Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Madri e figlie - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:51

361

Stampa

Madri e figlie

Una serie di riflessioni di una figlia, diventata a sua volta madre, sul rispetto non solo della società e degli uomini nei confronti delle donne, ma di queste ultime nei confronti di se stesse e del valore della propria vita

Dimensione del testo AA

Una serie di riflessioni di una figlia, diventata a sua volta madre, sul rispetto non solo della società e degli uomini nei confronti delle donne, ma di queste ultime nei confronti di se stesse e del valore della propria vita

La prima volta che ho ascoltato veramente le donne dell’età di mia madre, è stata alle riunioni di discussione. Erano presenti due generazioni, le madri e le figlie e nella riunione si riusciva a realizzare uno scambio che nelle famiglie non aveva luogo o si trasformava velocemente in uno scontro. Non essendo coinvolte in legami affettivi, potevamo ascoltarci senza emotività e comprendere finalmente qualcosa di ciò che stava vivendo “la controparte” nelle liti casalinghe. Tuttavia, nonostante si trattasse di un contributo senza precedenti alla preparazione di un dialogo familiare, un aspetto comune legava queste donne, la generazione delle madri, e mi portava a formulare un giudizio, a prendere le distanze da loro.
L’aspetto che più mi colpiva nelle madri, qualunque fosse il loro stile di vita, era la totale assenza di ogni riferimento a se stesse sia nel raccontare i propri problemi che nel progettarne le soluzioni. Le sofferenze erano sempre legate al comportamento dei familiari: figli con esiti scolastici disastrosi, mariti perennemente al bar o davanti al televisore, ma sostanzialmente assenti. Di conseguenza gli obiettivi non potevano che riguardare il comportamento dei familiari: i figli dovevano studiare di più e i mariti smettere di trattarle come un elettrodomestico. Allora sì che sarebbero state felici. Si trattava di donne attive, sia a livello professionale che sociale, le quali tuttavia affermavano con candore di vivere in funzione degli altri membri della famiglia.
Dal mio punto di vista si trattava di una prospettiva agghiacciante e anche poco ortodossa in termini buddisti. «Mai – promettevo al Gohonzon – mai diventerò questo tipo di donna».
Tuttavia, nonostante un ventennio speso nell’impegno di essere diversa da questo modello, di proteggere la mia vita da questo prototipo, lo vedo emergere con insidiosa tenacia nell’esperienza mia e delle mie coetanee.
Adesso che la mia generazione rappresenta quella delle madri nelle riunioni di discussione, non posso fare a meno di chiedermi che cosa trasmettiamo alle giovani donne e alle nostre figlie. In questo interrogativo gioca un ruolo fondamentale la continua attenzione di Daisaku Ikeda al ruolo e al contributo delle donne nel movimento per kosen-rufu e il rispetto e la considerazione che ne derivano. Ikeda loda e valorizza le donne e le giovani donne, verso le quali nutre grandi aspettative come protagoniste di un futuro di pace. È una grande responsabilità che, in un momento in cui regna il conflitto e le donne sono molto lontane dall’essere rispettate, richiama una riflessione sul compito che si desidera assumere in questo progetto.

Il Buddismo e le donne

Il rispetto per le donne non è un’acquisizione recente nel mondo buddista, ma è una caratteristica fondante di una religione che considera illegittima ogni discriminazione. Nel dodicesimo capitolo del Sutra del Loto la figlia del re Drago, una bambina di otto anni, ottiene infatti l’Illuminazione, sconvolgendo le convinzioni contrarie dei saggi e devoti discepoli di Shakyamuni e, a maggior ragione, della società indiana di quei tempi. Anche Nichiren Daishonin esprime il proprio rispetto per le donne e le sostiene costantemente con attestazioni di lode, proprio perché la loro condizione sociale è estremamente debole ed esposta all’arbitrio maschile. Ikeda, riferendosi costantemente a questa tradizione, la rafforza introducendo un elemento nuovo: questo è il secolo delle donne, il tempo in cui le donne realizzano la pace. Ikeda quindi va oltre il rispetto per loro e progetta un cambiamento della società che vede le donne come protagoniste. In modo semplicissimo, utilizzando una dichiarazione di Toda, delinea la condizione necessaria per costruire la pace: «Quando tutte le madri saranno felici, allora avremo un mondo davvero pacifico» (NR, 354, 8).

