essenza della nobile “torre preziosa” della vita.
Voglio sottolineare che le nostre attività per kosen-rufu stanno avanzando in completo accordo con gli insegnamenti del Sutra del Loto e le scritture di Nichiren Daishonin. Dal momento che viviamo in un’epoca di crescente inquietudine e complessità, è oltremodo essenziale che, con un potente ritmo di speranza e un toccante canto di coraggio, diamo inizio a una nuova ed energica avanzata, pervasa dalle nobili virtù di eternità, felicità, vero io e purezza. E lo spettacolo di oggi è il simbolo per eccellenza di tutto questo. Grazie ancora alla Divisione artisti della SGI-USA!
Guardando indietro, ricevetti la mia prima onorificenza accademica, come rappresentante di tutti i membri, nell’anno in cui venne fondata la SGI. Era il maggio 1975, e quella laurea mi fu conferita dall’Università statale di Mosca. Da allora sono passati trentun’anni e oggi il nostro movimento per la pace, la cultura e l’educazione è sostenuto e lodato da intellettuali di tutto il mondo.
Le duecento onorificenze accademiche che ho ricevuto in questo periodo ne sono una chiara prova e testimoniano che abbiamo aperto un ampio sentiero di fiducia grazie al quale i nostri membri sono in grado ovunque di condurre le loro attività in modo protetto e sicuro. Tali riconoscimenti sono un simbolo della vittoria della SGI, un’organizzazione che crea un’ondata di cambiamento positivo, per trasformare il ciclo infinito di conflitti religiosi che affliggono l’umanità.

India, culla del Buddismo

Alcuni membri provenienti dall’India mi hanno regalato una copia di un testo inglese adottato in un corso per corrispondenza di una scuola superiore, informandomi che compaio in esso, accanto a personaggi illustri come Alessandro il Grande (356-23 a. C.), il Mahatma Gandhi (1869-1948), Rabindranath Tagore (1861-1941) e Jawaharlal Nehru (1889-1964). [Il libro è pubblicato dall’Istituto Nazionale Indiano per l’Istruzione aperta, che offre opportunità educative a chi non ha la possibilità di completare le scuole superiori, con dieci sedi regionali e duemila centri di studio in tutto il paese, n.d.r.]. Vorrei citarvi alcuni brani di questo libro, che ho qui con me: «[Ikeda] è sempre stato fiero di essere un comune cittadino. Ciò che lo rende grande è il fatto che porta avanti il messaggio del suo maestro, come amico di diversi milioni di seguaci, per realizzare una pace e una felicità durature per tutta l’umanità». Continua poi: «[la sua] umiltà straordinaria e la costante fedeltà ai suoi ideali, così come il rispetto estremo per il suo maestro e la visione di una famiglia globale che avanza, cantando una gioiosa sinfonia che celebra la bellezza di questa grande terra e la meraviglia della vita, tutto questo ha fatto di Ikeda quasi una leggenda vivente». Sono davvero onorato di ricevere queste lodi, segno del supporto di cui il sentiero Soka di maestro e discepolo e il movimento Soka in genere godono in India, culla del Buddismo. Sono grandi elogi per il nostro movimento e indicazioni del futuro luminoso che ci attende.
Come riconosce questo libro, i primi tre presidenti della Soka Gakkai hanno vinto perché hanno lottato insieme come maestro e discepolo con un “unico” cuore e mente. Il sentiero di maestro e discepolo è l’unica via sicura che porta a un trionfo duraturo. Un altro motivo del successo dei primi tre presidenti è l’amore e l’apprezzamento per le persone comuni, insieme a un impegno tenace. Nel regno della fede, il titolo di studio e la posizione sociale sono irrilevanti. Chi vive in accordo con gli insegnamenti del Daishonin è un Budda, che ha compreso i principi per condurre vite di splendore indistruttibile. Il futuro di kosen-rufu dipenderà dal fatto che ci siano dei giovani pronti a portare avanti questo spirito di maestro e discepolo e a lavorare al fianco della gente.

