Eiichi Yamazaki arrivò a Parigi nel 1961 grazie al suo lavoro di medico e ricercatore e con un futuro brillante davanti a sé. Non avrebbe mai immaginato che il suo desiderio di trovare un significato più profondo nella vita sarebbe stato l’inizio di una nuova esistenza dedita interamente allo sviluppo del movimento buddista in Europa
Al Polo Nord
l’immensa Luna celeste
vivida splende,
struggendosi per kosen-rufu
sulla lontana Terra.
(NRU, 4, 198)
Dall’aeroplano si vedeva la luna emanare la luce splendente dell’intelletto cosmico. Era il mio primo viaggio in Europa, e stavamo sorvolando il Polo Nord a un’altezza di diecimila metri.
Sognando un futuro grandioso in cui la Legge mistica si sarebbe propagata in tutto il mondo, sbarcammo a Copenhagen, capitale della Danimarca, poco dopo le sette di mattina del 5 ottobre 1961. In aeroporto ci diede il benvenuto un uomo con un farfallino e un sorriso gentile. Era il dottor Eiichi Yamazaki, arrivato appositamente da Parigi per accoglierci in Europa.
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Durante quel viaggio, partendo dalla Danimarca, visitai la Germania Occidentale, i Paesi Bassi, la Francia, il Regno Unito, la Spagna, la Svizzera, l’Austria e l’Italia, per un totale di nove paesi in diciotto giorni. Stando davanti al Muro di Berlino, che era stato eretto da poco, provai un intenso moto di sdegno verso la natura demoniaca del potere. Fissando quella barriera che spezzava un continente, separando delle vite umane, proclamai con determinazione a Yamazaki e agli altri presenti: «Sono sicuro che entro trent’anni questo muro non ci sarà più».
Il movimento per kosen-rufu in Europa partì così, avendo già in mente il sogno di un mondo senza la Guerra Fredda. A metà del nostro viaggio, mentre ci trovavamo in albergo a Londra, chiesi a Yamazaki di assumere il ruolo di referente per tutta l’Europa. Egli acconsentì senza un attimo di esitazione: eravamo in assoluta sintonia.
A quell’epoca, in tutta Europa non c’erano più di una dozzina di famiglie di membri, e Yamazaki stesso era arrivato a Parigi per assumere un incarico di ricerca appena dieci giorni prima della mia visita. Era piuttosto naturale, quindi, che durante il nostro soggiorno a Madrid, la tappa successiva del viaggio, mi chiedesse come avrebbe dovuto procedere per far progredire kosen-rufu in Europa. L’avevo scelto pur sapendo che non aveva esperienza; la scelta accurata della persona giusta per un certo ruolo può portare alla crescita di altre mille o diecimila persone.
«È difficile essere un pioniere – gli dissi –, ma chi riesce a superare le difficoltà che ne conseguono e propagare il Buddismo del Daishonin in tali circostanze, raccoglierà benefici incalcolabili».
Avendo compreso le grandi aspettative che riponevo in lui, l’espressione di Yamazaki si fece assolutamente seria ed emanava orgoglio e determinazione.
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Ricordo la prima volta che incontrai Eiichi Yamazaki, nel 1959 a Shinanomachi, nella sede centrale della Soka Gakkai. Era venuto con la sorella minore, Eiko (attualmente la signora Akiyama, è responsabile generale donne della Sgi). Yamazaki, allora trentenne, era già un valido ricercatore in campo medico. Infatti, dopo aver ottenuto la specializzazione alla Facoltà di medicina di Niigata in Giappone, aveva continuato come ricercatore alla scuola medico-ospedaliera di Harvard e alla clinica universitaria di Tokyo. A quell’epoca era l’unico membro della sua famiglia a non praticare ancora il Buddismo del Daishonin.
«Hai dei veri amici?» gli chiesi. «No, non ne ho», mi rispose onestamente. Rimasi favorevolmente colpito dalla sua personalità semplice e schietta. «Allora – gli dissi – decidiamo di diventare veri amici per il resto della nostra vita. Io per te ci sarò sempre». Evidentemente mi prese sul serio e serbò nel cuore quelle parole per tutta la vita.
In quell’anno si unì alla Soka Gakkai avviandosi, con la sorella, lungo il magnifico “Boulevard di kosen-rufu”. Fu sempre tramite lei che conobbe anche la futura moglie Yoshiko, un membro della Divisione giovani donne.
