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Sarò sempre al tuo fianco - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:26

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Sarò sempre al tuo fianco

Attraverso un excursus cronologico degli scritti indirizzati da Nichiren al suo discepolo più “noto”, proponiamo un profilo e un approfondimento della figura umana di Shijo Kingo. Con il desiderio di favorire una migliore comprensione della relazione tra due persone che erano concretamente maestro e discepolo

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Attraverso un excursus cronologico degli scritti indirizzati da Nichiren al suo discepolo più “noto”, proponiamo un profilo e un approfondimento della figura umana di Shijo Kingo. Con il desiderio di favorire una migliore comprensione della relazione tra due persone che erano concretamente maestro e discepolo

Introduzione

Fra i discepoli di Nichiren Daishonin, Shijo Nakatsukasa Saburo Zaemon-no-jo Yorimoto, conosciuto come Shijo Kingo, è uno dei più noti. Innanzitutto perché è destinatario di numerose sue lettere, alcune delle quali con la loro straordinaria intensità sono di costante incoraggiamento nelle circostanze più difficili della vita dei credenti, come Risposta a Kyo’o, Felicità in questo mondo, Il generale tigre di pietra o La strategia del Sutra del Loto. Inoltre si tratta di un discepolo in una condizione particolare, essendo un samurai e abile medico al servizio di Ema, un feudatario legato agli ambienti più ostili a Nichiren. Infine, nonostante fosse una persona su cui Nichiren poteva contare sempre, aveva un carattere passionale, focoso e impulsivo, che lo fa sentire “umanamente difettoso” a chi si avvicina al Gosho temendo di trovare un mondo di persone “speciali” distanti dai propri punti deboli.
Nelle trenta lettere che Nichiren inviò a Shijo Kingo fra il 1271 e il 1280, vediamo scorrere una relazione che si rafforza attraverso le persecuzioni più dure e le scelte più difficili nella vita di entrambi. La fedeltà e il costante appoggio di Shijo Kingo al suo maestro sono contraccambiate con generosità da Nichiren, che lo segue con fermezza durante cinque anni in cui rischia di perdere, a causa della fede, non solo i suoi beni, ma la vita stessa. Shijo Kingo sostiene con costanza la vita del Daishonin, materialmente e spiritualmente. Nichiren utilizza le difficoltà del discepolo per insegnargli a credere che la fede determina la vittoria, che occorre nutrire la certezza di non essere mai sconfitti a prescindere dalle circostanze e che non esistono soluzioni diverse da questa. In ogni momento cruciale Nichiren lo esorta a “cambiare” il suo cuore, a trasformare i sentimenti negativi in gratitudine e a sviluppare saggezza e autocontrollo.
Fra loro si concretizza uno scambio: Shijo Kingo offre doni materiali, Nichiren li trasforma in offerte di “Legge” e “coraggio”. La distinzione fra questi tre tipi di offerte è chiarita molto precisamente da Daisaku Ikeda: «Esistono tre tipi di donazione: la “donazione del tesoro”, vale a dire le offerte materiali; la “donazione della Legge”, cioè lodare e insegnare la Legge; e la “donazione del coraggio”, che consiste nell’eliminare la paura e dare serenità. […] Limitati come sono, i beni materiali non possono offrire la salvezza definitiva e le offerte di questo tipo aiutano un individuo soltanto per un breve periodo di tempo. […] Le offerte del tesoro fanno sì che una persona dipenda da un’altra, privandola della sua libertà, mentre le offerte della fede e del coraggio permettono di acquisire lo spirito e la capacità di indipendenza. Nel Buddismo queste ultime sono di massima importanza» (D. Ikeda, La vera entità della vita, ed. esperia, pagg. 179-180). Nichiren Daishonin utilizza l’offerta del tesoro, indispensabile per la sua sopravvivenza, per potere offrire fede e coraggio e per portare a termine la sua missione di dotare tutti gli esseri umani dello strumento per vivere esistenze felici e pacifiche.
Attraverso la lettura di queste lettere, nell’ordine in cui sono state scritte, si può comprendere qualcosa di più della relazione tra maestro e discepolo condivisa da Nichiren Daishonin e Shijo Kingo. Naturalmente i Gosho passati in rassegna sono ricchi di informazioni di carattere dottrinale che possono essere approfondite in altre sedi. Qui si vuole focalizzare semplicemente l’attenzione sugli elementi che possono favorire la comprensione della relazione fra Nichiren Daishonin e Shijo Kingo. Una relazione talmente speciale che Daisaku Ikeda scrive: «Ricordo con affetto quando il sessantaquattresimo patriarca Nissho Shonin mi disse: “Tu sei lo Shijo Kingo del presidente Toda, non è vero?”» (NR, 131, 22).