Apprendere dal maestro

Vorrei citarvi alcune parole del filosofo cinese Chou Tun-i, detto anche Zhou Dunyi (1017-73), che diede un contributo importante al movimento neoconfuciano, o degli Studi Sung, dal nome della dinastia in cui ebbe origine. Questa scuola di pensiero ebbe un forte e durevole influsso sul moderno pensiero dell’estremo oriente. Il dialogo che segue è tratto da uno dei famosi scritti di Chou Tun-i, T’ung-shu (Comprendere il libro dei cambiamenti): «Qualcuno chiese: “Cosa rende buono il mondo?”. Risposta: “Il maestro”». È il maestro a insegnare ciò che è buono e giusto. Io ho scelto Toda come maestro. Per lui ho lavorato instancabilmente dedicandogli la mia vita, perché la relazione tra maestro e discepolo è l’essenza stessa del Buddismo. Chou Tun-i disse anche: «Se la via dell’apprendere dal maestro è tracciata, le persone buone aumenteranno». Quando il sentiero di maestro e discepolo è ben tracciato, su di esso confluiranno naturalmente molte persone buone. Questo è esattamente il modo in cui è cresciuta la Soka Gakkai.
Toda mi impartì insegnamenti relativi a un’ampia gamma di argomenti, dalla politica all’economia, dal diritto ai classici cinesi, alla chimica, alla fisica e all’astronomia. All’epoca non potevo continuare la mia educazione istituzionale, perché lavoravo a tempo pieno per aiutare il mio maestro a superare le sue difficoltà negli affari, così, per scusarsi di aver interrotto la mia istruzione, Toda promise di dedicarsi sinceramente a insegnarmi tutto ciò che sapeva. Non dimenticherò mai quelle sessioni di istruzione individuale che mi impartiva quasi ogni mattina, invitandomi persino a studiare a casa sua la domenica.
In uno dei suoi scritti, il poeta tedesco Friedrich von Schiller (1759-1805), insignito anch’egli di una laurea onoraria dall’università statale di Mosca, dichiarò che l’unità è fonte di forza, mentre la diffidenza reciproca e le divergenze interne sono fonte di rovina. L’unità di intenti è la chiave della vittoria per qualsiasi organizzazione o gruppo. La disunità interna porta inevitabilmente a una vergognosa sconfitta. La Soka Gakkai è cresciuta con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, proprio come insegna il Daishonin. Ecco perché ha avuto tanto successo. Avanziamo per sempre con questo spirito di unità! Nel regno del Buddismo sono veramente degni di lode coloro che hanno una fede incrollabile e una forte dedizione a kosen-rufu; sono veramente grandi coloro che si adoperano attivamente per condividere il Buddismo del Daishonin con gli altri, proteggere la Soka Gakkai e la sua nobile missione. Non fatevi mai influenzare o fuorviare da titoli o posizioni mondane.
Oggi sono con noi alcuni membri provenienti dall’India. Vorrei leggervi alcune frasi del famoso poeta Tiruvalluvar (V-VI sec.), che proveniva dalla regione Tamil, nell’India meridionale. Il mio amore per la poesia mi ha portato a leggere le opere di molti famosi poeti di tutto il mondo. Tiruvalluvar scrisse: «Quando appaiono nemici interni che si fingono amici, seguiranno senza dubbio grandi sofferenze e rovina»; e ancora «Chi si macchia dell’ineguagliabile peccato dell’invidia perde la propria ricchezza e trova la via dell’inferno».
Anche Toda sottolineava l’importanza di individuare e scacciare i nemici interni, cioè i «vermi nel corpo del leone». Queste erano le sue istruzioni e ci metteva in guardia in modo particolare dai responsabili arroganti e invidiosi. Toda era molto perspicace.
Il premier cinese Zhou Enlai (1898-1976) disse una volta che le cose nuove si annunciano sempre sonoramente e trasformano ciò che è vecchio. Come dichiara il Daishonin: «La voce svolge l’opera del Budda» (vedi OTT, 4). Io stesso, del resto, ho sempre parlato apertamente per aprire la strada a una nuova era. La voce di un responsabile è molto importante: non parlate con un tono piatto e monotono che fa addormentare tutti, o in un modo borioso e arrogante che indispone le persone. Partite da un Gongyo vigoroso e risonante. Ogni vittoria comincia da qui.
Il celebre filosofo ceco, riformatore in campo educativo, John Amos Comenius (1592-1670) è considerato da molti il padre della didattica moderna e il precursore dell’educazione alla pace. Il presidente fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi ne aveva molta stima. Egli scrisse: «La forza d’animo è impavida nelle avversità, e audace come un leone». Le persone forti e coraggiose sono positive. Parlano apertamente con sincerità, trasmettendo fiducia e serenità. Al contrario la codardia è una caratteristica demoniaca. I vigliacchi tendono a fare le cose in modo subdolo e di nascosto. La base della nostra pratica buddista è il coraggio. Chi dimostra il coraggio di un “re leone” anche in mezzo alle peggiori avversità è una persona che possiede una fede davvero forte.