Realizzare se stesse

Toda individua proprio nella felicità delle madri la condizione per creare un mondo pacifico. Riportato alla propria dimensione individuale ciò significa che quando ci si attiva per realizzare la propria felicità, l’ambiente circostante si trasforma in un luogo di pace. In sostanza, i termini del principio di non dualità di vita e ambiente non vanno rovesciati pensando: «Quando il mio ambiente sarà felice, lo sarò anch’io».
Per una donna dedicarsi alla propria felicità può sembrare all’inizio un’espressione vuota di contenuto, completamente astratta, tanto ci si è allontanate da se stesse nell’automatismo di scegliere sempre prima gli altri. Tuttavia non c’è altra strada per costruire la pace, e dunque occorre portare davanti al Gohonzon questa preghiera, anche se astratta, e riempirla poi di tutte le cose che esistono ancora dentro di noi, anche se impolverate o ben nascoste. Portare alla luce i propri talenti e le proprie passioni, dedicare loro tempo e cure, vederli crescere e sperimentare la più grande delle gioie, quella che deriva dal coraggio, sono esperienze che sostengono un percorso difficile ma insostituibile. Ed è un percorso che ha spesso inizio nella più totale sfiducia in se stesse, nella assoluta certezza che ogni sforzo sarà inutile e che mai si approderà a qualche risultato. Eppure, proprio quando ci si sente così occorre muovere il primo passo, perché anche qui si nasconde un rovesciamento di termini che nulla ha a che fare con il Buddismo: «Quando avrò coraggio», oppure: «Quando avrò fiducia in me stessa, agirò». Invece attraverso l’azione si manifesta il coraggio e si consolida la fiducia, perché il karma si trasforma in diretta, nel vivo della sofferenza e della sfiducia, proprio quando si manifesta l’oscurità. In seguito i risultati ottenuti si sostituiscono alla tensione iniziale e il piacere che si sperimenta nel manifestare i propri talenti diventa irrinunciabile. Allora si può risvegliare questa stessa passione nel proprio ambiente, stimolando le persone con le quali si entra in relazione a realizzare i propri sogni.
Una donna che rispetta se stessa ottiene lo stesso rispetto dal proprio ambiente, che rispecchia esattamente la condizione vitale di chi lo abita. Così, invece che pretendere rispetto o lamentarsi perché non lo si riceve, sarebbe più incisivo intervenire su se stessi, sul rispetto che si sta accordando alla propria vita.