1271. La famiglia Kingo

La prima lettera di Nichiren Daishonin alla famiglia di Shijo Kingo riguarda un avvenimento davvero speciale, la nascita del primo figlio. È un momento che suscita grandi emozioni e apprensioni, ma in questo caso l’intensità dei sentimenti in azione doveva essere particolarmente forte, date le circostanze. Shijo Kingo ha infatti quarantun’anni, mentre Nichigen-nyo, che si è sposata giovanissima, ne ha ventotto. In quattordici anni di matrimonio è molto probabile che la coppia abbia desiderato avere figli senza esiti positivi. Nel Giappone medievale, dove l’aspettativa di vita di una donna non era certo elevata, i ventotto anni di Nichigen-nyo erano probabilmente vissuti come un fattore di rischio, insieme alla possibilità che il parto non si concludesse nel migliore dei modi o che il nascituro non sopravvivesse. Un medico come Shijo Kingo avrà senz’altro avuto presenti tutti i possibili rischi e le complicazioni del caso.
Perciò, quando il momento del parto si fa imminente, Nichigen-nyo chiede a Nichiren un agente protettivo (gohifu) per affrontare l’evento nel migliore dei modi. Nichiren l’asseconda immediatamente e lo invia, accompagnato da una lettera di incoraggiamento, tramite Nissho (Ben-ko), uno dei futuri sei preti anziani. Nella lettera, leggiamo: «Ho ricevuto la notizia che presto partorirai. In risposta alla tua richiesta di un gohifu per un parto facile, ne ho scelto uno fra quelli che ho ereditato. Ma devi avere una fede incrollabile. Persino una medicina portentosa sarà inefficace se vi si mescola del veleno. Anche una spada, che utilità avrebbe in mano a un codardo? Fra l’altro, tu e tuo marito siete entrambi devoti del Sutra del Loto e tu darai alla luce un gioiello di figlio che erediterà il seme della propagazione del Sutra del Loto. Mi congratulo con te con tutto il cuore. Il bambino erediterà le vostre qualità fisiche e spirituali. Come potresti avere un travaglio prolungato? Il bambino verrà alla luce con grande facilità. Se prenderai questo gohifu non ci può essere alcun dubbio. […] Ho spiegato minuziosamente a Ben-ko le istruzioni trasmesse oralmente sui gohifu. Quindi Ben-ko è l’inviato del Budda. Abbi una fede sincera. […] Dato che io, Nichiren, ho fornito a tuo figlio il seme per una nascita facile, egli sarà come un figlio per me» (Parto facile di un figlio fortunato, SND, 6, 97-98).
Nichiren invia quindi l’agente protettivo, come si usava all’epoca nelle scuole buddiste giapponesi, tramite Nissho, affinché mostrasse alla coppia il suo corretto utilizzo. Cerca poi di rassicurare Nichigen-nyo e di evidenziare tutte le circostanze favorevoli al parto, tuttavia mette in risalto il ruolo determinante della fede, la sola garanzia del risultato. Pur assecondando il desiderio di Nichigen-nyo e non sottovalutando la sua apprensione, Nichiren la invita a considerare sua la responsabilità di avere un buon parto, e quindi ad avere una fede incrollabile. Diversamente ogni rimedio e strategia sarà inutile, proprio come una spada nelle mani di un codardo.
Il felice esito del parto ci è noto grazie alla seconda lettera di Nichiren alla coppia, datata 8 maggio, il giorno successivo la nascita della bambina: «Ho ricevuto l’annuncio della nascita della vostra bambina. Mi felicito con voi, in particolare perché è nata l’ottavo giorno del mese. Il vostro desiderio si è pienamente realizzato, come l’alzarsi della marea, come lo sbocciare dei fiori nel prato in primavera. Non ho perso tempo nel darle un nome: chiamatela Tsukimaro. […] Per celebrare, mi avete gentilmente inviato dolci di riso, sakè e un kan di monete; ho riferito ciò al Gohonzon e alle dieci divinità. […] Il sordo non sente il rumore del tuono, il cieco non vede la luce del sole e della luna, ma senza dubbio le dieci divinità sono radunate per vegliare sul suo primo bagno e sulla sua prima poppata. Congratulazioni, congratulazioni! Posso immaginare la vostra gioia. […] Sono troppo commosso per dire altro, ma vi scriverò di nuovo» (La nascita di Tsukimaro, SND, 5, 103-104).
La gioia di Nichiren, la sua commozione, sono qui esposte senza reticenza. Inoltre va sottolineato il riferimento alla presenza delle dieci divinità nel momento del primo bagno e della prima poppata di Tsukimaro, cioè Luna Piena. Infatti le prime attività di cura di un neonato sono accompagnate da ansie, timori e insicurezze e Nichiren le ha ben presenti. Il riferimento alla fortunata data di nascita è dovuto poi alla credenza che sia il bodhisattva Hachiman che Shakyamuni fossero nati l’8 aprile, e dunque che si tratti di un giorno del mese particolarmente significativo.