All’epoca, Yamazaki era vice-direttore di un ospedale a Beppu nella prefettura di Oita, nel Kyushu, ma le sue ricerche sugli ormoni tiroidei stavano già attirando l’attenzione a livello internazionale e fu presto sommerso di inviti affinché si unisse a varie squadre di ricercatori presso università straniere. Nell’estate del 1961, m’informò della decisione di accettare il posto offertogli dal Collège de France di Parigi, uno dei centri accademici di ricerca più importanti del mondo.
«Anch’io andrò a Parigi in autunno – gli dissi – vorrà dire che quando arriverò, viaggeremo insieme per l’Europa». Mentre parlavamo, il mio sogno di kosen-rufu nel Vecchio Continente cominciava a prendere forma e Yamazaki avrebbe svolto un ruolo determinante.
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Il dottor Yamazaki poteva vantare una brillante carriera come medico e ricercatore, e una solida situazione finanziaria. Ma prima di incontrare il Buddismo si era sentito oppresso da un senso di vuoto, nonostante il successo e la situazione tutto sommato fortunata. Era alla ricerca di un significato da dare alla vita: aveva approfondito il Buddismo zen e il Cristianesimo, ma ciò non aveva fatto altro che aumentare il suo tormento interiore e il senso di disperazione.
Abbracciando la Legge mistica, impegnandosi per la felicità altrui, recitando Daimoku e studiando il Gosho, arrivò a comprendere e apprezzare i grandi insegnamenti del Buddismo di Nichiren Daishonin.
Il Daishonin scrive: «Gli occhi del comune mortale non vedono queste cose, ma l’occhio del Budda le vede. Nel cielo e nel mare esistono sentieri [invisibili a noi] su cui viaggiano gli uccelli e i pesci, questo afferma il sutra. […] Un comune mortale è un Budda, un Budda è un comune mortale. È esattamente questo il significato di ichinen sanzen (tremila regni in un singolo istante di vita) e delle parole: “[È passato un tempo sconfinato e incommensurabile da quando] io, in realtà, ho ottenuto la Buddità”» (L’esilio di Izu, SND, 4, 258 – Vedi anche SDL, 16, 296. Riguardo a questa frase Nichiren Daishonin, nella Raccolta degli insegnamenti orali, afferma che “io” indica tutte le persone in ognuno dei dieci mondi, e che ciò significa che le persone dei dieci mondi sono tutte Budda eternamente dotati dei tre corpi, n.d.r.).
Anche se non è visibile agli occhi, c’è una Legge che permea l’intero universo, sia il mondo naturale sia gli esseri umani, ed è il Buddismo a illustrare questo straordinario sentiero della vita.
Recitando al Gohonzon, Yamazaki sperimentò questa grande Legge che penetra tutti i fenomeni e non riuscì a trattenere le lacrime di gioia che sgorgavano da dentro di lui. Quando poi si accorse di quante persone in Occidente fossero disperatamente in cerca di fondamenta spirituali su cui erigere la loro vita, fu colpito dall’eccezionalità della sua missione e comprese che ogni momento della sua difficile lotta personale poteva essere messo al servizio degli altri.
Il conte Richard Coudenhove-Kalergi (1894–1972), uno dei principali sostenitori dell’unificazione europea, che ho conosciuto personalmente, dichiarò: «Il regno della pace può essere conquistato solamente un passo alla volta e un concreto passo avanti ha più valore di mille passi immaginari».
A Parigi, Yamazaki lavorava con un professore statunitense a un progetto presso il Collège de France. Di pari passo al suo lavoro di ricerca medica ad alto livello, cresceva anche il suo impegno per kosen-rufu in Europa. Insieme alla moglie Yoshiko, cominciò col creare amicizie con giapponesi. Applicandosi pazientemente sui dizionari, riuscì a completare un opuscolo in francese per spiegare il Buddismo, aprendo la strada alla propagazione degli insegnamenti del Daishonin tra i suoi conoscenti francesi. Inizialmente, alle riunioni di discussione tenute a casa sua partecipavano solo tre o quattro persone, ma lui e sua moglie persistettero negli sforzi. La perseveranza è la pietra di paragone della sincerità.
Programmai la mia seconda visita in Europa nel gennaio del 1963. In Europa l’inverno è freddo e volevo rendermi conto delle condizioni in cui i membri dovevano svolgere le loro attività. Durante il viaggio venne fondato il capitolo generale Europa, con Yamazaki come responsabile generale e Yoshiko responsabile del neonato capitolo Parigi. A quell’epoca i membri erano aumentati: vi erano diciotto famiglie a Parigi e cento in tutta Europa.
Visitai il piccolo appartamento parigino di Yamazaki, dove vidi, sul tavolo da pranzo, una bandierina di carta che recava la scritta “Kosen-rufu in Europa”. Ricordo di essermi seduto tra i membri e di aver diviso con loro la cena di Capodanno, che era stata preparata con estremo amore. Il loro modesto appartamento faceva le funzioni di sede centrale del capitolo generale Europa, e in seguito dell’hombu Europa. A questo proposito, ricordo che quando il capitolo, ingranditosi, diventò centro, Yamazaki rise di cuore osservando: «Il nuovo nome può essere altisonante, ma la casa è piccola come prima». Per tutta la vita, infatti, egli visse con grande semplicità in una casa molto modesta.
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Nella vita di Yamazaki ci fu una svolta importante quando il professore con cui lavorava rientrò negli Stati Uniti. Quel professore stimava molto Yamazaki e premeva affinché egli lo raggiungesse per poter continuare la loro collaborazione. Yamazaki sapeva che se si fosse lasciato sfuggire quella proposta, non avrebbe più avuto la possibilità di partecipare a quella ricerca. Ma finì per scegliere di rimanere a Parigi, dichiarando che era venuto in Europa per portare avanti kosen-rufu. [In seguito decise di lasciare il posto di ricercatore, dedicandosi a tempo pieno alla Soka Gakkai, n.d.r.].
Era stato difficile per lui andare oltre la sua passione per la ricerca scientifica, e si ritrovava spesso a dirigersi inconsciamente verso il suo vecchio laboratorio. Ma nel 1966 ebbe un incidente automobilistico che spazzò via completamente qualsiasi rimpianto residuo. Tornando a casa dopo aver incoraggiato un membro che abitava in campagna, perse il controllo del volante e la sua auto si schiantò contro un albero. Sia lui che la moglie si salvarono miracolosamente dal terribile incidente, ma erano gravemente feriti.
Con la ferma convinzione che si trattasse di “alleggerimento della retribuzione karmica”, io pregai molto affinché i miei cari discepoli si ristabilissero, recuperando pienamente la salute. Subirono diversi interventi chirurgici, durante i quali ricevettero entrambi massicce trasfusioni, e il sangue, ovviamente, proveniva da donatori francesi.
Il senso di gratitudine di Yamazaki per esser stato salvato da persone francesi gli trasformò la vita, e comprese che lavorare per kosen-rufu era il modo migliore per ripagare la sua gratitudine verso quel paese. Quando lasciò l’ospedale, circa sei mesi dopo l’incidente, ricominciò a camminare per le strade di Parigi per far visita ai membri, anche se ora zoppicava leggermente, a causa delle gravi fratture subite a una gamba. «Mi dispiace di aver avuto un incidente – mi disse poi – ma l’automobile che mi avevi fornito era robusta, così mi sono salvato».
Nel 1973 Yamazaki divenne il primo presidente della nostra organizzazione in Europa. Ricordo che mi disse con grande serietà: «Lotterò qui, e vivrò per il resto della mia vita in Europa!». E per ribadire questo proposito, i coniugi Yamazaki richiesero e ottennero la cittadinanza francese. Successivamente, il professore con cui aveva lavorato e che lo voleva con sé negli Stati Uniti, ricevette il Premio Nobel per la medicina. Yamazaki si congratulò con il collega dal profondo del cuore, senza rimpianti. La moglie, la madre, la sorella e i suoi compagni di fede furono tutti molto orgogliosi della sua grandezza d’animo. La Legge mistica è “la grande efficace medicina” (Il Sutra del Loto porta all’Illuminazione, SND, 8, 18) che cura le sofferenze di tutti gli esseri viventi. Superando il desiderio di fama e fortuna personali, Yamazaki si dedicò sinceramente alla realizzazione di kosen-rufu in Europa come uno straordinario medico della fede, un dottore della vita e un grande specialista di kosen-rufu che sostiene fedelmente la Legge mistica.