Il rispetto e la cura degli altri

Le continue esortazioni di Ikeda a rispettare le donne all’interno della Soka Gakkai testimoniano il fatto che ancora questa condizione non è diffusa. Recentemente in ogni suo discorso compare un riferimento al tema del rispetto per le donne. Non si tratta di un invito generico, legato a motivazioni di carattere etico, ma dello sviluppo stesso del movimento buddista: «Le donne della Soka Gakkai spesso lottano per kosen-rufu con maggiore impegno rispetto agli uomini. Dobbiamo rispettarle e apprezzarne sinceramente il valore. Questa è la chiave per la crescita futura del nostro movimento, altrimenti ristagnerà» (NR, 349, 5) e inoltre: «Uno dei punti più importanti per l’incessante sviluppo della nostra associazione riguarda il fatto che gli uomini rispettino realmente e sinceramente le donne. La mia battaglia è volta a inaugurare un’epoca delle donne e porre fine alla discriminazione, profondamente radicata soprattutto in Giappone» (NR, 351, 4). Ci si può sentire superficialmente rassicurati dal riferimento al Giappone, ma più profondamente è necessario chiedersi quanto apprezzamento e considerazione sia presente per l’impegno delle donne nel nostro movimento e soprattutto che cosa fare per rafforzarlo. Ikeda afferma infatti che si tratta di uno dei punti più importanti per lo sviluppo della nostra associazione, la chiave per la crescita futura.
L’importanza del rispetto per le donne è legata al tema fondamentale del rispetto per la vita. Il Buddismo è fondato sul rispetto per la vita e quindi le donne, dando vita alle generazioni future, crescendole ed educandole, hanno un ruolo cruciale nel contribuire alla pace. Nei suoi ultimi interventi pubblici questo tema compare costantemente, insieme alla puntualizzazione di quale deve essere il ruolo e l’atteggiamento di un responsabile della Soka Gakkai. C’è un filo forte che lega questi due argomenti, apparentemente distanti, ed è il concetto di avere più cura delle persone che del proprio potere. Il responsabile che Ikeda descrive svolge un lavoro quotidiano e necessario, lontano dai riflettori, e si interessa più di quel che c’è da fare per gli altri che del proprio prestigio personale. Questo ritratto rispecchia la propensione femminile a dare, a dedicarsi, la compassione e l’altruismo, la generosità e la cura che caratterizzano l’attività di tante donne impegnate per kosen-rufu. Perciò Ikeda afferma: «Stiamo entrando in un’epoca in cui le donne assumeranno una responsabilità sempre maggiore per kosen-rufu. In realtà, sono le donne a proteggere la Soka Gakkai e a sostenerne ogni tipo di attività, compresa la conversione di nuovi membri. E non lo dico per fare un complimento: è proprio la verità. […] Alla luce delle scritture del Daishonin è sbagliato che un uomo guardi dall’alto al basso le donne che lavorano per kosen-rufu o assuma comportamenti autoritari. Oltretutto tale atteggiamento è antidemocratico, feudale e terribilmente antiquato. Le donne sono per natura serie e dal cuore sincero, con un forte senso della giustizia. Se gli uomini continuano a considerare le donne come un fastidio, prendendo da soli ogni decisione, sarà a rischio il futuro stesso della Gakkai, perché ciò potrebbe causare problemi interni, arrivando a distruggere la nostra organizzazione (ibidem)». Il rispetto delle donne implica in sostanza il riconoscimento del valore che c’è nel loro modo di dedicarsi alle altre persone, che non è indice di debolezza o motivo di rallentamenti: invece il cuore della Soka Gakkai.
Nei suoi messaggi alle donne Ikeda indica poi come proporre attivamente dei principi positivi. Alle donne italiane scrive infatti: «Vi prego di avvolgere ogni persona con un “cuore che desidera la pace” e con la “tolleranza che allevia tutto”, caratteristiche che le donne possiedono intrinsecamente, insieme a uno stato vitale grande e ricco. Quando una donna si alza da sola con ferma determinazione, spariscono divisioni e antagonismi e nascono armonia e solidarietà. Se farete così ogni capitolo diventerà un castello di indistruttibile felicità» (NR, 283, 10). Rivolgendosi in questo modo agli altri, è necessario poi impegnarsi in prima persona per trasformare radicalmente tutte le discriminazioni che ancora sono attive all’interno del nostro movimento. Allenarsi a dialogare nel rispetto dell’altro, senza desiderarne l’esclusione, è la grande sfida dei nostri tempi. Tuttavia affermare contenuti positivi in maniera rispettosa non è sinonimo di tacere e contribuire all’unità non significa non esprimere obiezioni.
Purtroppo si tende a pensare che ci siano solo due possibili modalità nelle relazioni: o si è d’accordo, o si litiga. Il dialogo, cioè la capacità di accogliere delle opinioni diverse dalle proprie senza rifiutare chi le sta esprimendo, è invece la strada che Ikeda ci sta indicando per realizzare kosen-rufu. Ma il dialogo richiede un costante allenamento al rispetto dell’altro e al controllo di se stessi, uniti alla coscienza di ciò che si desidera davvero, cioè l’inclusione o l’esclusione dell’altro.
Parlare con voce forte e chiara, rispettando sempre le altre persone, incontrandole comunque “con un cuore che desidera la pace” è una capacità fondamentale da costruire per contribuire incisivamente al nostro movimento e per diventare felici.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata