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Lodare e ringraziare - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:45

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Lodare e ringraziare

Ci sono atteggiamenti che di per sé ci fanno vivere meglio, ci fanno assaporare maggiormente la gioia di esistere. Sviluppare l’abito interiore di ricercare in ogni cosa e in ogni persona qualcosa che possiamo lodare o di cui possiamo essere grati, è uno di questi

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Ci sono atteggiamenti che di per sé ci fanno vivere meglio, ci fanno assaporare maggiormente la gioia di esistere. Sviluppare l’abito interiore di ricercare in ogni cosa e in ogni persona qualcosa che possiamo lodare o di cui possiamo essere grati, è uno di questi

«Gentile, compassionevole, benevola, dolce, ha un carattere sensibile e nobile, capace di conseguire la bodhi». (SDL, 243). Questa poetica definizione si riferisce alla figlia del Re dei Naga, la principessa Sagara, una bambina-drago di otto anni, che nel Sutra del Loto, senza cambiare la sua natura consegue «nello spazio di un istante» la Buddità. Leggendo questo passo mi accorsi di quanto desiderassi sviluppare queste doti; avevo infatti letto vari testi che parlavano di fondamentali qualità umane come la gentilezza, la bontà, il calore umano, l’allegria, l’affetto, la compassione e la sollecitudine; da questi emergeva che coltivare tali attributi influiva positivamente sulla tranquillità d’animo e che la gentilezza e il calore umano permettevano di sviluppare felicità intorno a noi.
Con questo concetto ben chiaro in mente, guardando alla mia situazione, memore anche dello slogan dell’ultimo corso buddista cui avevo partecipato, “dalla gioia nasce la vittoria”, ho cercato di rafforzare nei fatti la tendenza a gioire nel quotidiano, e a ringraziare gli aspetti del mio ambiente e della mia situazione, a dispetto delle condizioni oggettive. Per niente facile. Una delle figure più importanti della letteratura buddista è il bodhisattva Mai Sprezzante (Fukyo), una persona che riveriva la condizione di Buddità presente in ogni essere umano, a dispetto dell’apparenza, e anche di fronte ad attacchi violenti nei suoi confronti. La sua caratteristica era proprio la capacità di rispettare ogni persona, anche quando questo rispetto non veniva esercitato nei suoi confronti. Il suo comportamento è l’esempio dell’applicazione concreta di una bella teoria non sempre facile da applicare.
«Il Daishonin scrive: “Cosa significa il profondo rispetto del bodhisattva Fukyo (Mai Sprezzante) per la gente? Il vero significato dell’apparizione del Budda Shakyamuni in questo mondo sta nel suo comportamento da essere umano” (SND, 4, 179) – commenta Daisaku Ikeda, presidente della SGI – Perché il bodhisattva Fukyo (Mai Sprezzante) perseverò nella pratica del rispetto per tutte le persone? Secondo Nichiren Daishonin la risposta è legata al vero significato dell’apparizione del Budda Shakyamuni in questo mondo, ovvero al suo “comportamento da essere umano”. In altre parole, il Buddismo esiste solo nel nostro comportamento come esseri umani. Questo è il significato della frase: “La vera entità è invariabilmente rivelata […] nei dieci mondi e i dieci mondi racchiudono invariabilmente ‘corpo e terra’” (SND, 4, 229). La Legge mistica rimarrebbe una mera teoria priva di valore se non si manifestasse concretamente tra gli esseri viventi e nella loro terra. Lo scopo fondamentale del Buddismo sta nell’attivare il mondo di Buddità nel comportamento, nelle relazioni e in ogni azione concreta degli esseri viventi» (MDG, 2, 144). Un obiettivo chiaro e preciso che può aiutare ogni individuo a vivere meglio.
Allo stesso tempo, però, nel comportamento degli esseri umani è fortemente radicata la resistenza al cambiamento. Collera, Avidità e Stupidità (dalle quali spiegava T’ien-t’ai si generano guerra, carestia ed epidemie) sono i tre veleni che inquinano il mondo interiore e si esprimono nelle azioni sotto forma di violenza, di eccessivo attaccamento, di modi di reagire illusori. Di fatto la mancanza di considerazione e l’ingratitudine, sintomi di una chiusura che impedisce l’espandersi della vita, offendono la vita stessa, negandone le immense potenzialità. E ogni offesa alla vita irrobustisce le catene del karma negativo che produce sofferenza.
La pratica buddista fornisce uno strumento concreto per combattere gli aspetti negativi dell’esistenza. Anzitutto partendo dalla recitazione del Daimoku. I pensieri positivi, che scaturiscono da una mente “lucidata” grazie alla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, permettono di compiere azioni e dire parole diverse dal solito, espressione di maggiore saggezza, magari proprio in quelle situazioni apparentemente sempre uguali. Azioni e parole nuove che ci liberano dalla sofferenza e spezzano la tenace catena del karma. La recitazione di Nam-myoho-renge-kyo permette di attingere alla saggezza universale per purificare pensieri e decisioni e, come conseguenza, le nostre azioni così illuminate ci consentono di cambiare concretamente le tendenze karmiche negative.