Il tesoro dei genitori

Se possibile, mi piacerebbe che tutti i giovani presenti oggi, tornando a casa, comprassero un piccolo regalo per i loro genitori. Non c’è bisogno che sia costoso: è il pensiero che conta. Vorrei che i membri della Divisione giovani fossero prima di tutto dei buoni figli.
Cosa vi dà piacere nella vita? Seneca, il filosofo dell’antica Roma, disse: «È un grande piacere non solo mantenere le vecchie amicizie, ma anche iniziarne di nuove». Una delle gioie più grandi è far tesoro dei vecchi amici e acquisirne altri. Ampliare la nostra cerchia di amicizie è uno dei punti basilari del Buddismo. È proprio per l’importanza che la Gakkai ha sempre riposto nel creare questi rapporti che ha realizzato una crescita così lampante e vigorosa. Continuiamo quindi a percorrere questo sentiero allargandolo ulteriormente. Il poeta indiano Tiruvalluvar disse: «Non ci sono alleati migliori dei buoni amici. Niente porta maggiore sventura dei cattivi amici». Ciò è indubbiamente vero. Aggiunse poi: «La saggezza pare giacere dentro di noi, ma concretamente si coltiva stando con gli amici». La saggezza, osserva, si manifesta attraverso le nostre relazioni con gli altri. Ecco perché è importante non essere solitari ma avanzare nella vita al fianco di buoni amici.
Toda faceva notare con acume: «Al giorno d’oggi una delle sventure delle persone è il confondere la conoscenza con la saggezza». La conoscenza non implica necessariamente saggezza; pur essendo importante, se rimane fine a se stessa, è inanimata e senza vita come una pietra. Ciò che conta è possedere la saggezza per usare la conoscenza per il bene di tutti, e il Buddismo è la fonte di quella saggezza. Toda aveva sempre nel cuore il suo maestro e spesso diceva con una nota nostalgica nella voce: «Makiguchi aveva quest’idea al riguardo» o «Makiguchi la pensava così». Da parte mia, ho annotato attentamente tutti gli insegnamenti e le indicazioni di Toda, e continuo a vivere sempre insieme al mio maestro.
L’educatore americano John Dewey (1859-1952), un altro pensatore che suscitò l’attenzione di Makiguchi, commentò una volta: «La mia filosofia di vita si basa essenzialmente su un’unica parola: pazienza». Le persone pazienti e perseveranti finiscono per vincere. Questo è anche ciò che insegna il Buddismo. Avanziamo con pazienza e perseveranza, determinati a «rafforzare la nostra fede giorno dopo giorno e mese dopo mese» (vedi Le persecuzioni che colpiscono il Budda, SND, 4, 188).