La lettera successiva di Nichiren è legata a un avvenimento altrettanto speciale nella biografia di Shijo Kingo, cioè il primo anniversario della morte della madre, Myoho Ama. È stata la stessa Myoho Ama, vedova ormai da molti anni, a convertire suo figlio al Buddismo del Daishonin, nel 1256. Shijo Kingo doveva quindi essere molto legato a sua madre che lo aveva cresciuto senza l’aiuto del marito in un’epoca in cui la sopravvivenza delle vedove era durissima e avvicinato poi alla pratica del Buddismo.
Shijo Kingo invia a Nichiren un messaggero con delle offerte per la cerimonia tradizionalmente dedicata ai defunti, insieme a una lettera, il cui contenuto, afferma Nichiren «mi ha profondamente commosso» (Origine dell’Urabon, SND, 6, 101). Fra le altre cose, Kingo manifesta la preoccupazione che la madre possa essersi trasformata in uno “spirito famelico”. Nella risposta Nichiren illustra i vari tipi di spiriti famelici menzionati nei testi buddisti e li mette in relazione alle cause poste nelle passate esistenze, che li hanno poi condotti ad acquisire quella forma. Poi prosegue la lettera rassicurando esplicitamente Shijo Kingo con queste parole: «Io, Nichiren, sono convinto che sradicando gli ostacoli karmici [descritti prima], in futuro giungerò alla Pura Terra del Picco dell’Aquila. Perciò, sebbene varie e grandi persecuzioni cadano su di me come pioggia o s’innalzino come nuvole, dato che le incontro per amore del Sutra del Loto, le mie sofferenze non le percepisco come sofferenze. Coloro che diventano discepoli e seguaci di Nichiren, in particolare la scomparsa Myoho il cui anniversario ricorre il 12 di questo mese, sono devoti del Sutra del Loto e seguaci di Nichiren. E come è possibile che una seguace di Nichiren sia caduta nel mondo di Avidità? Sicuramente ella è alla presenza di Shakyamuni, di Taho e di tutti i Budda delle dieci direzioni, i quali si rallegreranno con lei e, toccandole il capo, la loderanno unanimi: “Oh, questa è la madre di Shijo Kingo!”. E lei, dal canto suo, starà raccontando al Budda Shakyamuni quanto sia meraviglioso suo figlio. […] Le lodi di Nichiren non valgono molto, ma il sutra afferma che ella sarà “lodata da tutti i Budda”. Come è incoraggiante! Come è rassicurante! Approfondisci la tua fede ancora di più» (Ibidem, 104).
Nella sua risposta Nichiren accoglie quindi i dubbi e le domande di Shijo Kingo senza giudicarli, ma dispiega tutte le conoscenze in suo possesso per chiarirli e portare nuovi elementi di conoscenza e di giudizio al suo discepolo, cercando di infondergli serenità e sicurezza. E infine, l’invito ad approfondire la fede conclude una lettera nella quale comunque non manca di lodare Kingo per l’amore filiale che manifesta, a differenza di tanti altri esseri umani.
Nichiren suggerisce a Kingo la corretta visione del tipo di difficoltà che lui stesso sta affrontando: le persecuzioni non sono causa di sofferenza perché le affronta per amore del Sutra del Loto e non dubita, proprio in base al Sutra del Loto, di raggiungere il Picco dell’Aquila, dove è già giunta Myoho Ama. È una precisazione importante perché, dopo aver superato un crescendo di persecuzioni che va dall’assalto alla sua abitazione da parte dei preti Nembutsu (Matsubagayatsu, 1261), ai quasi due anni trascorsi in esilio nella penisola di Izu e infine all’imboscata tesagli a Komatsubara (1264), due mesi dopo questa lettera Nichiren avrebbe affrontato, proprio con Shijo Kingo al suo fianco, la più grande delle persecuzioni, quella di Tatsunokuchi.
(continua)

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I Gosho:
Parto facile di un figlio fortunato (SND, 6, 97-99) il settimo giorno del quinto mese dell’ottavo anno di Bun’ei (1271);
La nascita di Tsukimaro (SND, 5, 103-104) l’ottavo giorno del quinto mese dell’ottavo anno di Bun’ei (1271);
Origine dell’Urabon (SND, 6, 101-105) il dodicesimo giorno del settimo mese dell’ottavo anno di Bun’ei (1271).

Gli approfondimenti:
Daisaku Ikeda, Il mondo del Gosho, vol. 1, pagg. 193-268.

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