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Nell’autunno del 1983, venne inaugurato il Tokyo Fuji Art Museum di Hachioji, a Tokyo, con la bellissima mostra Capolavori dell’Arte francese. Essa era stata possibile grazie alla mia amicizia con lo storico dell’arte René Huyghe (1906–97) e anche Yamazaki, che era amico personale di Huyghe, ebbe un ruolo importante come tramite per la realizzazione dell’evento.
Un giorno, Yamazaki fece notare con un sorriso: «Gli intellettuali veri in Europa sono persone di grande carattere e integrità: molti di loro hanno lottato contro il nazismo, pronti a rischiare la vita stessa per i loro ideali. Ecco perché godono di rispetto e prestigio sociale». René Huyghe era uno di questi strenui difensori della cultura, avendo rischiato la propria vita per proteggere i dipinti del Louvre, tesoro dell’umanità, dall’occupazione nazista in Francia durante la Seconda guerra mondiale.
In effetti, l’eminente storico inglese Arnold J. Toynbee (1889–1975), lo scrittore e attivista francese André Malraux (1901–76) e Aurelio Peccei (1908–84) cofondatore del Club di Roma, sono accomunati dall’aver combattuto contro il fascismo. Erano tutte persone capaci di distinguere lucidamente ciò che era giusto da ciò che era sbagliato e, quando erano convinti di qualcosa, rimanevano fedeli alle loro idee senza preoccuparsi di ciò che potevano dire gli altri. Tutti loro usarono questo stesso atteggiamento anche nel giudizio accurato ed equo sulla Soka Gakkai.
Yamazaki fu per me un aiuto prezioso per contattare questi e altri intellettuali europei, svolgendo al tempo stesso anche il ruolo di organizzatore e di interprete.
Toynbee disse: «Ogni animo umano, grande o piccolo, è come un campo di battaglia spirituale che vede il bene e il male perennemente contendersi la supremazia». Anche il Buddismo è una lotta senza tregua tra le funzioni illuminate e quelle demoniache.
Quando, nel dicembre 1990, il clero rivelò la propria vera intenzione, cioè distruggere kosen-rufu, emersero anche in Europa molti responsabili sleali, ingrati e traditori, che complottarono per prendere il controllo della Soka Gakkai. Yamazaki si lanciò immediatamente in difesa di essa, pronunciando un inequivocabile ruggito di verità: «La Gakkai è assolutamente nel giusto! Il movimento di kosen-rufu in Europa è stato creato dal presidente Ikeda. L’Europa deve continuare a seguire sensei!». Un vero intellettuale è disposto a rischiare la propria vita per difendere ciò che ritiene giusto. Questo era motivo di grande orgoglio personale per il dottor Yamazaki.
Anche René Huyghe prese posizione in difesa della Gakkai, dichiarando che il mondo avrebbe dovuto esserle grato per aver promosso i profondi valori e l’universalità del Buddismo, e per l’impegno nel promuovere la pace nel mondo, elevando lo spirito umano per mezzo degli ideali buddisti. Aggiunse che tutti avrebbero dovuto condannare quegli attacchi vergognosi, motivati dalla brama di potere o dall’avidità di guadagno, mirati a ostacolare gli ammirevoli sforzi della Soka Gakkai per innalzare l’umanità ed esaltarne gli splendidi successi.
Le persone intelligenti ritennero che il clero autoritario, invidioso e avido fosse il residuo di un’epoca ormai passata. Lo scrittore francese Romain Rolland (1866–1944) osservò con perspicacia: «Il rancore è segno di poca intelligenza».
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Per una strana coincidenza, all’incirca nello stesso periodo, venne abbattuto il Muro di Berlino e furono rovesciate anche le potenze autoritarie e arroganti che avevano oppresso e umiliato quei popoli. La democrazia si diffuse rapidamente nell’Europa dell’Est, segnando la nascita di un nuovo giorno per tutto il continente. Ed è esattamente per questo che l’umanesimo buddista, che conferisce un valore supremo all’individuo, cominciò in quel momento a risplendere ancora di più in Europa.
Victor Hugo (1802–85), il gigante della letteratura francese che prefigurò il sogno degli “Stati Uniti d’Europa”, sottolineò nei Miserabili la necessità di far crescere persone di valore. «Formate degli uomini, formate degli uomini», esortava.