Speranza e ottimismo

Esistono poi dei modelli di pensiero capaci di incoraggiare speranza e ottimismo, che sono gli antidoti naturali per contrastare l’arroganza e il pessimismo.
Chi non ha provato almeno una volta la sensazione di sentirsi migliore o peggiore di altri, annullando in sé la possibilità di essere sullo stesso piano e di creare un collegamento prezioso con l’ambiente circostante? Chi non si è ricreduto di una sua reazione pessimistica che come unico effetto gli ha fatto perdere tempo prezioso che meglio avrebbe potuto impiegare per affrontare il proprio male? Questi sono i risultati dell’arroganza e del pessimismo: sensazioni di distacco e impotenza che nulla hanno a che vedere con l’affetto e la considerazione. Arroganza e pessimismo appaiono ancora più sterili se affiancati a quei sentimenti di apprezzamento e bontà d’animo che uniscono i cuori delle persone facendo crescere in loro la consapevolezza di condividere una forza enorme.
Speranza e ottimismo permettono di provare gioia. Nella raccolta di poesie Gitanjali che valse al poeta Tagore, (1861-1941), il premio Nobel per la letteratura, si parla spesso della gioia, espressione della vita stessa. «L’allegria si diffonde di foglia in foglia, caro, una felicità smisurata. Il fiume celeste trabocca e inonda la terra di gioia». «Che tutte le tonalità della gioia si fondano nella mia ultima canzone» e ancora: «È la stessa vita che germoglia gioiosa dalla polvere della terra in fili d’erba innumerevoli e prorompe in onde tumultuose di foglie e fiori» (Gitanjali, 57, 69, 70, Zelig Editore).
E la gioia sincera che proviene direttamente dal cuore ci aiuta a non mancare il bersaglio, a fare in ogni circostanza la scelta migliore per noi e per gli altri.
Anche Tiziano Terzani cita i benefici dell’essere gioiosi, quando parla di uno dei saggi filosofi con cui era entrato in contatto. Egli sosteneva questa tesi: «Non avete notato? Quando ridete, aprite la bocca. È quello il momento in cui posso buttarci dentro qualcosa di importante […] Quando una persona ride manifesta una completezza che non viene fuori altrimenti» (Un altro giro di giostra, Longanesi, pag. 359). Ma quand’è che una persona ride? Quando va tutto bene e non ci sono difficoltà? Ovviamente no. Statistiche recenti dimostrano quanto il problema della depressione stia attanagliando i cosiddetti paesi ricchi. Quante persone, pur essendo libere dalla precarietà, soffrono a causa della mancanza di amore, di gioia o a causa di rapporti freddi, basati sulla prevaricazione, dove è del tutto assente la bontà d’animo? Negli ultimi anni le indagini scientifiche hanno verificato che l’altruismo e la compassione hanno un effetto benefico sulla salute psicofisica delle persone.

Parole di apprezzamento

Nella lettera a Soya Kyoshin, che era divenuto un prete laico col nome buddista di Horen Nichirai e praticava da quindici anni, il Daishonin mette in risalto le magnifiche ricompense che derivano dalla lode: «i benefici che si ottengono facendo incessantemente offerte e rendendo omaggio al Budda in questa maniera, non possono eguagliare quelli ottenuti lodando e facendo offerte al devoto del Sutra del Loto in quest’ultima epoca, anche con una sola parola pronunciata per scherzo o con una lode insincera come quella di una matrigna per il figliastro» (Lettera a Horen, SDN, 9, 58). Come è spiegato in questa lettera, persino una lode insincera può apportare immensi benefici, pensiamo allora a quanta positività è possibile sviluppare perseverando nell’atteggiamento di apprezzare chi ci sta accanto e chi condivide il nostro cammino di fede. L’atteggiamento di lodare implica accettazione e apprezzamento. Le parole di lode producono valore e gioia sia in chi le dispensa che in chi le riceve: colui che loda avvertirà un espandersi della sua condizione vitale come ricompensa, e chi viene lodato sentirà confermate e aumentate le sue capacità. Apprezzare, lodare e ringraziare sono delle azioni che incoraggiano l’ottimismo e la speranza, un modello di pensiero che fa emergere naturalmente la gioia.
«Per gli esseri viventi – spiega Daisaku Ikeda – non è possibile conseguire la felicità indipendentemente dal loro ambiente […] più felicità riusciamo a portare agli altri, più felici diventiamo noi stessi» (Saggezza, 1, 143). Inoltre nel capitolo Pratiche pacifiche del Sutra del Loto è ritratto l’atteggiamento benevolente di un bodhisattva: «Quando un figlio del Budda predica la Legge, è sempre gentile e molto paziente, prova pietà e compassione per tutti e non è mai indolente o negligente». (SDL, 14, 268). Ecco, la gentilezza, l’apprezzamento e la vicinanza che noi dispensiamo agli altri sono strumenti per salvare le persone dalle sofferenze. Salvare gli altri, in realtà significa salvare noi stessi. L’episodio seguente, che Ikeda narra nella Saggezza del Sutra del Loto, mette in risalto quanto sia importante per aprirsi un varco verso il cuore degli altri, esprimere apprezzamento e ringraziare: «La signora Shinrai mi ha raccontato di un membro che aveva difficoltà di linguaggio. Quando faceva un resoconto di qualche attività, spesso riusciva a dire soltanto: “È stato fantastico!”. Cercava con tutte le sue forze di parlare, ma non ci riusciva. Così non faceva che ripetere: “È stato fantastico!”. Anche se gli ascoltatori non riuscivano a capire che cosa fosse stato così fantastico, avvertivano il suo entusiasmo e a volte gli ospiti decidevano di convertirsi, colpiti dalle poche parole che egli riusciva a dire» (Saggezza, 3, 278).

