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Quell'atmosfera che attira le persone - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:46

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Quell’atmosfera che attira le persone

Omar Rashid, Firenze

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Nel 2002 mi avvicinai al Buddismo grazie a due cari amici e decisi di praticare soprattutto per sostenere un mio amico che aveva cominciato con me. Un mio desiderio personale era conquistare una ragazza, ma mi pareva talmente difficile da realizzare che lo consideravo una cosa impossibile. Inizialmente, io e i miei amici eravamo tutti nello stesso gruppo, ci vedevamo quasi tutti i giorni per recitare un’oretta di Daimoku e studiacchiare di tanto in tanto. Anche se il motivo principale dei nostri incontri era divertirsi insieme, nel giro di pochissimo tempo invitammo tantissime e svariate persone alle riunioni del nostro gruppo; in molti recitarono Daimoku e una mia cara amica, Sara, cominciò a praticare correttamente.
Uno dei primi benefici fu quello di andare a vivere per un anno a New York, dove ricevetti il Gohonzon, e quando tornai iniziai un’attività commerciale in proprio nel centro di Firenze e mi trasferii in un nuovo gruppo più vicino a dove lavoravo, solo che stavolta non ero più circondato dai miei amici. Inizialmente eravamo in cinque. Per i primi sei mesi sono stato più che altro uno spettatore in quanto ero molto chiuso, ma nonostante tutto mi impegnavo sia ad andare alle recitazioni che a creare legami di amicizia con i membri. Quando mi proposero di prendermi la responsabilità del gruppo, fortunatamente mi trovai accanto Loredana, che praticava da tanto tempo e che mi fece scoprire il senso dell’attività per gli altri. Per me la responsabilità consisteva nell’organizzare una riunione usando più che altro le mie capacità, mentre lei mi mostrava come preparare gli argomenti, come organizzare le recitazioni, come insegnare alle persone la pratica buddista. Un amico che lavorava con me ricominciò a praticare nel mio gruppo e poco dopo si unì a noi, sia nel lavoro che nel gruppo, anche Sara. Ci vedevamo quotidianamente per recitare Daimoku, parlavamo tra noi spessissimo di Buddismo, tanto che riportammo nel gruppo un’atmosfera che attirava le persone e le rivitalizzava finché diventammo nel giro di poco tempo più di quindici. Dopo un corso, al quale parteciparono praticamente tutti, nacque il desiderio di crescere e di dividersi entro l’anno. Questo tipo di decisione guidò la nostra attività. Recitavamo tanto insieme e quando qualcuno aveva uno scopo importante da realizzare organizzavamo Daimoku per sostenerlo e insieme abbiamo condiviso le esperienze di tutti; quando un ragazzo del gruppo ha conosciuto il padre dopo venticinque anni è stata una vittoria per tutti. L’ultima riunione prima della fine dell’anno eravamo in diciotto persone. Il primo meeting del 2005 eravamo due gruppi di otto persone e uno dei due gruppi si è diviso per la seconda volta qualche mese fa. Ancora una volta mi trovai in un gruppo dove non c’era nessuno che conoscevo, anzi c’erano un sacco di persone che, se non fosse stato per il Buddismo, non avrei mai frequentato. I primi tempi furono un po’ duri e nel giro di poco ci trovammo solo in cinque. Così con il mio corresponsabile, Alessandro, decidemmo di vederci quasi tutte le mattine e recitare insieme per il gruppo, o quando era possibile a casa di qualcuno. In più per ogni riunione preparavamo dei regalini o degli schemi corredati di disegni per tutti. Quando veniva qualche ospite il giorno dopo lo accompagnavamo a recitare Daimoku. In quel periodo, con un ragazzo conosciuto grazie all’attività, creammo anche un gruppo di giovanissimi (sotto i diciotto anni) ai quali davamo delle piccole spiegazioni sul Buddismo tutti i lunedì. Creammo quel tipo di atmosfera che attirava le persone, le rivitalizzava e in pochissimo tempo da cinque che eravamo ci trovammo a essere in una ventina al meeting prima della pausa estiva. A settembre, dopo che mi venne affidata la responsabilità di Centro, trascurai un po’ il mio vecchio gruppo e si ripresentò nuovamente una situazione frammentata con pochissimi membri e con un solo responsabile. Alessandro comunque, in base anche all’esperienza che avevamo fatto insieme, iniziò a organizzare preparazioni accuratissime delle riunioni. Immediatamente emersero due giovani donne fantastiche che assunsero con lui la responsabilità del gruppo e di lì a poco il gruppo si divise nuovamente.
Tirando le somme, in questi tre anni di attività in quel gruppo iniziale di cinque persone sono stati consegnati dodici Gohonzon e presto ne verranno consegnati altri due. Mia mamma ha recitato Daimoku e continua a frequentare un gruppo. Ho aperto tre nuovi punti vendita e vendo il mio prodotto in più di cinquanta negozi in Italia. E la ragazza per la quale avevo cominciato a praticare attualmente è la mia fidanzata e conviviamo. Quello che però ho percepito profondamente è che facendo attività per gli altri tanti benefici arrivano anche senza chiederli e che la gioia delle gioie è veramente recitare Nam-myoho-renge-kyo.

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