È solo il cuore a renderci felici

Anche lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) ricevette un dottorato onorario dall’Università statale di Mosca. In una delle sue opere è scritto: «Ah! Lo sento così chiaramente: è solo il cuore a renderci felici!». Afferma il Daishonin: «È il cuore che è importante» (La strategia del Sutra del Loto, NR, 346, 17), e le parole di Goethe fanno eco a questo pensiero.
Tiruvalluvar diceva: «La via giusta è parlare in modo gradevole, con un sorriso, uno sguardo affabile e un cuore felice». Non siate presuntuosi, dicendo cose per colpire chi vi ascolta o solo per provocare. Fate un bel sorriso e parlate in modo cortese. Questo è importante anche nella coppia: disaccordi e battibecchi non sono un buon modo per iniziare la giornata. Date il via al mattino con un sorriso e un allegro “buongiorno” e magari con un dialogo di questo tipo: «È già pronta la colazione?», «Non ancora», «Non c’è problema. È un piacere aspettare che me la prepari!». A parte gli scherzi, non sono importanti le parole esatte, se siete gentili e rispettosi l’uno verso l’altro inizierete la giornata col piede giusto.
Divertiamoci nelle attività della Gakkai. I responsabili non devono far sì che le persone si sentano costrette o sfruttate. In particolare i responsabili di grado più alto devono mostrare ai membri il massimo rispetto e apprezzamento. Ho sempre lottato tenacemente contro gli arroganti e chi guardava le persone dall’alto in basso, perché volevo difendere i nostri membri dalla dedizione sincera e proteggere la Soka Gakkai dai «ladri della Legge» (GZ, 1004) senza scrupoli. Desidero che tutti i nostri membri diventino ancora più saggi e perspicaci. Tiruvalluvar diceva: «I grandi non sono arroganti. Chi è meschino usa l’arroganza». È verissimo, ed è fondamentale punire severamente gli arroganti e apprezzare profondamente coloro che avanzano con serietà e dedizione in nome di ciò che è giusto. Questa è la strada per un mondo veramente umano e così dovrebbe essere il mondo di kosen-rufu.
Comenius, di cui ho parlato prima, disse: «L’invidia, augurando il male altrui, consuma se stessa». Chi, per invidia, dice malignità per screditare gli altri finisce per sconfiggere se stesso. È un principio sempre valido nella vita. Il filosofo danese Søren Kierkegaard (1813-55) osservò che la viltà ci impedisce di fare il bene. Non siate mai vigliacchi. Abbiate coraggio! Fatevi strada con questo tipo di spirito! Conto su di voi! Schiller dichiarò che l’ipocrisia e l’inganno sono messi a nudo dallo specchio della verità. Avanziamo, quindi, con onestà e integrità.

Un legame eterno

In una lettera indirizzata al discepolo Sairen-bo, Nichiren Daishonin afferma che sono diventati maestro e discepolo per un «patto stretto nel passato senza inizio e per il principio per cui si rinasce costantemente con il proprio maestro» (Risposta a Sairen-bo, SND, 9, 161). La promessa che unisce maestro e discepolo non è valida solo in questa vita, ma è un legame eterno che continua attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro. Nel Buddismo è questa la definizione della relazione fra maestro e discepolo. Senza un maestro le persone sarebbero ridotte a un’esistenza animale: abbiamo i maestri a scuola e li abbiamo nella vita. Anche il Buddismo illustra le virtù del maestro, includendole nel principio delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore, che tutti dovrebbero rispettare. Nichiren Daishonin incarna tutte e tre queste virtù. La vita con un maestro che ci aiuta a crescere e svilupparci è profonda, forte e meravigliosa. Avanziamo sul nobile sentiero di maestro e discepolo eternamente, attraverso le tre esistenze.