Una spirale positiva

Nell’atto di gioire delle nostre circostanze, anche se terribilmente difficili, è racchiusa la chiave per sprigionare la forza della vita, nella spirale di “apprezzare, lodare e ringraziare” è contenuta la formula per risvegliare un cuore gentile e coraggioso. Un cuore che non fugge in un’altra terra perché sopraffatto dalle circostanze. Un cuore che non si lascia influenzare, un cuore che comprende che “non c’è alcun bisogno”, come insegna il Daishonin, “di lasciare questo luogo per recarsi altrove” (GZ 773). Il carattere rivoluzionario dell’insegnamento insito nel Buddismo di Nichiren Daishonin è espresso dal potere di trasformazione del male in bene. Il presidente Ikeda afferma: «Se ci dedichiamo con convinzione a kosen-rufu, ogni avversità si trasformerà immancabilmente in fortuna. Anche se non ce ne accorgiamo, le nostre vite si incammineranno verso la soddisfazione dei desideri e un giorno potremo affermare che tutto ciò che ci è accaduto è stato per il nostro bene» (Saggezza, 3, 262). Lo stesso Mahatma Gandhi, artefice della teoria della nonviolenza, riteneva che l’uso del potere del calore umano creasse un’onda positiva dagli effetti irresistibili: «Quando la misura e la gentilezza si aggiungono alla forza, quest’ultima diventa irresistibile» (Saggezze, 25 ottobre, Danielle e Oliver Föllmi, Genova, ed. L’Ippocampo). Un proverbio dello Xia occidentale afferma: «Il saggio parla gentilmente e convince gli altri, proprio come il Fiume Giallo scorre placidamente e trasporta gli uomini». «”Gentilmente” non indica una dimostrazione superficiale di cortesia – commenta Ikeda – sta a significare attenzione per i sentimenti degli altri, apertura mentale, calore; anche se il contenuto di ciò che diciamo può essere severo o addirittura duro, se siamo animati da questi sentimenti, si può parlare di “gentilezza” nel vero senso della parola. Fatta questa premessa, il significato del proverbio a me sembrerebbe questo: “le persone sagge si esprimono in modo chiaro e ragionevole”; questo è il motivo per cui riescono a conquistare il consenso degli altri, esattamente come il Fiume Giallo che, pur scorrendo rapido, trasporta tranquillamente sulle sue acque una moltitudine di gente» (Saggezza, 1, 46). Lo stato vitale di Buddità comprende in sé gentilezza, apprezzamento e considerazione. Grazie a esse potremo sviluppare un irresistibile potere di raggiungere i cuori delle persone e rallegrarli. Le qualità della bambina-drago sono espressione di quel potere morbido e irresistibile capace di creare una società pacifica e armoniosa, una società dove l’applicazione dei principi del Sutra del Loto di tolleranza e benevolenza avvenga con naturalezza. Nel capitolo del Sutra del Loto Le precedenti vicende del Re Ornamento Meraviglioso risulta chiaro quale sia l’atteggiamento individuale che contribuisce a creare una società pacifica e armoniosa: «La Legge del Tathagata è perfettamente dotata di benefici incredibilmente sublimi e meravigliosi. Laddove i suoi insegnamenti e i suoi precetti vengono osservati, regnerà la tranquillità e la bontà. Da ora in poi non seguirò più i capricci della mia mente, né darò adito a concezioni erronee o all’arroganza, alla collera o ad altri cattivi pensieri» (SDL, 27, 426).

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