Nel 1994, Shoichi Hasegawa subentrò come presidente della Sgi europea, mentre Yamazaki assunse l’incarico di presidente onorario, dedicandosi con ancora maggiore intensità a far crescere successori.
Pur avendo già superato i settant’anni, Yamazaki continuò a presenziare a gran parte degli oltre sessanta corsi che vengono annualmente tenuti al Centro europeo di Trets, per membri di varie nazionalità. Capitava spesso che lasciasse la sua casa di Parigi al mattino presto e saltasse su un aereo per raggiungere il Centro alle nove, puntuale per l’inizio delle attività giornaliere. Sfruttando le sue ricche doti linguistiche, si impegnava molto per trasmettere il contenuto dei miei discorsi e saggi pubblicati sul Seikyo Shimbun. Rappresentava una risorsa straordinaria, in grado di comunicare grande forza ai membri.
Yamazaki studiava anche il Gosho con i giovani, inclusi i membri della Divisione studenti, preparandosi spesso per tutta la notte. In questo modo, ha fatto crescere molti degli attuali membri e responsabili della Divisione giovani provenienti da varie regioni. Era amato e ammirato da tutti come un magnifico fratello maggiore o un padre.
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Nonostante i frequenti spostamenti a Trets, i consigli personali ai membri e il lavoro di traduzione, che spesso si protraeva fino a notte inoltrata, Yamazaki era sempre il primo ad arrivare all’ufficio della Sgi di Parigi per recitare Daimoku. Ha vissuto tutta la vita con il vigore di un ragazzo. Quando gli furono diagnosticati i sintomi di ingrossamento della ghiandola prostatica, decise subito di sottoporsi a un intervento chirurgico. Così nel giugno del 2000 venne ricoverato, riuscendo a lasciare l’ospedale subito dopo l’operazione per passare a casa la convalescenza.
Nella seconda metà di giugno chiese a una persona che doveva venire in Giappone di consegnarmi un messaggio per farmi sapere che era determinato a lottare con ancora più vigore. Con la sua famiglia aveva sempre sostenuto che la Gakkai gli aveva consentito di condurre una vita di appagamento totale e che la sua gioia e onore più grandi erano di poter lottare al mio fianco.
Ma il 29 giugno le sue condizioni subirono un improvviso peggioramento e morì per un arresto cardiaco. Aveva settantasei anni. Forse, dopo esser stato in prima linea così intensamente e per così tanti anni, aveva bisogno di un breve periodo di riposo, prima di intraprendere il viaggio della sua prossima vita.
Yamazaki guardava sempre al futuro. Appena il giorno precedente la sua morte, stava pianificando la traduzione di alcuni miei scritti.
Un pioniere
di kosen-rufu in Europa
è morto,
ma il suo nome continuerà a vivere
attraverso le tre esistenze.
Oggigiorno, la Sgi europea è diventata una forte alleanza per la pace con oltre settantamila membri, e ci sono Bodhisattva della Terra attivi anche in Russia e in altri paesi dell’Europa dell’Est.
Yamazaki riposa vicino al Centro europeo, in un cimitero ai piedi del Mont Sainte-Victoire. Là il suo nobile spirito sembra indugiare in un eterno dialogo con l’imponente montagna della vittoria che troneggia su Trets.
Senza dubbio il dottor Yamazaki, che è stato per tutta la vita una colonna portante di kosen-rufu in Europa, è stato decorato con le più alte onorificenze dai Budda e bodhisattva dell’intero universo. Il suo sorriso dolce e cordiale, avvolto dall’applauso delle infinite divinità celesti, rimarrà con me per sempre.
A lui, che ha lavorato così instancabilmente per la Legge mistica e per i membri europei, desidero dedicare due tra le frasi più significative del grande filosofo francese Jean-Jacques Rousseau (1712–78), che con le sue opere sostenne la causa della giustizia e dell’uguaglianza, preparando così la strada alla Rivoluzione Francese: «Non conosco niente che sia così grandioso, o bello, quanto lo è soffrire in nome della verità» e «La giustizia e la verità sono i primi doveri dell’uomo». Queste sono le parole che avrei voluto regalargli.
Con sincero apprezzamento per le attività di tutti i membri della Divisione sanità in Giappone e in tutto il mondo.