Una canzone in onore di Toda

Non posso fare a meno di ripetere che l’odierna esibizione dei membri della Divisione artisti statunitense è stata davvero magnifica. Ho apprezzato in particolare la versione giapponese di Cade una stella nel vento d’autunno sulla piana di Wu-chang (una canzone che parla della morte di un grande statista dell’antica Cina, Chuko K’ung-ming, uno degli eroi del Romanzo dei tre regni – vedi a fine testo, n.d.r.). Mi ha commosso, e sono sicuro che anche Toda, se fosse stato qui, avrebbe avuto le lacrime agli occhi.
Nel Capodanno del 1953 cantai questa canzone davanti a Toda per la prima volta. I versi di Bansui Doi (1871-1952), uno dei maggiori poeti giapponesi moderni, sono ricchi di profondo sentimento. Chuko K’ung-ming, un primo ministro che lottò instancabilmente per la gente, mi ricordava Toda, il grande condottiero di kosen-rufu. Gli dedicai, quindi, questa canzone e lui si commosse mentre l’ascoltava. Quando fu terminata mi disse: «Che canzone stupenda! Daisaku, la ricanteresti?». Feci come mi chiedeva e me la fece ripetere più volte, in un momento di solenne comunione fra maestro e discepolo. Anche io, finché vivrò, non dimenticherò mai le vostre canzoni. Grazie mille, è stato magnifico perché risplendevano di sincerità.
Il Daishonin scrive: «Se le preghiere del seguace e del maestro non si accordano, saranno inutili come voler accendere un fuoco sull’acqua» (Gli otto venti, SND, 4, 167). In un altro dei suoi scritti dichiara: «Si dice che se il maestro ha un buon discepolo tutti e due otterranno la Buddità, ma se il maestro alleva un cattivo discepolo entrambi cadranno nell’inferno. Se maestro e discepolo non hanno la stessa mente non possono portare a compimento alcuna impresa» (I fiori e i semi, SND, 4, 34). La relazione tra maestro e discepolo è il fondamento stesso del Buddismo. Kosen-rufu potrà essere realizzato quando i discepoli uniranno i loro cuori a quello del maestro e reciteranno lottando con tutte le loro forze.
Il Daishonin scrive poi: «Se uno dimentica il maestro originale che gli portò l’acqua della saggezza dal grande oceano del Sutra del Loto e ne segue invece un altro, sicuramente cadrà nelle sofferenze infinite di vita e morte» (Ammonimenti contro la calunnia, SND, 4, 99). Il maestro originale è Nichiren Daishonin. Egli ci mette in guardia con severità, perché, se dimentichiamo il nostro maestro fondamentale per cercarne un altro, ci releghiamo in un ciclo infinito di sofferenza.
Oggi vedo tra voi molti cari volti familiari che vengono da oltreoceano. Anche se state invecchiando, vi prego di continuare a vivere con orgoglio, vigore ed entusiasmo. Vi prego di essere risoluti a vincere decisamente nella vita!
In tutti questi decenni ho incontrato molti leader e intellettuali di tutto il mondo, e ho dialogato con loro. Ho preso in prima persona l’iniziativa di aprire nuovi sentieri di pace e amicizia. Ho fatto tutto ciò che potevo, spesso senza che se ne sapesse nulla, per proteggere la Soka Gakkai e garantire la felicità dei nostri membri. Ho trasformato degli avversari in alleati e condotto campagne solitarie per aprire la strada a kosen-rufu. Sono certo che il mio maestro Josei Toda sia al corrente di questo risultato. Anche le divinità celesti, vale a dire le funzioni protettive dell’universo, sono consapevoli dei miei sforzi, proprio come lo è mia moglie.
Superando fiumi di bugie e maldicenze dettate dall’invidia, ho lavorato insieme a tutti voi, miei cari compagni di fede, per costruire la Gakkai così come esiste oggi. Abbiamo costruito insieme una grande cittadella di pace, cultura ed educazione che si estende in tutto il mondo.

Largo ai giovani

Vorrei ora condividere con voi alcuni discorsi di Toda. «Formate persone di valore! È questa la strada più sicura per una vittoria che garantirà il futuro». È importante far crescere individui capaci. Dovremmo confrontarci con i più giovani col desiderio sincero che finiscano per superarci, riponendo in loro le nostre più alte aspettative e affidando loro ogni cosa con fiducia. Questo è ciò che mi ha insegnato Toda, e il mio Daimoku, così come i miei sforzi, sono sempre stati rivolti a tale scopo. I responsabili che tiranneggiano i giovani cercando di evitare di svolgere i compiti più duri sono un disonore. I responsabili non devono essere arroganti o vili, e se lo sono non possono sperare di far crescere persone di valore. Al contrario, facendo crescere i giovani, preparate la strada verso il futuro. Facciamo crescere i nostri giovani successori e mettiamoli in grado di portare avanti le loro attività liberamente e dinamicamente.
Toda diceva anche: «L’esempio trascinante di una donna che sostiene la Legge mistica è più efficace di cento libri o sermoni». La presenza luminosa di una donna o di una giovane donna che pratica con intensità e costanza il Buddismo del Daishonin ispira grande lode, simpatia e ammirazione, contribuendo immensamente allo sviluppo di kosen-rufu.
Toda disse: «All’età di vent’anni cominciai a sostenere il mio maestro [Makiguchi] e a quarantatré andai in prigione con lui. Negli oltre vent’anni intercorsi, non una sola volta gli ho dato motivo di preoccupazione». Toda non causò mai problemi a Makiguchi. Toda ha sempre sostenuto il suo maestro con una devozione assoluta, arrivando perfino ad andare in prigione con lui. Io ho avuto lo stesso atteggiamento con Toda, sostenendolo e lottando per lui con tutto me stesso. Questo ha fatto di me la persona che sono oggi.
Lo notava anche Toda: «A Daisaku ho dato una formazione completa. Non ha paura di niente e di nessuno». Aggiungeva poi con la solennità di un testamento finale: «Lascerò tutto a Daisaku». E poi diceva spesso: «Se Daisaku dice che farà qualcosa, potete stare certi che la farà», «Finché c’è Daisaku non c’è niente da preoccuparsi», e ancora: «Con Daisaku qui, posso riposare tranquillo». Anche molti membri che praticavano fin dai tempi di Makiguchi sentirono queste parole di Toda, che dimostrano quanto contasse su di me, con fiducia assoluta. Toda diceva poi: «Dipenderà tutto dal terzo presidente. Il terzo presidente è decisivo. Sostenetelo pienamente!» e poi: «Costruite forti e solide fondamenta per kosen-rufu a livello globale durante il periodo del terzo presidente!». Ho fatto proprio come diceva Toda, costruendo forti e solide fondamenta per kosen-rufu in tutto il mondo. Oltre a questo, Toda mi esortò a costruire legami d’amicizia con pensatori di levatura mondiale, sostenendo che molti altri giovani avrebbero seguito il sentiero che aprivo. Fedele alle sue indicazioni, ho viaggiato in lungo e in largo in paesi di tutto il mondo. Capitava spesso che cantassi per il mio maestro. A lui piaceva molto ascoltare belle canzoni, così mi diceva: «Cantala con tutto il tuo cuore, e poi lotta con tutta la tua forza!».
Quando si trattava di leader politici arroganti, Toda non usava mezzi termini: «Chi ha potere e si preoccupa solamente della propria posizione e reputazione, dimenticando la missione che si è prefisso, è un farabutto!», mettendoci così in guardia da persone del genere. Così come non dimenticherò mai quando mi ripeteva: «Daisaku, studia, studia duramente!».
Florence Nightingale (1820-1910), fondatrice della moderna professione infermieristica, asseriva che una vita senza la profondità religiosa è superficiale. È esattamente così: senza basi filosofiche e spirituali, non si può condurre una vita di valore veramente profondo. Nell’antico testo cinese Kuo yü (Dialoghi degli stati), troviamo le seguenti parole: «Una persona incapace non dovrebbe ricoprire posizioni importanti». Non dobbiamo nominare ad alte cariche di responsabilità persone incapaci. Toda diceva spesso la stessa cosa. Nella sua opera Santaro no Nikki (Il diario di Santaro), il filosofo giapponese Jiro Abe (1883-1959) scrisse che tutti noi abbiamo bisogno di un centro nella vita. «Come possiamo trovarlo?», chiedeva. Scegliendo un maestro e affidandogli la nostra formazione. Il modo di vivere più significativo si realizza trovando un maestro e lavorando sulla propria crescita, sviluppandoci sotto la sua guida.
Una studiosa boliviana ha commentato che lo spirito illuminante che legava Socrate e il suo discepolo Platone era stato incarnato, ai nostri tempi, da Toda e me. [È un commento di Miriam Akamine Núñez, direttore del Centro ricerca di legge, politica e sociologia all’Università Autonoma Gabriel René Moreno (UAGRM) di Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia. Akamine Núñez sta studiando da oltre dieci anni le opere del presidente Ikeda, al quale il centro che ella dirige ha assegnato nell’ottobre del 2005 il Premio per il Contributo alla Pace, n.d.r.]. Sono profondamente onorato da queste parole, perché niente può rendermi più felice che far conoscere la grandezza del mio maestro Toda.
[Dopo aver concluso il suo discorso, Ikeda è andato al pianoforte e ha suonato diversi motivi, fra cui Il grande eroe Kusunoki (Dainanko) e la canzone della Soka Gakkai I tre martiri di Atsuhara].
Vi prego di accettare quest’umile ma sentito omaggio musicale come espressione del mio apprezzamento e gratitudine per il meraviglioso spettacolo che ha eseguito oggi la Divisione artisti della SGI-USA.

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Il testo della canzone

Cade una stella nel vento d’autunno sulla piana di Wu Chang

Sebbene alcuni mettano in dubbio il suo successo
egli fu leale fino all’ultimo.
Il nastro argenteo della Via Lattea
fende il cielo nella notte,
stelle innumerevoli brillano nell’oscurità.
Rilucono forse d’argento
per il dolore solitario di un eroe?
Commossi dal suo valore
anche i demoni gemono nel vento autunnale.

(Da La rivoluzione umana, vol. 12, pag. 270)

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